Prima battaglia navale di Siracusa
La prima battaglia navale di Siracusa (anche detta battaglia del Porto Grande dal luogo in cui si è disputata) si svolse nel 413 a.C. durante la spedizione ateniese in Sicilia della guerra del Peloponneso.
Prima battaglia navale di Siracusa parte della guerra del Peloponneso | |||
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Battaglia navale di Siracusa | |||
Data | 413 a.C. | ||
Luogo | Porto Grande di Siracusa | ||
Esito | Vittoria ateniese, ma successiva perdita di tre forti nel Plemmirio | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
Perdite | |||
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Antefatti
modificaGli ateniesi, giunti a Siracusa nel 415 a.C., iniziarono l'assedio nel 414 a.C. A quel punto i generali Ermocrate e Gilippo, siracusano il primo e spartano il secondo, dopo varie discussioni e piccoli scontri, decisero di affrontare gli ateniesi nelle acque favorevoli del Porto Grande.
Svolgimento
modificaA narrare le vicende della battaglia del Porto Grande è lo storico ateniese della guerra del Peloponneso, Tucidide, nel VII libro della sua opera.
Il pretesto per iniziare l'attacco non tardò ad arrivare ai Siracusani: gli Ateniesi avevano infatti, durante la notte, mossa la loro fanteria. Avvistato un potenziale pericolo, i generali siracusani diedero il segnale d'attacco: 35 triremi uscirono dal Porto Grande, accompagnate da altre 40 del porto piccolo, in direzione del Plemmirio (parte a sud del Porto Grande, in mano agli ateniesi). In risposta al tentativo di attacco, i generali ateniesi schierarono 60 navi e, tra queste, 25 ne mandarono contro quelle nemiche del Porto Grande, mentre le restanti restano a proteggere il Plemmirio. La battaglia divampò, alle 25 navi ateniesi si unirono anche le restanti 35 a protezione del porto, lasciando in questo modo scoperto il Plemmirio. I Siracusani approfittarono così del buco nella difesa avversaria e tramite le truppe di terra conquistarono uno dopo l'altro tre forti ateniesi, proprio quando i Siracusani stavano cominciando a dominare lo scontro nel porto. Ma, nel tentativo di entrare dentro il porto, le navi siracusane persero la formazione e, ostacolandosi a vicenda, permisero a quelle ateniesi di ribaltare le sorti dello scontro. Benché Tucidide assegni la vittoria agli Ateniesi (che eressero anche un trofeo), i Siracusani avevano conquistato i forti del Plemmirio, ottenendo un grande vantaggio.[2][3]
Conseguenze
modificaLa perdita del Plemmirio e dei forti ebbe particolari conseguenze sugli ateniesi. Così scrive Tucidide:
«Durante l'attacco ai forti numerose furono le vittime e molti i prigionieri: in complesso il bottino raggiunse una somma cospicua. I forti servivano in pratica da depositi agli Ateniesi: sicché giacevano derrate di grano e forti quantitativi di merci, proprietà in parte dei trafficanti, non escluso qualche trierarca. Furono requisite inoltre le velature di quaranta triremi con i diversi attrezzi, e tre scafi tratti in secco. Ma il danno più grave, che colpiva in punti vitali il contingente di spedizione ateniese risultò la perdita del Plemmirio. Ora neppure i punti di sbarco per l'afflusso dei viveri erano più garantiti (i Siracusani, presidiando i dintorni con una squadra tagliavano le vettovaglie e ormai si poteva importare solo battendosi). In generale, per il proseguimento del conflitto, l'infortunio sorprese e fiaccò l'armata.»
A seguito della battaglia gli Ateniesi riuscirono comunque a rialzarsi (giunsero poco dopo i rinforzi di Demostene ed Eurimedonte). Ma la perdita del Plemmirio e la scarsità di viveri presenti diedero un gran vantaggio ai Siracusani che, in un'altra battaglia nel porto grande, li sconfissero costringendo gli ateniesi a una disperata fuga verso sud.
Note
modificaBibliografia
modifica- Fonti primarie
- Tucidide, Guerra del Peloponneso.
- Fonti secondarie
- Edward Augustus Freeman, History of Sicily from the earliest time, 1892, pp. 282 ss.