Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato è una poesia scritta nel 1923 da Eugenio Montale.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato | |
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Ossi di seppia, Torino, Einaudi, 1943 | |
Autore | Eugenio Montale |
1ª ed. originale | 1925 |
Genere | poesia |
Lingua originale | italiano |
Apre l'omonima sezione nell'opera Ossi di seppia.
Testo della poesia
modificaNon chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.[1].
Commento
modificaMontale si rivolge al consueto interlocutore invitandolo a meditare sulla crisi di certezze dell'uomo contemporaneo, che spesso cade nell'inganno di poter trovare una formula risolutiva (la parola che squadri da ogni lato) o una spiegazione sicura alle sue inquietudini e alle vicende della storia.
Celebre rimase il monito finale: "Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". In ultima analisi l'unica verità che è data all'uomo è la coscienza dell'impossibilità di avere qualche certezza, ovvero una coscienza in negativo, in un mondo indecifrabile e inconoscibile.
Significativa è in tale ottica la scelta dell'autore di utilizzare i verbi al plurale, per sottolineare la condivisione di questa consapevolezza con l'intero genere umano.
Note
modifica- ^ Eugenio Montale, Ossi di seppia, Torino, Piero Gobetti Editore 1925