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Buone notizie per il nostro collega greco citato in giudizio |
8,6 KB · Atom | 29 luglio 2017, 14:10
Buone notizie per il nostro Collega Diu, sottoposto ad azione giudiziaria promossa dal politico locale Theodoros Katsanevas, che se ne riteneva diffamato (e che lo aveva querelato unitamente a un'associazione decisamente estranea al tutto): la Corte greca ha respinto la richiesta di ingiunzione del politico, che pretendeva la rimozione del testo sgradito e sanzioni da irrogarsi a Diu, dichiarando che:
- il politico non ha da essere giudizialmente protetto contro le frasi nella voce della WP in greco (più o meno, a dirla alla grossa, "c'era poco da diffamare"... :-)
- la richiesta di ingiunzione (cioè l'istanza per richiedere in via urgente la rimozione del testo e le azioni coercitive sul convenuto) era ammissibile e legalmente corretta, ma è infondata nella sostanza
- condanna il querelante (Katsanevas) a rifondere al convenuto (Diu) le spese di giudizio
Il procedimento ora prosegue con un'udienza fissata per il prossimo 15 gennaio 2015, quindi la sentenza emessa è per il momento sì operante, ma la causa non è affatto ancora conclusa. Nel frattempo questo è un primo importante passaggio della vicenda e il contenuto della sentenza si compone di diverse parti interessanti.
Innanzitutto, non posso non sorridere nel leggere che la Corte si è data un gran daffare per esaminare tutti gli aspetti più controversi della figura del Katsanevas, non limitandosi a quelli citati nella voce: il risultato è un potentissimo Effetto Streisand con tanto di timbro del Tribunale, che di quella definizione di "disgrazia della famiglia" che è all'origine della contesa rende al querelante una sorta di pirandelliana imperitura patente, certificando la piena legittimità del riportare quella espressione :-)))
Il giudice va poi a sceverare, con ampiezza di commenti che direi preterintenzionalmente salaci, tutto quanto accaduto in quella sorta di soap opera che ha riguardato Katsanevas, il suocero, la moglie, gli uffici il cui possesso la Corte dice che Katsanevas prese illegalmente, segretari abusivi e altre amenità. Insomma, se il politico voleva rifarsi un'immagine in Tribunale, la Corte lo ha servito al meglio. Anzi: verso la fine c'è pure un passaggio irresistibile in cui definisce "sfortunati" quegli eventi che lo hanno riguardato, quasi a prestargli una sorta di solidarietà che tutto ciò che si trova scritto prima rende decisamente più spassosa che credibile :-)
Seriamente, è interessante notare che il giudice paragona WP a un blog e in quanto tale analizza la sua figura, esprimendo molto chiaramente un concetto nel quale chi gestisce il blog ha (è una mia sintesi grossolana) principalmente lo scopo di sollecitare libere espressioni dei suoi utenti in termini di scambio di "vedute, idee, riflessioni e analisi" (tradotto dalla traduzione). Riconosce la blogosfera, come luogo della Rete distinto dai luoghi della stampa, di cui i blog non sono organi, quindi non sono applicabili norme che si riferiscano alla stampa né alla sua "tiratura", e non si adatta al caso di specie un criterio relativo alla diffusione, che non è scopo precipuo della tenuta dei blog al pari della finalità lucrativa di un consumo di massa (inteso come offerta sul mercato per sollecitare acquisto consumistico dei prodotti della stampa). E per andare al nocciolo, siccome Papandreou ha pubblicato un testamento successivo a quello in cui appariva la definizione di "disgrazia della famiglia", non è che siccome il secondo non ripete quella definizione il primo si annulla e la definizione non esiste più: Papandreou lo disse, il testamento in cui lo disse non è impugnato né contestato nella sua autenticità, i testamenti sono validi contemporaneamente sino a che non si contraddicano, nel primo la frase c'era e Katsanevas se la tiene. La voce di el.wiki riporta tutto correttamente e non differisce da ciò che riporta, quindi è proprio escluso che abbia detto il falso. Anzi, nel riportare chi poi è stato condannato per diffamazione in relazione a questa definizione di "disgrazia", la voce addirittura oggettivamente tutela la figura del Katsanevas,
Ad ogni modo, mi sono proprio gustato questo distinguo: "Papandreou non ha mica detto che Katsanevas sia una disgrazia in generale, oh no, ha solo detto che è una disgrazia per la sua famiglia" :-D
Il politico si è fatta rilasciare questa patente che ha insistitamente preteso, contento lui, ma il sorriso inevitabile di questo momento dovrà presto far posto di nuovo alla preoccupazione perché, come detto prima, la causa non è per niente chiusa. Ma il primo passaggio è molto meglio di quanto si potesse prevedere.
Qui c'è il post sul Blog Wikimedia, mentre questa è la talk di Diu... -- g · ℵ (msg) 00:13, 25 set 2014 (CEST)
- volevo sottolineare quest'aspetto citato da Gianfranco, ovvero che il giudice ha così commentato com'era riportato il fatto nella voce su wikipedia:
- il contenuto nella voce su Wikipedia corrispondeva a quello della fonte
- la formulazione su Wikipedia non intendeva ledere l'onore del soggetto
- la frase era inserito in tutto il contesto necessario
- la frase conteneva parole "moderate" e non conteneva altre espressioni di commento o peggiorative
- basta scrivere le cose come si deve, e (magari non in Italia) sei inattaccabile. --Superchilum(scrivimi) 12:24, 25 set 2014 (CEST)
- Se scrivi le cose come si deve, sei inattaccabile sempre e ovunque. Anche in Italia. Il distinguo sta nello scrivere come si deve. Ogni riferimento etc. etc. --Sannita - L'admin (a piede) libero 13:08, 25 set 2014 (CEST)
- Il distinguo sta nel significato di "inattaccabile"... essere trascinati in tribunale non è uno spasso, a meno di ricevere un risarcimento per causa temeraria che ti fa vivere sereno per N anni. Grazie Gianfranco per lo spassoso resoconto della sentenza. -- Nemo 09:17, 26 set 2014 (CEST)
- A me mme piaci quando dici sceverare, Gianfra' :) -- SERGIO (aka the Blackcat) 16:52, 27 set 2014 (CEST)
P.S. Il problema dell'Italia, Nemo, è che il concetto di lite temeraria di diritto è normato ma di fatto è una probatio diabolica: ha senso in quei Paesi dove cose del genere in un'aula di tribunale non ci arrivano neppure, vedi USA o UK: se tu riporti il vero e non lo manipoli in ottica diffamatoria (es.: «il signor X è stato condannato nel 1978 per furto d'auto, sentenza passata in giudicato nel 1980»), al signor X potrà stare sulle balle che quella notizia viene riportata, ma non ci può far niente. Poteva non rubare l'auto nel 1978; un giudice britannico non ammetterebbe proprio il dibattimento. In Italia invece una denuncia non è immediatamente considerata palesemente in malafede, per cui il ricorso per diffamazione va avanti in aula; poi il giudice dirà che il contenuto è vero e non è esposto in tono diffamatorio ma se, nelle motivazioni della sentenza, scrive qualcosa come «Ok, il dante causa aveva torto, ma il suo ricorso non era palesemente infondato», tu non puoi appigliarti alla lite temeraria e controdenunciarlo. In Italia, per poter controdenunciare per lite temeraria, bisogna proprio che il denunciante per diffamazione sia in chiaro ed evidente torto e malafede, ma il fatto è che una ragione per far denuncia, anche se poi in giudizio gli viene dato torto, qui si trova sempre, pure se scrivessi «Il signor X ha tamponato un'automobile», per cui il signor X si offende e ti accusa di inferire che lui non sa guidare.
- A me mme piaci quando dici sceverare, Gianfra' :) -- SERGIO (aka the Blackcat) 16:52, 27 set 2014 (CEST)
- Il distinguo sta nel significato di "inattaccabile"... essere trascinati in tribunale non è uno spasso, a meno di ricevere un risarcimento per causa temeraria che ti fa vivere sereno per N anni. Grazie Gianfranco per lo spassoso resoconto della sentenza. -- Nemo 09:17, 26 set 2014 (CEST)