Discorso di Logrogno
Il Discorso di Logrogno è un'opera politica giovanile del 1512 dello storico Francesco Guicciardini. Fa parte di una serie di Discorsi che Guicciardini scrisse dopo esser stato nominato nel 1511 ambasciatore della Repubblica di Firenze presso la Corona d'Aragona, governata all'epoca da Ferdinando il Cattolico. Tale esperienza gli diede modo di vedere con un occhio più distaccato e da professionista di alto livello la politica fiorentina, di cui fece appunto l'analisi in questa opera. Il discorso prende il nome dalla città in cui venne composto, la città che in epoca moderna viene chiamata Logroño.
Discorso di Logrogno | |
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Ritratto di Francesco Guicciardini | |
Autore | Francesco Guicciardini |
1ª ed. originale | 1512 |
Genere | saggio |
Sottogenere | politico |
Lingua originale | italiano |
Nello stesso periodo del Discorso di Logrogno Guicciardini scrisse anche le Relazioni di Spagna e il Diario di Spagna, e avviò la prima stesura dei Ricordi[1].
La visione politica
modificaNel Discorso di Logrogno, Guicciardini parte dall'analisi delle varie vicende politiche dell'Italia, ancora divisa in stati regionali, per arrivare a trattare dell'influenza operata sulla penisola dagli stati monarchici dell'Europa del tempo.
Il Guicciardini si rende conto che effettivamente valutare l'ingerenza politica era necessario.[non chiaro] Egli propone per la città di Firenze una forma di governo oligarchico: un senato formato dagli optimates, che doveva mediare le decisioni dei Gonfalonieri e del Consiglio Maggiore.
Nello scritto emerge una visione scettica e disincantata della politica e delle capacità dell'uomo di intervenire sulla realtà, e un relativismo della storia che affiorerà in tutta la sua opera storiografica.[1]