Giovanni Jauch

politico, editore, avvocato e notaio svizzero

Giovanni Jauch (Bellinzona, 22 marzo 1806San Bernardino, 26 luglio 1877) è stato un avvocato, editore e politico svizzero.[1]

Giovanni Jauch

Consigliere agli Stati
Durata mandato28 maggio 1874 –
1º marzo 1875
Legislatura
Circoscrizione  Ticino

Consigliere nazionale
Durata mandato6 novembre 1848 – –
30 novembre 1851
Legislatura
Circoscrizione  Ticino

Durata mandato2 luglio 1855 –
1º marzo 1873
Legislatura, , , , , ,
Circoscrizione  Ticino

Inviato alla Dieta federale
Durata mandato1846 –
1848
Circoscrizione  Ticino

Consigliere di Stato del Canton Ticino
Durata mandato1855 –
1855

Presidente del Gran Consiglio del Canton Ticino

Membro del Gran Consiglio del Cantone Ticino
Durata mandato1844 –
1877

Sindaco di Bellinzona
Durata mandato1864 –
1877

Dati generali
Professioneavvocato, notaio e editore

Biografia

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Di famiglia originaria del Canton Uri, era figlio di Francesco Jauch, possidente, e di Teresa Varrone.[1] Sposò Elisa Schenardi.[1] Nel 1828 si laureò in giurisprudenza a Pavia e fu avvocato e notaio a Bellinzona.[1] Esponente di spicco della corrente radicale, fu membro del Gran Consiglio ticinese dal 1844 al 1877, di cui più volte presidente, Consigliere e segretario di Stato nel 1855, deputato alla Dieta federale dal 1846 al 1848, Consigliere nazionale nei periodi 1848-1851 e 1855-1872 e Consigliere agli Stati dal 1874 al 1875.[1]

Ebbe una parte importante nella rivoluzione radicale del 1839 e nella repressione del tentativo controrivoluzionario conservatore del 1841.[1] Fu tenente colonnello durante la guerra del Sonderbund e nel 1855 presiedette il comitato cantonale del Pronunciamento.[1] Nel 1871 fondò il giornale La Costituzione, per osteggiare l'idea della separazione del Ticino in due cantoni, mentre l'anno seguente fu tra i promotori del giornale La Riforma federale.[1] Nel 1860 rappresentò il cantone ai negoziati con la Santa Sede sull'amministrazione religiosa del Ticino e in qualità di delegato federale tra il 1861 e il 1862 trattò con il Piemonte la questione dei beni della mensa vescovile di Como in Svizzera.[1]

Sindaco di Bellinzona dal 1864 alla morte, fu inoltre presidente della Banca cantonale e membro di numerose altre istituzioni, tra cui la Società dei Carabinieri e la Società Demopedeutica.[1]

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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