Giovanni Mazzoni (presbitero)
Giovanni Mazzoni (Chiassa Superiore, 17 ottobre 1886 – Petropawlovka, 25 dicembre 1941) è stato un cappellano militare italiano. Fu decorato due volte con la Medaglia d'oro al valor militare, nella prima e, alla memoria, nella seconda guerra mondiale.
Giovanni Mazzoni | |
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don Giovanni Mazzoni | |
Nascita | Arezzo, 17 ottobre 1886 |
Morte | Petropawlowka, 25 dicembre 1941 |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Loro Ciuffenna |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Bersaglieri |
Reparto | 3º Reggimento, 3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta" |
Anni di servizio | 1911-1941 |
Grado | Tenente Cappellano |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia degli Altipiani Undicesima battaglia dell'Isonzo Battaglia di Natale |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Medaglie d'Oro eccellenti: Don Giovanni Mazzoni[1] | |
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Biografia
modificaNacque alla Chiassa Superiore, una frazione del comune di Arezzo, il 17 ottobre 1886, e studiò presso il locale convento dei Carmelitani Scalzi sentendo sin da adolescente la vocazione ad abbracciare la vita religiosa.[2] Ordinato sacerdote il 15 agosto 1909[1] da Monsignor Falcini, vescovo di San Miniato, nel 1911 partì volontario come cappellano militare per partecipare alla guerra di Libia e nel 1912 prese parte all'occupazione dell'isola di Rodi[1] continuando la sua missione evangelica in Egeo.[1] Ricevuto un encomio solenne, al termine del conflitto partì missionario in Siria,[2] diventando direttore delle scuole italiane di Alessandretta.[1]
All'entrata in guerra fece ritorno in Italia e venne assegnato come tenente cappellano alla sanità militare, prestando dapprincipio la propria opera in un ospedale da campo. Trasferito al 226º Reggimento fanteria dalla Brigata "Arezzo",[2] nel maggio del 1916 prese servizio sull'Altopiano di Asiago nel pieno dell'offensiva austroungarica. In seguito combatte sul Carso, dove il 30 agosto 1917, durante l'Undicesima battaglia dell'Isonzo, fu ferito in combattimento sul costone del Selo dopo aver assunto il comando di alcuni soldati rimasti senza guida, ricevendo per questo la Medaglia d'oro al valor militare. Rientrato in servizio nel gennaio del 1918 come cappellano del Reggimento “Cavalleggeri di Treviso”, venne congedato nel 1919.[1] Divenuto arciprete di Lussinpiccolo, sull'isola di Cherso, il 4 novembre del 1921 prese parte alle cerimonie per la tumulazione della salma del milite ignoto al Vittoriano.[1]
Attratto dal nascente movimento fascista[3] nel 1923 fu nominato[4] parroco di Loro Ciuffenna[1] (Arezzo)[5] Nel 1926 prese la tessera del Partito Nazionale Fascista, e nel 1927 divenne presidente dell'Ufficio di assistenza in seno alla federazione provinciale dei fasci di combattimento. Tra il febbraio e il marzo del 1928 entrò fortemente in contrasto con il prefetto Salvetti e il segretario provinciale dei fasci di combattimento Guido Bonaccini. Verso la fine dell'anno è dapprima soggetto ad ammonizione, successivamente espulso dal Partito e nel mese di dicembre va sotto processo[1] a causa del fallimento della Banca di credito e risparmio di Arezzo della quale era consigliere. Condannato a tre anni di confino,[1] nel gennaio 1929 viene inviato a Lagonegro (Potenza), ma nel 1934 viene definitivamente scagionato da ogni accusa dalla Corte d'appello di Firenze.
Una volta rientrato a Loro Ciuffenna i contrasti con i locali dirigenti del partito fascista ripresero vigore nel giugno 1940, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, con una nuova accusa di aver ricevuto tangenti. Recatosi a Roma per appellarsi direttamente a Mussolini[1] o al suo segretario, non venne ricevuto e lasciato un memoriale in sua difesa si arruolò volontario nel Corpo dei Bersaglieri[6] in partenza per l'Unione Sovietica. Assegnato ad un ospedale da campo della 52ª Divisione fanteria "Torino",[1] chiese, ed ottenne, il trasferimento al 3º Reggimento bersaglieri.[7] Morì in combattimento durante l'offensiva di Natale del 1941 nei pressi di Petropawlowka[8] colpito a morte da una raffica di mitragliatrice mentre soccorreva un soldato ferito. Insignito per questo fatto di una seconda Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, la sua salma, dapprima sepolta in un cimitero militare italiano in Russia, venne rimpatriata nel 1961 per essere tumulata in una tomba monumentale nel cimitero di Loro Ciuffenna.[6]
Nel 1990 gli fu intitolata la Sezione di Arezzo dell'Istituto del Nastro Azzurro.
Onorificenze
modifica— Carso / Comarie,
— 23 maggio–5 giugno / 30 agosto 1917[9][10]
— Rassypnaja, Petropawlowka (Fronte Russo)
— 1-26 dicembre 1941[11][12]
— Monte Zebio
— 6 luglio 1916
— Monfalcone
— 10 novembre 1916
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l Il Nastro Azzurro n.5, settembre-ottobre 2010, p. 18.
- ^ a b c Argenterio 1999, p. 38.
- ^ Tra il 1919 e il 1920 appoggiò a Firenze la causa fascista, tenne discorsi ai primi aderenti insieme a Tullio Tamburini, commemorò ogni anno i fascisti morti a Renzino di Foiano nell'aprile del 1921, fu chiamato a benedire i primi gagliardetti del partito.
- ^ La nomina arrivò da Monsignor Mignone, allora Vescovo di Arezzo.
- ^ Dove costruì un asilo, un nucleo di Boy Scout ed il primo nucleo dell'Azione Cattolica della Val d'Arno.
- ^ a b Argenterio 1999, p. 39.
- ^ Argenterio 1999, p. 9.
- ^ Un paese situato nel bacino minerario del Donetz.
- ^ Bollettino Ufficiale 1919 d.65 pg.4261.
- ^ Quirinale - scheda
- ^ Bollettino Ufficiale 1943 dispensa 70 pagine 5087.
- ^ Quirinale - scheda
- ^ http://www.combattentiliberazione.it/movm-dal-1935-al-7-sett-1943/mazzoni-don-giovanni-2
Bibliografia
modifica- Francesco Argenterio, Le armi della fede. Il percorso della rivelazione cristica nell'universo militare, Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1999, ISBN 88-7652-831-8.
- Giulio Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, Milano, Ugo Mursia, 1994, ISBN 88-425-1746-1.
- Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
- Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, A. Mondadori Editore, 2011, ISBN 978-88-04-42660-8.
- Giovanni Messe, La guerra al fronte russo, Milano, Ugo Mursia Editore, 2005, ISBN 88-425-3348-3.
- Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Torino, Einaudi Ragazzi, 2001, ISBN 88-7926-359-5.
Periodici
modifica- Medaglie d'Oro eccellenti: Don Giovanni Mazzoni, in Il Nastro Azzurro, n. 5, Roma, Istituto del Nastro Azzurro, settembre-ottobre 2010, pp. 18.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Scheda nel sito dell'ANCMI - Associazione Nazionale Cappellani Militari d'Italia, su ancmi.org. URL consultato il 15 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2018).