Arinteo
Flavio Arinteo (latino: Flavius Arinthaeus; ... – 378) è stato un generale romano di età imperiale, magister peditum dell'Oriente (366-378) e console (372).
Arinteo | |
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Morte | 378 |
Dati militari | |
Paese servito | Impero romano |
Forza armata | Esercito romano |
Grado | Magister peditum |
Comandanti | Giuliano Valente |
Guerre | Guerre romano-persiane |
Campagne | Campagna sasanide di Giuliano |
Altre cariche | Console |
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Biografia
modificaNel 355 era tribuno della schola armaturarum (una delle unità di cavalleria della guardia imperiale) in Rezia, sotto l'imperatore Costanzo II.[1]
Sotto Giuliano
modificaNel 363 partecipò alla campagna sasanide del successore di Costanzo, l'imperatore Giuliano; assieme al principe sasanide Ormisda[quale?] era responsabile, col titolo di comes rei militaris, della cavalleria, schierata sul fianco sinistro della formazione di marcia dell'esercito romano;[2] in seguito, mentre l'esercito si avvicinava alla capitale sasanide Ctesifonte, fu messo a capo di una formazione di fanteria.[3]
Giuliano morì in territorio nemico e i suoi generali tennero un consiglio allo scopo di selezionare il suo successore: Arinteo e Vittore, rappresentanti della fazione cristiana che aveva militato sotto Costanzo II, sostenevano l'elezione di uno dei propri, in opposizione alla fazione gallica e pagana leale a Giuliano e capeggiata da Nevitta e Dagalaifo, che voleva un militare dei suoi sul trono.[4]
Sotto Valente
modificaIl nuovo imperatore, il cristiano Gioviano, affidò ad Arinteo due ambasciate: la prima assieme a Secondo Saluzio presso i Persiani, che si concluse con la stipula di un pace sfavorevole, ma che permise all'esercito romano di tornare in patria;[5] la seconda in Gallia, allo scopo di confermare Giovino.[6]
Alla morte di Gioviano (364), Arinteo sostenne l'elezione del suo successore, Valentiniano I; quando poi questi nominò collega il proprio fratello Valente, dividendosi con lui l'esercito, Vittore e Arinteo andarono a far parte dell'esercito d'Oriente.[7] Al servizio di Valente combatté contro Procopio, un parente di Giuliano che si rivoltò nel 365–366.[8] Alla morte di Procopio divenne magister peditum («comandante della fanteria») d'Oriente; con questo titolo combatté la guerra contro i Goti del 367[9] e fu inviato a stipulare la pace con loro, ancora una volta assieme a Vittore, nel 369.[10] Nel 371 era in Armenia con un contingente, allo scopo di assistere gli Armeni contro i Sasanidi.[11]
Morì nel 378, mentre era ancora alquanto giovane; si fece battezzare sul letto di morte e lasciò la madre, la moglie e una figlia. È possibile che l'Arinteo prefetto del pretorio in Oriente nel 379/383 fosse suo figlio.[12]
Note
modifica- ^ Ammiano Marcellino, xv.4.
- ^ Ammiano Marcellino, xxiv.1.2; Zosimo, iii.13.3.
- ^ Ammiano Marcellino, xxiv.7.2; Zosimo, iii.24.1.
- ^ Ammiano Marcellino, xxv.5.2.
- ^ Ammiano Marcellino, xxv.7.7; Zosimo, iii.31.1.
- ^ Ammiano Marcellino, xxv.10.9.
- ^ Ammiano Marcellino, xxvi.5.2; Zosimo, iv.2.4.
- ^ Ammiano Marcellino, xxvi.8.4-5.
- ^ Ammiano Marcellino, xxvii.5.4.
- ^ Ammiano Marcellino, xxvii.5.9.
- ^ Ammiano Marcellino, xxvii.12.13. Il suo nome nelle fonti armene è Addē.
- ^ Jones, p. 104.
Bibliografia
modificaFonti primarie
modifica- Ammiano Marcellino, Storie
- Zosimo, Storia nuova
Fonti secondarie
modifica- (EN) Arnold Hugh Martin Jones, John R. Martindale e John Morris, The Prosopography of the Later Roman Empire, Vol. 1, Cambridge University Press, 1971, pp. 102–103. (Versione on-line)
Voci correlate
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