Cesare Colizza

militare italiano

Cesare Colizza (Marino, 16 ottobre 1884Babina Gora, 20 agosto 1914) è stato un militare italiano. Fu militante attivo nel movimento repubblicano e combattente garibaldino, insieme al fratello Ugo. Morì mentre combatteva come volontario nell'esercito serbo contro l'Austria-Ungheria, nelle prime settimane della prima guerra mondiale.

Cesare Colizza
NascitaMarino, 16 ottobre 1884
MorteBabina Gora,[1] Montenegro, 20 agosto 1914
Dati militari
Forza armataLegione garibaldina
GradoCapitano
GuerrePrima guerra balcanica
Prima guerra mondiale
BattaglieDrisko (dicembre 1912)
Monte Zer (agosto 1914)
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Biografia

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I primi anni e la formazione politica

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Di famiglia benestante e conosciuta,[2] si arruola volontario nel Regio esercito italiano nel 1903, un anno prima della chiamata alla leva militare della sua classe, viene assegnato al 13º reggimento artiglieria. Non supera la prova per diventare caporale, e viene congedato nel 1905.[3] Inizia una serie di viaggi: prima nella cittadina portuale di Paterson, nel New Jersey (1906),[4] poi di nuovo in Nord America via Parigi (1910), quindi a New York nel 1911 e nel 1913.[5]

Di fede politica repubblicana, seguace del pensiero di Max Stirner,[6] viene iniziato alla massoneria nel 1908 presso la loggia "Concordia" di Monte Compatri, obbediente al Grande Oriente d'Italia. Il 15 febbraio 1912 gli viene attribuita la qualifica di Compagno ed il 21 febbraio 1912 quella di Maestro.[3]

Nello stesso anno 1912 parte con la legione garibaldina comandata da Ricciotti Garibaldi per la prima guerra balcanica, in sostegno della Grecia contro l'Impero ottomano. Combatte nella battaglia di Drisko il 9, 10 ed 11 dicembre 1912, e viene promosso al grado di capitano della legione garibaldina alla fine di quel mese.[5]

Due anni dopo, quando l'Austria-Ungheria invase la Serbia in conseguenza dell'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este (28 giugno 1914), partì di nuovo con un pugno di garibaldini per difendere la giovane nazione slava dall'aggressione del potente impero asburgico. Sono sette volontari: Vincenzo Bucca, Cesare Colizza, il fratello maggiore Ugo, Francesco Conforti, Mario Corvisieri, Nicola Goretti ed Arturo Reali. Tre di loro provenivano da Marino, oltre a Cesare Colizza, il fratello Ugo ed il ventiquattrenne Arturo Reali. Cesare Colizza era il capo della comitiva.[7]

Il gruppo di garibaldini partì il 31 luglio 1914 da Bari ed arrivò in Grecia, al porto del Pireo, il 3 agosto.[8] Il 4 erano ad Atene: si presentarono alle autorità serbe, che fornirono loro un lasciapassare; rifiutarono anche il denaro che gli veniva offerto. Spiegheranno più tardi al colonnello Ceda A. Popovich che loro vogliono combattere solo per ideale: "i garibaldini consideravano loro dovere combattere al fianco del più debole, la cui libertà è posta in pericolo [...]".[7] Nonostante lo stesso Ricciotti Garibaldi sconsigli loro di proseguire, arrivano in Serbia il 10 agosto e si arruolano come soldati semplici nella bande di volontari dell'esercito serbo.

Schierati sul fronte montenegrino, affrontarono gli austro-ungarici il 20 agosto 1914 sulle alture vicino Visegrád, al confine con la Bosnia, nell'ambito della battaglia del Monte Zer,[9] in una località chiamata Babina Gora.[10] In particolare il gruppo italiano tentò un'avanzata approfittando di un momento di disorganizzazione dell'esercito asburgico, ma i sette restarono isolati in mezzo alle linee nemiche; nello scontro per disimpegnarsi dall'accerchiamento morirono Francesco Conforti, Vincenzo Bucca, Mario Corvisieri e Nicola Goretti, oltre a Cesare Colizza, che venne colpito mentre "eretto in tutta la persona grida: Viva l'Italia!".[11] Ferito a morte, Cesare ordinò al fratello Ugo e all'altro marinese, Arturo Reali, di lasciarlo lì e ritirarsi dietro le linee serbe. Pare che le sue ultime parole prima di morire siano state: "Abbasso l'Austria".[11]

Il suo cadavere, sepolto sul campo di battaglia, non è stato più ritrovato.[12] È ricordato tra i caduti su una lapide nel cimitero militare italiano di Belgrado.

Onoranze e commemorazioni postume

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È stato insignito della Medaglia d'oro al valor militare nel 1917 da parte del governo serbo[13] e della Croce al merito di guerra alla memoria nel 1938 da parte del governo italiano.[14]

A Marino a Cesare Colizza è stata intitolata una strada nel quartiere Borgo Garibaldi (strada in cui lui abitava), e gli sono stati intitolati una lapide sulla parete dell'ex-Palazzo comunale in piazza Giacomo Matteotti (apposta il 29 luglio 1922); il cinema, finché è stato aperto; e nel periodo fascista era a lui intitolato anche il locale Fascio di combattimento.

Nell'ambito delle ricorrenze per il centenario della prima guerra mondiale, a partire dal 2015, si sono moltiplicati gli studi e le commemorazioni dei sette "eroi in camicia rossa", soprattutto a cura dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Il regista italo-serbo Nicola Lorencin ha realizzato un film documentario "Sette della Drina, i sette morituri", prodotto dalla Zastava Film con il sostegno del Governo serbo.

  1. ^ Si veda nt. 10
  2. ^ Il nonno materno, Pietro Paolo Testa, è sindaco di Marino dal 1875 al 1877, mentre suo padre Giovanni Colizza è consigliere comunale per molti anni ed assessore; cfr Vittorio Rufo, Dania Fanasca, Valerio Rufo, Una Storia in Comune: Marino nel Regno d'Italia dal 1870 al 1926, Marino 2010. L'abitazione di famiglia è una vecchia villa seicentesca della famiglia Colonna, che infatti è nota come Villa Colizza.
  3. ^ a b Zarcone, p. 166.
  4. ^ A Paterson aveva vissuto Gaetano Bresci, l'anarchico che nel 1900 aveva assassinato a Monza il re d'Italia Umberto I. Onorati-Scialis
  5. ^ a b Onorati-Scialis, p. 13.
  6. ^ Ugo Onorati, I Colizza e la battaglia di Babina Glava, in "Il Tuscolo", n° 175 del 30 aprile 2012.
  7. ^ a b Zarcone, p. 46.
  8. ^ Onorati-Scialis, p. 17.
  9. ^ Zarcone, p. 48.
  10. ^ Ugo Onorati nei suoi più recenti scritti (Da Marino a Krugaijevac, Marino 2016) ha concluso che questa località è preferibile a quella chiamata Babina Glava, che dista circa cento chilometri da Visegrad e dalla Drina, ma che tradizionalmente veniva tramandata come il luogo della battaglia.
  11. ^ a b Zarcone, p. 49.
  12. ^ Onorati-Scialis, p. 19.
  13. ^ Zarcone, p. 53.
  14. ^ Sono escluse decorazioni più importanti a causa della scomodità politica del ricordo di questi caduti negli anni del Regime fascista e della difficoltà di qualificarli come combattenti: a rigore infatti, per l'articolo 8 della legge sulla nazionalità allora vigente, i cittadini che si arruolavano presso un altro esercito perdevano la cittadinanza. Zarcone, p. 64.

Bibliografia

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  • Antonino Zarcone, I precursori, Roma, Cooperativa Annales Edizioni, settembre 2014, ISBN 978-88-909018-9-8.
  • Ugo Onorati e Edoardo Scialis, Eroi in camicia rossa, Marino, Sezione ANPI "Aurelio Del Gobbo" di Marino, novembre 2014.
  • Ugo Onorati, Partirono da Roma nel 1914, prima che altrove, i volontari garibaldini, in Strenna dei Romanisti, 76, 2015, pp. 391–402.
  • Ugo Onorati, Da Marino a Kraguijevac: sette volontari garibaldini in difesa della Serbia all'inizio della prima guerra mondiale, Sezione ANPI "Aurelio Del Gobbo" di Marino, Marino, 2016.

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN233149764 · ISNI (EN0000 0004 1978 3850 · SBN LO1V179905