Molino Stucky

ex mulino di Venezia ristrutturato e trasformato in albergo di lusso

Il Molino Stucky è un palazzo di Venezia, situato all'estremità occidentale della Giudecca, accanto all'antico stabilimento Fortuny.

Molino Stucky
Vista dell'edificio dal canale della Giudecca
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
IndirizzoGiudecca, 810
Coordinate45°25′41.88″N 12°19′12″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1884-1895
Inaugurazione2007
StileIndustriale, neogotico
Usoin parte alberghiero, in parte residenziale e congressistico
Realizzazione
ProprietarioAcqua Pia Antica Marcia
 
Busto a Giovanni Stucky

Il Molino Stucky fu costruito tra il 1884 e il 1895 per iniziativa di Giovanni Stucky, imprenditore e finanziere di nobile famiglia svizzera, il cui padre si era spostato nel Veneto con un'italiana della famiglia Forti. La progettazione dell'imponente complesso fu affidata all'architetto Ernst Wullekopf, che realizzò uno dei maggiori esempi di architettura neogotica applicata ad un edificio industriale. Le stanze dello stabile conservano tutt'oggi nel soffitto i diamanti a punta rovesciata caratteristici delle tramogge dell'antico mulino[1].

L'edificio colpisce per le sue proporzioni anomale rispetto a quelle delle tradizionali architetture veneziane presenti su entrambe le sponde del Canale della Giudecca.

L'idea originale di istituire un mulino nella laguna veneta venne a Giovanni Stucky intorno alla metà dell'Ottocento in seguito allo studio del funzionamento di diversi mulini in paesi esteri. In base a tali studi, l'imprenditore decise di sfruttare il canale veneziano per un veloce trasporto via acqua del grano da destinare al mulino dell'isola di Giudecca.

L'impianto modello - dotato di illuminazione a gas - dava lavoro, a pieno regime, a millecinquecento operai impegnati in turni che coprivano l'intera giornata ed era in grado di macinare, nel periodo di maggiore funzionalità, 2.500 quintali di farina al giorno[2].

Nel 1895 il complesso preesistente sul quale il mulino sorgeva fu ampliato su progetto dell'architetto Wullekopf e suddiviso in due distinte aree: una - maggiore e a sviluppo verticale - includeva il mulino, i magazzini e i silos nonché gli uffici; una seconda - costituita da edifici più bassi - ospitava il solo pastificio. Fu allora che assunse le sembianze attuali.

Wullekopf volle dotare l'edificio della classica e caratteristica facciata neo-gotica con impresso il nome del proprietario del mulino sormontato da un gigantesco orologio, un prospetto diventato da allora un simbolo dell'architettura industriale in Italia.

L'inizio della decadenza del Molino Stucky - che fu anche adibito a pastificio - ebbe inizio a partire dagli anni 1910, dopo l'assassinio di Giovanni Stucky da parte di un dipendente dell'azienda con precedenti penali per minacce nei suoi confronti, e la successione al comando del giovane figlio, Gian Carlo, con poca attitudine alla direzione d'impresa e più interessato all'arte e agli studi scientifici.[3] La situazione degli Stucky peggiorò notevolmente quando Benito Mussolini decise la rivalutazione della lira. Di conseguenza, Gian Carlo Stucky ebbe crescenti difficoltà a vendere i suoi prodotti e dovette chiudere le filiali in Argentina, Stati Uniti, Egitto e Inghilterra. Quando Mussolini avviò la politica economica autarchica - una campagna propagandistica volta a promuovere la produzione nazionale di materie prime - i profitti aziendali crollarono, perché l'attività degli Stucky era basata sull'approvvigionamento a buon mercato del grano per i loro mulini all'estero. Nel 1955, dopo un lungo periodo di crisi e una tribolata vicenda sindacale (lo stabilimento fu occupato per un mese dai cinquecento dipendenti), si giunse all'irreversibile chiusura.[3][1]

Rilevata nel 1994 dalla società Acqua Pia Antica Marcia (gruppo Acqua Marcia), l'antica area industriale è stata posta quattro anni dopo sotto la tutela della Soprintendenza alle Belle Arti. Lasciandone inalterata l'architettura neo-gotica, è stata poi sottoposta ad uno dei maggiori restauri conservativi d'Europa riguardanti direttamente un antico opificio.

La fine delle traversie dell'antico complesso è giunta a metà degli anni 2000 con la stipula di una partnership economico-finanziaria fra Acqua Marcia e la catena di alberghi Hilton,[4] in base alla quale l'area è stata destinata a complesso immobiliare dotato di "residence", centro congressi e sede alberghiera capace di 379 stanze, ristorante e piscina panoramici, una sala convegni da duemila posti. I manufatti necessari al restauro sono stati selezionati con la supervisione della Soprintendenza alle Belle Arti dopo un attento studio cromatico che garantisse una completa aderenza al disegno originale della costruzione. Quattrocentocinquantamila sono stati i mattoni necessari per il completo restauro del monumentale palazzo, degno, secondo le parole del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, di una architettura da città anseatica[5]. Il 15 aprile 2003, quando i lavori di ristrutturazione erano già in corso, l'Hilton Molino Stucky Venice è stato colpito da un vasto incendio che ha distrutto l'intera parte centrale dello stabile, danneggiando in particolare la torre, la piccola loggia e il cappello - ovvero il punto più alto dello stabile - nonché il prospetto laterale della struttura, la parete est, quasi interamente crollata nel rio sottostante. L'incendio è stato domato dopo intense ore di lavoro da parte dei vigili del fuoco, giunti con due grandi motobarche e due elicotteri per l'opera di controllo e spegnimento, contrastata dal forte vento e resa complessa dalle grandi dimensioni dell'edificio.[6]

Il complesso ha avviato l'operatività nel giugno 2007.

Nel 2016 la proprietà viene in parte ceduta dal gruppo Acqua Marcia, in amministrazione controllata, al gruppo The Marseglia Group per quanto riguarda la sola parte gestita ad uso hotel e non quella residenziale che rimane di proprietà dei primi rispettivi privati residenti. Mentre una perizia del tribunale di Venezia ha valutato il complesso in 350 milioni di euro[7], il prezzo finale concordato per la cessione è di 280 milioni di euro (737.000 euro a camera).[8]

Il 24 giugno 2018, all’Auditorium DAMSlab di Bologna, è stato presentato il documentario Les Stucky, une fortune à Venise, dei registi Emiland Guillerme e François Rabaté, realizzato con centinaia di fotografie e alcuni filmati amatoriali girati da Giancarlo Stucky, appassionato fotografo e cineoperatore dilettante, nel formato 15mm, con una "Chrono de Poche", primissima cinepresa della Gaumont.[9]

Galleria d'immagini

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  1. ^ a b Fonte: Il Sole-24 Ore-Ventiquattro, n. 2 del 3 febbraio 2007.
  2. ^ Fonte: Acqua Pia Antica Marcia Archiviato il 24 ottobre 2007 in Internet Archive..
  3. ^ a b (DE) So wurde ein Schweizer zum reichsten Venezianer (Come uno svizzero divenne il veneziano più ricco), su 20min.ch. URL consultato il 20 ottobre 2020.
  4. ^ Molinostuckyhilton.it
  5. ^ Fonte: Articolo de "Il Corriere del Veneto", giugno 2006 Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
  6. ^ Fonti: Ilrestodelcarlino.net Archiviato il 1º maggio 2005 in Internet Archive. / Larepubblica.it / Vvf-ve.it Archiviato il 19 ottobre 2016 in Internet Archive.
  7. ^ Enrico Tantucci, Il gruppo Marseglia decide il futuro del Molino Stucky, in La Nuova Venezia, 17 febbraio 2016.
  8. ^ HVS: Le transazioni alberghiere in Europa nel 2016, in Hospitality News, 5 Marzo 2017.
  9. ^ 'The last merchants of Venice', la storia della famiglia Stucky, su festival.ilcinemaritrovato.it. URL consultato il 17 aprile 2024.

Bibliografia

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  • AA. VV., Venezia, città industriale. Gli insediamenti produttivi del XIX secolo, Venezia, Marsilio, 1980.
  • Francesco Basaldella, Giudecca: storia e testimonianze, Venezia, Marcon Uniongrafica, 1986.
  • Lavinia Cavalletti, La dinastia Stucky 1841-1941, Editrice Studio LT2, 2011, ISBN 9788888028682.
  • Cesco Chinello, Classe, movimento, organizzazione: le lotte operaie a Marghera/Venezia 1945-1955, Milano, Franco Angeli, 1984.
  • Giovanni Luigi Fontana, Lʼeconomia, in Storia di Venezia. LʼOttocento e il Novecento, Roma, Treccani, 2002, pp. 1439–1484.
  • Rafaella Giuseppetti, Un castello in laguna. Storia dei Molini Stucky, Venezia, Il Cardo, 1995.
  • Jürgen Julier, Il Mulino Stucky a Venezia (PDF), in Quaderni, n. 7, Venezia, Centro Tedesco di Studi Veneziani, 1978.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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