Sebastiano Caprino

giornalista e conduttore radiofonico italiano

Sebastiano Caprino (Roma, 31 marzo 1917Milano, 9 maggio 1945) è stato un giornalista e conduttore radiofonico italiano.

Biografia

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Prima della guerra fu capo dell'ufficio stampa nazionale della Gioventù italiana del littorio[1][2].

Prese parte alla campagna di Russia[1] dove fu anche ferito. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Divenne redattore capo di Repubblica Fascista[3], il quotidiano diretto prima da Carlo Borsani e in seguito da Enzo Pezzato. In seguito fu chiamato da Paolo Fabbri a ricoprire anche l'incarico di redattore capo del programma radiofonico "Radio Tevere, voce di Roma libera"[4]. Un programma radiofonico molto innovativo che scosse la monotonia della RSI divenendo il programma più seguito nel nord Italia, anche da molti antifascisti[2][5]. La Radio, appoggiata dallo stesso Mussolini, fingeva di trasmettere da una stazione clandestina di Roma, mentre in realtà trasmetteva da Milano, sfuggendo alla censura e ottenendo così la massima libertà nelle scelte redazionali come la messa in onda di musica Jazz[6] o la diffusione di radiogiornali con notizie molto precise e realistiche[5].

Conscio che la guerra era già persa il 13 settembre 1944 scrisse un articolo intitolato "Viva la megalomania!":

«Il fascismo e i fascisti sono stati accusati di megalomania, dannosa alla Patria, perché ha suscitato contro di essa l'invidia e il risentimento dei potenti. Di questo e non d'altro potrebbero rimproverarci i giudici, i giurati e il pubblico nella sala delle Assise con il pieno consenso del rappresentante alleato. Perché la maggioranza di noi, la stragrande maggioranza di noi, alla costante professione di un'idea politica ha aggiunto anni di duro lavoro, anni di trincea e qualche dolorosa cicatrice di pallottola o di scheggia. Perché la maggioranza di noi, la stragrande maggioranza di noi, ha ripreso il suo posto di combattimento e di fatica dopo l'8 di settembre non per speranza di farsi una fortuna politica o materiale, ma per rispondere alla voce della sua coscienza indipendentemente da ogni calcolo di probabilità di successo, per smentire con un atto di fede, di onestà e di coraggio, le facili accuse di vigliaccheria. Megalomani? Sissignori, siamo e saremo megalomani, ove con questo termine si intenda amore esasperato dell'audacia e volontà arroventata di incidere con l'eroismo singolo e collettivo le pagine della storia italiana.»

Dopo la liberazione di Milano Caprino non abbandonò la città ma trovò rifugio in un appartamento presso la stazione Centrale insieme a Pezzato e alla segretaria di redazione Pia Scimonelli Bojano dove rimasero alcuni giorni ritenendosi al sicuro tanto che Caprino si recò anche una volta a trovare la moglie e i figli. Nell'appartamento furono trovati dai partigiani che li arrestarono tutti e tre. Secondo la ricostruzione di Ugo Franzolin Pezzato fu ucciso l'8 maggio, Caprino il 9 in via Monte Cimone mentre la Scimonelli l'11[8]. Il corpo di Caprino, irriconoscibile, fu poi rinvenuto in una fossa comune nel Cimitero di Musocco[2] e portato all'obitorio di via Ponzio dove a causa del volto sfigurato la moglie ne poté riconoscere il corpo solo dalle calze e dal vestito che indossava[9].

Curiosità

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La sua storia fu raccontata anche nel volume Il sangue dei vinti scritto da Giampaolo Pansa nel 2003. Dopo aver acquistato il libro, Giovanna, la figlia di Caprino, decise di contattare lo scrittore per raccontare maggiori dettagli. La donna dopo l'incontro consegnò a Pansa una copia della foto della targhetta che era stata rinvenuta sul corpo del padre dopo l'esumazione e che portava incisa la dicitura "Sconosciuto 1945". Pansa consegnò la foto della targhetta alla Sperling & Kupfer che decise di riprodurla nella copertina del nuovo volume di Pansa[10] che fu titolato Sconosciuto 1945[2].

  1. ^ a b Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, Milano, 2003, p. 45
  2. ^ a b c d e http://www.secoloditalia.it/2016/05/massacro-sebastiano-caprino-sconosciuto-1945-libro-pansa/
  3. ^ Quando la verità si può dire solo se si è sdoganati a sinistra
  4. ^ Silvio Bertoldi, Salò, BUR, 2005, p. 297
  5. ^ a b Silvio Bertoldi, Salò, BUR, 2005, p. 306
  6. ^ Silvio Bertoldi, Salò, BUR, 2005, p. 309
  7. ^ A cura dell'associazione Nazionale famiglie caduti e dispersi della repubblica Sociale Italiana, la Repubblica Sociale Italiana nelle lettere dei suoi caduti, L'ultima crociata editrice, 1995, pag. 67-68
  8. ^ Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, Milano, 2003, p. 46
  9. ^ Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, Milano, 2003, p. 47
  10. ^ Sconosciuto 1945 - Giampaolo Pansa - Libri - InMondadori

Bibliografia

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  • Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, Milano, 2003
  • Silvio Bertoldi, Salò, BUR, Milano, 2005

Collegamenti esterni

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