Centrale nucleare Enrico Fermi

centrale nucleare in Italia

La centrale nucleare Enrico Fermi di Trino in provincia di Vercelli è uno dei quattro impianti italiani (tutti e quattro dismessi) di produzione di energia elettrica da fonte nucleare, che aveva un unico reattore da 270 MW di potenza elettrica lordi e 260 MW netti, a uranio a basso arricchimento (circa il 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua pressurizzata (PWR).[1]

Centrale nucleare Enrico Fermi
Vista della centrale dal fiume Po
Informazioni generali
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàTrino (VC)
Coordinate45°11′02.74″N 8°16′39.2″E
Situazionechiusa
ProprietarioSOGIN
GestoreSOGIN
Anno di costruzione19611964
Inizio produzione commerciale1965
Chiusura1990
Reattori
FornitoreSEI / Westinghouse
TipoPWR
ModelloW(4-loop)
Spenti1 (260 MW)
Produzione elettrica
Nel 19900 GWh
Totale24,3 TWh
Ulteriori dettagli
CostruttoreSEI S.p.A.
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Centrale nucleare Enrico Fermi
Dati aggiornati al 16 febbraio 2012

Costruita dal 1961 al 1964 da un consorzio misto di produttori privati e pubblici, e finanziata per più della metà del suo costo totale da capitali pubblici italiani (tramite la Finelettrica) e statunitensi (tramite la Export-Import Bank, che coprì da sola il 50% della spesa[2]), entrò in esercizio nel 1965 e quasi subito passò all'Enel, l'ente nazionale di energia elettrica formatosi solo due anni prima, che la esercì fino al 1987, anno di cessazione del servizio; nel 1999 l'Enel ne conferì la proprietà alla propria consociata SOGIN, successivamente passata allo Stato, la quale è incaricata di curare la bonifica ambientale del sito.

Il reattore di Trino aveva un gemello in Francia, il reattore A della centrale nucleare di Chooz: in esercizio dal 1970 al 1990, forniva 300 MW di potenza elettrica alla rete.

Inizio del programma nucleare italiano

modifica

La centrale nucleare di Trino è il frutto della prima iniziativa industriale avviata in Italia in campo nucleare. Tale iniziativa fu presa all'indomani della prima Conferenza di Ginevra del 14 ottobre 1955 e vide come attore principale la società Edison. Nel dicembre 1955 fu costituita la Società Elettronucleare Italiana, fondata da FIAT e Montecatini e partecipata da Edison Volta, Società Adriatica di Elettricità, Società Romana di Elettricità, SELT-Valdarno, Società Generale Elettrica della Sicilia, Società Meridionale di Elettricità, Società Idroelettrica Piemonte, AST e Società Trentina di Elettricità nonché, dal 1957, anche dalla parastatale Finelettrica con il 15%, in accordo con la società statunitense American Machine & Foundry (Westinghouse) e sottoscrizione paritetica del capitale da parte di elettroproduttori privati (Edison, SADE, Romana, SELT-Valdarno e SGES) e pubblici (IRI-Finelettrica con SME, SIP, Terni e Trentina).

La costruzione della centrale

modifica

Nel dicembre 1956 l'Edison sottoscrisse con la Westinghouse Electric Company una lettera d'intenti per la fornitura di un reattore PWR da 134 MW elettrici, analogo a quello della centrale sperimentale di Yankee Rowe della Yankee Atomic Elettric Company.

In attesa delle approvazioni governative il progetto della centrale di Trino fu rivisto rispetto al progetto originario: con il progredire della tecnologia nucleare ci fu un notevole incremento della potenza del reattore, portando gli iniziali 615 MW termici e 186 MW elettrici ai finali 870 MW termici e 272 MW elettrici[3] per un'energia totale di circa TWh/anno[2], con la peculiarità di avere - con un unico reattore - due gruppi turbogeneratori grazie all'aumento di potenza possibile con la modifica del sistema di controllo in corso d'opera di costruzione.

Nel luglio 1960 l'agenzia statunitense di credito all'esportazione Export-Import Bank concesse al consorzio un maxi-prestito di 34 milioni di dollari (pari a circa 20 miliardi di lire dell'epoca)[2]; tale finanziamento copriva circa la metà del costo totale dell'impianto, calcolato in circa 40 miliardi di lire[2].

La centrale di Trino fu dedicata al fisico italiano Enrico Fermi[2], fra i principali ideatori della prima pila atomica dell'era moderna. La costruzione della centrale iniziò il 1º luglio 1961; il collegamento ai gruppi di generatori elettrici avvenne il 22 ottobre 1964, l'entrata in pre-esercizio avvenne circa un mese più tardi[4]; l'entrata in servizio commerciale fu il 1º gennaio 1965; il 1º febbraio successivo, a seguito della nazionalizzazione dell'energia elettrica, la proprietà della centrale fu trasferita all'Enel. Al momento del suo debutto operativo era la più grande centrale del mondo a uranio arricchito[4].

Vita operativa

modifica

Dopo il primo ciclo di combustibile la centrale ebbe un fermo di tre anni a seguito della rimozione dello scudo termico del reattore; il secondo ciclo fu prodotto interamente in Italia dalla società Coren della vicina Saluggia[5]; questa, acronimo di COmbustibili per REattori Nucleari, era una joint-venture paritaria tra Fiat, Breda e Westinghouse[5], e consegnò all'Enel la prima fornitura di materiale nucleare nel 1968[5].

In seguito la centrale non subì più fermi per guasti o avarie, ma solo per ricarica o adeguamento dei sistemi di sicurezza, come per esempio avvenne il 21 giugno 1979. Durante detta fermata furono anche apportate modifiche e miglioramenti organizzativi a seguito dell'incidente accaduto al reattore numero 2 della centrale statunitense di Three Mile Island.

La chiusura

modifica

Nell'aprile del 1986 il reattore numero 4 della centrale nucleare di Černobyl' esplose spargendo una nube radioattiva su una parte dell'Europa. Questo gravissimo incidente portò la popolazione italiana a richiedere e approvare tre quesiti referendari inerenti alla localizzazione e le agevolazioni al nucleare. La centrale di Trino concluse il suo nono ciclo di combustibile il 21 marzo 1987 e caricò il decimo. A seguito di delibera CIPE del 26 luglio 1990 tutto il programma nucleare italiano fu sospeso, l'ultima ricarica di combustibile non ancora consumato fu venduta e la centrale messa in SAFESTOR (Safe Storage o custodia protettiva passiva). In questa condizione, che prevedeva solo il mantenimento in sicurezza delle strutture e degli impianti a tutela della popolazione e dell'ambiente. rimase fino al 2000 quando SOGIN subentrò nella proprietà per avviare le attività di smantellamento dell'impianto.

Consuntivo di vita

modifica

Nella sua vita la centrale fu in funzione per un equivalente di 10,6 anni, con una possibile vita residua del 34%; consumò 4,6 tonnellate di uranio producendo quindi 26 TWh di energia elettrica lorda (corrispondenti a 23,8 TWh netti), pari a 13 volte il fabbisogno della provincia di Vercelli del 1987.

Lo smantellamento

modifica

Nel novembre 1999 la proprietà della centrale, così come per le altre tre centrali nucleari italiane, fu trasferita a SOGIN, che ha il mandato di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito, allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione dell'area con l'obiettivo di realizzare la bonifica ambientale del sito[6]: allontanamento del combustibile nucleare, decontaminazione e smantellamento delle strutture e gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

Nel 1999 furono smantellati i trasformatori che collegavano la centrale alla rete elettrica. Nel 2002 furono demolite le torri di raffreddamento ausiliarie. A seguire, nel 2003 furono decontaminati i generatori di vapore. Tra il 2003 e il 2004 furono demoliti gli edifici che ospitavano i generatori d'emergenza a gasolio e gli spogliatoi del personale. Nel 2006 fu ultimata la rimozione della traversa sul Po, che serviva a garantire l'approvvigionamento idrico durante l'esercizio dell'impianto. Nel 2007 fu completato lo smontaggio dei componenti dell'edificio turbina.

Nel gennaio 2009 fu pubblicato il decreto di compatibilità ambientale per “l'attività di decommissioning – disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito”. Nel 2009 sono terminate le attività di adeguamento del sistema di ventilazione dell'edificio reattore e dell'impianto elettrico dell'edificio turbina e la realizzazione della stazione rilascio materiali. Si sono inoltre conclusi i lavori di rimozione dei componenti e dei sistemi ausiliari non contaminati della zona controllata. Sono in corso i lavori di rimozione dei sistemi non contaminati della zona controllata e le attività per la messa in esercizio del sistema di ventilazione dell'edificio reattore[7].

La centrale di Trino è stata la prima delle quattro centrali nucleari italiane ad ottenere il 2 agosto 2012 il decreto di disattivazione per la centrale[8][9], approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico su parere dell'Autorità di sicurezza nucleare (Ispra) e delle altre Istituzioni competenti, che consente di avviare le attività per la bonifica completa del sito con lo smantellamento e la decontaminazione dell'isola nucleare. La Società ha emesso il bando di gara[10] per la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di smantellamento del circuito primario e dei sistemi ausiliari dell'edificio reattore, escluso recipiente e i componenti interni del reattore (tra cui il nocciolo), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il 4 agosto 2012.

Primati

modifica
  • Primato mondiale di funzionamento ininterrotto a piena potenza: 322 giorni (dal 28 settembre 1974 al 16 agosto 1975).
  • Reattore più potente al mondo: dal 22 ottobre 1964, quando superò il reattore statunitense di Indian Point 1, al 4 agosto 1966, quando venne sopravanzato dal reattore francese di Chinon A3.
  1. ^ Centrale di Trino, su sogin.it.
  2. ^ a b c d e La centrale nucleare di Trino darà un miliardo di kW all'anno, in Stampa Sera, 21 luglio 1960, p. 5. URL consultato il 26 ottobre 2013.
  3. ^ Fu cambiato il sistema di controllo della reattività del reattore. Infatti il progetto iniziale utilizzava solamente barre di controllo, mentre usando acido borico arricchito in B-11 disciolto nell'acqua di moderazione e raffreddamento si ottennero maggiori rese a parità di tutti gli altri fattori con minori fattori di picco nucleare.
  4. ^ a b La centrale nucleare di Trino ha iniziato la fase produttiva, in Stampa Sera, 16 novembre 1964, p. 7. URL consultato il 26 ottobre 2013.
  5. ^ a b c Sergio Devecchi, Il primo combustibile nucleare prodotto in Italia dalla Coren, in La Stampa, 22 giugno 1968. URL consultato il 26 ottobre 2013.
  6. ^ Video da Canale Sogin su YouTube - Centrale di Trino - Progetto Sogin per la Bonifica Ambientale del sito
  7. ^ Comunicato stampa Sogin, “Sogin, presentati i risultati 2011-2012 e il programma di bonifica dei siti nucleari piemontesi” – 13.11.2012 (PDF), su sogin.it. URL consultato il 27 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  8. ^ Decreto di disattivazione della centrale nucleare di Trino, su mise.gov.it. URL consultato il 27 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2013).
  9. ^ Comunicato stampa Sogin, “Approvato il decreto di disattivazione per la centrale di Trino” – 06.08.2012
  10. ^ Appalto per la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di smantellamento del circuito primario e dei sistemi ausiliari escluso vessel e internals della centrale di Trino

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica