Elettroencefalografo

strumento per eseguire e registrare l'elettroencefalogramma
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L'elettroencefalografo è uno strumento che, mediante elettrodi applicati al cuoio capelluto, viene utilizzato per eseguire e registrare l'elettroencefalogramma, vale a dire per rilevare i potenziali elettrici del cervello e trasformarne l'andamento temporale in una forma grafica (EEG).

 
Hans Berger

Richard Caton (1842-1926), un medico praticante di Liverpool, presentò le sue conclusioni sui fenomeni elettrici degli emisferi cerebrali esposti di conigli e scimmie nel British Medical Journal nel 1875.

Nel 1890 il fisiologo polacco Adolf Beck pubblicò una ricerca sulla attività elettrica spontanea del cervello di conigli e cani che includeva oscillazioni ritmiche alterate dalla luce.[1]

Nel 1912 un fisiologo russo, Vladimir Vladimirovich Pravdich-Neminsky pubblicò il primo EEG eseguito su un animale ed i potenziali evocati di un mammifero (un cane).[2]

Nel 1914, Napoleone Cybulski e Jelenska-Macieszyna riuscirono a fotografare la registrazione di un EEG eseguito in corso di convulsioni indotte sperimentalmente.

Il fisiologo e psichiatra tedesco Hans Berger registrò il primo EEG umano nel 1924.[3][4]

Ampliando il lavoro precedentemente condotto sugli animali da Richard Caton e da altri ricercatori, Berger inventò anche l'elettroencefalogramma (dando al dispositivo il nome), un'invenzione che fu descritta "come uno degli sviluppi più sorprendenti, notevole, e grande importanza nella storia della neurologia clinica"[5]


Funzionamento

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L'apparecchiatura è in grado di registrare i potenziali elettrici dei neuroni della corteccia cerebrale, che scaricano in risposta a molti e diversi stimoli. Sulla cute del cuoio capelluto è necessario applicare superficialmente gli elettrodi, di piccole dimensioni. Gli elettrodi debbono essere facilmente fissabili allo scalpo e stabili per poter garantire un buon contatto elettrico anche per lunghi periodi. Il segnale raccolto dagli elettrodi viene inviato ad un amplificatore differenziale (vi è un amplificatore ogni coppia di elettrodi) il cui scopo è quello di amplificare la tensione tra l'elettrodo attivo ed il riferimento.

Nei vecchi elettroencefalografi analogici il segnale veniva poi filtrato e determinava lo spostamento di un pennino sotto il quale, a velocità costante, transitava un rullo di carta che pertanto riportava la traccia grafica della attività cerebrale.

Negli elettroencefalografi digitali il segnale viene prima amplificato e poi trasformato da un convertitore analogico-digitale dopo essere passato attraverso un particolare filtro digitale detto filtro anti-aliasing.

Il campionamento analogico-digitale per l'EEG su cuoio capelluto avviene tipicamente a 256–512 Hz. In molte apparecchiature all'elettroencefalografo standard viene associata un'unità aggiuntiva che è in grado di rilevare i "potenziali evocati" dell'attività elettrica cerebrale che fa seguito all'applicazione di uno specifico stimolo esterno.

Uso clinico

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L'elettroencefalografo viene utilizzato per eseguire un elettroencefalogramma in caso di:

  1. ^ Swartz BE e Goldensohn ES, Timeline of the history of EEG and associated fields, in Electroencephalogr Clin Neurophysiol, vol. 106, n. 2, febbraio 1998, pp. 173-6, PMID 9741779.
  2. ^ Pravdich-Neminsky, VV. (1913). "Ein Versuch der Registrierung der elektrischen Gehirnerscheinungen". Zbl Physiol 27: 951–960.
  3. ^ Gloor P, Hans Berger and the discovery of the electroencephalogram, in Electroencephalogr Clin Neurophysiol, Suppl 28, 1969, pp. 1-36, PMID 4188910.
  4. ^ L Haas, Hans Berger (1873–1941), Richard Caton (1842–1926), and electroencephalography, vol. 74, n. 1, gennaio 2003, p. 9, DOI:10.1136/jnnp.74.1.9.
  5. ^ Millet, David (2002). The Origins of EEG. International Society for the History of the Neurosciences (ISHN).

Bibliografia

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  • Douglas M. Anderson, A. Elliot Michelle, Mosby’s medical, nursing, & Allied Health Dictionary sesta edizione, New York, Piccin, 2004, ISBN 88-299-1716-8.

Voci correlate

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