Eugenia di Alsazia (VII secoloMont Sainte-Odile, 16 settembre 735) è stata una badessa e santa franca. Fu la seconda badessa dell'abbazia di Hohenbourg dal 721 al 735. Era figlia di Adalberto I d'Alsazia, duca della contea d'Alsazia, nipote di sant'Ottilia e sorella di sant'Attala († 741). Viene celebrata il 16 settembre, giorno della sua morte.[1]

Eugenia d'Alsazia
Mosaico rappresentante santa Eugenia d'Alsazia nella Cappella delle Lacrime nell'abbazia di Hohenbourg
 

Badessa

 
NascitaVII secolo
MorteMont Sainte-Odile, 16 settembre 735
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Ricorrenza16 settembre

Agiografia

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Eugenia seguì le tracce della zia santa Ottilia e mantenne la regolarità e la disciplina e come la zia diede l'esempio di grandi virtù alla sua comunità. Lo spirito della pia fondatrice regnava in queste due case e forniva un edificante spettacolo per la Bassa Alsazia, la vista cioè di due giovani vergini nate nelle prime famiglie del paese rinunciare ad una vita di agi e comodità per consacrarsi alle pratiche penitenziali. Eugenia diresse l'abbazia per quindici anni e dopo la sua morte fu proclamata santa. La sua salma venne inumata nella cappella di san Giovanni Battista, vicino alla tomba della zia Ottilia. Le sue reliquie vi furono conservate fino a che, durante la guerra dei trent'anni gli svedesi invasero il Monte Santa Ottilia, saccheggiarono l'abbazia, violarono la tomba di Eugenia disperdendone i resti ivi conservati. Di questi si trovarono solo poche reliquie oggi conservate nelle chiese di Obernai e di Willgottheim[2]

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Adalrico  
 
 
Eticone  
Hultrude di Burgundia Guillebaud di Burgundia  
 
 
Adalberto I d'Alsazia  
 
 
 
Berswinde  
 
 
 
Eugenia d'Alsazia  
 
 
 
 
 
 
 
Gerlinde di Pfalzel  
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. ^ David Baillie Warden, Jean Baptiste Pierre Jullien Courcelles, Nicolas Vigton de Saint-Allais, L'art de vérifier les dates ..., p. 464
  2. ^ Histoire des saints d'Alsace; par l'abbé Hunckler, par Théodore François X. Hunkler, p.381

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