Antônio Hamilton Martins Mourão (Porto Alegre, 15 agosto 1953) è un politico ed ex generale brasiliano, dal 1º gennaio 2019 al 1º gennaio 2023 vicepresidente del Brasile.

Hamilton Mourão

25º Vicepresidente del Brasile
Durata mandato1º gennaio 2019 –
1º gennaio 2023
PresidenteJair Bolsonaro
PredecessoreMichel Temer (2016)
SuccessoreGeraldo Alckmin

Dati generali
Partito politicoPartito Rinnovatore Laburista Brasiliano
(2018-2022)

Repubblicani
(2022-2023)
ProfessioneMilitare
FirmaFirma di Hamilton Mourão
Hamilton Mourão
NascitaPorto Alegre, 15 agosto 1953
Dati militari
Paese servitoBrasile (bandiera) Brasile
Forza armata Esercito brasiliano
Corpoartiglieria
Anni di servizio1972 - 2018
GradoGenerale dell'esercito
Comandante diComando militare del sud
6ª Divisione dell'esercito
2ª Brigata di fanteria della giungla
27º Gruppo d'artiglieria campale
Altre caricheVicepresidente del Brasile, Senatore
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Biografia

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Figlio del generale Antônio Hamilton Mourão, nel 1975 si diploma ufficiale d'artiglieria all'Academia Militar das Agulhas Negras. Si è laureato come ufficiale di stato maggiore e ha seguito un corso di politica, strategia e amministrazione presso l'Escola de Comando e Estado-Maior do Exército. Mourão è iscritto alla Massoneria.[1]

Nel corso della carriera militare è stato addetto militare per l'ambasciata del Brasile in Venezuela, ha comandato il 27º gruppo di artiglieria da campagna, la seconda brigata fanteria della giungla a São Gabriel da Cachoeira in Amazonas, la 6ª Divisione dell'Esercito e il Comando Militare del Sud nel Rio Grande do Sul.[2] Da quel comando nel 2015 a causa di alcune sue dichiarazioni contro la presidente Dilma Rousseff viene trasferito al comando della Segreteria di bilancio e amministrativa dello stato maggiore dell'Esercito brasiliano, da cui viene rimosso nel dicembre 2017, per aver dichiarato che l'esercito dovrebbe garantire l'ordine pubblico nel paese.[3]

Lasciato il servizio attivo nel febbraio 2018 con il grado di Generale d'armata, l'8 maggio Mourão ha annunciato la sua adesione al Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano (PRTB). Il 22 luglio 2018 il Partito Social-Liberale annuncia Jair Bolsonaro come candidato ufficiale alla presidenza della Repubblica. Il Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, decide di sostenerlo e indica il 5 agosto come vicepresidente il generale Mourão. Durante la campagna elettorale ha suscitato diverse polemiche, soprattutto dopo aver considerato che le difficoltà del Brasile derivano dall'"indolenza di indiani e neri". Accoglie con favore anche lo "sbiancamento della razza", invocando il colore della pelle del nipote.[4]

Al secondo turno delle elezioni generali del 28 ottobre 2018, Bolsonaro ottiene il 55,13% dei voti validi e viene eletto 38º presidente della Repubblica Federale del Brasile,[5] con Mourão diventa il primo vicepresidente indigeno eletto, ha assunto l'incarico il 1º gennaio 2019. Secondo un'inchiesta del Financial Times del 2023, Mourão ha espresso privatamente all'ex ambasciatore statunitense in Brasile Tom Shannon, durante un pranzo privato a New York nel 2022, la preoccupazione per le correnti antidemocratiche all'interno delle forze armate brasiliane precedenti le elezioni del 2022.[6]

In risposta, l'amministrazione Biden ha messo in atto una campagna di pressione prolungata nei confronti dei militari brasiliani, iniziata già nel 2021. L'impegno statunitense ha comportato espliciti avvertimenti pubblici da parte dei senatori statunitensi sul mancato rispetto dei risultati elettorali, nonché continue conversazioni volte a chiarire che una rottura democratica avrebbe lasciato il Brasile isolato sulla scena internazionale e avrebbe portato a un declassamento della cooperazione di sicurezza tra Stati Uniti e Brasile, molto apprezzata dall'establishment militare brasiliano. L'elevato numero di attori statunitensi coinvolti nella campagna ha fatto sì che, per gran parte del 2022, molti funzionari governativi brasiliani in visita a Washington abbiano ricevuto un messaggio inequivocabile dal governo statunitense sulla necessità che gli ufficiali militari brasiliani rispettino il processo elettorale.[6]

La reazione di Mourão alla vittoria di Lula suggerisce che la minaccia di una risposta internazionale negativa è stata tra i fattori che hanno convinto i golpisti dell'esercito brasiliano a ritirarsi. In un post su X (allora ancora noto come Twitter) tre giorni dopo il ballottaggio del 30 ottobre 2022, Mourão ha riconosciuto la "frustrazione" dei sostenitori di Bolsonaro, scrivendo che Lula non avrebbe dovuto essere autorizzato a candidarsi in primo luogo a causa della sua condanna penale annullata; l'allora vicepresidente ha messo in dubbio la legittimità delle elezioni, ma ha sostenuto che "un colpo di Stato militare metterebbe il Paese in una situazione difficile a livello internazionale".[6]

Mourão ha terminato il mandato il 1º gennaio 2023, candidandosi poi al Senato alle elezioni generali brasiliane del 2022, in rappresentanza dello stato del Rio Grande do Sul, venendo eletto senatore ed entrando in carica il 1º febbraio 2023.

  1. ^ (PT) Pedro Fillardo, O GENERAL MOURÃO, VICE-PRESIDENTE DA REPÚBLICA É MEMBRO DA MAÇONARIA, MAS AGE ELE DE ACORDO COM OS PRINCÍPIOS MAÇÔNICOS?, su maconsprogressistas.org. URL consultato il 25 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2020).
  2. ^ (PT) Ricardo Fan, Comando Militar do Sul terá novo comandante, su DefesaNet, 25 aprile 2014. URL consultato il 9 marzo 2024.
  3. ^ sicurezzainternazionale.luiss.it. URL consultato il 31 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2018).
  4. ^ (ES) 7 De Octubre De 2018, La declaración racista del compañero de fórmula de Jair Bolsonaro sobre su nieto tras salir de votar, su Infobae. URL consultato il 4 gennaio 2019.
  5. ^ it.reuters.com. URL consultato il 29 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2020).
  6. ^ a b c (EN) Oliver Stuenkel, How U.S. Pressure Helped Save Brazil’s Democracy, su Foreign Policy, 14 marzo 2024. URL consultato il 9 marzo 2024.

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