Alcelaphus buselaphus major

L'alcelafo occidentale (Alcelaphus buselaphus major Blyth, 1869), noto anche come kanki, è una sottospecie di alcelafo originaria dell'Africa occidentale.

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Alcelafo occidentale
Stato di conservazione
Prossimo alla minaccia (nt)[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
FamigliaBovidae
SottofamigliaAlcelaphinae
GenereAlcelaphus
SpecieA. buselaphus
SottospecieA. b. major
Nomenclatura trinomiale
Alcelaphus buselaphus major
(Blyth, 1869)

Tassonomia

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Sotto l'attuale dicitura A. b. major vengono attualmente raggruppati alcelafi che in passato erano suddivisi in ben tre sottospecie diverse: A. b. invadens (Nigeria nord-orientale e Camerun settentrionale), A. b. major (Senegal e Guinea) e A. b. matschiei (dalla Costa d'Avorio alla Nigeria centrale). Tra queste, A. b. major gode della priorità tassonomica[2].

Descrizione

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L'alcelafo occidentale è uno degli alcelafi di maggiori dimensioni e presenta peduncoli frontali alti. Gli esemplari adulti misurano 122-137 cm di altezza al garrese e pesano circa 145 kg[3]. La colorazione generale è di un bruno-sabbia uniforme, con la parte anteriore delle zampe più scura e una caratteristica linea bianca tra gli occhi. Le corna (presenti in entrambi i sessi) sono spesse, imponenti e a forma di «U» se viste di fronte. Si sviluppano leggermente all'esterno e all'indietro, per poi dirigersi verso l'alto e in avanti e, nuovamente, piegarsi all'indietro ad angolo retto[2].

Distribuzione e habitat

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L'areale dell'alcelafo occidentale si estendeva in passato dal Senegal, verso est, fino alla Repubblica Centrafricana occidentale e al Ciad sud-occidentale, ma in questi due ultimi Paesi la sua presenza è sempre stata marginale. Al giorno d'oggi è scomparso da gran parte della regione e si incontra solamente in Burkina Faso, Camerun settentrionale, Repubblica Centrafricana, Ghana settentrionale, Costa d'Avorio settentrionale, Nigeria settentrionale e Senegal orientale[3], all'interno delle aree protette e nelle zone circostanti; in Gambia manca da moltissimo tempo (anche se ogni tanto vi giunge qualche esemplare proveniente dal Senegal). Il numero totale di esemplari si aggira sulle 36.000 unità[1]. Vive nelle praterie in cui crescono erbe medio-alte.

Biologia

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L'alcelafo occidentale è attivo prevalentemente durante il giorno. Dalla dieta essenzialmente erbivora, pascola durante le ore più fresche della mattina e del pomeriggio, riposando all'ombra nelle ore più calde della giornata. Le femmine formano branchi di 5-12 esemplari, mentre i maschi generalmente sono solitari[4]. Mentre la mandria è al pascolo, un membro del gruppo rimane sempre di vedetta, per individuare possibili predatori. Se minacciati, gli alcelafi fuggono via in fila indiana, raggiungendo velocità anche di 80 km/h[3], caratteristica che ne fa una delle antilopi più veloci[4]. In genere i branchi sono sedentari e si spostano solo per trovare l'acqua. Nelle stagioni particolarmente aride, o durante i periodi di siccità, i branchi di femmine migrano altrove, alla ricerca di acqua o pascoli migliori.

L'alcelafo occidentale in genere non è aggressivo, ma può battersi ferocemente per difendere il proprio piccolo o il territorio. Ciascun maschio occupa in media un'area di 31 ha (0,31 km²), per un periodo di quattro o cinque anni, e la difende dalle intrusioni di altri maschi. I maschi possono sopravvivere mesi interi senza bere per non allontanarsi dal proprio territorio[4]. Infatti, se un maschio abbandonasse la propria area per andare in cerca di acqua, un altro maschio potrebbe usurparne il territorio.

  1. ^ a b (EN) Mallon, D.P. (Antelope Red List Authority) & Hoffmann, M. (Global Mammal Assessment) 2008, Alcelaphus buselaphus major, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b Western Hartebeest, su Safari Club International, SCI Online Record Book. URL consultato il 19 gennaio 2013.
  3. ^ a b c Western Hartebeest, su wild-about-you.com, Blue Forest Safaris. URL consultato il 14 agosto 2008.
  4. ^ a b c Hartebeest {Alcelaphus Buselaphus}, su sa-venues.com. URL consultato il 14 agosto 2008.

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