Legio II Flavia Constantia
La Legio II Flavia Constantia ("di Flavio Costanzo") fu legione romana creata da Diocleziano, probabilmente nel 296 o 297. Più tardi, in seguito alla riforma costantiniana dell'esercito romano divenne una legio comitatensis.
Legio II Flavia Constantia | |
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Scudo della Secunda Flavia Constantia Thebaeorum, secondo quanto riportato dalla Notitia dignitatum | |
Descrizione generale | |
Attiva | Diocleziano - V secolo |
Tipo | legione romana |
Campi | dal 296 o 297; |
Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
Storia
modificaLa II Flavia Constatia fu formata assieme alla I Maximiana per difendere la provincia della Thebaidos, appena creata nella divisione dell'Aegyptus. Il nome della legione è associata a Costanzo Cloro (Flavio Costanzo), uno dei due cesari previsti dal sistema della tetrarchia. La II Flavia Constantia rimase a Cusas fino all'epoca della stesura della Notitia dignitatum.[1]
La Notitia elenca tra le truppe del comitatus del magister militum per Orientem una II Flavia Constantia Thebaeorum:[2] questa unità era stata certamente ottenuta distaccando alcune truppe dalla II Flavia Constantia negli anni compresi tra il 325 ed il 350.[3] La creazione della nuova unità potrebbe essere ricondotta all'imperatore Teodosio I e alla sua politica di inserire alcune popolazioni barbare all'interno dell'organico dell'esercito romano: le truppe barbare sarebbero state mischiate ad altre prelevate dalla legione egiziana, e inviate a presidiare la Macedonia, ponendo il proprio comando a Tessalonica.[4]
Note
modifica- ^ Notitia dignitatum partibus orientis xxxi.
- ^ Notitia dignitatum partibus orientis vii.10.
- ^ J.R.González, Historia de las legiones Romanas, Madrid 2003, p.471.
- ^ Zosimo, Storia nuova, IV, 30-31.
Bibliografia
modifica- Lendering, Jona, "Legio II Flavia Constantia", Livius.org, su livius.org. URL consultato il 17 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2012).
- Ritterling, Emil, "Legio", Realencyclopädie of Klassischen Altertumswissenschaft, 1925, p. 1467, nella traduzione di Jeroen Pelgrom, RomanArmy.com
Voci correlate
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