Nancy Wilson (cantante)

attrice statunitense

Nancy Wilson (Chillicothe, 20 febbraio 1937Pioneertown, 14 dicembre 2018) è stata una cantante statunitense, conosciuta come una delle più eleganti e sensuali interpreti della musica contemporanea. Acclamata jazzista, nel corso della lunga carriera ha spaziato in altri ambiti come la musica pop, il rhythm and blues, il soul, il blues e il cabaret;[1][2] ma lei si è autodefinita una "stilista della canzone".[3] Ha condotto diversi programmi tra cui The Nancy Wilson Show per la rete televisiva NBC, per il quale ha vinto uno dei suoi tre Emmy Award, e la trasmissione Jazz Profiles per la stazione radio NPR.[1][2] Fu inoltre apprezzata come attrice per il cinema e per la televisione.[4]

Nancy Wilson
Nancy Wilson nel 1965
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
GenereJazz[1]
Pop[1]
Rhythm and blues[1]
Soul[1]
Blues[2]
Cabaret[2]
Periodo di attività musicale1956 – 2011
Strumentocantante
EtichettaMCG Jazz
Capitol Records
Blue Note Records
Columbia Records
Album pubblicati65
Sito ufficiale

Biografia

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Origini

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Fu la prima dei sei figli di Olden Wilson, operaio di una fonderia, e di Lillian Ryan, collaboratrice familiare.[4][5] Da bambina ascoltava i dischi di Billy Eckstine, Nat Cole, di Jimmy Scott con la Lionel Hampton's Big Band, Dinah Washington, Ruth Brown, LaVern Baker ed Esther Phillips.[6] Si rese conto delle proprie doti vocali giovanissima imitando i cantanti nei cori in chiesa e cantando per la nonna durante i soggiorni estivi.[4]

A 15 anni vinse un concorso musicale sponsorizzato dalla locale televisione WTVN. Il premio consisteva nel poter partecipare due volte alla settimana al programma musicale Skyline Melodies, di cui in seguito divenne la conduttrice.[7] In quel periodo lavorò in alcuni club nella zona di Columbus fino a quando si diplomò a 17 anni alla West High School. Entrò quindi in un college per studiare da insegnante ma lasciò gli studi l'anno successivo per diventare una cantante. Sostenne con successo un provino per Rusty Bryant's Carolyn Club Big Band nel 1956 e nei due anni successivi seguì il gruppo nelle tournée in Canada e nel Midwest.[8] In quel periodo incise il suo primo brano per la Dot Records.[4]

Carriera

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Nancy Wilson nel 1968 al Grand Gala du Disque Populaire nei Paesi Bassi

Una svolta della carriera fu l'incontro durante una tournée nel 1958 con il sassofonista jazz Cannonball Adderley, che le suggerì di cantare a New York per avere successo, e nel 1959 si trasferì in quella metropoli con l'obiettivo di essere assistita dal manager di Cannonball, John Levy, e di firmare un contratto con la Capitol Records.[3] Dopo sole quattro settimane in città fu chiamata per sostituire Irene Reid al club "The Blue Morocco", nel quale divenne ospite fissa per quattro serate alla settimana, mentre di giorno era impiegata al New York Institute of Technology. John Levy inviò i suoi demo di Guess Who I Saw Today, Sometimes I'm Happy e di altri due brani alla Capitol, che nel 1960 la mise sotto contratto.

Il suo singolo di debutto, Guess Who I Saw Today, ebbe un tale successo che tra l'aprile del 1960 e il luglio del 1962 la Capitol pubblicò 5 album della Wilson. Il primo fu Like in Love, in cui mise in luce le sue doti di cantante di rhythm and blues e che conteneva la sua hit Save Your Love for Me. Degno di nota l'album The Swingin's Mutual, registrato con il quintetto di George Shearing e pubblicato nel marzo 1961. Adderley le consigliò quindi di concentrarsi sul jazz e sulle ballad.[4] Nel 1962 realizzarono insieme l'album Nancy Wilson/Cannonball Adderley, che la lanciò definitivamente; nel 1968 la Wilson avrebbe collaborato nel disco dal vivo di Adderley In Person. Tra il marzo 1964 e il giugno 1965, quattro album della Wilson entrarono nei Top 10 delle classifiche di Billboard. Il suo brano del 1963 Tell Me The Truth divenne il suo maggiore successo e le consentì di esibirsi al prestigioso Coconut Grove di Los Angeles nel 1964; fu la sua definitiva consacrazione, con entusiastiche critiche in tutto il Paese.[3] Quell'anno il TIME scrisse di lei: "È allo stesso tempo brava e dolce, cantante e cantastorie".[9] Nel 1964 uscì il suo 45 giri (You Don't Know) How Glad I Am che raggiunse l'11ª posizione della Billboard Hot 100, la più alta mai raggiunta dalla Wilson. Tra il 1963 e il 1971, 11 delle sue canzoni entrarono nella Hot 100, molte delle quali canzoni natalizie, mentre nel 1968 il suo singolo Face It Girl, It's Over raggiunse il 29º posto.

 
Nancy Wilson Lloyd Haynes nello show TV Room 222 (1970)
 
Con Danny Kaye nel 1965

Dopo molte apparizioni televisive, la NBC realizzò per lei nel 1967 e 1968 The Nancy Wilson Show, per il quale la Wilson vinse un Emmy Awards.[4] Tra i vari programmi musicali e serie televisive in cui apparve vi furono I Spy e The F.B.I. nelle quali recitò da cantante,[10]), Room 222, Hawaii Squadra Cinque Zero, Sulle strade della California, The Jack Paar Program, The Sammy Davis Jr. Show (1966), The Danny Kaye Show, The Smothers Brothers Comedy Hour, Kraft Music Hall, The Sinbad Show,[4] I Robinson, The Andy Williams Show, The Carol Burnett Show, Soul Food, New York Undercover, Moesha, Strepitose Parkers,[3][11] The Ed Sullivan Show, The Merv Griffin Show, The Tonight Show, The Arsenio Hall Show e The Flip Wilson Show.[4] Recitò anche nel film del 1993 di Robert Townsend The Meteor Man e in The Big Score.[4]

Nel 1970 divorziò dal primo marito, dal quale nel 1963 aveva avuto il primo figlio Kenneth Dennis, Jr., e quello stesso anno si risposò con il reverendo Wiley Burton, dal quale ebbe le figlie Samantha nel 1975 e Sheryl nel 1976. Le esperienze negative del primo matrimonio la indussero a diradare gli impegni professionali dopo essersi risposata, in particolare rinunciò ad esibirsi nei locali notturni. Continuò comunque a tenere concerti dal vivo, ottenendo successo anche in Sudamerica e in Giappone. La decisione di essere maggiormente concentrata sugli affetti familiari non intaccò la sua popolarità e anzi si rese conto che lavorare meno le dava maggiore entusiasmo e freschezza quando cantava. In quegli anni si ritirò a vivere con la famiglia nella nuova casa in una cittadina nel deserto della California meridionale, a circa 230 km da Los Angeles, ritenendo quell'ambiente più adatto per far crescere i figli.[4]

Nel 1977 registrò il brano/tema portante del film The Last Dinosaur, una co-produzione tokusatsu giapponese americana che fu lanciata nei grandi schermi in Giappone mentre negli USA fu un film per la TV. Nel 1979 la Capitol Records pubblicò Life, Love and Harmony, un album in cui la Wilson si addentrava nelle atmosfere del soul e della funky dance; comprendeva il brano Sunshine, che sarebbe diventato uno dei singoli più ricercati dai collezionisti di soul. Negli anni ottanta la Wilson incise 5 album dal vivo in Giappone perché amava le esibizioni live e le etichette americane privilegiavano gli album registrati in studio. Divenne famosa in Giappone, dove ebbe moltissimi ammiratori tra gli appassionati di jazz e dove vinse il Festival musicale di Tokyo.[4] Nel 1982 registrò con Hank Jones e il Great Jazz Trio e nello stesso anno con la Griffith Park Band che comprendeva Chick Corea e Joe Henderson. Sempre nel 1982 firmò per la CBS Records, che le pubblicò diversi album tra cui The Two of Us, in duo nel 1984 con Ramsey Lewis, Forbidden Lover del 1987 con la collaborazione di Carl Anderson e A Lady with a Songdel 1989.[4] Nel 1987 prese parte allo spettacolo della PBS Newport Jazz ‘87 esibendosi nel trio jazz con John Williams e Roy McCurdy.[8]

Con i figli ormai cresciuti, negli anni novanta la Wilson ebbe più tempo per la carriera; firmò quindi un contratto con la Columbia Records che nel 1991 pubblicò il suo album di tributo a Johnny Mercer intitolato With My Lover Beside Me, nel 1994 Love, Nancy e nel 1997 If I Had It My Way, il suo 60º album.[4] Nel 1995 prese parte al New Orleans Jazz & Heritage Festival e nel 1997 al San Francisco Jazz Festival.[8] Nel 1996 iniziò a condurre la trasmissione radiofonica Jazz Profiles per la stazione radio NPR. Il programma, che la vide impegnata fino al 2005,[12] comprendeva musiche, interviste e commenti sui maggiori jazzisti; sia la trasmissione che la Wilson vinsero il premio George Foster Peabody Award nel 2001.[13] A fine anni novanta iniziò a collaborare con la MCG Jazz, un programma di istruzione per i giovani della organizzazione no profit Manchester Craftsmen's Guild di Pittsburgh.[14] Nel 1999, la A&E Network le affidò la conduzione dello spettacolo Forever Ella dedicato a Ella Fitzgerald.[4]

 
Nany Wilson nel 2004

Tutti i proventi del suo spettacolo natalizio A Nancy Wilson Christmas del 2001 furono devoluti alla MCG Jazz,[15] con la quale pubblicò gli album R.S.V.P. (Rare Songs, Very Personal) del 2005 e Turned to Blue del 2007, entrambi vincitori di un Grammy Award per il migliore album di jazz vocale. La sua ultima apparizione in concerto fu il 10 settembre 2011 alla Ohio University di Athens. In tale occasione la Wilson dichiarò: "Non ne farò più, e quale posto c'era per terminare migliore di quello in cui iniziai, in Ohio".[16]

Nancy Wilson muore dopo lunga malattia a Pioneertown (California) il 14 dicembre 2018.[17]

Premi e riconoscimenti

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Nel 1965 la Wilson vinse il suo primo Grammy Award per la miglior registrazione rhythm and blues per l'album How Glad I Am. Fu reclamizzata come "grande diva" del jazz in un numero del 1992 della rivista Essence.[18] Quell'anno vinse il premio Whitney Young Jr. dalla Urban League. Nel 1998 fu eletta miglior vocalista jazz in un sondaggio tra i lettori di Playboy.[4]

Nel 1986 fu nominata Global Entertainer dell'anno dalla World Conference of Mayors. Nel 1990 le fu assegnata una stella nella Hollywood Walk of Fame, al 6541 di Hollywood Boulevard.[19] Nel 1993 ricevette un premio dal Centro per il cambiamento sociale non violento Martin Luther King Jr. Ricevette il Trumpet Award per le carriera nel 1994. Nel 1998 le fu assegnato un premio dalla NAACP Image Award – Hall of Fame Award, mentre nel 1999 fu ammessa nella Big Band and Jazz Hall of Fame.[18] Le è stata conferita una laurea ad honorem al Berklee College of Music di Boston e alla Central State University di Wilberforce. È stata eletta membro dell'associazione femminile Delta Sigma Theta. Le è stata intitolata una strada nella sua città di Chillicothe. È stata tra i fondatori della Nancy Wilson Foundation, che intende promuovere il futuro dei bambini dei ghetti cittadini più poveri a livello nazionale.[18]

Nel 2004 le fu assegnato il National Endowment for the Arts (NEA), il NEA Jazz Masters, massimo riconoscimento nazionale per i musicisti jazz.[20] Nel 2005 vinse di nuovo un NAACP Image Awards come miglior artista jazz, una Trumpet Award dallo United Negro College Fund per i suoi traguardi artistici come afroamericana, un Lifetime Achievement Award dalla NAACP di Chicago, l'Oprah Winfrey's Legends Award.[21] e fu ammessa alla International Civil Rights Walk of Fame al Martin Luther King Jr. National Historic Site. Esponente di primo piano nel Movimento per i diritti civili degli afroamericani, alla consegna di quest'ultimo premio la Wilson dichiarò: "Questo premio significa per me molto più di qualsiasi altra cosa io abbia mai ricevuto".[22]

All'Hollywood Bowl, nell'agosto 2007 la Wilson celebrò il suo 70º compleanno con un evento presentato da Arsenio Hall a cui parteciparono grandi nomi del panorama musicale. Ramsey Lewis e il suo trio suonarono per lei il brano To Know Her Is To Love Her. Oltre ai tre Grammy Award vinti, la Wilson ha avuto 20 nomination per il premio.[23]

Discografia

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Album
  1. ^ a b c d e f (EN) Nancy Wilson - Biography, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 24 novembre 2017.
  2. ^ a b c d (EN) Nancy Wilson, su npr.org. URL consultato il 24 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2014).
  3. ^ a b c d (EN) Miss Nancy Wilson Biography, su missnancywilson.com (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2012).
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o (EN) Nancy Wilson Biography, su musicianguide.com (archiviato il 23 gennaio 2013).
  5. ^ (EN) Nancy Wilson, su nndb.com (archiviato il 24 settembre 2013).
  6. ^ (EN) NEA Jazz Masters: Nancy Wilson – Bio and Interview, su arts.gov, National Endowment for the Arts (archiviato il 23 marzo 2014).
  7. ^ (EN) Nancy Wilson 1937 (PDF), su ohioana.org (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2012).
  8. ^ a b c (EN) Wilson, Nancy (Sue), su oxfordmusiconline.com, Oxford University Press.
  9. ^ (EN) Singers: The Greatest Pretender, su time.com, TIME (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2007).
  10. ^ (EN) The F.B.I., Season 9, Episode 2, The Confession, su tv.com (archiviato il 12 novembre 2013).
  11. ^ (EN) Nancy Wilson (II), su imdb.com (archiviato il 23 marzo 2014).
  12. ^ (EN) NPR Music - Jazz Profiles, su npr.org (archiviato il 1º gennaio 2014).
  13. ^ (EN) NPR Collects Two Peabody Awards For September 11 Coverage and Jazz Profiles, su npr.org (archiviato il 19 maggio 2012).
  14. ^ (EN) Manchester Craftsmen's Guild, su manchesterguild.org (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2007).
  15. ^ (EN) CD Title: A Nancy Wilson Christmas, su jazzreview.com (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2007).
  16. ^ (EN) Legendary Jazz Singer Nancy Wilson, To Perform Last Show in Athens, jazzcolumbus.com (archiviato il 26 dicembre 2014).
  17. ^ Nancy Wilson, Grammy-winning jazz singer, dies at 81, su eu.usatoday.com, USA TODAY (The Associated Press), 14 dicembre 2018. URL consultato il 14 dicembre 2018.
  18. ^ a b c (EN) Wilson, Nancy - 1937, su encyclopedia.com (archiviato il 2 aprile 2010).
  19. ^ (EN) Hollywood Walk of Fame – Nancy Wilson, su walkoffame.com (archiviato il 18 febbraio 2014).
  20. ^ (EN) 2004 Jazz Master Fellowship Recipients, su nea.gov, The National Endowment for the Arts (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2008).
  21. ^ (EN) International Civil Rights Walk of Fame: Nancy Wilson, su nps.gov (archiviato il 4 febbraio 2011).
  22. ^ (EN) Footsteps of Civil Rights Leaders Placed in International Civil Rights Walk of Fame at Martin Luther King Jr. Historic Site, su prweb.com (archiviato il 18 settembre 2012).
  23. ^ (EN) Music Preview: Another side of Nancy Wilson, su post-gazette.com (archiviato il 16 marzo 2014).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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