Vincenzo Trani
Vincenzo Trani (Pastena, 1863 – 22 marzo 1931) è stato un poliziotto italiano.
I fatti di Monzone
modificaTrani fu inviato a Massa, dallo stesso Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, per indagare sugli scontri che erano divampati in Lunigiana a seguito dell'omicidio, a Tendola di Carrara, del nazionalista Pietro Procuranti.
Infatti il 17 luglio 1921, dopo i funerali, una squadra fascista, proveniente da Carrara e guidata da Renato Ricci, si diresse a Monzone, paese natale di Procuranti e dove avrebbe dovuto tenersi un comizio del comunista Del Ranco, e assaltò la cooperativa cittadina; negli scontri che seguirono furono uccisi i comunisti Dino Rossi e Primo Garfagnini. Inoltre, lungo la strada di ritorno uno dei camion guidati dai fascisti, giunto presso Santo Stefano di Magra si dovette fermare a causa di un guasto a motore, nel corso della sosta i fascisti furono oggetto di colpi di fucile che ne ferirono diversi.[1] A questo punto l'abitato fu assaltato e nel corso dell'azione ci furono diversi feriti e due vittime. Ripartiti fu ancora ferito mortalmente Silvio Spadaccini.[2] Sulla strada del ritorno gli squadristi, furono bloccati dai carabinieri al confine con Sarzana, dove nella speranza di evitare scontri, per impedire che transitassero in città li fecero proseguire a piedi nella campagna mentre i mezzi sarebbero stati scortati dai carabinieri all'uscita della città. Mentre si trovavano in campagna si scatenò un conflitto a fuoco con un gruppo di Arditi del Popolo nella zona a sud della città, il fascista Venanzio Dell'Amico fu trovato isolato e dopo essere stato circondato fu ucciso.[3]
A causa di questi avvenimenti i carabinieri, agli ordini del tenente Vinci Nicodemi, procedettero all'arresto delle persone coinvolte. Furono pertanto arrestati undici fascisti, compreso Renato Ricci mentre non si poté procedere all'arresto degli arditi del popolo, autori dell'omicidio di Dell'Amico, poiché non fu possibile identificarli.[4] I fascisti di Carrara richiesero ai carabinieri di Sarzana il rilascio degli arrestati minacciando rappresaglie.[5]
Le indagini su Sarzana
modificaGli avvenimenti di Monzone, su cui era stato chiamato ad indagare l'ispettore Trani ebbero poi un drammatico seguito nella provincia adiacente nei cosiddetti fatti di Sarzana. Trani ebbe estesa la propria responsabilità oltre che sulla Provincia di Massa e Carrara anche sulla provincia di Genova[6] Al tempo La Spezia ricadeva nella provincia di Genova. Questa nomina comportò dissapori con il prefetto di Genova Cesare Poggi che temendo rappresaglie da parte dei fascisti contro il capitano Guido Jurgens aveva proposto di allontanarlo, soluzione cui si oppose fermamente Trani e che denunciò nella sua relazione finale.[7]
Il primo sparo
modificaUno dei motivi scatenanti gli scontri nella piazza della stazione fu un colpo d'arma da fuoco che a un certo punto fu sparato. Il capitano Guido Jurgens indicò senza esitatazione i fascisti che lo fronteggiavano come i responsabili: "parti in quegli istanti dalla parte dei fascisti il primo colpo seguito a breve intervallo da numerosi altri"[8] Accusa fermamente respinti dai fascisti che si trovavano in piazza che indicarono come responsabili gli arditi del popolo appostati alle loro spalle infatti, come riassunto su Il Tirreno il 22 luglio 1921 gli stessi "escludono in modo assoluto di avere sparato essi la fucilata contro i carabinieri. Nessuno dei fascisti era armato con fucili da caccia. Il colpo di fucile era partito dalle loro spalle, ed essi avevano visto bene il lampo. Per nessuna ragione, ci dichiarano, essi avrebbero aperto il fuoco contro i carabinieri"[9][10].
In base alle indagini svolte, l'ispettore Trani, ipotizzò che a sparare per primi fossero stati i fascisti. Di segno completamente opposte invece le conclusioni del colonnello della Regia Guardia Nestore Cantuti nella sua relazione del 24 luglio 1921, che al Prefetto di Genova scrisse "Dalle indagini fatte risulta in modo certo che il primo colpo non partì dalla forza, e dato che i fascisti affermano recisamente di non aver sparato per primi, si è indotti a credere che un colpo sia partito dalle vicinanze della stazione, forse da qualche sovversivo pratico di tumulti e conscio che il primo colpo genera il conflitto, facendo credere all'una parte che l'altra abbia aperto il fuoco....nascosti dalla vegetazione, certamente hanno tirato sia contro la forza, sia contro i fascisti, e poscia eseguito il massacro dei giovani, che spaventati dagli spari, si erano gettati nei campi.".[11]
Unulteriore indagine fu fatta per volere di don Luigi Sturzo il quale inviò l'onorevole Paolo Cappa del Partito Popolare che stabilì l'impossibilità di giungere ad una soluzione certa: "è difficile io ritengo anzi impossibile, stabilire con precisione da chi in realtà il primo colpo sia stato sparato: malgrado l'inchiesta condotta dall'ispettore generale dell'Interno comm. Trani affermi essere accertato che siano stati i fascisti ad iniziare il fuoco contro la forza pubblica. Le testimonianze anche su varie parti lasciano molti dubbi in proposito"[11]
La scarcerazione di Ricci
modificaTrani indagò inoltre sulle motivazioni che avevano portato alla scarcerazione dei fascisti detenuti nel locale carcere nella stessa mattinata del 21 luglio, quando la spedizione fascista era giunta a Sarzana. La scarcerazione dei prigionieri, tra cui si trovava anche Renato Ricci era il principale obiettivo della colonna giunta a Sarzana. La seguente indagine che riguardò appunto l'operato del procuratore del re che aveva disposto la scarcerazione, e che interessò anche il ministro Bonomi, ne accertò il corretto operare.[12]
I contrasti col prefetto di Genova
modificaCiò che maggiormente preoccupava l'ispettore Trani era il rischio che il comprensorio potesse essere investito da una nuova spedizione punitiva dei fascisti alla ricerca di vendetta[12] e ne ipotizzò il progressivo disarmo.[13] Il 22 luglio presso Fossola una squadra fascista, per vendicare i morti di Sarzana, aprì il fuoco su un gruppo di operai uccidendone tre.[14]. Trani relazionò:
«Questa nuova rappresaglia potrà diramare anche campagne Carrara ugual stato animo che riscontrasi tra contadini Sarzana, ciò che rende necessario uso forze tali da prevenire ulteriori rappresaglie e conseguenti vendette Stop.»
In contrasto con Trani, che sosteneva la necessità di disarmare solo i fascisti, si pose il prefetto di Genova Cesare Poggi che riteneva opportuno procedere al disarmo di chiunque e denunciò come numerosi arditi del popolo continuassero a girare armati:
«...perché mentre sarebbe accertato che nei comuni limitrofi a Sarzana continuano a scorrazzare popolani e arditi del popolo, autorità PS non agirebbe con necessaria prontezza ed energia a operazioni di rastrellamento e disarmo.»
Trani replicò che i contadini girassero armati per potersi difendere da minacciate spedizioni punitive e si impegnò principalmente nella pacificazione del territorio cercando di convincere i nuclei armati di entrambi gli schieramenti a ritornare nelle proprie case. Non disdegnando, secondo una nota riservata scritta da Trani stesso, a richiedere a Roma ingenti cifre per procedere al finanziamento dei capi anarchici e comunisti "per averli validi cooperatori"[17] Anche in questo caso il prefetto Poggi contrastò Trani, timoroso che troppa acquiescenza nei confronti dei capi "sovversivi" avrebbe provocato la reazione dei fascisti e dei partiti "d'ordine". Poggi propose inoltre la sostituzione di Trani con il proprio vice Rossi.
Il 31 luglio Rossi fu affiancato a Trani e in giornata si trasferì a La Spezia. Già il giorno seguente nacquero contrasti fra i due. Rossi aveva raccolto informative che riguardavano l'attività di Trani che inviò a Roma:
«Egli non nasconde né ai funzionari né purtroppo a rappresentanti elementi sovversivi che suo proposito è di non disarmare contadini finché permanga minaccia fascisti. A persona che me l'ha confidenzialmente comunicato egli ha inoltre riservatamente dichiarato essere suo convincimento che Governo intenda valersi spontanea costituzione gruppi armati avversi fascisti per contenere la violenza fascista.»
Un ulteriore colloquio avvenuto tra Trani e il sindaco socialista di Sarzana Pietro Arnaldo Terzi il 2 agosto alimentò ulteriori sospetti nei suoi confronti. Soprattutto per il fatto che volle mantenerlo segreto escludendo la presenza di funzionari come invece era sempre avvenuto precedentemente.[19] Il 5 agosto 1921 Trani fu richiamato a Roma dallo stesso ministro Ivanoe Bonomi e tutti i suoi incarichi furono trasferiti a Rossi.
Gli ultimi anni
modificaNel 1922 Trani fu ancora inviato a Parma e in Lunigiana per una breve ispezione informativa. Nel dicembre dello stesso anno fu nominato questore di Venezia e commissario generale per tutto il Veneto. Il 25 febbraio 1923, con Regio decreto fu collocato a riposo.
Curiosità
modificaAlla sua figura è stato dedicato un film Nella città perduta di Sarzana.
Note
modifica- ^ Atti processuali, A.S.S. Tribunale di La Spezia, Processo per i fatti di Monzone del 17 luglio 1921, anno 1924, ex busta 244-In prossimità del paese uno dei camion per un guasto al motore era costretto a fermarsi e non è improbabile che dell'incidente abbiano approfittato i sovversivi del luogo, che da tempo avevano costituito squadre di arditi del popolo non meno armate e pronte ad ogni più violenta azione, per iniziare senz'altro un fuoco di fucileria contro i fascisti. Alcuni dei quali, come specificato nel capo d'imputazione a lettera P, restavano più o meno gravemente feriti.
- ^ Atti processuali, A.S.S. Tribunale di La Spezia, Processo per i fatti di Monzone del 17 luglio 1921, anno 1924, ex busta 244-Avvenne allora da parte fascista l'invasione dell'abitato e durante la loro azione, in cui numerose persone restavano ferite e vittime di violenze e minacce (imputazioni dalle lettere 1 a 0), trovavano la morte per colpi di arma da fuoco e da taglio certi Del Vecchio Luigi e Vannini Edoardo. Si dirigevano quindi i fascisti verso Sarzana e durante il tragitto un disgraziato, tal Silvio Spadaccini, cadeva vittima dei loro colpi.
- ^ Atti processuali, A.S.S. Tribunale di La Spezia, Processo per i fatti di Monzone del 17 luglio 1921, anno 1924, ex busta 244-E poiché uno di questi, Venanzio Dell'Amico, da pochi giorni iscritto al partito, (...) si era venuto a trovare isolato dai compagni, circondato da vari gruppi di avversari, cadeva vittima dei suoi colpi, riportando le numerose e gravi lesioni, di cui nella perizia necroscopica....
- ^ Atti processuali, A.S.S. Tribunale di La Spezia, Processo per i fatti di Monzone del 17 luglio 1921, anno 1924, ex busta 244-... le indagini portarono alla rapida identificazione di gran parte dei componenti della spedizione fascista, nessun elemento in allora si riusciva a raccogliere per identificare gli autori dell'omicidi in persona del fascista Venanzio Dell'Amico
- ^ Riccardo Borrini, Il tricolore insanguinato, Ma. Ro. Editrice, Copiano (PV), Luglio 2005, pp. 118
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 160
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, pp. 160-161
- ^ Testimonianza di Guido Jurgens, A.S.S. Prefettura di Spezia, Rapporto del capitano CC.RR. G. Jurgens del 25 luglio 1921, fasc.14 b.6-Il predetto capitano, arretrato di pochi passi e fatto prendere ai militari la posizione di crociat' et ed allargando le braccia quasi a trattenere l'urto dei fascisti, gridò loro che se avessero avanzato ancora avrebbe fatto fuoco. Parti in quegli istanti dalla parte dei fascisti il primo colpo seguito a breve intervallo da numerosi altri, così, per non essere sopraffatti, i carabinieri risposero immediatamente, prevenendo l'ordine che il capitano era per dare.
- ^ Su Il tirreno, 22 luglio 1921, il giornalista intervistò i fascisti ricoverati in ospedale, pag 1 :"...domandiamo anche ad essi la versione dei fatti. Ci confermano la versione data dall'Autorità, che loro riportiamo, salvo un punto e precisamente il tragico equivoco che ha determinato la battaglia. I fascisti escludono in modo assoluto di avere sparato essi la fucilata contro i carabinieri. Nessuno dei fascisti era armato con fucili da caccia. Il colpo di fucile era partito dalle loro spalle, ed essi avevano visto bene il lampo. Per nessuna ragione, ci dichiarano, essi avrebbero aperto il fuoco contro i carabinieri"
- ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Editrice Tiber, Roma, 1953, p. 174 "I fascisti avevano giurato ai loro capi che non avrebbero tirato contro la forza pubblica: tirò invece il primo colpo uno degli avversari appostati, al che i carabinieri, già premuti, credendosi attaccati, senza attendere l'ordine del loro ufficiale, risposero sparando a bruciapelo"
- ^ a b Riccardo Borrini, Il tricolore insanguinato, Ma. Ro. Editrice, Copiano (PV), Luglio 2005, p. 135 si riporta la relazione del colonnello della Guardia regia Nestore Cantuti del 24 agosto
- ^ a b Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 162
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, pp. 162-163
- ^ Riccardo Borrini, Il tricolore insanguinato, Ma. Ro. Editrice, Copiano (PV), Luglio 2005, p. 129
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 163
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 166
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 170
- ^ Giuseppe Meneghini, La Caporetto del Fascismo, Milano, 2011, Mursia, p. 171
- ^ Riccardo Borrini, Il tricolore insanguinato, Ma. Ro. Editrice, Copiano (PV), Luglio 2005, p. 130:"... giorno due corrente Ispettore Trani, dopo noto colloquio avuto con Vice Prefetto Rossi, si recò immediatamente Sarzana ove sollecitò lungo colloquio segreto col Sindaco socialista Terzi, a differenza di tutti i colloqui precedenti che per suo espresso desiderio furono tenuti presenza funzionario"
Bibliografia
modifica- Luigi Faccini: Un poliziotto perbene, editore Ippogrifo Liguria, Lerici, 2002.