Sempronia (Decimo Giunio Bruto)

nobildonna romana, moglie del console Decimo Giunio Bruto

Sempronia (108/103 a.C.) secondo quanto tramandato dallo storico Sallustio, era una nobildonna romana, moglie del console Decimo Giunio Bruto.

Biografia

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La sua nascita si può collocare intorno al 108/103 a.C. Non si può dire molto sulla famiglia se non che fu una Sempronia. Potrebbe avere qualche legame con la madre di Fulvia (moglie del triumviro Marco Antonio) se si prende in considerazione un collegamento con i Semproni Tutidani. Si sa che nel 63 a.C. era sposata con Decimo Giunio Bruto e che questi aveva un figlio Decimo Giunio Bruto Albino, nato probabilmente da un matrimonio precedente. Non sono noti possibili altri figli di Sempronia e di un possibile primo marito.

Ruolo di Sempronia nella congiura di Catilina

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(LA)

«Sed in iis erat Sempronia, quae multa saepe virilis audaciae facinora conmiserat. Haec mulier genere atque forma, praeterea viro liberis satis fortunata fuit; litteris Graecis et Latinis docta, psallere et saltare elegantius, quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; pecuniae an famae minus parceret, haud facile discerneres; lubido sic accensa, ut saepius peteret viros quam peteretur. Sed ea saepe antehac fidem prodiderat, creditum abiuraverat, caedis conscia fuerat; luxuria atque inopia praeceps abierat. Verum ingenium eius haud absurdum: posse versus facere, iocum movere, sermone uti vel modesto vel molli vel procaci; prorsus multae facetiae multusque lepos inerat.»

(IT)

«C'era tra esse Sempronia, che aveva spesso compiuto molti atti di virile audacia. Donna che, per nascita e per bellezza, e inoltre per il marito e per i figli, era stata assai favorita dalla fortuna; colta in lettere greche e latine, suonava la cetra, danzava con movenze più raffinate di quanto non si addica ad una donna virtuosa, e aveva molte altre attrattive, strumenti di corruzione. A lei, però, nulla fu meno caro del ritegno e del pudore; non era facile distinguere se fosse più generosa di denaro o di reputazione; così accesa di libidine che cercava gli uomini più di quanto non ne fosse cercata. Ma anche prima era spesso venuta meno alla parola data, aveva negato, spergiurando, i debiti, era stata complice di omicidi; bisogno di lusso e mancanza di mezzi l'avevano precipitata in rovina. Nonostante ciò, il suo ingegno non era spregevole; sapeva comporre versi, essere spiritosa, conversare in modo ora riservato, ora insinuante, ora licenzioso; insomma era una donna di molto spirito e di molta grazia.»

Nel 63 a.C., Sempronia seguì Catilina; all'insaputa del marito, mettendo a disposizione dei congiurati la propria abitazione vicino al foro. Il rischio corso non spinse tuttavia l'ignaro coniuge a ripudiarla in seguito, né la donna subì mai sanzioni. Sempronia fu la prima nobildonna romana a prendere una posizione politica, esponendosi in prima persona, ma non fu la sola. Di lei e delle altre sostenitrici della congiura (probabilmente amanti di Catilina) si sa però molto poco. Sallustio presenta Sempronia (e le altre complici) come una donna indebitata, impossibilitata a causa dell'età a vendere il proprio corpo, ma anche come una donna nobile e bella, anticonformista e dagli atteggiamenti liberi. La accusa di innumerevoli rapporti occasionali a dispetto della sua condizione di moglie, ma le riconosce istruzione e raffinatezza di gusti. La descrizione di Sallustio sembra contraddittoria anche a livello semantico. Il termine da lui usato per descriverla, facinora, proviene infatti da facinus, la cui prima traduzione è “delitto”, ma può essere anche usato con un significato neutro di “azione” in generale. Usando questa parola Sallustio sembra palesare la propria ambiguità di giudizio nei confronti di Sempronia, che a tratti sembra lodare o biasimare. È interessante notare che le azioni della matrona sono qualificate di “virile audacia” quindi non necessariamente negative, e che a dispetto delle colpe di Sempronia, la stessa a fine capitolo viene quasi nobilitata.[1]

Sempronia e Clodia

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Tutte le caratteristiche attribuite da Sallustio alla matrona fanno pensare a Clodia. Sempronia era il simbolo della donna emancipata che stava prendendo piede nella Roma del I secolo a.C.; una donna che rompe il tradizionalismo inducendo i suoi coetanei a fraintendere e addirittura esagerare la sua peccaminosità. Sorte simile toccò a Clodia, che nel Pro Caelio venne additata da Cicerone come una sorta di meretrice vendicativa, disinibita e lussuriosa. Tutto ciò dimostra quanto la nobiltà romana di quel tempo osteggiasse l'emancipazione femminile e quanto la morale comune ancora palesasse l'influenza dei principi di Catone il Censore.

Bibliografia

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  • Franco Di Bella, Centocinquanta biografie di donne romane. Dalle origini al I secolo d.C., Aracne editrice, 2013, ISBN 978-88-548-6740-6.
  • Maurizio Bettini, Limina. Letteratura e antropologia di Roma antica., La Nuova Italia, ISBN 9788822156105.

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