Gaio Vibio Rufino (in latino: Gaius Vibius Rufinus; 15 a.C. circa? – dopo il 47?) è stato un magistrato, senatore e militare romano, console dell'Impero romano.

Gaio Vibio Rufino
Console dell'Impero Romano
Nome originaleGaius Vibius Rufinus
Nascita15 a.C. circa?
Mortedopo il 47?
GensVibia
PadreGaio Vibio Rufo
Consolatosecondo semestre 21 o 22 (suffetto)
ProconsolatoAsia, 36/37?
Legatus Augusti pro praetoreGermania superiore, 41/42-46/47?

Biografia

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Appartenente ad un ramo della gens Vibia forse originario di Tusculum[1], Rufino era con ogni probabilità[1][2] figlio di Gaio Vibio Rufo[3], console suffetto del 16, che era stato il primo console, se non persino il primo senatore della famiglia[1][4], e probabilmente di una sua seconda moglie, sposata dopo Publilia[2].

La carriera di Rufino, tuttavia, nonostante le numerose attestazioni, risulta ancora oggi piuttosto nebulosa: parte della critica, infatti, cautamente ritiene che le testimonianze che lo nominano non si riferiscano necessariamente alla stessa persona[5]; il maggior sostenitore dell'identità del Rufino attestato è Ronald Syme, che, in un importante articolo spesso accettato da altri importanti studiosi[4][6], ricostruisce la sua carriera[7][8].

La prima attestazione di un Rufino è in Ovidio: il poeta, infatti, gli indirizza due delle sue Epistulae ex Ponto[9], descrivendo la loro amicizia[10] e le lettere consolatorie di Rufino[11]. Ronald Syme, sulla base di una delle epistole ovidiane[12], ha pensato di poter ricostruire parte degli inizi di carriera di Rufino, vedendolo al seguito di Tiberio, ormai erede di Augusto, nelle campagne illirico-pannoniche del 6-9, nelle campagne germaniche del 10-12 e al trionfo del 23 ottobre del 12[13][14], ma recentemente si è proposto di smentire la ricostruzione del Syme sulla base di motivi filologici e codicologici[15].

Un Vibio Rufino è inoltre attestato da Plinio il Vecchio come esperto autore di scritti su alberi, fiori ed erbe[16].

In ogni caso, il nuovo status familiare raggiunto con il consolato paterno e la vicinanza del princeps Tiberio portò a Rufino importanti frutti[2]. Egli, attorno ai trentacinque anni[2][17], fu infatti, con ogni probabilità, console suffetto nel secondo semestre del 21 o del 22[4][6][13][18][19][20][21][22][23] insieme al giurista e amicus di Tiberio Marco Cocceio Nerva[24][25]: del loro mandato, attestato in agosto[25], non è possibile, allo stato attuale della documentazione, definire ulteriormente l'anno.

Un Gaio Vibio Rufino è poi attestato come proconsole d'Asia, onorato con una statua ad Efeso da un magistrato cittadino (pritano) per i benefici concessi[26]: se il proconsole si rivelasse essere identico al console del 21 o 22, come sostiene il Syme[13][27] seguito da Werner Eck[4], il suo mandato potrebbe cadere tra 36 e 37[27][28], altrimenti è stata proposta una datazione più bassa, attorno al 50[29], basata però sull'ipotesi, ormai generalmente confutata dalla critica[6][18], che Rufino sia stato console attorno al 40[30].

Infine, un Gaio Vibio Rufino è attestato come legatus Augusti pro praetore della provincia di Germania Superiore sotto Claudio, nel 43[31] e nel 45[32]: è stato proposto che il mandato sia durato dal 41/42 al 46/47[4], e generalmente accettato non solo che il legatus fosse identico al proconsole d'Asia[33], ma anche che il legatus fosse il console del 21 o 22[4][13][34], nonostante la distanza temporale intercorsa tra il consolato e il mandato germanico[35], obiezione però smentita da Syme sulla base di altri casi simili, come quello di Gaio Vibio Marso, console suffetto nel 17 e legatus Augusti pro praetore di Siria nel 42[13][34]. Durante il mandato di Rufino, devono essersi verificati i cambiamenti nella guarnigione provinciale di Germania Superiore in occasione della partenza per la conquista della Britannia da parte di Claudio nel 43[4].

  1. ^ a b c U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, p. 367.
  2. ^ a b c d R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1434.
  3. ^ PIR2 V 568 (Wachtel-Heil).
  4. ^ a b c d e f g W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, pp. 15-16.
  5. ^ Da ultimo, si vedano le 4 diverse voci della PIR2, ciascuna dedicata ad un'attestazione di Rufino: V 564-567 (Wachtel-Heil). Gli autori concludono che res incerta manet (ad loc.).
  6. ^ a b c A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 619.
  7. ^ Ronald Syme, Vibius Rufus and Vibius Rufinus, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 43, 1981, pp. 365-376 [= Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, pp. 1423-1435].
  8. ^ Syme aveva già accennato al problema della carriera di Rufino in History in Ovid, Oxford 1978, pp. 84-86.
  9. ^ I, 3 e III, 4.
  10. ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, I, 3, 1: Hanc tibi Naso tuus mittit, Rufine, salutem.
  11. ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, I, 3, 27-30: Cum bene firmarunt animum praecepta iacentem / sumptaque sunt nobis pectoris arma tui, / rursus amor patriae ratione valentior omni / quod tua fecerunt scripta retexit opus.
  12. ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, III, 4.
  13. ^ a b c d e R. Syme, History in Ovid, Oxford 1978, pp. 84-86.
  14. ^ R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1434-1435.
  15. ^ F. Busti, Ov. Pont. 1, 3 e 3, 4: chi (non) era Rufino, in Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, vol. 83 (2019), pp. 99-123.
  16. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, I, 14b; 15b; 19b; 21b; 22b.
  17. ^ W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, pp. 15-16, ritiene invece che, in quanto non patrizio, dovesse avere ben più di 33 anni al momento del suo consolato.
  18. ^ a b PIR2 V 565 (Wachtel-Heil).
  19. ^ PIR2 C 1225 (Groag).
  20. ^ R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1431-1432.
  21. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 225.
  22. ^ R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, pp. 351-352.
  23. ^ Che il collega di Rufino fosse il figlio di Nerva e che il loro consolato si datasse attorno al 40 era ipotizzato da A. Degrassi, in Epigraphica, vol. 8 (1946), p. 37; idem, I fasti consolari dell'impero romano, Roma 1952, p. 11; R. Hanslik, in RE VIII,A,2 (1958), col. 1981; U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, pp. 362-369.
  24. ^ CIL VI, 31674.
  25. ^ a b CIL VI, 9005.
  26. ^ I.Ephesos 3023.
  27. ^ a b R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1433.
  28. ^ J. Keil, in E. Reisch (ed.), Forschungen in Ephesos, III, Wien 1923, p. 113 n° 23.
  29. ^ U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, pp. 362-369.
  30. ^ A. Degrassi, in Epigraphica, vol. 8 (1946), p. 37; idem, I fasti consolari dell'impero romano, Roma 1952, p. 11; R. Hanslik, in RE VIII,A,2 (1958), col. 1981.
  31. ^ CIL XIII, 6797.
  32. ^ ILS 2283.
  33. ^ U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, p. 187.
  34. ^ a b R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1431-1433.
  35. ^ PIR2 V 567 (Wachtel-Heil).

Bibliografia

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  • R. Syme, History in Ovid, Oxford 1978, pp. 84-86.
  • Ronald Syme, Vibius Rufus and Vibius Rufinus, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 43, 1981, pp. 365-376 [= Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, pp. 1423-1435].
  • U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n. Chr., Bonn 1982, pp. 362-369.
  • W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, pp. 15-16
  • PIR2 V 564-567 (Wachtel-Heil)

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