Elephantinosoma
Elephantinosoma Becker, 1903 è un piccolo genere di insetti della famiglia Ephydridae (Diptera: Schizophora). Il nome del genere deriva da Elefantina, isola del Nilo in cui furono ritrovati gli esemplari classificati da Becker.
Descrizione
modificaGli adulti, contrariamente a quanto potrebbe far pensare il nome del genere, sono piccoli moscerini lunghi da poco meno di due millimetri a poco più di 2,5 mm. Morfologicamente sono simili a quelli del genere Allotrichoma.
Il capo è uniformemente sviluppato in altezza e in larghezza ed è rivestito da un denso tomento. Faccia leggermente carenata, con profilo laterale verticale, occhi subrotondi o leggermente ovali, antenne scure, con arista pettinata portante 5-6 peli dorsali e pedicello provvisto di una breve setola dorsale proclinata. La chetotassi cefalica comprende una sola fronto-orbitale reclinata, setole ocellari e verticali ben sviluppate, pseudopostocellari moderatamente sviluppate, facciali deboli, di cui una sola inserita presso la parafaccia, una sola genuale.
Il torace è di colore marron chiaro o dorato sul mesonoto e grigio o grigio-biancastro sulle pleure. La chetotassi è composta da setole poco sviluppate e chiare. Le acrosticali sono composte da 2-4 file di setoline, leggermente più sviluppate quelle mediali, e da due setole prescutellari ben sviluppate; le dorsocentrali ridotte al solo paio posteriore. Sulla regione dorso-laterale sono presenti una omerale, una postalare, due notopleurali e setoline intralari irregolarmente allineate. Sullo scutello sono presenti due paia di scutellari marginali e setoline sparse nell'area discale. Sull'anepisterno, infine, sono presenti due setole ben sviluppate lungo il margine posteriore e varie setoline chiare nella parte dorsale, mentre mancano del tutto le setole katepisternali. Le ali sono bianco-lattiginose, con nervature giallo-biancastre.
L'addome dei maschi presenta il quinto tergite lungo quanto il terzo e visibile dorsalmente. Quinto sternite poco sclerificato e conformato a U. Cerci fusi lateralmente e ventralmente con l'epandrio, edeago stretto e lungo alla vista laterale e leggermente espanso all'apice, ipandrio stretto e leggermente più lungo dell'edeago.
Habitat e biologia
modificaNon si hanno informazioni relative alla biologia di questi efidridi. Mathis & Deeming (1987) fornirono un'accurata descrizione dell'ambiente in cui erano stati raccolti gli esemplari esaminati, una riva sabbiosa in prossimità di un ecosistema acquatico leggermente salmastro. Senza formulare ipotesi sulla biologia, i due Autori hanno sottolineato la presenza di abbondante materia organica in decomposizione, di origine sia vegetale sia animale.
Filogenesi e sistematica
modificaPur in assenza di un lavoro organico e completo relativo alla filogenesi, il genere Elephantinosoma è stato in più occasioni messo in stretta relazione con Allotrichoma sensu lato, ovvero Allotrichoma e i taxa storicamente considerati sottogeneri o generi affini. Questi taxa, in passato, trovavano collocazione nella tribù degli Atissini, ma dagli inizi degli anni novanta sono raggruppati nella tribù degli Hecamedini, considerata filogeneticamente distante dagli Atissini.
Mathis & Deeming (1987) svilupparono un'analisi cladistica di Elephantinosoma basata su Allotrichoma sensu lato, compreso Pseudohecamede, e Hecamede[2]. Il carattere monofiletico di Elephantinosoma si baserebbe comunque sulle seguenti apomorfie:
- assenza di setole fronto-orbitali proclinate;
- assenza di setole katepisternali.
Sono invece caratteri di convergenza con la tribù Atissini o, meglio, con i generi presi a confronto[2] i seguenti:
- riduzione o assenza della setola presuturale;
- riduzione nel numero e delle dimensioni delle strutture tricoidi acrosticali e dorsocentrali.
In occasione di questo lavoro, gli Autori ipotizzarono per la prima volta una relazione di parentela fra i generi Elephantinosoma da un lato e Allotrichoma e Hecamede dall'altro, ma sottolinearono anche l'incertezza in merito al gruppo più strettamente correlato a Elephantinosoma.
Nel 1991, Mathis istituì la nuova tribù degli Hecamedini, inserendovi Elephantinosoma, Hecamede, Allotrichoma sensu lato e Diphuia[3]. Nell'occasione, Mathis propone un cladogramma che vede Elephantinosoma come linea divergente in rapporto al resto dei generi considerati affini:
Hecamedini |
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Il cladogramma di Mathis (1991), a distanza di un ventennio, non sarebbe del tutto soddisfacente in quanto andrebbero riviste le relazioni fra Hecamede, Diphuia e Allotrichoma (Mathis & Marinoni, 2010[4]), tuttavia non ci sarebbero nuovi sviluppi relativi alle relazioni filogenetiche di Elephantinosoma.
Due sono le specie comprese in questo genere:
- Elephantinosoma chnumi Becker, 1903
- Elephantinosoma cogani Mathis & Deeming, 1987
Distribuzione
modificaIl genere ha una distribuzione circoscritta alle regioni meridionali del Paleartico occidentale e a quelle settentrionali dell'ecozona afrotropicale, dal Mar Mediterraneo al Sahel.
La specie tipo, E. chnumi, è stata ritrovata in diverse stazioni del Nordafrica, del Sahel e del Medio Oriente (Egitto, Sinai, Israele, Sudan, Niger, Marocco). Il ritrovamento di E. cogani è invece limitato ad un solo sito del nord della Nigeria, sulle rive del Lago Ciad.
Note
modifica- ^ Tipo designato da Cresson (1946).
- ^ a b All'epoca, questi taxa erano collocati negli Atissini.
- ^ Wayne N. Mathis, Studies of Gymnomyzinae (Diptera: Ephydridae), II: A revision of the Shore Fly Subgenus Pseudohecamede Hendel of the Genus Allotrichoma Becker (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 522, 1991, pp. 1-28. URL consultato il 06-01-2011 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2012).
- ^ Wayne N. Mathis, Luciane Marinoni, A review of Diphuia (Diptera: Ephydridae) with description of two new species from southern Brazil (PDF), in Zoologia, vol. 27, n. 5, 2010, pp. 803-812, DOI:10.1590/S1984-46702010000500017. URL consultato il 09-02-2011.
Bibliografia
modifica- Wayne N. Mathis, John C. Deeming, A revision of the shore fly Genus Elephantinosoma Becker (Diptera: Ephydridae), in Proceedings of the Entomological Society of Washington, vol. 89, 1987, pp. 562-570. URL consultato il 07-02-2011.