Porte di Roma

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Le porte di Roma sono le aperture nelle diverse cinte murarie che hanno protetto la città dalla sua fondazione, e che in parte sono tuttora conservate.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Roma e Pomerium.

L'Etimologia del termine per alcuni etimologisti latini deriverebbe da portare, in questo caso l'aratro utilizzato dai romani per tracciare il pomerio, proprio come fece Romolo per tracciare, i confini di Roma, che in quei tratti dove il muro si sarebbe dovuto interrompere per permettere il passaggio, ovvero dove si progettava dovesse stare la porta, veniva sollevato.[1][2] Il tratto del solco lasciato senza traccia, veniva segnalato da pietre terminali, che poi venivano gettate nel deposito di fondazione, sotto la soglia della porta, a sancirne la sacralità. La progettazione e la costruzione della porta, come per il pomerio e le mura, rientrava quindi nei riti di fondazione della città.[3] Per Varrone e Livio questo rito era di derivazione etrusca.[4][5]

Giano, il dio degli inizi, materiali e immateriali, una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica, era anche il dio preposto alla difesa delle porte.

Che la circondasse completamente o solo a tratti, il muro che inizialmente delimitava la città doveva certamente avere delle porte d'accesso. Già gli stessi autori d'epoca imperiale (che scrivevano a sette-otto secoli di distanza) non avevano notizie certe in proposito, né sul numero (tre o quattro), né, tanto meno, sui nomi. Valga per tutti l'esempio di Plinio,[senza fonte] secondo il quale le porte erano "tre o forse quattro”, aperte in una cinta muraria che racchiudeva il Palatino e il Campidoglio.[6]

Le ipotesi più accreditate, secondo le indicazioni suggerite da Varrone, suppongono che possa essere esistita una Porta Mugonia (di etimologia molto incerta),[7] posizionata nei pressi dell'arco di Tito, una Porta Romana o Romanula, nei pressi della Basilica di Santa Francesca Romana, la cui denominazione è stata forse assegnata dai Sabini che, stabiliti sul colle Quirinale, dovevano passare da lì per entrare nella Roma della fondazione, e una terza porta (Januaria? Janualis? Trigonia? Capena?).[8] L'ubicazione di quest'ultimo accesso è assolutamente incerta, ma se la Mugonia era verso il colle Velia, la Romana, oltre ad assicurare i contatti con i Sabini, si apriva nei pressi della fonte di Giuturna, la più vicina risorsa di acqua potabile, è probabile[senza fonte] che la terza porta si dovesse aprire verso il Velabro, consentendo quindi l'accesso al Tevere, che rappresentava un'importantissima via di transito commerciale, e di conseguenza anche al mare.

Da questa configurazione, che secondo gli studiosi parrebbe essere la più verosimile, è però stranamente assente un ulteriore accesso dalla parte del colle Querquetulano (il Celio) e quindi verso il territorio dei Latini. Alcuni studiosi ritengono che fosse proprio la Trigonia (o comunque si sia chiamata) ad aprirsi verso il Celio, all'altezza della Chiesa di San Gregorio al Celio,[9] e in questo caso sarebbe l'accesso dalla parte del Tevere a essere stranamente mancante.

Non si può comunque escludere l'eventualità di qualche passaggio secondario lungo il perimetro delle mura, se non, addirittura, di una quarta porta. Non è un caso che Plutarco citi una Porta Ferentina, quando Romolo, in seguito a una grave pestilenza che aveva colpito la città di Roma, procedette alla sua purificazione con sacrifici espiatori, che si celebrarono presso questa porta, che conduceva alla selva ferentina ai piedi dei Colli Albani.[10]

Le porte delle mura serviane non avevano alcuna struttura monumentale, come suggeriscono i pochi resti ritrovati, ma erano limitate alla semplice funzione di passaggio. Solo con i restauri di epoca augustea si procedette ad un processo di monumentalizzazione di alcune delle antiche porte e in parte, nel tempo, furono trasformate in archi di vario significato.

Con l'accrescimento della città, sia per popolazione che per importanza, le porte vennero ad aggiungere all'elemento funzionale, anche un elemento monumentale, tanto che le più rilevanti, quelle che si aprivano sulle vie di comunicazione più importanti, si componevano di due arcate gemelle, erano pavimenta in travertino, ed erano affiancate da due torri cilindriche. Altre, meno importanti, seppure sempre affiancate da due torri cilindriche in funzione difensiva, erano ad una sola arcata. Quelle difese da comuni torri rettangolari, infine, ad una sola arcata, erano quelle di minor importanza..

Roma, la sua popolazione, le sue porte e mura, ebbero grandemente a soffrire a causa degli Ostrogoti condotti da Totila, che per tre volte, tra il 544 e il 549, assediarono e conquistarono la città.

A Leone IV si devono i grandi lavori di riparazione e rinforzo delle porte e delle mura cittadine tra l'848 e l'849, in funzione difensiva contro gli attacchi portati dai Saraceni a Roma.

L'umanista Poggio Fiorentini, che visse a Roma tra il 1423 e il 1453, scrive di aver contato dieci porte aperte e tre porte chiuse, non contando tra queste tredici, quelle delle mura Leonine.[11]

Le porte sono elencate secondo le mura di appartenenza (romulee, serviane, aureliane, leonine e gianicolensi), comprese quelle oggi non più esistenti.

 
Mappa delle porte romane lungo le mura aureliane.

Porte delle Mura aureliane

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Il rilievo adrianeo nell'Arco di Costantino che mostra Marco, sulla cui testa vola una Vittoria, tra Marte e la Virtus che lo invitano a entrare nella Porta Triumphalis; sullo sfondo il tempio di Fortuna

Elenco delle porte nelle Mura Aureliane, da nord e in senso orario:

Porte delle Mura gianicolensi

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Porte delle Mura leonine

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Porte delle Mura romulee

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Porte delle Mura serviane

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Porte non murarie

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Nonostante il nome, le seguenti porte non fanno parte delle cerchie murarie:

  1. ^ Dizionario etimologico, in www.etimo.it. URL consultato il 19 dicembre 2013.
  2. ^ Luigi Pompili Olivieri, Annali di Roma, Tipografia Perego Salvioni, Roma, 1836.
  3. ^ Andrea Carandini, Roma. Il primo giorno, Laterza, ISBN 9788842088745.
  4. ^ Varrone, De lingua latina, 5, 143
  5. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri 1, 44, 3.
  6. ^ E questa notizia "storica” racchiude già un'imprecisione in quanto l'inclusione del Campidoglio nell'area urbana è posteriore di un paio di secoli alla Roma quadrata originaria.
  7. ^ Forse dal muggito delle mandrie che da lì passavano dirette ad una vicina tenuta di Bucitae, come riferisce Varrone, o, secondo Sesto, dal nome di un certo Mugio, guardiano o capo della guarnigione della porta
  8. ^ Luigi Pompili Olivieri, Annali di Roma, pg. 17 - Tipografia Perego Salvioni, Roma, 1836.
  9. ^ Luigi Pompili Olivieri, Annali di Roma, pg. 17. Tipografia Perego Salvioni, Roma, 1836 - Secondo il Pompili Olivieri, la terza porta detta Capena, si apriva verso la chiesa di San Gregorio.
  10. ^ Plutarco, 24,2.
  11. ^ Antonio Nibby, Roma nell'anno 1838, vol. 1, p. 132

Bibliografia

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Voci correlate

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