Castello di Sammezzano
Il Castello di Sammezzano, circondato da un ampio parco, si trova nell'omonima località nei pressi di Leccio, nel comune di Reggello in provincia di Firenze.
Castello di Sammezzano | |
---|---|
Facciata principale | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Leccio (Reggello) |
Indirizzo | Località Sammezzano, 50066 Leccio (FI) |
Coordinate | 43°42′10.88″N 11°28′18.33″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | in attesa d'uso |
Costruzione | 1605 - 1889 |
Stile | eclettico |
Realizzazione | |
Proprietario | Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, Altoviti e Sebastiano Ximenes |
Committente | Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona |
Storia e descrizione
modificaL'edificio principale è una costruzione eclettica con prevalenza di stile orientalista, effetto della ristrutturazione ottocentesca di una grande fattoria edificata nel 1605 per volere della famiglia Ximenes D'Aragona. La storia del luogo è però più antica e viene fatta risalire all'epoca romana. Lo storico Robert Davidsohn, nella sua Storia di Firenze, afferma che nel 780 potrebbe esserci passato Carlo Magno di ritorno da Roma, dove aveva fatto battezzare il figlio dal papa.
La tenuta di cui fa parte il castello appartenne nei secoli a diverse importanti famiglie: gli Altoviti, poi, per volere del duca Cosimo, a Giovanni Jacopo de' Medici, che infine la vendette a Sebastiano Ximenes. Tali beni restarono alla famiglia Ximenes d'Aragona fino all'ultimo erede, Ferdinando, che morì nel 1816.
In un cabreo redatto dall'ingegnere Giuseppe Faldi nel 1818 il castello appare come una struttura di consistente volumetria, con bastione e scalinata d'entrata, nella parte opposta a quella delle attuali scale di accesso e di cui oggi non c'è più traccia. Poi, in seguito ad un lungo processo relativo al testamento di Ferdinando Ximenes, i beni, il nome, lo stemma ed i titoli della famiglia Ximenes d'Aragona, nonché la vasta tenuta di Sammezzano passarono al primogenito di Vittoria, sorella di Ferdinando, e moglie di Niccolò Panciatichi.
La riprogettazione dell'Ottocento
modificaSuccessivamente passò in eredità a Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona che lo riprogettò tra il 1853 e il 1889. In circa quaranta anni il marchese progettò, finanziò e fece realizzare il parco e il castello di Sammezzano, il più importante esempio di architettura orientalista in Italia. Tutti i mattoni, gli stucchi, le piastrelle furono realizzati in loco da mano d'opera locale adeguatamente istruita.
Sull'onda della corrente culturale definita “Orientalismo” che si diffuse in tutta Europa dall'inizio dell'Ottocento e che vide in Firenze uno dei principali centri, Ferdinando iniziò a modificare la struttura esistente e realizzare nuove sale: la Sala d'ingresso nel 1853, nel 1862 il Corridoio delle Stalattiti, la Sala da Ballo nel 1867 fino alla Torre centrale che riporta scolpita la data del 1889.
Nel corso del 1878 ospitò anche il re d'Italia Umberto I.
Nel dopoguerra
modificaNel dopoguerra è stato adibito a hotel di lusso e set di numerose produzioni cinematografiche.
XXI secolo
modificaNonostante la vendita all'asta del 1999 e alcuni urgenti lavori di restauro, è in stato di abbandono.[1]
Nell'ottobre 2015 il castello è stato nuovamente messo all'asta a causa dei problemi di liquidità della società italo-inglese che lo acquistò nel 1999;[2] l'asta, con base di 20 milioni di euro, è andata deserta.[3]
Contestualmente alla prima messa all'asta, tutta la tenuta di Sammezzano è divenuta oggetto di una campagna di sensibilizzazione nazionale che ha ottenuto:
- la redazione di 10 mozioni parlamentari rivolte ai Ministeri dei Beni culturali, dell'Ambiente e dell'Economia;
- l'approvazione, il 10 maggio 2016, di una mozione regionale, che impegna la Giunta regionale della Toscana "ad intraprendere ogni iniziativa utile, anche di concerto con gli enti locali interessati, affinché il Castello di Sammezzano e il Parco secolare, indipendentemente dalla natura della loro proprietà e data la loro unicità storico-culturale, possano mantenere la necessaria accessibilità e fruibilità pubblica e affinché metta in atto interventi ed azioni di sensibilizzazione finalizzate a valorizzare e a far conoscere il complesso di Sammezzano […]";
- l'iscrizione di Sammezzano presso la Lista Rossa dei Beni Culturali in pericolo promossa da Italia Nostra;
- l'ottenimento del primo posto nel censimento promosso dal Fondo per l'Ambiente Italiano I Luoghi del Cuore 2016 con oltre 50.000 voti;[4]
- l'inserimento nella lista dei 7 luoghi culturali più in pericolo d'Europa promossa da Europa Nostra.[5]
Nel maggio 2017 viene nuovamente messo all'asta per essere acquistato da una società con sede a Dubai per 14,4 milioni di euro;[6] il mese successivo, la vendita è annullata dal tribunale di Firenze e la proprietà è tornata alla Sammezzano Castle S.r.l.[7]
Ad oggi, nel 2023, il castello viene aperto ai visitatori solo in occasione di alcuni eventi come le Giornate FAI di primavera a cura del Fondo Ambiente Italiano.[8]
Film e videoclip
modificaIl castello appare (in interni e a volte esterni) in diversi film:
- nel 1972 per Finalmente... le mille e una notte di Antonio Margheriti
- nel 1975 per Giro girotondo... con il sesso è bello il mondo di Oscar Brazzi
- nel 1974 per Il fiore delle Mille e una notte di Pier Paolo Pasolini,
- nel 1977 per Emanuelle - Perché violenza alle donne? di Joe D'Amato
- nel 1978 per Il figlio dello sceicco di Bruno Corbucci
- nel 1985 per Sono un fenomeno paranormale di Alberto Sordi
- nel 1989 per il film tv A cena col vampiro di Lamberto Bava
- nel 1990 per Giorni felici a Clichy di Claude Chabrol
- nel 2015 per Il racconto dei racconti - Tale of Tales, diretto da Matteo Garrone e interpretato da Vincent Cassel e Salma Hayek
- nel 2015 per Sycamore Age - 7, diretto da Erika Errante Baruffaldi
- nel 2017 per The evil inside di Carlo Baldacci Carli
- per la fiction tv L'Oriana, diretta da Marco Turco e interpretata da Vittoria Puccini.
Inoltre, all'interno del castello sono stati girati tre videoclip musicali:
- nel 1986 per il duetto tra Fiordaliso e Pupo in La vita è molto di più[9]
- nel 1990 per il duetto tra Mietta e Amedeo Minghi in Vattene amore[10]
- nel 2016, per Ora o mai più (le cose cambiano) di Dolcenera[11].
Il parco
modificaIl parco, tra i più vasti della Toscana, venne fatto costruire a metà dell'Ottocento da Ferdinando Panciatichi, sfruttando terreni agricoli attorno alla sua proprietà e una ragnaia di lecci. Vi fece piantare una grande quantità di specie arboree esotiche, come sequoie e altre resinose americane, mentre l'arredamento architettonico fu realizzato con elementi in stile moresco quali un ponte, una grotta artificiale (con statua di Venere), vasche, fontane e altre creazioni decorative in cotto.
Il castello ed il suo parco storico costituiscono un “unicum” di notevole valore storico-architettonico e ambientale. Il parco vi contribuisce considerevolmente con un patrimonio botanico inestimabile formato non solo dalle specie arboree introdotte ma anche da quelle indigene. Solo una piccola parte delle piante ottocentesche è giunta ai giorni nostri: già nel 1890 delle 134 specie botaniche diverse piantate alcuni decenni prima, ne erano sopravvissute solo 37. Solo recentemente si è iniziato a rimettere in dimora alcune delle essenze andate perdute in un progetto di restauro che valorizzi la ricchezza botanica originale: sono presenti oggi esemplari di araucaria, tuja, tasso, cipresso, pino, abete, palma, yucca, querce, aceri, cedro dell'Atlante, cedro del Libano, bagolaro, frassino, ginepro, acacia, tiglio e numerose piante di interesse floriculturale. Nel parco si trova il più numeroso gruppo di sequoie giganti in Italia, con ben 57 esemplari adulti, tutti oltre i 35 metri; fra queste la cosiddetta "sequoia gemella", alta più di 50 metri e con una circonferenza di 8,4 metri, che fa parte della ristretta cerchia dei 150 alberi di "eccezionale valore ambientale o monumentale".
Galleria d’immagini
modifica-
L'atrio delle Colonne
-
La sala dei Gigli
-
La sala dei Gigli
-
La Rotonda
-
Minhar
-
La sala degli Amori
-
La cupola della cappella
-
Una sala
-
Una sala con vetrate colorate
-
Un soffitto
-
Decorazioni
-
Decorazioni
Note
modifica- ^ Castello di Sammezzano, un edificio secentesco in stato d'abbandono / FOTO, su Il Reporter, 8 marzo 2012. URL consultato il 10 maggio 2021.
- ^ Glenda Venturini, Il Castello di Sammezzano finisce all'asta: 20 milioni di euro per l'intero complesso che comprende altri dodici immobili, in Valdarnopost, 11 settembre 2015. URL consultato il 15 settembre 2015.
- ^ Deborah Macchiavelli, Reggello, nessuna offerta per il Castello di Sammezzano: l’asta salta ancora, in FirenzeToday, 28 ottobre 2015. URL consultato il 29 novembre 2015.
- ^ Castello e parco di Sammezzano - Reggello (FI) - Vincitore Censimento 2016, su I luoghi del cuore. Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare, febbraio 2017. URL consultato il 7 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2017).
- ^ Il Castello di Sammezzano tra i siti europei più in pericolo=Ansa, 2 aprile 2020. URL consultato il 2 Aprile 2020.
- ^ Marco Gasparetti, Gli arabi comprano Sammezzano, castello orientalista premiato dal Fai, in Corriere della Sera, 9 maggio 2017. URL consultato il 9 maggio 2017.
- ^ Castello di Sammezzano, il Tribunale annulla la vendita, in La Nazione, 28 giugno 2017. URL consultato il 28 giugno 2017.
- ^ Giornate FAI di Primavera, via all'edizione 2021. Aperto anche il Castello di Sammezzano, su finestresullarte.info. URL consultato il 10 maggio 2021.
- ^ Nicoletta Alamanni, Anche una tesi universitaria per salvare Sammezzano. A scriverla uno studente sangiovannese ed è già successo, in Valdarno 24 - Tutte le notizie, prima di tutti, 9 maggio 2016. URL consultato il 7 maggio 2017.
- ^ Gaia Rau, Il Castello fantasma, in Repubblica, 17 agosto 2014. URL consultato il 7 maggio 2017.
- ^ Il Castello di Sammezzano, un gioiello chiuso da 20 anni, in 055 Firenze. Quotidiano online, 27 marzo 2015. URL consultato il 7 maggio 2017.
Bibliografia
modifica- Maria Cristina Tonelli, Alhambra Anastatica, «FMR Franco Maria Ricci», n. 4 giugno 1982.
- Giardini di Toscana, a cura della Regione Toscana, Edifir, Firenze 2001.
- Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona. Sammezzano e il sogno d'Oriente 1813-2013. Castello di Sammezzano 31 maggio - 1º giugno 2013. Atti del Convegno, a cura di Emanuele Masiello, Ethel Santacroce, Sillabe, Livorno 2014.
- Silvano Guerrini, Sammezzano e l'epigrafe funeraria di Publio Alfio Erasto (CIL XI.I 1620), in «Corrispondenza. Periodico della Diocesi di Fiesole», anno XXXV, 2, Natale 2015, n. 68, pp. 26–29.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul castello di Sammezzano
Collegamenti esterni
modifica- Castello di Sammezzano, su Comune di Reggello. URL consultato il 13 marzo 2018.
- Silvano Guerrini, La villa romana di Publio Alfio Erasto, su PatrimonioSos. In difesa dei beni culturali e ambientali, 11 marzo 2010. URL consultato il 7 maggio 2017.
- Il Leon Solingo. Vita e sogni del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, su vimeo.com, Firenze, 2013. URL consultato il 7 maggio 2017., documentario di Antonio Chiavacci, con Bruno Santini e musiche originali Quartetto Fonè realizzato con il contributo di Toscana Film Commission
Controllo di autorità | VIAF (EN) 242774033 · LCCN (EN) sh2008001676 · GND (DE) 7593278-7 · J9U (EN, HE) 987007288057405171 |
---|