Corrado Ricci (aviatore)
Corrado Ricci (Borgo San Lorenzo, 13 settembre 1912 – 1995) è stato un generale e aviatore italiano. Asso dell'aviazione italiana, combatte durante la Guerra civile spagnola e la Seconda guerra mondiale ottenendo cinque vittorie aerea accertate, una probabile[N 1] e un velivolo distrutto al suolo.
Corrado Ricci | |
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Nascita | Borgo San Lorenzo, 13 settembre 1912 |
Morte | 1995 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Italia |
Forza armata | Regia Aeronautica Aeronautica Militare Italiana |
Corpo | Aviazione Legionaria |
Specialità | caccia |
Unità | 79ª Squadriglia 26ª Squadriglia 410ª Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre |
Anni di servizio | 1931-1972 |
Grado | Generale di squadra aerea |
Guerre | Guerra civile spagnola Seconda guerra mondiale |
Comandante di | 3º Stormo Caccia Terrestre 1ª Aerobrigata intercettori teleguidati |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Aeronautica di Caserta |
Pubblicazioni | vedi qui |
dati tratti da Il gen. Corrado Ricci pilota e missionario[1] | |
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Biografia
modificaNacque a Borgo San Lorenzo il 13 settembre 1912,[1] e dopo aver conseguito il brevetto di pilota civile, si appassionò al mondo dell'aviazione decidendo di arruolarsi nelle Regia Aeronautica.[1]
Il 16 ottobre 1931 iniziò a frequentare il Corso Leone[1] presso la Regia Accademia Aeronautica di Caserta, dove si distinse particolarmente[N 2] negli studi. Uscito dall'Accademia il 1 ottobre 1933 con il grado di sottotenente pilota in servizio permanente effettivo (SPE), il 15 luglio del 1935 entrò in servizio come tenente presso la 79ª Squadriglia,[2] 6º Gruppo,[2] del 1º Stormo caccia terrestre, equipaggiata con i caccia Fiat C.R.32.[3] Nel novembre 1936[1] partì volontario per combattere nella guerra civile spagnola in seno alla 3ª Escuadrilla de Caza del Tercio,[4] conseguendo la sua prima vittoria il 13 novembre quando abbatte un caccia Polikarpov I-15 nel cielo di Madrid,[5] e la seconda il 19 dello stesso mese quando abbatte un caccia Polikarpov I-16 sull'aeroporto di Madrid-Barajas.[6] In seguito la 3ª Escuadrilla de Caza entrò a far parte del I Grupo de Caza,[7] basata sul campo d'aviazione di Torrijos (Toledo),[7] ed in seguito egli passò in forza alla 26ª Squadriglia del XVI Gruppo dell'Aviazione Legionaria[8] in seno alla quale conseguì la sua terza vittoria abbattendo un ricognitore Polikarpov R-Z il 18 luglio 1937.[9] Rientrato in Patria nello stesso mese divenne successivamente nominato comandante della 155ª Squadriglia del 6º Gruppo, basato sull'aeroporto di Ravenna.[10]
Nell'agosto del 1939[10] venne trasferito, con il grado di capitano, in Africa Orientale Italiana, assegnato al comando della 410ª Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre, equipaggiata con i C.R.32,[1] e basata sull'aeroporto di Dire Daua.[10] Il 10 giugno del 1940[11] il Regno d'Italia entrò in guerra con la Francia e la Gran Bretagna, e la sua squadriglia fu subito in azione contro le forze aeree inglesi e sudafricane presenti in zona.[1] Nel mese di dicembre del 1940 i CR.32 della squadriglia furono equipaggiati con una radio ricetrasmittente, che consentiva di intercettare più agevolmente i bombardieri Bristol Blenheim[12] nel corso delle loro missioni su Dessiè e Addis Abeba.[N 3] Sofferente di appendicite venne rimpatriato[13] nel corso del mese di maggio del 1941.[1] Durante il corso della guerra divenne comandante della 300ª Squadriglia Caccia Notturna di stanza sull'aeroporto di Ciampino, che aveva il compito di proteggere i cieli della Capitale. Prima unità della Regia Aeronautica abilitata al volo notturno, la Squadriglia era equipaggiata con i caccia Fiat C.R.42CN Falco e Reggiane Re.2001CN Falco II.[1] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 rimase fedele al governo Badoglio, trasferendosi al sud, dove fu nominato Capo Ufficio Operazioni del Comando Raggruppamento "Caccia" basato sull’aeroporto di Lecce.[1] Poco tempo dopo fu nominato vicecomandante dello Stormo Notturno, con il quale partecipò alla guerra di liberazione a fianco degli anglo-americani.[1] Lo Stormo Notturno,[14] costituito il 7 luglio 1944 sull'aeroporto di Lecce, faceva parte del Raggruppamento "Bombardamento e Trasporti"[N 4] equipaggiato con velivoli Savoia-Marchetti S.M.82 Marsupiale[14] e CANT Z.1007 Alcione[N 5]
Al termine del conflitto, nel 1946 fu promosso tenente colonnello e nominato Direttore dei Servizi della III Zona Aerea Territoriale (ZAT) di Roma.[14] Nel 1952 fu promosso colonnello, assegnato al Centro alti studi per la difesa di Roma, dal quale, nel gennaio 1954 venne trasferito sull'aeroporto di Bari-Palese.[14] Su questa base assunse il comando del 3º Stormo caccia terrestre[15] equipaggiato con i bimotori Lockheed P-38 Lightning,[16] sostituiti poi con i velivoli a reazione Republic F-84G Thunderjet[16] quando lo Stormo venne trasferito[14] sull'aeroporto di Verona-Villafranca.[16] Nel maggio del 1956[15] lasciò il comando del 3º Stormo[N 6] trasferito presso lo Stato maggiore dell'Aeronautica a Roma, in qualità di Capo della Sezione Operazioni e Vicecapo del 1º Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica.[14] Nel corso del 1958 fu nominato Capo Ufficio "Piani Speciali" del Comando NATO AIRSOUTH di stanza a Napoli-Bagnoli. Promosso generale di brigata aerea nel 1960, il 1 ottobre dell'anno successivo fu nominato comandante della 1ª Aerobrigata intercettori teleguidati[N 7][17] con Quartier generale sull'aeroporto di Padova.[17] Il 28 ottobre del 1963 venne trasferito al Comando NATO della V Allied Tactical Air Force[14] (ATAF) di Vicenza con l'incarico di sottocapo di stato maggiore per la logistica e, a partire dal 1º luglio 1965, quello di "Deputy Air Defense" dello stesso Comando.[14] Il 26 aprile 1969 fu elevato al rango di generale di squadra aerea[14] lasciando il servizio attivo il 12 gennaio 1972, quando fu collocato in posizione ausiliaria.[14] Il suo ultimo incarico nel mondo aeronautico fu quello di Ispettore delle Telecomunicazioni e Assistenza al Volo (ITAV), ricoprendolo dal 22 giugno 1970 al 12 gennaio 1972.[14]
Divenuto “terziario francescano”,[14] dopo la morte della moglie e la perdita di uno dei suoi figli per incidente d’auto, chiese di poter diventare sacerdote e missionario in terra d’Africa.[14] Ricevuta l'ordinazione sacerdotale[18] partì missionario per il Gabon,[N 8] dove si spense presso la sua missione nel 1995.[18]
Onorificenze
modifica— Regio Decreto 16 luglio 1940-XVIII
— Decreto Luogotenenziale del 29 marzo 1946[19]
— Bollettino Ufficiale 1944, Supplemento n. 2.
Pubblicazioni
modifica- La Romantica Squadriglia, Edizioni “Cielo”, Roma, 1961; ristampato da Editoriale Domus nel 2008
- La Guerra Aerea in Africa Orientale 1940-41, con Christopher F. Shores, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, Roma, 1979.
- Il Corpo Italiano sul fronte della Manica, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, Roma, 1980.
- Vita di pilota, Mursia Editore, Milano 1980.
Note
modificaAnnotazioni
modifica- ^ Si trattava di un bombardiere Tupolev SB probabilmente abbattuto su Valdemorillo il 27 luglio 1937.
- ^ Si classificò al secondo posto nel suo corso (1931-1933).
- ^ Durante la permanenza in Africa Orientale ottenne ulteriori due vittorie accertate, abbattendo un Bristol Blenheim su Shinele il 1 agosto 1940, e un altro Blenheim il 9 marzo 1941 su Dire Daua. Inoltre distrusse al suolo un caccia Gloster Gladiator sul campo d'aviazione di Berbera l'8 agosto 1940.
- ^ Dal punto di vista operativo il reparto dipendeva dal 254° Wing della Balkan Air Force.
- ^ Velivoli e personale provenivano dai reparti che all'atto della proclamazione dell'armistizio si trovavano sugli aeroporti dell’Italia del sud e da quelli affluiti dai territori occupati del nord. Il reparto effettuò missioni notturne di aviolancio di materiale bellico, viveri, vestiario e medicinali nei territori dei Balcani a favore delle truppe italiane della Divisione Garibaldi e dei partigiani jugoslavi, e voli di trasporto di materiale italiano ed alleato in territorio metropolitano e nelle basi nordafricane.
- ^ Trasformato nel frattempo da Stormo Caccia a Stormo Caccia Bombardieri e Ricognizione Tattica.
- ^ Le 12 squadriglie I.T in forza all'unità erano al tempo equipaggiate con i missili superficie-aria MIM-3 Nike Ajax e MIM-14 Nike Hercules.
- ^ Durante la visita di Giovanni Paolo II in Gabon ebbe modo di incontrare il Papa quando quest'ultimo si recò in visita alla sua missione.
Fonti
modifica- ^ a b c d e f g h i j k Cersosimo 2014, p. 39.
- ^ a b Dunning 1988, p. 22.
- ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 5.
- ^ Logoluso 2010, p. 24.
- ^ Logoluso 2010, p. 28.
- ^ Logoluso 2010, p. 31.
- ^ a b Logoluso 2010, p. 33.
- ^ Logoluso 2010, p. 43.
- ^ Logoluso 2010, p. 47.
- ^ a b c Ricci 1961, p. 7.
- ^ Ricci 1961, p. 17.
- ^ Ricci 1961, p. 26.
- ^ Ricci 1961, p. 135.
- ^ a b c d e f g h i j k l m Cersosimo 2014, p. 40.
- ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 27.
- ^ a b c Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 26.
- ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 9.
- ^ a b Cersosimo 2014, p. 41.
- ^ Registrato alla Corte dei Conti il 10 giugno 1946, registro n.8, foglio n.169.
Bibliografia
modifica- (EN) Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, Italian Aces of World War 2, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-84176-078-1.
- Ruggero Bonomi, Viva la Muerte. Diario dell'"Aviacion del El Tercio", Roma, Ufficio Editoriale Aeronautico, 1941.
- (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
- Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
- I reparti dell'Aeronautica Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
- (EN) Alfredo Logoluso, Fiat CR.32 Aces of the Spanish Civil War, Oxford, Osprey Publishing, 2010, ISBN 978-1-84603-983-6.
- Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
- Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
- Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
- Corrado Ricci, La romantica squadriglia, Roma, Edizioni “Cielo”, 1961.
- Periodici
- Giovanni Battista Cersosimo, Il gen. Corrado Ricci pilota e missionario, in Il Corriere dell'Aviatore, n. 1, Roma, Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica, luglio-agosto 2014, pp. 39-41.
Voci correlate
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