Lago di Paterno
Il lago di Paterno o di Cotilia (detto in passato anche Pozzo di Rutignano o di Latignano[1]) è un lago della provincia di Rieti, nel Lazio, situato nella Piana di San Vittorino. Molto noto nell'antichità, era un luogo sacro per molti popoli italici, tanto che Varrone lo definì "l'ombelico d'Italia".
Lago di Paterno | |
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Il lago con il paese di Paterno (nello sfondo) | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Rieti |
Comune | Castel Sant'Angelo |
Coordinate | 42°22′56.28″N 13°00′50.04″E |
Altitudine | 430 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 0,03 km² |
Lunghezza | 0,19 km |
Larghezza | 0,15 km |
Profondità massima | 54 m |
Idrografia | |
Origine | carsica |
Geografia
modificaIl lago di Paterno è un bacino di origine carsica[2], originato da uno sprofondamento del terreno (sinkhole, di cui rappresenta uno dei casi più esemplari[3]). Ha forma ovale e dimensioni contenute (150x190 metri[2], diametro di 204 metri[3]), ma è molto profondo (quasi 54 metri).[2] È alimentato da una sorgente d'acqua sotterranea[2]; l'acqua defluisce tramite fenditure nella roccia calcarea[1]. La temperatura sul fondo è di 6 °C, quasi costante nel corso dell'anno; quella in superficie è solitamente più calda in base alla stagione.[1]
Si trova nella frazione Vasche del comune di Castel Sant'Angelo, in provincia di Rieti; prende il nome dalla frazione di Paterno, che si trova a 600 m s.l.m. a monte del lago e a circa 5 km dal paese di Ponte Alto.
È collocato all'interno della Piana di San Vittorino, attraversata dal fiume Velino e dalla strada statale 4 Salaria. La piana di San Vittorino è un territorio molto ricco d'acqua e di fenomeni carsici: vi si trovano le sorgenti del Peschiera (le più copiose di tutto l'Appennino, che alimentano l'omonimo acquedotto di Roma) e sorgenti di acqua sulfurea, sin dall'antichità impiegate a scopo curativo nelle Terme di Cotilia. A poche centinaia di metri da quello di Paterno si trovano altri due laghi più piccoli, sempre di origini carsiche: il lago di Mezzo e il lago Piccolo, anche noto come Pozzo di Burino.[4]
Il lago è adatto alla balneazione, alla pesca e alle immersioni subacquee.[2] Le sponde sono caratterizzate da un lato da boschi e canneti, dall'altro da una piccola spiaggia attrezzata.[2] Dominano lo specchio d'acqua i resti di una maestosa villa risalente al I sec. a.C. da identificare probabilmente con quella degli imperatori Flavi (c.d. Villa di Tito); a poca distanza sorgono le vestigia dell'impianto termale di Aquae Cutiliae.
Storia
modificaLa data dello sprofondamento che diede origine al lago è ignota, ma sicuramente molto antica.
Le prime notizie sull'esistenza del lago risalgono alla fine dell'età del bronzo quando, secondo Dionigi di Alicarnasso, presso il lago di Cotilia sarebbe avvenuto un importante avvenimento storico: la popolazione dei Pelasgi vi avrebbe stretto l'alleanza con gli Aborigeni, che permise ai primi di iniziare a popolare l'Italia centrale. Come tramandato da Macrobio, in tale occasione i due popoli dedicarono un sacello a Dis Pater e un'ara a Saturno.[3]
Successivamente, anche i Sabini attribuirono al lago un grande valore religioso, tanto che lo avevano consacrato alla dea Vacuna e vi compievano sacrifici.[3]
Il valore religioso attribuitogli era dovuto al verificarsi di fenomeni considerati misteriosi: si ipotizza che i Pelasgi possano aver assistito allo sprofondamento del terreno che diede origine al lago, rimanendone talmente impressionati da credere l'evento opera di qualche potente divinità, e il lago un punto di accesso agli inferi.[3] Gli autori latini inoltre riferiscono che nel mezzo del lago si ergeva un'isola galleggiante, coperta da una folta vegetazione, che si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo.[5][6] Seneca si occupò del fenomeno nelle Quaestiones Naturales, sostenendo che potesse essere formata da accumuli di rami e terra, trattenuti dalla densità dell'acqua lacustre e sospinti dal vento.[7] L'isola era ancora visibile a inizio Ottocento[8] ma è oggi scomparsa.
A sottolineare come la zona fosse il fulcro religioso e simbolico per un gran numero di popolazioni italiche, l'erudito reatino Marco Terenzio Varrone definì questo luogo Umbilicus Italiae[9] ("ombelico d'Italia"). Nel corso del rinascimento, l'epiteto varroniano di Umbilicus Italiae (originariamente legato a questo lago) divenne un simbolo di cui si appropriarono tutti i centri abitati circostanti: Rieti lo rievocò con una lapide in piazza San Rufo, Cittaducale nella chiesa di Santa Maria di Sesto, e Antrodoco nella chiesa di Santa Maria Extra Moenia.
L'uso delle acque di Cotilia a scopo curativo è molto antico ed è documentato già da Strabone[10]; le Aquae Cutiliae, le terme antiche di Cotilia, erano molto rinomate nel mondo romano tanto da essere state frequentemente luogo di villeggiatura degli imperatori Vespasiano e Tito, che proprio lì scelsero di morire.
Pochi giorni dopo il terremoto della Marsica del 1915, il 31 gennaio, si verificò un improvviso abbassamento del livello delle acque, di circa quattro metri, e una serie di smottamenti, che durarono circa due mesi.[1] Al loro termine la profondità del lago risultò aumentata di dieci metri.[1]
Fauna
modificaFauna ittica
modificaNel lago di Paterno sono state segnalate 6 specie ittiche: gambusia, persico sole, persico trota, rutilo, tinca e trota[11].
Note
modifica- ^ a b c d e Lago di Paterno, su Club sommozzatori Rieti. URL consultato il 5 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
- ^ a b c d e f Lago di Paterno, su Alta valle del Velino. URL consultato il 5 luglio 2016.
- ^ a b c d e Nisio, pag. 40.
- ^ Lago di Paterno, su italiavirtualtour.it. URL consultato il 5 luglio 2016.
- ^ (LA)
«... quaedam insulae sempre fluctuantur sicut in agro Cecubo et eodem Reatino... ... ad Cutilias aquas opaca silva quae numquam die ac nocte eodem loco visitur...»
(IT)«... alcune isole galleggiano come in territorio Cecubo e Reatino... ... presso Cotilia si può vedere un folto bosco, che né di giorno né di notte sta mai nello stesso posto...»
- ^ (LA)
«... Lymphae Commotiles ad lacum Cutilienses a commotu, quod ibi insula in aqua commovetur.»
(IT)«Le Lymphe Commotiles, presso il Lago di Cotilia, sono chiamate così dal movimento di un'isola che si trova in quel lago.»
- ^ (LA)
«Ipse ad Cutilias natantem insulam vidi, et alia in Vadimones lacu vehitur (lacus in Statoniensi est). Cutiliarum insula et arbores habet et herbas nutrit; tamen aqua sustinetur et in hanc atque illam partem non vento tantum sed aura compellitur, nec umquam illi per diem ac noctem uno loco statio est; adeo innovetur levi flatu. Huic duplex causa est: aquae gravitas medicatae et ob hoc ponderosae, et ipsius insulae materia vectabilis, quae non est corporis solidi, quamvis arbores alat. Fortasse enim leves truncos frondesque in lacu sparsas pinguis umor apprehendit ac vinxit. Itaque, etiam si qua in illa saxa sunt, invenies exesa et fistulosa, qualia sunt quae duratus umor efficit, utique circa medicatorum fontium rivos, ubi purgamenta aquarum coaluerunt et spuma solidatur.»
(IT)«Io stesso presso Cotilia vidi un'isola navigante ed un'altra nel lago di Vadimone. L'isola di Cotilia ha alberi e produce erbe; tuttavia è trasportata dall'acqua e si sposta qua e là, non spinta dal vento, ma soltanto dalla brezza e non si ferma nello stesso luogo né di giorno né di notte: a tal punto è mossa dal più piccolo spostamento d'acqua. La causa di questo è duplice: la densità dell'acqua, ricca di minerali e il materiale di cui è formata l'isola stessa che si lascia trasportare facilmente e non è tipico dei corpi solidi, benché faccia crescere alberi. Può darsi, infatti, che il liquido piuttosto denso del lago abbia trattenuto e legato insieme i tronchi leggeri e le fronde sparse nel lago. Così, anche se vi sono delle pietre, le si trovano corrose e porose come sono quelle che si producono presso sorgenti minerali dove gli elementi in sospensione nell'acqua diventano concrezioni solide insieme alla spuma.»
- ^ Medoro Mazza, Notizie statistiche della provincia di Aquila, 1815, p. 38. URL consultato il 5 luglio 2016.
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«... e le gelide fonti di Cotilia, le cui acque non solo si bevono, ma sono impiegate per curare le malattie, sedendovi dentro.»
- ^ (EN) Palozzi R., Quartararo M., Marcelli M., Arati F.M. e Boccanera P., Combining underwater visual census and self-organising maps: a freshwater ecology application, in Underwater Technology, vol. 29, n. 4, 2011, pp. 173-181, DOI:10.3723/ut.29.173. URL consultato l'11 maggio 2024.
Bibliografia
modifica- Stefania Nisio, GEOLOGIA STORICA PER LO STUDIO DEI FENOMENI DI SINKHOLE, in GEOMITOLOGIA DEI, UOMINI E NATURA TRA GEOLOGIA E STORIA, Lanciano, Rivista Abruzzese, 2010.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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