Caproni Ca.7
Il Caproni Ca.7 fu il settimo modello di aeroplano progettato dal pioniere dell'aviazione trentino Gianni Caproni.
Caproni Ca.7 | |
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Schizzo del progetto del Caproni Ca.7, da un disegno di Gianni Caproni riprodotto in Gli aeroplani Caproni[1] | |
Descrizione | |
Tipo | Biplano pionieristico |
Equipaggio | 1[1] |
Progettista | Gianni Caproni |
Esemplari | – |
Sviluppato dal | Caproni Ca.6 |
Dimensioni e pesi | |
Struttura | Legno |
Lunghezza | 9,65 m |
Apertura alare | 12,00 m |
Rivestimento | Tela |
Altezza | 3,00 m[1] |
Superficie alare | 36,00 m² |
Peso a vuoto | 475 kg |
Peso carico | 675 kg |
Passeggeri | 2[1] |
Propulsione | |
Motore | 2 × Rebus in linea |
Potenza | 50 CV (36,8 kW) |
I dati sono tratti da Aeroplani Caproni[2] | |
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Storia del progetto
modificaGianni Caproni iniziò a occuparsi della progettazione del Ca.7 nei primi anni 1910;[3] si trattava del primo aereo Caproni concepito come plurimotore, dopo le esperienze svolte da Caproni a partire dal 1910 con i monomotori dal Ca.1 al Ca.6.[2]
Il fatto che si tratti del primo velivolo plurimotore Caproni fa sì che esso sia considerato il precursore dei grandi bombardieri realizzati dall'ingegnere trentino durante la prima guerra mondiale.[3]
Tecnica
modificaIl progetto del Caproni Ca.7 concerneva un biplano dotato di un doppio sistema di impennaggi orizzontali, montati rispettivamente all'estremità anteriore e posteriore della fusoliera. Il progetto prevedeva l'installazione di due motori "in tandem" all'interno della fusoliera, la quale avrebbe dovuto ospitare anche, oltre al pilota (alloggiato all'estremità anteriore, subito dietro l'impennaggio di prua), due passeggeri (seduti dietro i motori).[1]
L'aereo avrebbe dovuto presentare due eliche spingenti, azionate tramite organi di trasmissione a catena dai motori alloggiati in fusoliera;[1] i due motori erano collegati da innesti a frizione, in modo tale da poter funzionare insieme o separatamente.[3] Proprio per le difficoltà progettuali insite nell'impiego di due propulsori, entrambi alloggiati in fusoliera, di cui uno alla volta avrebbe dovuto poter essere spento, anche in volo, per esigenze di raffreddamento, impedì però la realizzazione dell'aeroplano, che rimase dunque allo stadio di progetto.[1]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h Gli aeroplani Caproni – Studi – Progetti – Realizzazioni 1908-1935, Edizione del Museo Caproni, 1937, pp. 34-36, ISBN non esistente.
- ^ a b Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, p. 241, ISBN non esistente.
- ^ a b c T.L. Barbero, I cento aeroplani Caproni 1909-1930, collana Aeronautica – Rivista mensile internazionale, pp. 12-13, ISBN non esistente.
Bibliografia
modifica- Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, ISBN non esistente.
- Gli aeroplani Caproni – Studi – Progetti – Realizzazioni 1908-1935, Edizione del Museo Caproni, 1937, ISBN non esistente.
- T.L. Barbero, I cento aeroplani Caproni 1909-1930, collana Aeronautica – Rivista mensile internazionale, ISBN non esistente.
- Giovanni Celoria, Tre anni di aviazione nella brughiera di Somma Lombardo (5 aprile 1910 – 5 aprile 1913), Milano, Stab. Tip. Unione Cooperativa, 1913, ISBN non esistente. (Ristampato in edizione anastatica a cura di Romano Turrini, Trento, Il Sommolago – Museo dell'Aeronautica G. Caproni – Comune di Arco, 2004).
Voci correlate
modificaAltri progetti
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