Corte lombarda
La corte lombarda (più semplicemente corte) è una particolare tipologia architettonica abitativa della Pianura Padana che è caratterizzata dalla presenza di un cortile intorno al quale si sviluppa il complesso edilizio. Le corti lombarde adibite ad attività agricole sono conosciute come cascine o corti coloniche.
Generalità
modificaLe corti lombarde sono un tipo di abitazione, dette case di corte, che sono costruite attorno a un'aia o a un cortile[1] e che possiedono un unico ingresso dalla strada grazie alla presenza di un portone[2]. Ne esistono anche di più complesse, dove all'interno vi sono vicoli o altri portoni che mettono in comunicazione i molteplici cortili interni i quali danno vita, nel complesso, a un piccolo borgo[3].
La progressiva aggregazione di più cortili intorno a una corte originaria ha portato alla nascita dei centri storici dei comuni[1]. Se le primigenie corti erano di grandi dimensioni, si costruiva una cappella a servizio degli abitanti, che in seguito si poteva trasformare in una chiesa vera e propria se la comunità che dimorava nelle corti cresceva di numero[4].
Questa tendenza a costruire agglomerati di più corti lombarde nacque da alcune esigenze pratiche: innanzitutto la comodità di usufruire di servizi comuni (pozzi, forni, strade, ecc.) e poi la convenienza, per il possidente dei terreni e delle abitazioni, che di solito era uno solo, nel non sparpagliare i beni immobiliari sul territorio di sua proprietà, che spesso era di vaste dimensioni. I proprietari di beni, nei singoli comuni, erano infatti pochi e possedevano vasti latifondi[5]. Inoltre, con la costruzione di corti sparpagliate e isolate, il consumo di suolo sarebbe stato maggiore, considerando soprattutto la maggior superficie di terreno necessaria per realizzare i servizi di ogni singola corte[5].
La forma a corte chiusa di questo tipo di edifici è spiegata da vari fattori[1]. Il primo motivo era collegato al fatto che il padrone o il fittavolo dovessero avere necessariamente la possibilità di sorvegliare agevolmente le attività produttive che un tempo erano svolte all'interno della corte[1]. Un secondo motivo risiedeva nel fatto che chiunque entrasse all'interno della corte doveva essere immediatamente riconosciuto dai suoi abitanti, mentre il terzo motivo discendeva dalla necessità di avere la abitazioni e le stalle posizionate separatamente, stalle che dovevano essere situate in un luogo preciso per favorirne la ventilazione; e che erano generalmente costruite con orientamento nord-sud[1]. Ultimo motivo era la difesa degli abitanti e delle attività agricole poiché, quando nacquero le corti, le campagne circostanti erano infestate da banditi[6]. Per tali motivi la corte lombarda ha una tipica pianta a "L", a "U" o completamente chiusa[1].
Storia e diffusione
modificaLe origini delle cascine affondano nel feudalesimo, in piena epoca medievale[6]. Le prime notizie documentate sulle cascine, che risalgono al X secolo, si riferiscono a costruzioni realizzate con argilla e paglia, la cui finalità era quella di deposito agricolo e di fienile[6]. Accanto a queste infrastrutture agricole erano presenti le abitazioni dei contadini[6]. Già dalla metà del Duecento, in alcune aree della Lombardia, come nelle campagne pavesi e milanesi, erano sorte aziende agricole accentrate, dotate di cassine, stalle, case, mulini, e difese da torri. Alcune di esse furono in seguito trasformate in cascine "a corte" e diverse si sono conservate fino ai nostri giorni[7]. È invece della seconda parte del XVII secolo la nascita della caratteristica forma "a corte", ovvero chiusa ai lati[6].
Il termine "cascina" appare per la prima volta sui documenti nel XII secolo[6]. L'etimologia deriva dal latino volgare capsia, che significa "recinto per bestie". In seguito da capsia si passò a capsina, poi a cassina e infine "cascina"[6]. Altri studiosi ipotizzano invece che "cascina" derivi dal termine latino caseus, ovvero "cacio", che è un sinonimo di "formaggio". Fin dagli albori della storia delle cascine, all'interno di esse si produceva formaggio[6].
Le corti lombarde si concentrano nelle province di Milano, Monza, Lodi, Cremona, Mantova, nelle zone di pianura delle province di Bergamo, Brescia e Varese, nella parte brianzola delle province di Como e Lecco e nella provincia di Pavia ad eccezione dell'Oltrepò Pavese[8]. Fuori dai confini della moderna regione Lombardia, le corti lombarde sono presenti nelle province di Vercelli, Biella e Novara, nelle parti pianeggianti delle province di Torino, Alessandria e Asti e in una zona limitata dell'Emilia-Romagna[8]. A sud dell'Appennino la tipologia della corte è presente, con forme specifiche e peculiari anche nella pianura di Lucca (Corte lucchese).
Architettura
modificaQueste case sono costruite in malta e pietre (più raramente mattoni)[5] con il tetto di tegole. Sottotetto, finestre, persiane e portone d'ingresso sono invece in legno. Una delle caratteristiche più celebri dei cortili della pianura padana è la ringhiera[2]. Le ringhiere sono protezioni in legno o in metallo, che delimitano i ballatoi interni al cortile di fronte ai locali dei piani superiori[5]. Le corti lombarde, che presentano raramente mattoni a vista, sono quasi sempre provviste di intonaco esterno che è steso uniformemente sui muri. In origine i colori utilizzati per la tinteggiatura erano perlopiù il grigio, il bianco e il giallo[9]. Altre tonalità di colore sono rare[9].
Al centro della corte è presente l'aia che un tempo serviva, tra l'altro, a battere e a trebbiare il grano. Originariamente era in terra battuta oppure lastricata in mattoni, mentre in tempi moderni la copertura è spesso realizzata in cemento[1]. Altro elemento caratterizzante delle corti lombarde è il portone di ingresso, che a volte può presentare decorazioni e lesenature[10]. Il portone può essere posizionato lungo il muro di cinta, sul confine tra due corpi di fabbrica oppure nel mezzo di un'ala della corte[10].
Molti edifici presentano una razionale collocazione dei locali. In una parte del cortile ci sono le abitazioni disposte a schiera dove, nel piano superiore, sono collocate le stanze da letto, e, in quello inferiore, il locale adibito al soggiorno[11]. I locali al piano superiore sono raggiungibili salendo una scala esterna che porta ai ballatoi con ringhiere[5]. Un camino riscaldava, tramite il calore della canna fumaria, anche i rispettivi locali al piano superiore. In un'altra parte, nettamente separata dalla precedente e realizzata come blocco parallelo alle abitazioni, in caso di azienda agricola sono presenti la stalla ed il pollaio al piano terra, ed il fienile al primo piano, oltre a tutti i locali a servizio dell'attività agricola nonché l'orto privato[12], orto privato che nelle cascine dell'Alto Milanese è generalmente situato nel cortile[13].
Per le corti più grandi i piani possono essere tre, con le scale che passano all'interno del corpo di fabbrica e che si aprono in ampie balconate, ballatoi sotto i quali, al pian terreno, può corrispondere un portico che è spesso utilizzato per le attività agricole[14].
Le stalle e i fienili sono aperti verso l'esterno e sono delimitati da una fila di colonne[12]. All'esterno è presente l'abbeveratoio, in seguito sostituito dall'abbeveratoio automatico che fa scorrere l'acqua all'interno delle stalle[12]. Nelle stalle più grandi la parte centrale è destinata alla mungitura e alla raccolta del letame[12]. Il fieno è invece calato dall'alto grazie ad una botola[12]. Le stalle sono ripartite da pareti tagliafuoco[12]. L'aerazione è garantita da finestre a da pareti in mattoni traforate: queste ultime, in particolare, sono uno degli elementi caratteristici delle corti lombarde isolate e più raramente dei cortili tipici dei centri storici dei comuni[15]. La stalla svolgeva anche un ruolo sociale come luogo di raccolta degli abitanti durante le sere invernali, al tepore animale. Altro locale che può essere presente nelle corti lombarde è la casera, ovvero il luogo dove vengono prodotti i formaggi[16].
In passato, le singole abitazioni non avevano il bagno al loro interno, ma un solo gabinetto esterno in comune, situato nel centro della corte[17].
In caso di attività finalizzate alla produzione agricola, era tipica la presenza di un portico che era chiamato "rustico" e che era costituito da una serie di colonne sostenenti un tetto in tegole che delimitavano uno spazio aperto ai lati, fermo restando un muro di chiusura su uno o più lati[9].
Non è casuale neppure l'allineamento dei vari corpi di fabbrica[18]. In genere le stalle e i fienili sono contrapposti e allineati con l'edificio destinato ad abitazioni, con quest'ultimo che in genere ha dimensioni maggiori rispetto alle altre parti della corte, oppure collocati ad angolo retto[5].
Sono organizzate a corte anche le molte dimore nobiliari presenti nell'alta Pianura Padana, perlopiù in Brianza, nel Varesotto e nel Comasco, zone un tempo caratterizzate da vasti boschi[19]. Sono state costruite da famiglie nobiliare cittadine per avere la possibilità di avere un luogo di villeggiatura più salubre rispetto a quello di origine, che era infestato da zanzare quanto le aree della bassa Pianura Padana[19]. Queste ville nobiliari sono spesso completate da parchi, peschiere e riserve di caccia[19]. Le vaste aree agricole che le circondavano erano fonte di guadagno per i nobili, dato che erano lavorate dai contadini locali[19].
Gli usi moderni
modificaIl primo cambiamento inerente alle antiche corti lombarde è databile alla fine del XIX secolo[20]. Con l'avvento dell'industrializzazione molti proprietari decisero di diversificare i propri interessi e diventarono anche imprenditori[20].
Anche con l'obiettivo di ostentare la loro ricchezza, i proprietari ristrutturavano le antiche corti dove dimoravano, fornendo loro un aspetto più ricercato e meno rustico, e richiamando lo stile delle case padronali appartenenti alla nascente borghesia industriale dell'epoca, che erano caratterizzate da un'estetica elegante e di prestigio[20]. Anche i proprietari che non diventarono industriali seguirono questa tendenza. In questo modo talune corti lombarde hanno assunto un aspetto meno umile e più ingentilito[20].
Un secondo cambiamento è legato alla modernizzazione dei processi agricoli che iniziò a prendere piede dal XIX secolo. Grazie ai nuovi processi agricoli, la fisionomia delle antiche corti cambiò radicalmente[21]. Vennero eliminati alcuni locali come quelli adibiti a casera, oppure la parte del fabbricato destinato all'alloggio dei fittavoli[21]. A partire dalla prima parte del XX secolo cambiò infatti sensibilmente anche la tipologia di proprietario: i grandi proprietari di immobili iniziarono infatti a frazionare i loro beni in piccole parti, che vendettero ai loro ex-lavoranti[22]. Questo processo di frazionamento delle proprietà fu particolarmente marcato nel Varesotto e nell'Alto Milanese[22]. Oltre a quanto già accennato, le corti lombarde adibite ad attività agricole subirono altri cambiamenti, come la modernizzazione delle stalle, l'installazione di sili, ecc.[21]
Dei decenni successivi è invece la sorte finale di molte altre corti lombarde[23]. A causa della grande espansione edilizia del XX secolo, che venne causata dal costante incremento demografico della popolazione[24], molte di esse vennero demolite per lasciare spazio a costruzioni moderne[23]. Altre corti sono state ristrutturate e convertite ad uso commerciale, pubblico con finalità sociali[25], istituzionale[26] oppure esclusivamente residenziale. Quest'ultima destinazione è stata molto comune per le corti dell'Alto Milanese, che hanno da sempre avuto una vocazione maggiormente sbilanciata verso l'utilizzo residenziale[27]. Altre corti sono diventate dei ruderi, molte altre ancora hanno subito abusi edilizi che ne hanno completamente snaturato le caratteristiche architettoniche originarie[24][28]. A partire dalla fine del XX secolo è iniziata a maturare una sensibilità che ha portato a migliorare gradualmente e costantemente la qualità degli interventi edilizi sulle corti, che sono diventati mano a mano sempre più rispettosi dell'antico stile architettonico di questo tipo di edifici[29].
Nella cultura di massa
modificaSulla vita nelle corti lombarde si basano, sin dalla loro nascita, gli spettacoli teatrali del gruppo dialettale I Legnanesi, fondato nel 1949 da Felice Musazzi e Tony Barlocco.
Note
modifica- ^ a b c d e f g Bernareggi, p. 31.
- ^ a b Bernareggi, p. 23.
- ^ Bernareggi, pp. 31-32.
- ^ Bernareggi, p. 29.
- ^ a b c d e f Bernareggi, p. 34.
- ^ a b c d e f g h Orlandi, p. 8.
- ^ (EN) Fabio Romanoni, Insediamenti, castelli e colture nella campagna pavese prima del Parco Visconteo, in "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", CIX (2009).. URL consultato il 10 settembre 2019.
- ^ a b La cascina lombarda (PDF), su agrariomendel.it. URL consultato il 13 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
- ^ a b c Bernareggi, p. 24.
- ^ a b Bernareggi, p. 32.
- ^ Bernareggi, pp. 23-24.
- ^ a b c d e f Bernareggi, p. 25.
- ^ Bernareggi, p. 65.
- ^ Bernareggi, pp. 34-35.
- ^ Bernareggi, pp. 25-26.
- ^ Bernareggi, p. 27.
- ^ Giornata ai cortili, su mappiamocornaredo.wordpress.com. URL consultato il 13 aprile 2017.
- ^ Bernareggi, p. 33.
- ^ a b c d Bernareggi, p. 36.
- ^ a b c d Bernareggi, p. 53.
- ^ a b c Bernareggi, p. 55.
- ^ a b Bernareggi, p. 49.
- ^ a b Bernareggi, p. 57.
- ^ a b Bisi, p. 17.
- ^ Bisi, p. 46.
- ^ Bisi, p. 82.
- ^ Bernareggi, p. 59.
- ^ Bernareggi, pp. 58-59.
- ^ Bernareggi, p. 60.
Bibliografia
modifica- Adriano Bernareggi, Cascine milanesi, Meravigli, 2015, ISBN 978-88-79-55352-0.
- Lucia Bisi, Da privato a pubblico. Acquisizione di ville, palazzi, cascine e giardini nei comuni della provincia di Milano., Mazzotta, 1980, ISBN 88-202-0458-4.
- Piero Orlandi, Franco Presicci, Cascine in Lombardia, Celip, 1993, ISBN 978-88-871-5204-3.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- La cascina lombarda (PDF), su agrariomendel.it. URL consultato il 17 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
- La zona centrale della cascina risicola a corte, su roberto-crosio.net.
- Cartina dell'Italia indicante la diffusione delle tipologie delle case contadine, su bibliolab.it.