Riccardo Filangieri (militare)
Riccardo Filangieri (1195 circa – tra il 1275 e il 1278) è stato un nobile e militare italiano, signore di Pozzuoli, maresciallo e balì del Regno di Gerusalemme.
Riccardo Filangieri | |
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Ritratto di Riccardo Filangieri | |
Signore di Pozzuoli | |
Trattamento | Signore |
Altri titoli | Balì del Regno di Gerusalemme |
Nascita | 1195 circa |
Morte | tra il 1275 e il 1278 |
Dinastia | Filangieri |
Padre | Guidone Filangieri |
Madre | Maria Capecelatro |
Consorte | Caramanna Caramanno |
Figli | Guglielmo Roberto Migliore Giordano Lottiero Alduino |
Religione | Cattolicesimo |
Riccardo Filangieri | |
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Riccardo Filangieri attacca col suo esercito i pellegrini durante la sesta crociata in Terrasanta | |
Nascita | 1195 circa |
Morte | tra il 1275 e il 1278 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sicilia Regno di Gerusalemme |
Forza armata | Crociati |
Grado | Maresciallo |
Campagne | Sesta crociata in Terrasanta |
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Biografia
modificaNacque intorno al 1195 da Guidone Filangieri, signore di Pozzuoli, e Maria Capecelatro. A partire dal 1224 fu maresciallo dell'imperatore Federico II di Svevia, carica che mantenne fino al 1242[1]. Tra il 1225 e il 1227 affiancò l'imperatore nei suoi spostamenti nell'Italia settentrionale[1]. L'anno successivo, durante la sesta crociata, fu inviato in Terrasanta al comando di 500 cavalieri[1]. Raggiunto l'imperatore, ricevette insieme ad Oddone di Montebaliardo il comando dell'esercito del Regno di Gerusalemme fino al 1229[1]. Nell'agosto del 1231 fece ritorno nel Regno di Gerusalemme per combattere i baroni locali capeggiati da Giovanni di Ibelin[1]. Il 3 maggio 1232 riuscì ad infliggere loro una pesante sconfitta nei pressi di Acri[1]. Il suo operato però provocò ben presto un'opposizione contro l'autorità imperiale[1]. Con la caduta di Tiro, avvenuta nel 1242, Riccardo fu destituito dall'incarico; in più, l'anno seguente fu catturato dai baroni ribelli di Acri, venendo liberato poco dopo[1]. Decise di far così ritorno in patria, ma, giunto in Puglia, e fu catturato dagli imperiali ed imprigionato insieme al fratello Enrico[1]. Liberato nel 1244 tramite Raimondo VII di Tolosa, fu costretto ad andare in esilio, divenendo così guelfo e quindi oppositore dell'imperatore[1]. Nel 1252, dopo la morte di Federico, andò a Napoli e qui osteggiò la dinastia sveva di Manfredi di Sicilia prima e di Corrado IV di Svevia dopo[1]. Ma, alla capitolazione della città, dovette tornare in esilio: nel 1253, sotto la protezione di papa Innocenzo IV, riuscì a stabilirsi con la sua famiglia ad Ariccia, all'interno del territorio dello Stato Pontificio[1]. Nell'ottobre del 1254, per l'impegno tenuto nel contrastare gli imperiali, il pontefice gli concesse alcuni feudi[1]. Si stima che Riccardo sia deceduto tra il 1275 e il 1278[1].
Ascendenza
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Giordano Filangieri | Guglielmo Filangieri | ||||||||||||
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Guglielmo Filangieri | |||||||||||||
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Guidone Filangieri | |||||||||||||
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Riccardo Filangieri | |||||||||||||
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Maria Capecelatro | |||||||||||||
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Discendenza
modificaRiccardo Filangieri si sposò con Caramanna Caramanno, che gli diede sei figli, Guglielmo, Roberto, Migliore, Giordano, Lottiero ed Alduino, quest'ultimo – tra gli altri – signore di Candida, viceré e giustiziere della Terra di Bari e maestro razionale del Regno di Sicilia, dal quale discese il ramo dei Filangieri di Candida Gonzaga e quello dei conti di Avellino.
Note
modificaVoci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Norbert Kamp, FILANGIERI, Riccardo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 47, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997.