Kōki Hirota

politico e diplomatico giapponese

Kōki Hirota (廣田 弘毅?, Hirota Kōki; Fukuoka, 14 febbraio 1878Toshima, 23 dicembre 1948) è stato un politico e diplomatico giapponese.

Kōki Hirota

Primo ministro del Giappone
Durata mandato9 marzo 1936 –
2 febbraio 1937
Capo di StatoHirohito
PredecessoreKeisuke Okada
SuccessoreSenjūrō Hayashi

Ministro degli esteri del Giappone
Durata mandato1933 –
8 luglio 1934
Capo di StatoHirohito
Capo del governoSaitō Makoto

Durata mandato8 luglio 1934 –
9 marzo 1936
Capo di StatoHirohito
Capo del governoKeisuke Okada

Durata mandato4 giugno 1937 –
1938
Capo di StatoHirohito
Capo del governoFumimaro Konoe

Dati generali
Partito politicoindipendente
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità Imperiale di Tokyo
ProfessioneDiplomatico
FirmaFirma di Kōki Hirota

Ha ricoperto l'incarico di Primo ministro del Giappone dal 9 marzo 1936 al 2 febbraio 1937.

Biografia

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I primi anni

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Tavoletta con inciso il nome Koki Hirota, scritto dallo stesso all'età di 11 anni al santuario Suikyo

Hirota nacque a Kaji-machi dori (鍛冶町通り?), oggi compresa nel territorio della città di Fukuoka. Suo padre era uno scalpellino di nome Tokubei (徳平?), che venne adottato dalla famiglia Hirota e sposò Take (タケ?), figlia di un imprenditore in campo agroalimentare.[1]

 

Il 14 febbraio 1878 alla coppia nacque il primo figlio, che sarebbe poi diventato Primo ministro e che avrebbe avuto in seguito altri tre tra fratelli e sorelle. Sulla lapide che commemora gli scalpellini che contribuirono alla costruzione della statua dell'Imperatore Kameyama nel parco Azuma a Fukuoka, è riportato anche il nome di Tokubei.

Dopo avere frequentato la scuola superiore della prefettura di Fukuoka Hirota proseguì i propri studi all'Università imperiale di Tokyo e si laureò in giurisprudenza. Tra i suoi compagni di corso c'era Shigeru Yoshida, che nel dopoguerra sarebbe diventato primo ministro del Giappone.

Carriera diplomatica

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Dopo la laurea Hirota fu assunto dal Ministero degli Affari Esteri e iniziò la carriera diplomatica prestando servizio presso numerose sedi estere. Nel 1923 divenne direttore del dipartimento del ministero che si occupava di Europa e America. Fu poi ambasciatore presso l'Unione Sovietica tra il 1928 e il 1932.

Nel 1933 divenne ministro degli affari esteri nel governo guidato da Saitō Makoto, appena prima dell'uscita del Giappone dalla Società delle Nazioni. Conservò questo incarico anche sotto il governo dell'ammiraglio Keisuke Okada.

L'incarico di Primo ministro

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Programma di leggi sulla criminalità stilate dal primo ministro Hirota nel 1936.

Il 9 marzo 1936, anno nel quale la fazione più radicale delle forze armate giapponesi fu screditata a causa dell'incidente del 26 febbraio, Hirota venne eletto Primo ministro in sostituzione di Okada.

Oltre a una serie di provvedimenti interni rivolti ad alleviare le tensioni con i militari, durante il suo governo il Giappone aderì al Patto anticomintern (25 novembre 1936) insieme alla Germania nazista e all'Italia fascista, patto che preludeva al Patto tripartito del settembre 1940.

Il governo Hirota durò meno di un anno perché egli si dimise a causa del disaccordo con Hisaichi Terauchi, che rivestiva la carica di ministro della guerra. Come suo successore fu inizialmente designato Kazushige Ugaki, che però non riuscì a formare un governo a causa dell'opposizione dei vertici militari. Il 2 febbraio 1937 infine Senjūrō Hayashi fu nominato primo ministro chiudendo il periodo di crisi di governo.

Il secondo periodo della carriera diplomatica

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Hirota fu nuovamente nominato ministro degli esteri sotto il governo del principe Fumimaro Konoe, che succedette ad Hayashi. Nel corso di questo suo secondo mandato Hirota si oppose con decisione all'aggressione giapponese contro la Cina, aggressione che collideva con il suo progetto di un'alleanza tra Giappone, Cina e Manciukuò in funzione anti-sovietica. Le sue ripetute critiche all'escalation della seconda guerra sino-giapponese irritarono i vertici militari tanto che Hirota fu costretto alle dimissioni nel 1938.

Nel 1945 Hirota fu nuovamente al servizio del governo in carica è guidò la delegazione che negoziava con l'Unione Sovietica, che in quel periodo era ancora vincolata dal patto di non aggressione con il Giappone. Egli cercò di persuadere Iosif Stalin a non entrare in guerra, ma i suoi sforzi non ebbero successo e l'Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone mentre venivano bombardate Hiroshima e Nagasaki.

Gli ultimi anni

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Hirota mentre ascolta la lettura della condanna a morte.

Hirota fu arrestato dopo la resa giapponese e venne condannato durante il processo di Tokyo come "criminale di classe A" (crimini contro la pace). Egli non si difese e fu trovato colpevole per i seguenti imputazioni:

  • imputazione 1 (conduzione di una guerra di aggressione o di una guerra in violazione delle leggi internazionali)
  • imputazione 27 (conduzione di una guerra senza provocazione da parte del nemico contro la Repubblica Cinese)
  • imputazione 55 (inadempimento del dovere di prevenire le violazioni delle leggi di guerra).

La sentenza fu la condanna a morte, che venne eseguita per impiccagione presso il carcere di Sugamo.

La severità della condanna rimane controversa; Hirota fu infatti l'unico civile a venire condannato a morte nel corso del processo di Tokyo. Alcuni studiosi ritengono che tale severità abbia avuto a che fare con il massacro di Nanchino, commesso durante il periodo nel quale egli era ministro degli esteri. Nonostante venga fatto osservare che nella catena di comando giapponese Hirota non avrebbe avuto la possibilità di fermare tale massacro, il tribunale lo avrebbe condannato per non aver insistito abbastanza in tale senso con i vertici militari, pur disponendo di informazioni piuttosto precise sullo svolgimento dei fatti.[2] Una seconda ipotesi che spiegherebbe la condanna a morte è quella che si basa sul ruolo avuto da Hirota nel perfezionamento e nella stipula del Patto tripartito.

  1. ^ (JA) 広田弘毅|近代日本人の肖像, su 近代日本人の肖像. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  2. ^ The Complete Transcripts of the Proceedings of the International Military Tribunal for the Far East, ristampato da R. John Pritchard e Sonia Magbanua Zaide (curatori) in The Tokyo War Crimes Trial, vol. 20, 49,816 (Garland Publishing: New York e Londra 1981)

Bibliografia

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  • Frank, Richard B. Downfall: The End of the Imperial Japanese Empire. Penguin (Non-Classics); Riedizione del 2001. ISBN 0-14-100146-1
  • Maga, Timothy P. Judgment at Tokyo: The Japanese War Crimes Trials. Università del Kentucky (2001). ISBN 0-8131-2177-9
  • Minear, Richard R. Victors' Justice: The Tokyo War Crimes Trial. Università del Michigan (2001). ISBN 1-929280-06-8

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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