Castello di Vettignè

castello di Santhià

Il castello di Vettignè è un antico edificio di origine medievale del Vercellese, situato nell'omonima frazione di Santhià. [1]
A partire dagli anni sessanta del Novecento il castello, a seguito dello spopolamento della frazione Vettignè, versa in uno stato abbandono pressoché totale. [2]
Il toponimo Vettignè deriva dal Vectigal che era il dazio che si pagava per ottenere il diritto di passaggio dal borgo, che all'epoca era il crocevia tra la Via Svizzera e la Via Francigena, detta anche Via Francesca.

Castello di Vettignè
Ubicazione
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegionePiemonte
CittàSanthià, frazione Vettignè;
IndirizzoVia Vettignè, 40
Coordinate45°23′35.53″N 8°14′19.36″E
Informazioni generali
TipoCastello tardo-medievale
Inizio costruzioneXV secolo
Condizione attualeIn stato di abbandono
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L'ingresso al castello

Il castello fu a lungo di proprietà della nobile famiglia dei Vialardi di Verrone, poi dei Dal Pozzo e passò al ramo Savoia-Aosta in seguito al matrimonio di Maria Vittoria Carlotta, l'ultima erede dei principi della Cisterna, con il principe Amedeo, duca di Aosta e re di Spagna.

Il nucleo castellato fu edificato, forse su una struttura più antica, nel XV secolo. È interamente circondato da merli a coda di rondine, sorretti da lunghi beccatelli adornati da una fascia decorativa. La torre cilindrica, di altezza notevole, ricorda da vicino quella del castello di San Genuario a Crescentino.[2]
Tra il '500 ed il '600 furono costruite le abitazioni, i magazzini e la casa padronale che andarono a chiudere la corte centrale.

Stando a una leggenda il sanguinario capitano di ventura Bonifazio, detto Facino Cane, che le fonti più accreditate ritengono nato a Casale Monferrato, sarebbe invece originario di Vettignè; proprio per questo il borgo di Vettignè e la stessa Santhià sarebbero stati gli unici centri della zona ad essere risparmiati dalla furia del condottiero.[2]

  1. ^ Carta Tecnica Regionale raster 1:10.000 (vers.3.0) della Regione Piemonte - 2007
  2. ^ a b c Sito ontanomagico.altervista.org Archiviato il 12 settembre 2010 in Internet Archive., consultato nel novembre 2009

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