Arctium nemorosum
La bardana selvatica (Arctium nemorosum Lej., 1833) è una pianta erbacea angiosperma dicotiledone appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[1][2]
Bardana selvatica | |
---|---|
Arctium nemorosum | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Carduoideae |
Tribù | Cardueae |
Sottotribù | Arctiinae |
Genere | Arctium |
Specie | A. nemorosum |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Cichorioideae |
Tribù | Cardueae |
Sottotribù | Carduinae |
Genere | Arctium |
Specie | A. nemorosum |
Nomenclatura binomiale | |
Arctium nemorosum Lej., 1833 | |
Nomi comuni | |
Bardana dei boschi |
Etimologia
modificaIl nome Arctium, come tanti altri, fu introdotto nella sistematica da Linneo, ma sicuramente l'origine è più antica. "Arctium" (in greco "arction") vuol dire orso (= "arctos"). Probabilmente si fa riferimento alla villosità e all'aspetto ispido della pianta.[3] L'epiteto specifico nemorosum (dal latino "nemos" = radura, bosco[4]) fa riferimento all'habitat tipico di questa specie.
Il binomio scientifico attualmente accettato è stato proposto dal botanico Alexandre Louis Simon Lejeune (1779–1858) nella pubblicazione "Magasin d'horticulture. Liège" del 1833.[5]
Descrizione
modificaLa bardana selvatica è alta da 8 a 25 dm. La forma biologica è emicriptofita bienne (H bienn): si tratta quindi di una pianta a ciclo di sviluppo biennale (nel primo anno si formano solamente le foglie; i fiori si sviluppano nel secondo), mentre la riproduzione avviene tramite gemme poste a livello del terreno. Spesso la forma complessiva della pianta è piramidale e a consistenza robusta. L'altezza varia da 8 a 25 dm.[6]
Radici
modificaLa radice è di tipo fittonante.
Fusto
modifica- Parte ipogea: la parte sotterranea è un fittone (e quindi il fusto ipogeo è praticamente inesistente).
- Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, pubescente, ramificata e spesso è arrossata e striata. I rami sono patenti alla base, ma penduli all'apice.
Foglie
modificaLe foglie sono in genere intere, a lamina allargata e ruvide con bordi grossolanamente dentati e ondulati. Il picciolo è cavo (a volte solo alla base). Sono glabre e verdi nella parte superiore; biancastre e ragnatelose o grigio-tomentose inferiormente. Lunghezza del picciolo: 1 - 3 dm.
- Foglie basali: picciolate a lamina ovale-cuoriforme. Dimensioni: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 3 – 5 cm.
- Foglie cauline: la disposizione delle foglie lungo il caule è alterna; sono sessili e la forma della lamina è lanceolata.
Infiorescenza
modificaL'infiorescenza è costituita da diversi capolino sferici riuniti in corimbi. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo (o pedicello) sorregge un involucro composto da diverse brattee (o squame) lesiniformi, verdi e sub-glabre disposte su più serie e formanti un riccio di aculei uncinati giallastri all'apice (rossastri appeno sotto), che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Le squame sono di dimensioni diverse e comunque di poco inferiori ai fiori, i bordi sono finemente seghettati e sono inoltre persistenti. Diametro dei capolini: 3 – 4 cm. Lunghezza dei peduncoli: 1 – 3 cm. Dimensione delle squame: larghezza 1,5 mm; lunghezza 15 mm.
Fiore
modificaI fiori sono tutti del tipo tubuloso (il tipo ligulato, i fiori del raggio, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono ermafroditi, attinoformi, tetra-ciclici (con quattro verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ossia sia il calice che la corolla sono composti da cinque elementi).
- /x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[7]
- Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
- Corolla: la corolla ha una forma cilindrica terminante con 5 denti; il colore è purpureo. Lunghezza dei fiori: 15 mm.
- Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e glabri; le antere sono saldate fra di loro e formano un manicotto circondante lo stilo.
- Gineceo: l'ovario è infero e uniloculare formato da 2 carpelli; lo stilo è unico con uno stimma terminale bifido e glabro (è presente solamente un ciuffo di peli all'apice dello stilo).
- Fioritura: da luglio a settembre.
Frutti
modificaIl frutto è un achenio di pochi millimetri (8 – 11 mm) di colore scuro. Il pappo presenta una coroncina di brevi setole.
Biologia
modifica- Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
- Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
- Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Distribuzione e habitat
modifica- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Europeo (Sub-Atlantico).
- Distribuzione: in Italia questa specie è considerata rara, ma si trova ovunque (esclusa la Sardegna). Nelle Alpi è quasi ovunque presente (sia sul versante italiano che oltreconfine). Sui vari rilievi europei si trova nella Foresta Nera, Massiccio del Giura, Monti Balcani e Carpazi.[9] Questa specie è presente solamente in Europa.[10]
- Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i boschi umidi (faggete, pioppeti, frassineti, ontaneti e saliceti), le schiarite forestali, i sentieri boschivi e i boschi cedui; ma anche arbusteti meso-termofili. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcare/siliceo con pH basico-neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
- Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 100 fino a 1.500 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano e parzialmente quello subalpino.
Fitosociologia
modificaDal punto di vista fitosociologico Arctium nemorosum appartiene alla seguente comunità vegetale[9]:
- Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri;
- Classe: Epilobietea angustifolii
- Ordine: Atropetalia bella-donae
- Alleanza: Atropion
- Ordine: Atropetalia bella-donae
- Classe: Epilobietea angustifolii
- Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri;
Tassonomia
modificaLa famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[11], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[12] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[13]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][14][15]
Filogenesi
modificaIl genere Arctium (con 44 specie, 4 delle quali nella flora spontanea italiana) appartiene alla sottotribù Arctiinae (in precedenza era descritto nel gruppo tassonomico informale Arctium-Cousinia Group)[16] (tribù Cardueae, sottofamiglia Carduoideae).[15][17][18][19] In natura esistono inoltre molti ibridi in quanto le singole specie sono interfertili.
Il numero cromosomico di A. nemorosum è: 2n = 34 e 36.[6][20]
Il basionimo per questa specie è: Arctium lappa L. subsp. nemorosum (Lej.) P.D.Sell, 2006[5]
Ibridi
modificaAl Nord dell'Italia e nell'Appennino Settentrionale si possono trovare degli ibridi con Arctium minus (Hill) Bernh..[21]
Nell'elenco seguente sono indicati alcuni ibridi interspecifici:[22]
- Arctium × cimbricum (E.H.L. Krause) Hayek, 1928 - Ibrido con Arctium lappa
- Arctium × maassii (M. Schulze) Rouy, 1905 - Ibrido con Arctium minus
- Arctium × neumanii Rouy, 1905 - Ibrido con Arctium tomentosum
Sinonimi
modificaQuesta entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[2]
- Arctium glabrescens Klokov
- Arctium maassii (M.Schultze) Rouy
- Arctium intermedium Lange, 1861, non Bab.
- Arctium macrospermum (Walbr.) Dalla Torre & Sarnth.
- Arctium majus Bernh. subsp. intermedium (Lange) Nyman, 1879
- Arctium majus Bernh. subsp. nemorosum (Lej.) Rouy
- Arctium minus Bernh. subsp. nemorosum (Lej.) Syme
- Arctium nemorosum subsp. nemorosum
- Arctium nemorosum var. nemorosum
- Arctium nemorosum fo. mathei Soó
- Arctium nemorosum fo. nemorosum
- Arctium newbouldii (F.N.Williams) Druce
- Arctium pubens var. microcephalum Math
- Arctium vulgare Auct. Ital.
- Lappa nemorosa (Lej.) Körn.
- Lappa officinalis
Specie simili
modifica- Arctium lappa L. - Bardana maggiore: è più grande e più vigorosa della bardana minore (i capolini hanno dimensione di 3 – 4 cm); inoltre le foglie sono più larghe e i rami superiori si presentano con una configurazione corimbosa.
- Arctium minus (Hill) Bernh. - Bardana minore: è meno grande e meno vigorosa della bardana maggiore (i capolini hanno dimensione di 1-2 centimetri). Inoltre le foglie sono più strette
- Arctium tomentosum Miller - Bardana lanuta: la caratteristica più rilevante è nell'involucro: le squame esterne sono uncinate, mentre quelle interne sono con punte diritte.
Altre notizie
modificaLa bardana selvatica in altre lingue viene chiamata nei seguenti modi:
- (DE) Hain-Klette
- (FR) Bardane des bois
- (EN) Lesser Burdock
Note
modifica- ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1-20.
- ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'8 febbraio 2021.
- ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 26 novembre 2011.
- ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 28 novembre 2011.
- ^ a b The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 28 novembre 2011.
- ^ a b Pignatti 2018, pag. 928.
- ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
- ^ Conti et al. 2005, pag. 55.
- ^ a b c Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 566.
- ^ Global Compositae Checklist [collegamento interrotto], su compositae.landcareresearch.co.nz. URL consultato il 29 novembre 2011.
- ^ Judd 2007, pag. 520.
- ^ Strasburger 2007, pag. 858.
- ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
- ^ Funk & Susanna 2009, pag. 293.
- ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 135.
- ^ Herrando et al. 2019.
- ^ Funk & Susanna 2009, pag. 300.
- ^ Barres et al. 2013.
- ^ Lopez et al. 2009.
- ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 28 novembre 2011.
- ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 141.
- ^ Index synonymique de la flore de France, su www2.dijon.inra.fr. URL consultato il 29 novembre 2011.
Bibliografia
modifica- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 1, 1960, p. 178.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 3, Bologna, Edagricole, 1982, p. 141, ISBN 88-506-2449-2.
- D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 564.
- 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
- Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
- Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
- F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 55, ISBN 88-7621-458-5.
- Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
- V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
- Laia Barres et al., Reconstructing the Evolution and Biogeograpnic History of Tribe Cardueae (Compositae), in Botany, vol. 100, n. 5, 2013, pp. 1-16.
- Sara López-Vinyallonga, Iraj Mehregan, Núria Garcia-Jacas e Olga Tscherneva, Phylogeny and evolution of the Arctium-Cousinia complex (Compositae,Cardueae-Carduinae), in Taxon, vol. 58, n. 1, 2009, pp. 153-171.
- Sonia Herrando-Morairaa et al., Nuclear and plastid DNA phylogeny of the tribe Cardueae (Compositae) with Hyb-Seq data: A new subtribal classification and a temporal framework for the origin of the tribe and the subtribes, in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 137, 2019, pp. 313-332.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Seconda edizione. Volume 3, Bologna, Edagricole, 2018, pag. 738-1196.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arctium nemorosum
- Wikispecies contiene informazioni su Arctium nemorosum
Collegamenti esterni
modifica- Arctium nemorosum Erbe e fiori del Cuneese
- Arctium nemorosum Flora delle Alpi Marittime Database
- Arctium nemorosum Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh) Database
- http://compositae.landcareresearch.co.nz/default.aspx[collegamento interrotto] Global Compositae Checklist Database
- Arctium nemorosum IPNI Database
- Arctium nemorosum EURO MED - PlantBase Checklist Database
- Arctium nemorosum Tropicos Database
- Arctium nemorosum Royal Botanic Gardens KEW - Database