Desultor
Nell'antichità il termine latino di "desultor" (colui che salta giù) e quello greco di "apobates" ("colui che scende") erano usati per indicare persone abili nel saltare da un cavallo o da un carro all'altro.
Già nei testi omerici troviamo la descrizione di un uomo, che mantiene quattro cavalli al galoppo, e salta da uno all'altro, in mezzo a una folla di spettatori ammirati[1]. Eustazio di Tessalonica, nel suo commentario all'Iliade, Libro IV, afferma che i cavalieri potevano arrivare a cavalcare fino a sei cavalli tutti in movimento contemporaneamente.[2]
Anche nei giochi romani nel circo, questa disciplina era molto popolare. Il desultor romano generalmente cavalcava solo due cavalli alla volta, senza sella e volteggiava tra entrambi.[3] Il desultor indossava il pileo.
L'apprezzamento per questi esercizi arrivò a tal punto, che giovani di altissimo livello non solo hanno guidato nel circo la biga e la quadriga, ma si sono anche esibiti in queste prodezze di equitazione.[4]
Presso altre nazioni, questo livello di destrezza equestre fu applicato a fini bellici. Tito Livio menziona una truppa di cavallo nell'esercito della Numidia, in cui ogni soldato era fornito con un paio di cavalli, e nel colmo della battaglia, anche se era dotato di armatura, saltava con la massima facilità e celerità da un cavallo che era stanco o infortunato, sul dorso del cavallo che era ancora fresco.[5]
Note
modifica- ^ Iliade, XV.679‑684.
- ^ Cyclopaedia, 1728
- ^ Isidoro di Siviglia, Etymologiae, XVIII.39 (de bello et ludis)
- ^ Svetonio, Vita di Giulio Cesare, 39 Archiviato il 30 maggio 2012 in Archive.is..
- ^ xxiii.29.
Bibliografia
modifica- William Smith: Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 1870
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