Cespite

bene o risorsa di proprietà che ha un valore quantificabile tramite valuta

Il cespite (pronuncia: /ˈʧespite/ oppure /ˈʧɛspite/[1]; in lingua inglese asset), nella finanza e nell'economia aziendale, è un bene o risorsa sia tangibile che intangibile di proprietà che ha un valore quantificabile tramite valuta, che si può scambiare tramite compravendita e che si può convertire in denaro liquido (cioè si dice "liquidabile", dotato di "liquidabilità").

Caratteristiche e le due classificazioni base

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Nelle trattazioni tecnico-economiche tradotte dall'inglese, è raro usare il termine italiano "cespite" (che ha una valenza contabile, di bilancio) piuttosto si usa la parola bene. Sia soggetti privati (persone fisiche e giuridiche come le società, cioè aziende e partnership varie, e organizzazioni non-profit) che soggetti pubblici come lo Stato e le sue istituzioni sono proprietari/titolari di asset. Esempi di asset sono il denaro, prodotti finanziari come le azioni e obbligazioni (sono delle security), i conti in banca, i forwards, i futures, le options, gli SWAP (le securities, i conti e questi altri strumenti derivati sono detti "asset finanziari"), edifici, terreni, macchinari, veicoli, brevetti, software, certificazioni e il valore del brand e del know-how.

Nello stato patrimoniale, facente parte del foglio di bilancio, sono parte delle attività. Nel caso di una società, compongono il capitale sociale. Il capitale sociale è a sua volta un macro-asset ibrido e composto da asset di più tipi, anche finanziari (per esempio, denaro conferito dai soci tramite l'acquisto di security, ovvero azioni e obbligazioni, e terreni/macchinari/veicoli/edifici conferiti). Questi asset si usano per gestire le attività di business (e.g. macchinari) o migliorarle (e.g. macchinari nuovi e hi-tech), fare investimenti per soddisfare i bisogni correnti o nel medio e lungo termine, per ottenere guadagni e generare cash flow anche passivamente nell'immediato o nel futuro più o meno lontano (e.g. possesso di brevetti e marchi sfruttati da terze parti previo pagamento dei diritti e delle royalties nel franchising, possesso di beni dati in prestito tramite per esempio la formula del leasing) e per ottenere finanziamenti a debito siccome gli asset correnti si possono porre a garanzia. L'accumulo di debiti tramite ricorso alle banche e all'emissione di obbligazioni/bond creano gravame sugli asset, cioè accumulano le liability. Se dagli asset si sottraggono le liability, si ottiene un valore che, nell'accounting finanziario delle corporation, si dice equity: l'equity sono gli asset liberi da gravame. Nel caso degli stati, questo valore in macroeconomia non si chiama "equity" ma ricchezza nazionale (wealth).

Come detto in precedenza, gli asset fondamentalmente sono di due tipi, ovvero tangibili e intangibili in base alla loro fisicità, ma quelli intangibili/immateriali si possono suddividere in asset finanziari e non-finanziari. I primi sono tutti i titoli di credito e debito emessi da una società per finanziarsi tramite debito o non a debito, cioè tramite equity; in altre parole, sono i titoli immateriali (in passato erano pezzi di carta oggi dematerializzati e scambiati over the counter (OTC) o in borsa se la società è quotata) con cui una società pratica il debt financing o l'equity financing, come indica la corporate finance (l'equity è pubblica se avviene in borsa siccome è un mercato pubblico e regolamentato, mentre si dice "private equity" se lo scambio di titoli avviene over the counter, non in borsa ma in altri canali privati, informali e non regolamentati). Gli asset finanziari sono le azioni, le obbligazioni e i derivati. Peraltro, tutti e tre sono detti "valori mobiliari/security". Le obbligazioni sono emesse sia dalle società (obbligazioni societarie/corporate bond) che dallo Stato e dalle municipalità (obbligazioni statali/government bond). Gli altri asset immateriali non-finanziari sono per esempio i software, i brevetti, i marchi o brand e le licenze.

In sintesi, anche solo per comodità, si possono riordinare in due categorie:

  • asset tangibili (e.g. macchinari);
  • asset intangibili (e.g. azioni e brevetti).

Nei fogli di bilancio/balance sheet e simili report finanziari (le società quotate in borsa devono produrli trimestralmente e devono farli controllare e revisionare da una società di audit) gli asset possono essere suddivisi in quattro categorie (la classe "asset finanziari" è in comune).

La prima classe è quella degli asset correnti, cioè le risorse da liquidare/convertire in denaro entro un anno, dunque in un orizzonte temporale di breve termine. Essi sono il denaro, i cash equivalents (come i certificati di deposito/CD bancari), i crediti/accounts receivable (e.g. i pagamenti dei clienti, che nel commercio internazionale possono avvenire anche a 30, 60, 90 giorni dalla spedizione o dall'emissione della fattura commerciale/invoice; nei casi limite, il cliente è insolvente perché effettivamente tale o perché dichiara bancarotta fraudolenta), le spese prepagate (e.g. un pagamento anticipato per coprire i costi di spedizione o assicurazione di merce o per sicurezza) e le scorte/inventory ancora utilizzabili (potrebbero deperire nel tempo). Se un asset corrente si deprezza/svaluta, si registrano sia il costo originale che quello attuale, che può essere deprezzato o addirittura rivalutato (si registra cioè il costo storico/historical cost). Se i crediti non si possono più ricevere in nessun modo a seguito di insolvenza di un creditore (e.g. un cliente), il credito diventa inesigibile e cessa di essere un asset corrente e diventa di fatto una spesa (è come spendere risorse per "donare" beni e servizi che non verranno mai più pagati); la voce apposita si chiama "spese per crediti inesigibili" (bad debt expense). Il bad debt non si può pagare ed è una perdita per il creditore, a differenza di un debito che viene sfruttato per crescere e ripagato al creditore con eventuali interessi; quest'ultimo si può immaginare come "good debt". Il valore degli asset totali si calcola come un'addizione del valore quantificato con una valuta di tutti i suoi componenti detti finora: Current Assets = C (cash) + CE (cash equivalents) + I (inventory) + AR (accounts receivable) + MS (marketable securities) + PE (prepaid expenses) + OLA (other liquid assets); in breve, current assets = C + CE + I + AR + MS + PE + OLA.

La seconda categoria è quella degli asset intangibili.

La terza categoria, che viene considerata come separata dalla seconda e non sovrapposta (non ci sono overlap) è quella degli asset finanziari acquisiti da altre società e stati tramite l'acquisto (quelli emessi e venduti dalla società stessa sono calcolati tra quelli correnti siccome, con la compravendita spedita, sono facilmente cedibili e liquidabili: sono infatti titoli mobiliari e negoziabili, "marketable securities").

La quarta è quella degli asset fissi o non correnti o "beni capitali" (capital goods): esse sono le risorse a lungo termine e che si utilizzano senza consumarle completamente, e.g. edifici, impianti e capannoni, terre, macchinari, veicoli, mobili e computer. Una celebre sigla per indicarli è PP&E, ovvero "property, plant, and equipment". Le scorte, siccome si usano nel breve termine (anche se ne avanzano e si conservano), non sono asset fissi: cento chili di arance intere per produrre succo sono diversi da un capannone in cui le arance si spremono per produrre succo d'arancia: entrambi si usano ma, mentre i cento chili di arance intere spariscono in pochi giorni, il capannone di base è ancora presente e in piedi dopo dieci anni. Gli asset fissi/non correnti si liquidano meno lentamente (e.g. se si rivende un macchinario), sicuramente non si considerano come liquidabili entro un anno e sono esposti al deprezzamento lungo il tempo in base all'usura, alla mancanza di manutenzione, ai prezzi di mercato e all'innovazione tecnologica. Gli asset correnti non sono deprezzati.

In sintesi, in base alla comune classificazione nei fogli di bilancio, gli asset formanti il capitale (nelle società, il cosiddetto capitale sociale/capitale di rischio) si possono riordinare in quattro categorie:

  • Asset correnti (current assets), inclusi i prodotti finanziari emessi
  • Asset fissi/non correnti o "beni capitali" (fixed/noncurrent assets, PP&E) di cui si calcola il deprezzamento
  • Asset intangibili (intangible assets) ma non finanziari
  • Asset finanziari (financial asset) di altre società o stati.

Nel mondo, ogni stato ha un suo standard contabile (e.g. negli Stati Uniti, si usano i GAAP, molto noti); a essi, si aggiungono gli IFRS, che sono internazionali e sono molto usati in Europa.

I cespiti possono essere dismessi tramite cessazione d'uso o vendita, e secondo le normative vigenti in termini di bilancio, devono essere svalutati e/o ammortizzati all'avverarsi di certe condizioni. Nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione coincidono con il complesso di hardware, software e know-how consolidato di proprietà dell'impresa.

Nell'inglese tecnico, asset è genericamente un "bene" e quindi equivale al cespite italiano. In realtà, in diversi contesti settoriali, per asset s'intende qualcosa di più lato cioè "risorsa". Quindi non solo asset materiali (macchine, apparecchiature, dispositivi, impianti, mezzi, infrastrutture, ecc.) o immateriali (software, informazioni, certificazioni o qualifiche), ma anche conoscenze e capacità delle persone (il capitale umano) e patrimonio (disponibilità finanziarie).

Questa tematica è trattata dalla gestione patrimoniale che non riguarda solo i meri aspetti contabili/amministrativi relativi ai cespiti e, soprattutto, nella business continuity ove asset è, genericamente, qualsiasi bene che abbia valore per un’organizzazione. In italiano, questo concetto allargato di asset, è tradotto "risorsa".

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