Aurelio Opillo
Aurelio Opillo, o Opilio o Opillio[1] (II secolo a.C. – I secolo a.C.), è stato uno scrittore romano.
Fu il liberto di un epicureo e in quanto tale insegnò a Roma filosofia, retorica e grammatica. Chiuse la sua scuola per seguire in esilio Rutilio Rufo, accompagnandolo a Smirne, dove i due passarono il resto della vita. Citato da Marco Terenzio Varrone e da Verrio Flacco, è considerato un'autorevole fonte. I suoi studi principali si sarebbero rivolti in particolare alla determinazione delle commedie di Plauto delle quali avrebbe studiato la sintassi e le parole. Tuttavia, i suoi libri si occupavano di una vasta gamma di interessi nel campo dell'erudizione; tra di essi si ricordano un Pinax (Catalogo) e Musae, opera citata da Aulo Gellio,[2] che ne trae una etimologia del termine induciae.
Note
modifica- ^ Il nome compare con tutte e tre le grafie, ma l'autore stesso, in un acrostico all'inizio del Pinax, lo scrive con la doppia.
- ^ Aulo Gellio, Noctes Atticae, I, 25.
Bibliografia
modifica- (LA, IT) C. Svetonio Tranquillo, Aurelius Opilius, in De illustribus grammaticis liber - Il libro degli illustri grammatici, con traduzione e note di Pietro Canal, in Opere tradotte ed illustrate, Venezia, dalla tip. di Giuseppe Antonelli, 1844, coll. 955-956.
- Stanley F. Bonner, L'Educazione Nell'Antica Roma, su books.google.it, Armando Editore, 1986, p. 84. URL consultato il 5 agosto 2011.
- (EN) William Smith (a cura di), Opilius, Aurelius, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
Collegamenti esterni
modifica- Opillo, Aurelio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (LA) Opere di Aurelio Opillo, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute.
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