Adelpreto II

vescovo e beato cattolico italiano

Adelpreto II (... – 1172 o 1177) è stato un vescovo cattolico italiano. Di Adelpreto (o Adalpreto), che fu vescovo di Trento dal 17 settembre 1156 al 1172 o al 1177, sono dubbie le circostanze che lo portarono a morte ed è nota la polemica innescata da Girolamo Tartarotti a partire dal 1754, che mise in dubbio la santità del vescovo. Dal 1914 viene venerato come beato.

Beato Adelpreto II
Formella con il rilievo di Adelpreto nella cappella di Sant'Antonio di Rovereto, detta anche cappella del Beato Adelpreto
 

Vescovo

 
Morte1172 o 1177
Venerato daChiesa cattolica
CanonizzazioneNon risulta essere stato sottoposto al processo di canonizzazione
Santuario principaleCattedrale di San Vigilio
Ricorrenza20 settembre
AttributiBastone pastorale, palma
Patrono dico-patrono di Trento (fino al XX secolo)
Adelpreto II
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiPrincipe Vescovo di Trento
 
Nominato vescovo17 settembre 1156[1]
Deceduto1172 o 1177
 

Biografia

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Di lui non si conoscono con certezza origini e data di nascita.

Un documento redatto in occasione di una Dieta di Ratisbona nell'anno 1156 riporta il nome di un Adalpreto (in altre versioni Adelpreto o Alberto), vescovo di Trento, che proprio in occasione di tale consesso ottiene ufficialmente dall'imperatore Federico Barbarossa l'investitura temporale del principato di Trento. Di questo personaggio non si hanno informazioni certe (malgrado una Sancti Adelpreti Vita redatta da frate Bartolomeo di Trento nella prima metà del secolo XIII) tuttavia è possibile attribuirgli origini nobili legate alla famiglia imperiale degli Hohenstaufen, una formazione letteraria e la nomina a vescovo mediante elezione.

In qualità di principe vescovo di Trento, Adelpreto dovette affrontare numerosi problemi di natura economica e politica che afflissero all'epoca il principato. In alcune occasioni il vescovo Adelpreto, convinto sostenitore delle idee imperiali, si scontrò duramente con alcune famiglie sue feudatarie. Non è chiara la posizione di Adalpreto di fronte allo scisma provocato dalla lotta tra papato e impero, ma si sa che appoggiò l'Imperatore. Nell'anno 1158, mentre scortava nel territorio tridentino alcuni cardinali inviati in Germania da papa Adriano IV, venne aggredito e catturato dai conti di Appiano e riuscì a fuggire a fatica. Forse fu vicario imperiale (in un documento del 1164 egli figura come domini imperatoris vicarius). Nel governo del territorio si pose come garante della giustizia e della pace sociale per difendere i più deboli dalle angherie delle famiglie nobili. Fondò alcune chiese e conventi.

I contrasti con alcuni potenti feudatari intanto si inasprirono e nell'anno 1177, l'otto marzo, il vescovo e il suo seguito forse furono attaccati a Rovereto dove c'è una lapide a ricordo dell'avvenimento. Aldrighetto di Castelbarco avrebbe colpito a morte il vescovo e il corpo di Adalpreto sarebbe poi stato trasportato nella cattedrale di San Vigilio, dove fu sepolto.

La lapide

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Lapide posta anteriormente al sagrato della chiesa messa in dubbio nella sua autenticità storica da Girolamo Tartarotti

Sul muro che sostiene il terrapieno quadrangolare del sagrato della chiesa di San Rocco (edificio della II metà del XVII secolo) di Rovereto esiste tuttora una lapide con croce astile, mitria ed epigrafe che ricorda il luogo dove, secondo tradizione popolare, si sarebbe svolta nell'anno 1177 una battaglia tra il Principe Vescovo ed alcuni feudatari trentini. Lo scontro si sarebbe concluso con la morte del presule, ucciso da Aldrighetto di Castelbarco. La lapide, risalendo al XVII secolo, va intesa come un simbolo della devozione dei fedeli e non come un autentico documento storico.

Sempre nel XVII secolo lo studioso e filosofo roveretano Girolamo Tartarotti fece scoppiare una violenta polemica sulla presunta santità di Adalpreto. Nel 1752 scrisse una Lettera in cui affermava che in base ad analisi filologiche l'epigrafe non poteva essere credibile e sottolineava come Adelpreto non potesse essere considerato santo, poiché aveva perso la vita in uno scontro politico-militare e non per causa di fede.

L'accusa di non correttezza storica nei confronti di questo culto sulle prime non ebbe successo e la vicenda si concluse momentaneamente col rogo di un libro dello studioso, nel 1761.[2][nota 1] Quasi due secoli dopo tuttavia, a partire dal 1914, il suo nome venne omesso dal calendario diocesano: il suo culto era originato dalla devozione popolare e in mancanza di una causa di canonizzazione venne considerato non più "santo" ma "beato".[3]

La morte di Adelpreto sarebbe avvenuta in realtà in un momento anteriore, il 20 settembre 1172, nei pressi di Arco, dove il presule si sarebbe recato per partecipare ad un placito. In quel luogo venne ucciso a tradimento e sul luogo dell'assassinio venne edificata una cappella dedicata al Beato Adelpreto, che in seguito fu dedicata a Santa Caterina d'Alessandria.[4]

Esistono quindi due versioni storiche della vicenda che portò a morte violenta il vescovo, ma rimane accertato che venne sepolto nel duomo di Trento. Il suo presunto assassino (Aldrighetto di Castelbarco) si pentì e si ritirò per il resto della sua vita nel convento di San Giorgio in Braida a Verona.

Culto e reliquie

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Dal 1977 i resti di Adelpreto sono custoditi in un antico sarcofago nella basilica paleocristiana di San Vigilio.

Dopo la morte violenta, considerata come martirio, le spoglie di Adelpreto furono trasportate e inumate nella sua cattedrale. Il corpo, sepolto nell'area della cattedrale dove venivano deposti i vescovi defunti, fu rinvenuto nel corso degli scavi attuati tra il 1966 e il 1977 che ricuperarono la basilica paleocristiana di San Vigilio. Nel 1977 i resti furono collocati entro un antico sarcofago, che fu posto all'interno della basilica stessa, dove ora si trovano.

Venerato come compatrono di Trento, la revisione del calendario diocesano effettuata nel 1914 ne riconsiderò il grado liturgico. La sua memoria - facoltativa per il resto della diocesi - si celebra nella cattedrale il 19 settembre. Il Martirologio Romano ne commemora il transito il 20 settembre.[5][6]

Annotazioni
  1. ^ Si tratta di: Lettera seconda di un giornalista d'Italia ad un giornalista oltremontano, sopra il libro intitolato: Notizie istorico-critiche, intorno al B.M. Adelpreto vescovo di Trento ec. uscito in Trento l'anno 1760. Lettera Tartarotti.
Fonti
  1. ^ Francesco Vigilio Barbacovi, Memorie storiche della città e del territorio di Trento, vol. 2, Trento, Dall'I.R. Stamperia Monauni, 1824, p. 6.
  2. ^ Mostra Tartarotti, pp. 5-6.
  3. ^ Beato Adelpreto, su Trentino Cultura, Provincia Autonoma di Trento. URL consultato il 23 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2016).
    «nel 1914, al momento dell'approvazione del nuovo calendario liturgico tridentino, si decise di omettere il nome di Adelpreto dall'albo dei santi diocesani, non riconoscendo la Chiesa l'esistenza di alcun precedente processo ufficiale di canonizzazione nei suoi confronti»
  4. ^ S'inaugura il capitello dedicato a S. Caterina, in Corriere delle Alpi, Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., 3 ottobre 2004. URL consultato il 26 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2016).
  5. ^ Proprio Diocesano della Chiesa Tridentina. 19 settembre, beato Adelpreto, vescovo. Memoria facoltativa. In cattedrale: Memoria, su Chiesa di Trento. URL consultato il 20 settembre 2024.
  6. ^ Beato Adelpreto di Trento. Vescovo e martire, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. URL consultato il 20 settembre 2024.

Bibliografia

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  • Serena Gagliardi, Elena Leveghi e Rinaldo Filosi, La Biblioteca di Girolamo Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e archivistici, Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, 1995, ISBN 88-86602-03-0.
  • Armando Costa, I vescovi di Trento: notizie, profili, Trento, Edizioni diocesane, 1977, pp. 71-74, SBN IT\ICCU\SBL\0239657.
  • Aldo Gorfer, Terre lagarine, Rovereto, Azienda autonoma soggiorno e turismo, 1977, pp. 62-63, SBN IT\ICCU\PUV\0686900.
  • Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Rovereto, Rovereto, Editrice La Grafica, Mori, 1984, pag. 87.
  • Adolfo Cetto, ADALPRETO, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 1, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. URL consultato il 15 agosto 2017.  

I testi che seguono non sono fonti di questa pagina ma utili per approfondimento e confronto:

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