Michele Di Giesi

politico italiano

Michele Di Giesi (Bari, 4 settembre 1927Roma, 20 novembre 1983) è stato un sindacalista e politico italiano, più volte Ministro della Repubblica Italiana, al Mezzogiorno, alle Poste, al Lavoro ed infine alla Marina Mercantile tra il 1979 ed il 1983.[1]

Michele Di Giesi

Ministro della marina mercantile
Durata mandato1º dicembre 1982 –
4 agosto 1983
Capo del governoAmintore Fanfani
PredecessoreCalogero Mannino
SuccessoreGianuario Carta

Ministro del lavoro e della previdenza sociale
Durata mandato28 giugno 1981 –
1º dicembre 1982
Capo del governoGiovanni Spadolini
PredecessoreFranco Foschi
SuccessoreVincenzo Scotti

Ministro delle poste e delle telecomunicazioni
Durata mandato18 ottobre 1980 –
28 giugno 1981
Capo del governoArnaldo Forlani
PredecessoreClelio Darida
SuccessoreRemo Gaspari

Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno
Durata mandato21 marzo 1979 –
4 aprile 1980
Capo del governoGiulio Andreotti
Francesco Cossiga
PredecessoreCiriaco De Mita
SuccessoreNicola Capria

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 maggio 1972 –
20 novembre 1983
LegislaturaVI, VII, VIII, IX
Gruppo
parlamentare
Partito Socialista Democratico Italiano
CircoscrizioneBari

Dati generali
Partito politicoPartito Socialista Democratico Italiano
ProfessioneSindacalista

Biografia

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Nato il 4 settembre 1927 a Bari in Puglia, sindacalista, entrò nell'Unione Italiana del Lavoro (UIL) con importanti incarichi a livello provinciale, poi regionale ed infine nazionale, nel settore dei trasporti e in quello del commercio.[2]

È stato capo dell'Ufficio stampa del Ministro del lavoro e della previdenza sociale socialdemocratico Virginio Bertinelli nel periodo del quarto governo Fanfani.[2]

Alle elezioni amministrative del 1962 viene eletto consigliere comunale a Bari per il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) e assessore all'economato nella giunta comunale di Vitantonio Lozupone; successivamente, nel 1966, divenne assessore ai lavori pubblici e vicesindaco di Bari nella giunta di Gennaro Trisorio Liuzzi[2]. La sua linea politica era caratterizzata da una totale aderenza alle idee di Giuseppe Saragat.[2]

Divenuto un esponente di spicco dello PSDI in Puglia e dell'Italia meridionale, alle elezioni regionali pugliesi del 1970 venne eletto in consiglio regionale della Puglia, dove fu il primo vicepresidente della giunta regionale di centro-sinistra presieduta da Trisorio Liuzzi fino al 1972.[1]

Eletto per la prima volta alla Camera dei deputati il 17 maggio 1972 (VI Legislatura), viene riconfermato anche per la VII dove ricopre il ruolo di Ministro senza portafoglio con la delega agli interventi nel Mezzogiorno. Nella successiva Legislatura, ricopre ancora quel ruolo; diviene poi Ministro delle poste e delle telecomunicazioni nel Governo Forlani, Ministro del lavoro e della previdenza sociale nei successivi 2 esecutivi guidati da Spadolini, ed infine, Ministro della marina mercantile nel Governo Fanfani V.

Nel 1978 si oppose alla scansione della scuola superiore quinquennale in un biennio comune seguito da un triennio specializzante, sostenendo che ne sarebbe uscita una scuola troppo poco specialistica per il mondo del lavoro e troppo poco generalista per la formazione universitaria.[3]

Rifiutò l'incarico di ministro senza portafoglio per gli affari regionali nel governo Craxi, dedicandosi alla vita interna del PSDI, dove Di Giesi aveva l'aspirazione di raggiungere la poltrona di segretario.

Muore a causa di un infarto nella sua abitazione di Roma a soli 56 anni Il 20 novembre 1983, alla vigilia di un Congresso Nazionale del PSDI. Il suo ruolo parlamentare venne ricoperto dal primo dei non eletti, Eugenio Sarli.

  1. ^ a b Michele De Feudis, I socialdemocratici pugliesi ricordano l'ex ministro Michele Di Giesi, su BORDERLINE24.COM - Il Giornale online aggiornato 24 ore su 24 su politica, cronaca, sport, spettacoli, musica, cultura, inchieste, rubriche, 13 dicembre 2016. URL consultato l'11 luglio 2022.
  2. ^ a b c d Di Giesi Michele - SIUSA, su siusa.archivi.beniculturali.it.
  3. ^ Seduta di martei26 Settembre 1978-Atti parlamentari (PDF), su Camera dei Deputati, p. 21437. URL consultato il 17 Giugno 2021.

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