Contea di Modica

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«Ad ogni modo Modica, che è la capitale, e la residenza dei magistrati primarj di tutta la Contea, collocar si deve tra le città più distinte di tutto il Reame»

La Contea di Modica (in latino Comitatus Moticae, in spagnolo Condado de Módica) fu un'entità feudale esistita nella parte sudorientale della Sicilia dal XIII al XIX secolo. Fu uno dei più importanti feudi del sud Italia, per dimensione ed importanza storico-politica, ed il suo territorio comprendeva quasi tutta l'area che corrisponde all'odierna provincia di Ragusa.

Contea di Modica
Informazioni generali
CapoluogoModica
Dipendente daRegno di Sicilia (1282-1412), Corona d'Aragona (1412-1516), Regno di Spagna (1516-1556), Impero spagnolo (1556-1720), Regno di Sicilia (1720-1816)
Amministrazione
ConteMosca (1282-1296), Chiaramonte (1296-1392), Cabrera (1392-1529), Enriquez (1529-1713; 1722-1742), Alvarez de Toledo (1742-1755), De Silva (1755-1802), Stuart (1802-1816)
Organi deliberativi
  • Consiglio generale della Contea
  • Consiglio delle singole comunità (università)
  • Corte giuratoria
RappresentantiGovernatore generale
Evoluzione storica
Inizio5 aprile 1282 con Federico Mosca
CausaElevazione della Contea di Modica da parte del re Pietro III d'Aragona e assegnata a di Federico Mosca
Fine12 dicembre 1816 con Carlos Miguel Felipe Maria Fitz-James Stuart y Fernández de Híjar-Silva
CausaAbolizione del feudalesimo nel Regno di Sicilia nel 1812
Preceduto da Succeduto da
Signoria di Modica Distretto di Modica
Cartografia
Conte di Modica
Stemma
Stemma
Data di creazione11 novembre 1282[2]
Creato daPietro I di Sicilia
Primo detentoreFederico Mosca
Attuale detentoreCarlos Fitz-James Stuart y Martínez de Irujo
Confluito nei titoli delDuca d'Alba
Trasmissioneereditaria

Il Patrizio di Modica

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  • Sua Altezza, Sire, Monsignor Antonio Santangelo, Cavaliere Ereditario (Cavaliere Nobile Don), Conte Palatino, Conte e Principe di Caserta, Conte di Sant'Agata de' Goti, Melissano, Frasso, Ducenta, Alessano, Limatola e Montorio, Nobile e Patrizio di Capua, Patrizio di Modica, Nobile di Messina e due volte Nobile di Catania. Discendente diretto, capo, unico detentore di tutti i Titoli e dello Stemma della Famiglia Patrizia Gravante (1995-oggi)

Territorio

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La Contea di Modica rappresentava il feudo più esteso del Regno di Sicilia[3], e il suo territorio al momento della sua soppressione nel 1812, comprendeva oltre Modica, suo capoluogo, gli odierni comuni di Chiaramonte Gulfi, Pozzallo, Ragusa, Santa Croce Camerina, Ispica, Scicli e Vittoria, facenti parte della provincia di Ragusa.

Le origini

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La terra ed il castello di Modica - anticamente Mohac - nel Val di Noto, liberati dal dominio saraceno ad opera dei Normanni nel 1093, furono concesse in feudo dal re Ruggero II di Sicilia ad un cavaliere normanno di nome Gualtiero, in considerazione dei suoi servigi militari.[4] Gualtiero, divenuto signore di Modica, assunse il nome del suo feudo quale cognome divenendo così Gualtiero di Modica, e lo trasmise ai suoi discendenti.[4]

Secondo alcune fonti, con Gualtiero II, già nel 1176 la signoria di Modica sarebbe stata elevata a rango di contea[5], ma non esistono documenti storici tali da provare l'attendibilità di questa tesi. Nel 1194, l'imperatore Enrico VI di Svevia si impossessò del Regno di Sicilia ai danni del legittimo sovrano Guglielmo III d'Altavilla, ed essendo Gualtiero II di Modica fedele a quest'ultimo, il feudo gli venne confiscato.[4] L'Imperatore Enrico concedette il territorio di Modica nel 1200 in feudo al nobile svevo Riccardo di Mosca.[6]

Alla dominazione sveva della Sicilia, a metà XIII secolo fece seguito quella angioina, che registrò l'insofferenza della nobiltà siciliana e sfociò nella rivolta dei Vespri siciliani, con l'appoggio degli Aragonesi. Feudatario di Modica a quel tempo era Federico Mosca, che il 5 aprile 1282 capeggiò la rivolta antiangioina a Modica e Scicli[7]: nel Manifesto di re Pietro III di Aragona, datato 30 dicembre 1282, il Mosca è citato come Fridericus Musca Comes Mohac[8], e pertanto si potrebbe convenzionalmente collocare alla suddetta data la nascita della Contea di Modica.

I Chiaramonte (1296-1392)

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Il Re Pietro morì nel 1285, e gli successe sul trono della Corona d'Aragona il figlio Giacomo, il quale decise di cedere la Sicilia a Carlo II d'Angiò, con il Trattato di Anagni del 5 giugno 1295. Il Parlamento siciliano, riunito al Castello Ursino di Catania, il 15 gennaio 1296, dichiarò decaduto Giacomo da sovrano dell'isola ed elesse quale nuovo monarca il fratello minore il principe Federico - giunto in Sicilia nel 1291 come luogotenente e che insieme ai nobili isolani aveva avversato e combattuto gli Angioini - il quale assunse il nome di Federico III di Sicilia. Nel frattempo nel possesso della Contea di Modica si insediò Manfredi Mosca, figlio di Federico, che abbandonò la causa siciliana rimanendo fedele al re Giacomo II di Aragona, ed alla sua scelta in favore degli Angioini e della Chiesa.

Il nuovo Re di Sicilia privò il Mosca del possesso della contea, che passò a sua sorella Isabella Mosca, e per diritto coniugale al di lei consorte Manfredi Chiaramonte Prefoglio, che per averlo servito nella sua causa, il 25 marzo 1296, investì della Contea di Modica:

«Noi, Frederique II de Aragon, por gracia de Dios Rey de Sichilia, por festejar nuestra encoronacion, stabilimu et ordinamu ki l'Excellentissimus Senor Manfredi de Claramonte, nuestro amigo liali et discendenti de Carlu Magnu Imperaturi, haya en su possedimiento la Condea de Mohac. Per li meriti offeriti a la Nuestra Persona dintra lu Parlamentu di Catania del mese de Jnnaru de kisto ano mil doscientos novanta seis, akkussì stabilimu et ordinamu ka dictu Excellentissimu Manfredi de Claramonte haya titulo Comes Mohac y Senor Ragusiae, Caccabi, Xicli, et delli terri de Gulfi et Posallus, finu a lu feudu de Spaccafurnu. Et per l'opera da dictu Comes Manfredi facta en Nuestro favor contra li preputentii de li Francisi, cussì stabilimu et ordinamu ka dictu Manfredi de Claramonte haya nomina de Gran Siniscalcu di lu Regnu de Sichilia. Por gracia de Dios, dicta investitura sarà festejada y resa publica dintra el duomu de s. Giorgiu de la ciudad de Mohac, con cuncursu de nobili, signuri et curtigiani. E tutti li genti di lu cuntadu de Mohac et li rimanenti, vicini o luntani, di tutta la terra di Sichilia, Noi, Frederique II, ordinamu chi currunu fistanti pi la gloria di lu novu Comes Manfredi et di la Condea de Mohac.

Datu in Palermu el dia 25 de marzo del ano del Senor MCCXCVI.[9][10]»

Con i Chiaramonte la Contea di Modica, il cui territorio era limitato soltanto alla sua capitale, alla signoria di Scicli e alla terra di Pozzallo (proprietà del Conte di Modica), si ingrandì, poiché ad essa furono aggregate le signorie di Ragusa (con la terra di Gulfi compresa) e Caccamo (possedimento quest'ultimo della famiglia Chiaramonte in provincia di Palermo), che il Conte Manfredi aveva ereditato dal nonno materno Giovanni Prefoglio.[11]. A Manfredi Chiaramonte fu inoltre assegnato, come si legge nel Diploma di concessione, il feudo di Spaccaforno. Intorno al 1299, il Conte Manfredi rifondò Gulfi, rasa al suolo dagli Angioini, con il nome di Chiaramonte.

Il 22 febbraio 1361 con diploma conferito dal re Federico IV di Sicilia, la Contea di Modica ottenne la giurisdizione criminale amplissima, istituendo così la Gran Corte, che da quel momento Modica non cessò più di avere.[12] Nel 1391, i Chiaramonte fondarono La Commenda di San Giovanni Battista di Modica del Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Rodi, che ebbe vita fino al XIX secolo.[13]

I nobili di tutta Europa, accolti in qualità di Cavalieri Ospitalieri nel succitato "Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Rodi e di Malta", abbreviato in Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), vennero suddivisi, dopo il 1319, in varie compagnie, per nazione di provenienza. Erano esclusi dalla possibilità di essere accolti nella Sacra Milizia coloro che provenivano da città macchiate dall'onta del vassallaggio feudale, con la sola eccezione, in Sicilia, della ammissione degli uomini della contea di Modica, forse perché il signore di quel luogo appariva così potente da essere considerato nell'isola un piccolo re che sovrastava in forze, ricchezza ed autorità finanche alcuni piccoli sovrani dell'Italia centro settentrionale.[14]

Nel periodo dei Chiaramonte (1296-1392), a Ragusa erano presenti solo alcuni aspetti amministrativi, come la Cancelleria e l'Archivio (in pratica gli archivi di famiglia Chiaramonte coincidevano con gli archivi comitali), per il motivo che si trovavano in quella sede dal momento in cui aveva preso possesso della Contea di Ragusa la signora Marchisia Prefoglio, moglie di Federico Chiaramonte, signore di Agrigento. Il Castello della famiglia Chiaramonte a Ragusa Ibla continuava ad essere la residenza preferita dai Conti quando visitavano la loro Contea, visto che la loro attività politica si svolgeva alla corte di Palermo, dove già nel 1307 avevano iniziato la costruzione del Palazzo Chiaramonte detto Steri, e dove risiedevano di norma.

La Contea di Modica Regnum in Regno: i Cabrera (1392-1529)

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I Chiaramonte persero la Contea di Modica con Andrea, condannato alla decapitazione nel 1392 a Palermo dopo un sommario processo per presunto tradimento nei confronti della Corona d'Aragona, con il re Martino il Vecchio che aveva inviato una flotta a conquistare la Sicilia guidata dal generale il visconte catalano Bernardo Cabrera.

Il Visconte di Cabrera, Grande ammiraglio del Regno, il 5 giugno 1392 ricevette investitura dal re Martino I di Sicilia della Contea di Modica, con la formula sicut Ego in Regno Meo et Tu in Comitato tuo - contenuta nel documento d'investitura - che dotava questo territorio di ampia autonomia, e perciò nei secoli considerato un Regnum in Regno, tanto che le investiture erano in realtà una sorta di "atto dovuto", un cerimoniale che veniva fatto in date spesso posteriori all'insediamento dei nuovi conti, mentre il potere del conte in carica veniva esercitato senza alcuna soluzione di continuità.[16]

Il 20 giugno 1392 il Re Martino concedette a Bernardo Cabrera un altro diploma con il quale alla Contea di Modica furono attribuiti diversi privilegi, tra cui il massimo imperio, di cui nessun territorio feudale della Sicilia godette.[17] Modica divenne sede di un Tribunale di Gran Corte, con le stesse attribuzioni della Regia Gran Corte di Palermo, da cui era indipendente.[17] Nel suo tribunale infatti, si poteva esercitare il diritto di appello, fino ad allora riservato esclusivamente dalla Regia Magna Curia di Palermo.[17]

Il Tribunale della Gran Corte di Modica era presieduto dal Luogotenente del Conte, o dal Governatore, e composto di tre Giudici utriusque juris doctores e di un avvocato fiscale. Era sede inoltre della Curia di Appello non soltanto per le prime ma anche per le seconde appellazioni, che neppure la città di Palermo aveva: ad avere infatti il giudice delle seconde appellazioni erano, in Sicilia, soltanto il Conte di Modica e l'Arcivescovo di Monreale; tutte le altre città dovevano ricorrere per il secondo appello alla Regia Magna Curia.[18][19]

Nel 1406 il Conte Cabrera codificò le Consuetudini di Modica, un insieme di norme giuridiche civili e penali preposto alla regolazione della vita sociale ed economica dei cittadini.[20] Nel 1408 fu acquisito il casale di Biscari e integrato nella Contea, che poi però venne perso nel 1416 dopo una lite giudiziaria a seguito della quale fu assegnato al nobile catanese Antonio Castello.[21]

A Bernardo Cabrera, morto nel 1423, succedette il figlio Bernardo Giovanni, che amministrò la Contea in maniera pessima: fu così che nel 1447 i cittadini ragusani, ormai esausti delle sue angherie e dei suoi soprusi, ma soprattutto delle sue ruberie e appropriazioni indebite, si ribellarono, assaltarono il castello, gli uccisero un figlio naturale, inchiodato in forma di crocifisso sul portone del Castello di Ragusa e bruciarono l'archivio feudale, distruggendo inconsciamente tutti i documenti di un secolo e mezzo di storia della Contea di Modica.[22] Il Conte Bernardo Giovanni, accusato di tirannia dal viceré Lope Ximénez de Urrea, che intervenne facendo sedare la rivolta, fu condannato al pagamento di 60.000 scudi.[23] Per pagare questa sanzione inflittagli dal Viceré di Sicilia, il Conte di Modica non disponendo di questa cifra, fu costretto a ricavarla attraverso la vendita delle baronie di Alcamo, Calatafimi, Comiso, Giarratana, Monterosso e Spaccaforno, avvenute tra il 1450 e il 1455.[24] Con la perdita di Comiso, Giarratana e Monterosso, la Contea di Modica vide perciò ridimensionato il proprio territorio.

Nel periodo del Conte Bernardo Giovanni iniziò la distribuzione dei terreni in enfiteusi ai contadini, che divennero piccoli proprietari de facto pagando un canone annuo al Conte. Nel giro di un secolo, i contadini più ricchi diventeranno proprietari di diritto delle loro terre, pagando un riscatto ai conti che si succedettero: fu così che nella Contea di Modica, con due secoli di anticipo rispetto al resto della Sicilia latifondista, nacque una ricca borghesia fondiaria.[25]

Gli Enriquez-Cabrera

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La Contea di Modica durante la reggenza di Filippo V.[26]

Il dominio dei Cabrera sulla Contea di Modica ebbe a concludersi nella seconda metà del XVI secolo: la famiglia si estinse con Anna de Cabrera y Moncada, morta nel 1565, la quale aveva sposato nel 1530 lo spagnolo Luis Enríquez y Girón, II duca di Medina de Rioseco. La famiglia Enriquez era di origine reale e discendeva dal re Alfonso XI di Castiglia, e i suoi esponenti ebbero la carica di Almirante di Castiglia.

Gli Enriquez presero perciò possesso della Contea, e nessun componente di questa famiglia risiedette stabilmente a Modica, ad eccezione di Luis Enríquez de Cabrera, III duca di Medina de Rioseco, che vi dimorò dal 1564 al 1566, poiché inviato dal padre per rimisurare tutte le terre assegnate in enfiteusi, onde recuperare quelle usurpate, che poi provvide ad assegnare nuovamente, racimolando denaro contante.

Uno di loro, Juan Alfonso Enríquez de Cabrera, V duca di Medina de Rioseco e XIX conte di Modica, fu viceré di Sicilia nel 1641-43 e viceré di Napoli nel 1644-46. Sua madre fu la contessa Vittoria Colonna, ed in suo onore venne intitolato il borgo di Vittoria, fondato per volontà della medesima sul vasto feudo di Boscopiano, nella parte occidentale della Contea, con licentia populandi concessa dal Viceré di Sicilia il 17 aprile 1606, confermata con regio privilegio dell'11 marzo 1607 ed esecutoriato il 29 maggio 1607.[27][28] Il conte Juan Alfonso soggiornò nel 1643 a Modica, e il popolo in tripudio per la visita del suo Conte e Viceré, ebbe in dono dallo stesso il vessillo strappato ai francesi nella vittoriosa battaglia di Fontarabia, a cui prese parte. Fu il periodo di massimo splendore della Contea e di Modica in particolare, terza per importanza tra le città siciliane, tanto che lo storico Placido Carrafa, nel libretto Sycaniae descriptio del 1653, così scriveva: Triplex in Regno celebratur gubernium, Panormitanum, Messanense, Motucanum.[29]

All'inizio del XVIII secolo ebbe inizio la guerra di successione spagnola, che interessò anche la Sicilia in quanto dominio del Regno di Spagna, e conte di Modica fu Juan Tomás Enríquez de Cabrera: Filippo di Borbone, duca d'Angiò fu incoronato nuovo Re con il nome di Filippo V di Spagna, come disposto per testamento dal defunto zio il re Carlo II di Spagna, ma la sua ascesa al trono del regno iberico venne contestata dai rappresentanti delle altre monarchie europee, in particolare gli Asburgo, che da tempo avanzavano pretese su di esso con l'insediamento dell'arciduca Carlo d'Austria. L'Enríquez si schierò in favore delle pretese asburgiche, e perciò il neosovrano borbonico nel 1702 lo condannò a morte per tradimento e alla confisca dei suoi beni, tra cui la stessa Contea di Modica che venne reintegrata al Regio Demanio.[30]

La guerra di successione spagnola si concluse nel 1713 a seguito della Pace di Utrecht, nel cui trattato furono stabilite alcune condizioni, tra queste la cessione da parte spagnola del Regno di Sicilia al duca Vittorio Amedeo II di Savoia, che diventava così nuovo monarca dell'isola. Il Re di Spagna assunse il titolo di Conte di Modica, ma non si trattò di un ripristino dello Stato comitale, bensì della creazione di un'enclave spagnola nel territorio della Sicilia sabauda.[31]

Il re Filippo V di Spagna, onde difendere l'autonomia e la sovranità della Contea dai tentativi di ingerenza sabauda, assegnò alla città di Modica un reggimento di cavalleria[32], ed affiancò al Governatore - al cui comando erano da sempre 12 alabardieri - un ministro spagnolo con funzioni di controllo amministrativo.[33] E infatti fu da Modica che nel 1718 partì il tentativo, da parte della Corona spagnola, di riconquistare la Sicilia, che tornò alla Spagna per due anni. Dalla contea rimasta spagnola partirono 500 soldati per Augusta, ma dopo qualche primo successo, il tentativo di riconquista di tutta la Sicilia andò a vuoto, in seguito alla sconfitta della flotta spagnola nella battaglia di Capo Passero. I Savoia scambiarono la Sicilia con la Sardegna, mentre Filippo V, col trattato dell'Aja del 1720, perse la Contea e tutta la Sicilia, che passarono all'Austria.

Gli ultimi conti

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Vista del castello di Modica

Passato nel 1720 il Regno di Sicilia sotto la sovranità asburgica, nel 1722 l'Imperatore Carlo VI riconcesse la Contea agli Enríquez, assegnandola a Pascual Enríquez de Cabrera y Almansa, nipote ed erede legittimo di Giovanni Tommaso, che lo sostenne durante la guerra di successione spagnola, anche se l'investitura avvenne il 15 febbraio 1729.[34] Morto nel 1740, non avendo avuto ottenuto discendenza dalla consorte Josefa Pacheco y Téllez-Girón dei Duchi di Uzeda, gli succedette la sorella María, morta nubile e senza eredi nel 1742.[34]

Ultima rampolla dei Duchi Medina de Rioseco, prima di morire designò alla successione dei suoi beni una sua consanguinea, la nobildonna María Teresa Álvarez de Toledo y Haro dei Duchi di Alba, nipote di Juan Gaspar Enríquez de Cabrera y Sandoval, XX conte di Modica, che prese investitura degli Stati ereditati dagli Enríquez de Cabrera il 1º luglio 1742.[34] Sposò Manuel José de Silva y Toledo, X conte di Galve, da cui ebbe tre figli, tra cui Fernando de Silva y Alvarez de Toledo, XII duca d'Alba.[34] I Silva de Mendoza possedettero la Contea di Modica fino al 1802 con Maria Teresa Cayetana de Silva, XIII duchessa d'Alba, meglio nota semplicemente come Cayetana, famosa per aver avuto una relazione con il pittore Francisco Goya.

Non avendo avuto figli naturali, a Cayetana succedette nei titoli e nei beni il cugino Carlos Miguel Fitz-James Stuart y Silva, che fu anche l'ultimo feudatario. Con l'abolizione del feudalesimo con legge del 12 dicembre 1816, e la definitiva incorporazione del territorio della Contea nel Regno delle Due Sicilie, il titolo di Conte di Modica non fu collegato al possesso dell'immenso patrimonio di un tempo, ormai gravato da debiti e ipoteche, e finì in casa dei successivi Duchi d'Alba.

Cronotassi dei Conti di Modica

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Epoca feudale

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Epoca post-feudale

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  1. ^ P. Balsamo, Giornale di viaggio in Sicilia e particolarmente nella contea di Modica (1908), Ediprint, 1996, p. 34.
  2. ^ A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), in Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1, Associazione Mediterranea, 2006, p. 301.
  3. ^ D. Ligresti, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna: 1505-1806, FrancoAngeli, 2002, p. 85.
  4. ^ a b c Villabianca, p. 4.
  5. ^ F. Barone, La Sicilia e la provincia di Ragusa. Spunti per lo studio dell’ambiente, Libreria Paolino, 1991, pp. 101-106.
  6. ^ G. Renda, Biografie degli uomini celebri per lettere e per iscienze, che vissero in Modica dal secolo XVI al secolo XIX, vol. 2, Tipografia La Porta, 1869, p. 11.
  7. ^ E. Pispisa, Medioevo meridionale. Studi e ricerche, Intilla, 1994, p. 265.
  8. ^ R. Solarino, La Contea di Modica, II, Ragusa, 1905.
  9. ^ F. Livia, Società ed istituzioni nella Modica del XVI sec., in Modica nelle tesi di laurea, 2003, p. 44.
  10. ^ G. Stalteri Ragusa, Magnum capibrevium dei feudi maggiori, in Archivio storico siciliano, Società Siciliana di Storia Patria, 1993, p. 44.
  11. ^ F. Todesco, Architettura come sintesi di forma e funzione nella Contea di Modica, in Quaderni PAU, vol. 37, Gangemi, dicembre-gennaio 2009-10, p. 261.
  12. ^ R. Solarino, La Contea di Modica, vol. 2, Libreria Paolino, 1982, p. 94.
  13. ^ B. d'Aragona, La Commenda di Modica dell'Ordine Gerosolimitano, di Rodi, di Malta (secc. XIV-XIX)., in Archivum Historicum Mothycense, n. 1, Ente Liceo Convitto di Modica, 1995, p. 10.
  14. ^ Villabianca, p. 6.
  15. ^ Prospetto corografico istorico di Modica volgarizzato da Filippo Renda nel 1869, Nino Petralia editore, 2008, p. 159.
  16. ^ È gloria nostra particolare questa Contea, la quale fin dagli antichi tempi si è considerata senza intermissione come uno Stato così ben retto, e provveduto, che quasi separato dal resto di Sicilia a guisa di Repubblica ben ordinata ha tenuto un suo proprio governo. Placido Carrafa in Prospetto corografico istorico di Modica (1653)[15]
  17. ^ a b c G.Modica Scala, I Tribunali della Contea di Modica, in Archivum Historicum Mothycense, n. 2, Ente Liceo Convitto di Modica, 1996, p. 3.
  18. ^ Modica Scala, p. 4.
  19. ^ R. Gregorio, Storia di Sicilia, ossia il diritto pubblico siciliano, in Opere scelte, 1847, p. 496.
  20. ^ G. Raniolo, Le Consuetudini della Contea di Modica come Statuti od Ordinamenti della sua amministrazione, in Archivum Historicum Mothycense, n. 8, Ente Liceo Convitto di Modica, 2002, pp. 33-34.
  21. ^ F. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile. Parte II, Libro I, Stamperia Santi Apostoli, 1757, p. 103.
  22. ^ S. Distefano, Il conte di Modica era lo «007» del sovrano, in La Sicilia, Edizione di Ragusa, 22 luglio 2011, p. 37.
  23. ^ Villabianca, pp. 33-34.
  24. ^ V. D'Alessandro, Per una storia della società siciliana alla fine del Medioevo: feudatari, patrizi, borghesi, in Archivio storico per la Sicilia orientale, vol. 77, Società siciliana di storia patria, 1981, p. 202.
  25. ^ A. D. Caponnetto, Il Distretto Ibleo, in Turismo nautico e distretti turistici siciliani, FrancoAngeli, 2009, pp. 86-88.
  26. ^ Particolare tratto da Guillaume Delisle, Carte de l'Isle et Royaume de Sicile, 1717.
  27. ^ Ligresti, p. 85.
  28. ^ A. Cottone, Un procedimento semiautomatico per la utilizzazione dei «riveli delle anime e dei beni del Regno di Sicilia» nello studio della evoluzione del centro urbano, in Città nuove di Sicilia, XV-XIX secolo. Problemi, metodologia, prospettive della ricerca storica. La Sicilia occidentale, Vittorietti, 1979, p. 228.
  29. ^ GIOVANNI ALFONSO ENRIQUEZ CONTE DI MODICA DAL 1617 AL 1647, su terraiblea.it. URL consultato il 27-03-2019 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  30. ^ G. Campione, E. Sgroi, Sicilia: i luoghi e gli uomini, Gangemi, 1994, p. 456.
  31. ^ G. Chiaula, Il Feudo Modicano e il Regno di Sicilia, Arti Grafiche Monolithus, 2011, pp. 59-62.
  32. ^ G. Cavallo, L'Ospedale degli Onesti, Azienda Unità Sanitaria Locale N. 7 di Ragusa Editore, 2008, p. 273.
  33. ^ G. Barone, INEDITO Negli archivi di Vienna il rapporto riservato che Carlo VI ordinò sulla Contea di Modica, in La Sicilia, Edizione di Ragusa, 5 agosto 1995, p. 52.
  34. ^ a b c d Villabianca, p. 41.

Bibliografia

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  • P. Carrafa, Motucae illustratae descriptio, seu delineatio, Palermo, Bua, 1653.
  • F. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile. Parte II, Libro IV, Palermo, Stamperia Santi Apostoli, 1757.
  • R. Solarino, La Contea di Modica, Ragusa, Paolino Editrice, 1982 [1904].
  • E. Sortino Trono, I Conti di Ragusa (1093-1296) e della Contea di Modica (1296-1812), Ragusa, Tipografia Criscione, 1907.
  • F. L. Belgiorno, Modica e le sue Chiese, Modica, Poidomani, 1955.
  • A. Belgiorno, Memorie storiche e uomini illustri della Contea di Modica, Modica, Franco Ruta Editore, 1985.
  • G. Oddo, Il blasone perduto. Modica 1392-1970, Palermo, Dharba editrice e Centro Studi Feliciano Rossitto, 1988.
  • G. Colombo, Collegium Mothycense degli Studi Secondari e Superiori, Modica, Edizioni Ente Liceo Convitto, 1993.
  • P. Monello, Federico Enriquez e Anna Cabrera Conti di Modica, Chiaramonte Gulfi, Utopia Edizioni, 1994.
  • G. Favaccio, Elementi di storia usi e costumi della contea di Modica, Modica, Tipografia Moderna, 1996.
  • G. Raniolo, La Contea di Modica nel Regno di Sicilia, Modica, Associazione Culturale Dialogo, 1997.
  • P. Militello, La Contea di Modica tra storia e cartografia, Palermo, L'Epos, 2001, ISBN 8883021606.
  • G. Barone, G. Criscione, G. Poidomani, Giustizia e potere nella contea di Modica, Ragusa, EdiArgo, 2006, ISBN 8888659293.
  • G. Barone, La contea di Modica: Dalle origini al Cinquecento, Acireale, Bonanno, 2008, ISBN 8877965525.
  • M. Vindigni, I Cabrera, Conti di Modica tra Catalogna e Sicilia: 1392-1480, Torino, Graphot, 2008.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • I sette periodi della Contea di Modica [collegamento interrotto], su 209.85.129.132.