Paravento
Un paravento è un tipo di mobile. Consiste di vari telai o pannelli, spesso connessi da cardini o da altri mezzi. Può essere fatto in una varietà di modelli e con diversi tipi di materiali. I paraventi hanno molti usi pratici e decorativi. Si originarono nell'antica Cina, diffondendosi infine nel resto dell'Asia orientale, in Europa e in altre regioni del mondo.
Storia
modificaOrigine in Cina
modificaI paraventi risalgono alla Cina durante il periodo degli Zhou orientali (771-256 a.C.).[1][2] Questi erano inizialmente schermi a un solo pannello, al contrario dei paraventi muniti di più pannelli.[3] I paraventi furono inventati durante la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.).[4] Raffigurazioni di questi paraventi sono state trovate nelle tombe dell'era Han, come quella a Zhucheng, Provincia di Shandong.[1]
Un paravento era spesso decorato con belle opere d'arte; i principali temi includevano mitologia, scene della vita di palazzo e natura. È spesso associato all'intrigo e alle storie d'amore nella letteratura cinese: ad esempio una giovane dama innamorata potrebbe dare uno sguardo furtivo incuriosito da dietro un paravento.[1][2] Un esempio di tale occorrenza tematica del paravento è nel romanzo classico Il sogno della camera rossa di Cao Xueqin.[5] Il paravento era un elemento ricorrente nella letteratura Tang.[6] Il poeta Tang Li He (790–816) scrisse "Canto del paravento" (屏風曲S), che descrive il paravento di una coppia di sposi novelli.[6] Il paravento circondava il letto della giovane coppia, i suoi dodici pannelli erano adornati di farfalle posate su fiori di garofano della Cina (un'allusione agli amanti), e aveva cardini d'argento che assomigliavano a monete di vetro.[6]
I paraventi erano fatti originariamente di pannelli di legno e dipinti su superfici laccate, alla fine divennero popolari anche i paraventi fatti di carta o seta.[3] Anche se è noto che i paraventi erano stati usati fin dall'antichità, essi divennero rapidamente popolari durante la dinastia Tang (618–907).[7] Durante la dinastia Tang, i paraventi erano considerati ornamenti ideali per molti pittori sui quali mostrare i loro dipinti e la loro calligrafia.[2][3] Molti artisti dipingevano su carta o seta e la applicavano sul paravento.[2] Vi erano due distinti paraventi artistici menzionati nella letteratura storica dell'era. Uno di essi era noto come huaping (cinese: 畫屏T, lett. "paravento dipinto") e l'altro era noto come shuping (cinese: 書屏T, lett. "paravento calligrafato").[3][7] Non era insolito che la gente commissionasse paraventi ad artisti, come il pittore dell'era Tang Cao Ba o il pittore dell'era Song Guo Xi.[2] I dipinti di paesaggi sui paraventi raggiunsero il loro culmine durante la dinastia Song (960–1279).[1] Le tecniche di laccatura per i paraventi di Coromandel, che sono note come kuǎncǎi (款彩T, lett. "colori incisi"),[8] emersero durante la tarda dinastia Ming (1368-1644)[9] e furono applicate ai paraventi per creare schermi scuri incisi, dipinti e intarsiati con opere d'arte di madreperla, avorio o altri materiali.[10]
Diffusione in tutta l'Asia orientale
modificaCorea
modificaI paraventi diventarono significativi durante il periodo dell'Unificazione Silla (668–935).[11] I paraventi noti come irworobongdo erano importanti elementi nella sala del trono di alcuni re Joseon, posti immediatamento dietro il trono.
Giappone
modificaCome molti oggetti d'arte e d'artigianato giapponesi, i paraventi ebbero origine in Cina. Secondo l'opera dell'VIII secolo Nihongi, uno dei primi paraventi a raggiungere il Giappone fu quello durante il regno dell'imperatore Tenmu (r. 672-686), che era un dono dal regno coreano di Silla.[12] Verso l'VIII secolo, i paraventi divennero ben conosciuti in Giappone attraverso la Cina della dinastia Tang (618–907), il che spinse gli artigiani giapponesi a iniziare a fabbricarne di loro, fortemente influenzati dai modelli cinesi.[13] Durante il tardo periodo Muromachi, i Giapponesi cominciarono a raffigurare la vita quotidiana sui paraventi, il che era un'usanza importata dalla Cina.[14]
Diffusione in Europa
modificaI paraventi furono introdotti in Europa nel tardo Medioevo.[1] Nel XVII e XVIII secolo, molti paraventi furono importati dalla Cina in Europa.[1][2][15] Specialmente i Francesi avevano una certa ammirazione e desiderio per i paraventi cinesi,[2] insieme al resto dell'Europa,[1] e cominciarono a importare paraventi laccati adorni di opere d'arte.[1][2] La famosa stilista di moda Coco Chanel fu un'avida collezionista di paraventi cinesi, specialmente dei paraventi di Coromandel, e si crede che possedesse 32 paraventi, 8 dei quali erano ospitati nel suo appartamento al 31 di rue Cambon, Parigi.[16] Una volta ella disse:
«Ho amato i paraventi cinesi da quando avevo diciotto anni. Sono quasi svenuta dalla gioia quando, entrando in una bottega cinese, ho visto un Coromandel per la prima volta. I paraventi sono stati la prima cosa che ho comprato.»
Usi
modificaSebbene i paraventi abbiano avuto origine in Cina, si possono ora trovare in molte architetture d'interni in tutto il mondo.[10] Alcuni dei primi usi dei paraventi erano piuttosto pratici. Erano usati per prevenire gli spifferi nelle case,[10] come indicato dai due caratteri nel loro nome cinese: píng (屏T, lett. "schermo, blocco") e feng (風T, lett. "brezza, vento"). Si usavano anche per conferire un senso di privatezza; nei tempi classici, i paraventi erano spesso collocati nelle stanze per essere usati come schermi per vestirsi per le dame.[10] I paraventi possono essere installati per suddividere una grande stanza e cambiare le caratteristiche interne dello spazio.[10] I paraventi possono essere usati come falsa parete vicino all'entrata da una stanza all'altra per creare un'atmosfera gradevole nascondendo certe caratteristiche come le porte di una cucina.[10][17] Poiché molti paraventi hanno su di essi raffinati motivi e opere d'arte, possono adattarsi bene come elementi decorativi nell'architettura d'interni di una casa.[10][17]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h Sarah Handler, Austere luminosity of Chinese classical furniture, University of California Press, 2007, pp. 268–271, 275, 277, ISBN 978-0-520-21484-2.
- ^ a b c d e f g h Karen Mazurkewich e A. Chester Ong, Chinese Furniture: A Guide to Collecting Antiques, Tuttle Publishing, 2006, pp. 144–146, ISBN 978-0-8048-3573-2.
- ^ a b c d Joseph Needham e Tsuen-hsuin Tsien, Paper and printing, Volume 5, Cambridge University Press, 1985, p. 120, ISBN 978-0-521-08690-5.
- ^ O-Young Lee, Ŏ-ryŏng Yi e John Holstein, Things Korean, Tuttle Publishing, 1999, p. 135, ISBN 978-0-8048-2129-2.
- ^ Jiaqing Tian, Classic Chinese furniture of the Qing dynasty, Philip Wilson, 1996, p. 54.
- ^ a b c Sarah Handler, Austere luminosity of Chinese classical furniture, Berkeley, University of California Press, 2001, p. 275, ISBN 9780520214842.
- ^ a b Robert Hans van Gulik, Chinese pictorial art as viewed by the connoisseur: notes on the means and methods of traditional Chinese connoisseurship of pictorial art, based upon a study of the art of mounting scrolls in China and Japan, Hacker Art Books, 1981, p. 159, ISBN 978-0-87817-264-1.
- ^ (ZH) 張世南 (Zhang Shi'nan), 5, in 遊宦紀聞 (yóuhuàn jìwén), XIII secolo.«款謂陰字,是凹入者,刻畫成之 (i kuǎn sono iscrizioni in controrilievo, ottenute mediante intaglio)»
- ^ Craig Clunas, Pictures and visuality in early modern China, London, Reaktion Books, 1997, p. 61, ISBN 978-1-86189-008-5.
- ^ a b c d e f g Dan Cooper, Folding Grandeur, in Old House Interiors, vol. 5, n. 1, 1999, pp. 30–36, ISSN 1079-3941 .
- ^ Kumja Paik Kim, The art of Korea: Highlights from the collection of San Francisco's Asian Art Museum, San Francisco, Asian Art Museum, 2006, p. 32, ISBN 978-0-939117-31-4.
- ^ Kazuko Koizumi, Traditional Japanese furniture, Alfred Birnbaum (trad.), Tokyo, Kodansha International, 1986, p. 154, ISBN 978-0-87011-722-0.
- ^ Oliver Impey, The art of the Japanese folding screen, New York, Weatherhill, 1997, p. 8, ISBN 978-0-8348-0389-3.
- ^ John Dougill, Kyoto: A Cultural History, Oxford, Oxford University Press, 2006, p. 122, ISBN 9780199760466.
- ^ What is a coromandel screen?, su Quezi, Uclue. URL consultato il 9 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2011).
- ^ a b Coco Chanel’s apartment: the Coromandel screens, su chanel-news.chanel.com, Chanel News, 29 giugno 2010.
- ^ a b Randall Koll e Casey Ellis, The organized home: design solutions for clutter-free living, Gloucester, Mass., Rockport, 2004, p. 41, ISBN 978-1-59253-018-2.
Voci correlate
modifica- Cineserie
- Pontile-tramezzo & trittico: pannelli nelle chiese
- Rotolo appeso
- Paravento di Coromandel
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su paravento
Collegamenti esterni
modifica- (EN) folding screen, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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