Ninfeo di Alessandro
Il Ninfeo di Alessandro Severo (Nymphaeum divi Alexandri nelle fonti letterarie[1]), monumento meglio conosciuto come "Trofei di Mario", è una fontana di Roma antica, i cui resti si conservano nell'angolo settentrionale di piazza Vittorio Emanuele II nel Rione Esquilino.
Ninfeo di Alessandro Trofei di Mario | |
---|---|
I resti del Ninfeo di Alessandro a Roma | |
Civiltà | romana |
Utilizzo | ninfeo, castellum aquae |
Epoca | età severiana |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Roma |
Dimensioni | |
Altezza | in origine 20 m circa |
Larghezza | 25 m |
Volume | 4000 m³ |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Sovrintendenza capitolina ai beni culturali |
Visitabile | Su richiesta (tel. 060608) |
Sito web | www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/trofei_di_mario |
Mappa di localizzazione | |
Storia e descrizione
modificaIl monumento si trovava in origine alla confluenza della via Tiburtina o della via Collatina con la via Labicana. Tale posizione ne condizionò la planimetria, di forma trapezoidale.
L'edificio è una fontana monumentale (ninfeo) con funzione di mostra terminale (munus) e di castello di distribuzione dell'acqua (castellum aquae). È realizzato nel tratto finale d'una diramazione d'acquedotto che proveniva dalla Porta Tiburtina (Porta San Lorenzo) per dirigersi verso l'Esquilino. Le arcate di questa diramazione, alcune delle quali tuttora visibili tra piazza Pepe e via Turati, si possono identificare solo con l'acquedotto Claudio o con l'Anio Novus per ragioni altimetriche[2].
Dalla fontana provengono le due sculture di trofei che a partire dal Medioevo hanno dato alla struttura il nome tradizionale di "Trofei di Mario"[3], dal 1590 collocate sulla balaustra in cima alla Cordonata che sale al Campidoglio. Le sculture, erroneamente attribuite a Gaio Mario per le vittorie sui Cimbri ed i Teutoni, sono invece databili all'epoca domizianea e furono erette dopo le vittoriose campagne contro Catti e Daci nell'89.
La monumentale struttura (volume 4000 m³ circa; larghezza alla base 25 m) occupa la parte più alta dell'Esquilino ed è tutta in opera laterizia originariamente rivestita in marmo, come indicano i numerosi fori per grappe distribuiti sull'intero alzato. Si articola su tre livelli, con diversi ambienti e canalizzazioni ancora visibili. L'acqua veniva immessa al terzo piano sul lato posteriore destro della struttura a considerevole altezza da terra (9,85 m); dopo aver aggirato un massiccio centrale semicircolare, si divideva in due parti ed era quindi convogliata da cinque canali rivestiti di cocciopesto in una vasca oggi non più esistente posta sul lato anteriore della fontana. Da qui, attraverso tubi sistemati all'interno delle pareti, l'acqua si raccoglieva in una seconda vasca rivestita di cocciopesto e articolata in nicchie alternativamente rettangolari e arcuate. Una terza vasca di attingimento, parzialmente conservata, raccoglieva nuovamente l'acqua al piano inferiore per l'approvvigionamento delle zone altimetricamente più basse della città.
Unico sopravvissuto delle quindici fontane-mostra dell'antica Roma, il Ninfeo di Alessandro, per la mole e gli effetti scenografici di grandiosa spazialità, si può considerare l'antesignano e il modello ispiratore delle grandi mostre d'acqua del tardo Rinascimento e del Barocco (es. Fontana di Trevi, Fontana dell'Acqua Paola al Gianicolo). Per questo attrasse l'attenzione di molti studiosi già nel Cinquecento (Étienne Dupérac, Giovanni Sallustio Peruzzi, Pirro Ligorio) che ne fornirono talvolta fantasiose ricostruzioni, mentre nel 1761 il Piranesi gli dedicò una monografia con numerose incisioni che illustrarono fedelmente lo stato di conservazione del rudere.
Altri studi ricostruttivi si debbono a Antoine-Martin Garnaud, che nel 1821 realizzò una suggestiva serie di acquarelli documentanti le attività di scavo condotte dall'Accademia di Francia.
Agli scavi tardo ottocenteschi per la sistemazione dell'angolo settentrionale di piazza Vittorio Emanuele II fece seguito un importante restauro dell'edificio, le cui fondazioni erano rimaste esposte, condotto da Rodolfo Lanciani fra il 1878 ed il 1885[4]. Nella prima redazione progettuale il monumento doveva trovarsi al centro della nuova piazza intitolata al fondatore della Patria, in modo da sottolineare la sua funzione di crocicchio monumentale posto al bivio fra due importanti assi viari. Prevalsero, invece, gli interessi delle compagnie fondiarie private ed il rudere, pur salvatosi dalle demolizioni cui andarono incontro molti altri monumenti della zona (primo fra tutti il monumento funerario noto come "Casa Tonda"), fu ridotto a mero ornamento periferico e relegato in un angolo della piazza, in modo da non sacrificare lo sviluppo delle aree edificabili in questo settore del Nuovo Quartiere Esquilino. In occasione del restauro di Lanciani, ad ogni modo, furono espropriate e demolite le abitazioni private sorte a partire dal XVII secolo in addosso alla struttura.
Tra il 1982 ed il 1988 sono stati effettuati nuovi restauri del monumento ed una serie di saggi di scavo. In questa occasione si sono ritrovati resti in opera reticolata di età augustea attribuibili forse ad una precedente fontana, sulla quale s'impiantò la struttura in laterizio attualmente visibile che è databile al primo ventennio del III secolo, essendo raffigurata sul retro di monete emesse nel 226 dall'imperatore Alessandro Severo[5].
Proprio le raffigurazioni monetali ci consentono di integrare l'aspetto originario del monumento, che si presentava decorato con diverse statue. Al piano superiore si trovava una nicchia centrale con due statue (forse di Alessandro Severo e di sua madre Giulia Mamea), mentre due archi laterali ospitavano i due trofei militari; il tutto era coronato da un attico sormontato da una quadriga centrale e da due statue laterali, secondo un modello ben attestato negli archi trionfali romani. Inoltre, ai piedi della nicchia posta al piano inferiore si trovava una grande statua del dio Oceano.
Collegamenti
modificaÈ raggiungibile dalla stazione Roma Laziali. |
Note
modifica- ^ Curiosum e Notitia 105, 107 (= Roberto Valentini e Giuseppe Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, Roma 1940, vol. I).
- ^ Una precisa quotatura (m +62,27 s.l.m.) effettuata nel corso di alcune indagini sul monumento (Tedeschi Grisanti 1986, Tedeschi Grisanti 1986a) ha consentito di escluderne l'attribuzione all'aqua Iulia, il cui condotto (specus) è più basso e quindi incompatibile con il rifornimento della fontana. Risultano più alte e quindi compatibili con l'adduzione le quote dell'acquedotto Claudio e dell'Anio Novus. Tale elemento attribuisce forse un nuovo significato al toponimo forma Claudiana attestato nella zona dall'Itineriario di Einsiedeln (Tedeschi Grisanti 1996).
- ^ I Mirabilia Urbis Romae ed altre fonti medievali lo identificano erroneamente come Templum Marii, Cimbrum o Caii Marii.
- ^ Di questo restauro, a parte uno scarna menzione di Rodolfo Lanciani, non rimane alcuna documentazione scientifica analitica. Il fascicolo relativo risulta mancante nell'Archivio Centrale dello Stato a partire dal 1895.
- ^ Henry Cohen, Description historique des monnaies frappées sous l'Empire Romain, IV Archiviato il 22 marzo 2016 in Internet Archive., Paris 1884: 297-303, 479 e 480; RIC IV,2: 75 nn° 58-59 tav. 4.7, 107 nn° 449-451 tav. 8.6, 453.
Bibliografia
modifica- Rodolfo Lanciani, L'itinerario di Einsiedeln e l'ordine di Benedetto canonico, in Reale Accademia dei Lincei (a cura di), Monumenti Antichi, 1 (3), Milano, Ulrico Hoepli, 1894, p. 479. URL consultato il 20 novembre 2020.
- Samuel Ball Platner e Thomas Ashby, s.v. Nymphaeum (1) in A Topographical Dictionary of Ancient Rome (in inglese), London, Oxford University Press, 1929, pp. 363–364.
- Giovanna Tedeschi Grisanti, I "Trofei di Mario": il Ninfeo dell'acqua Giulia sull'Esquilino, Roma, Istituto di Studi Romani, 1977.
- Giovanna Tedeschi Grisanti e Doriana Cattalini, I "Trofei di Mario" in Giuseppina Pisani Sartorio e Lorenzo Quilici (a cura di), L'archeologia in Roma Capitale tra sterro e scavo. Roma Capitale 1870–1911, catalogo della mostra (Roma, novembre 1983 – gennaio 1984), Venezia, Marsilio, 1983, pp. 181–186. ISBN 88-3174-666-9
- Giovanna Tedeschi Grisanti, Le mostre degli antichi acquedotti: i Trofei di Mario, in Giuseppina Pisani Sartorio e Anna Maria Liberati Silverio (a cura di), Il trionfo dell'acqua. Acque e acquedotti a Roma (IV secolo a.C. - XX secolo), catalogo della mostra organizzata a Roma in occasione del 16º Congresso ed Esposizione Internazionale degli Acquedotti (Museo della Civiltà Romana (31 ottobre 1986 – 15 gennaio 1987), Roma, Paleani, 1986, pp. 126-134.
- Giovanna Tedeschi Grisanti, I "Trofei di Mario", in Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, vol. 90, n. 2, 1986, pp. 343-350.
- Lawrence Richardson, Jr., s.v. Nymphaeum Alexandri in A New Topographical Dictionary of Ancient Rome (in inglese), Baltimore, JHU Press, 1992, pp. 270 ss. ISBN 08-0184-300-6
- Giovanna Tedeschi Grisanti, s.v. Nymphaeum Alexandri, in Eva Margareta Steinby (a cura di), Lexicon Topographicum Urbis Romae, III, Roma, Quasar, 1996, pp. 351-352, ISBN 88-7097-049-3.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Ninfeo di Alessandro
Collegamenti esterni
modifica- Trofei di Mario, su Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. URL consultato l'11 dicembre 2019.
- I "Trofei di Mario", su scudit.net.