Società mineraria carbonifera sarda

La Società mineraria carbonifera sarda (spesso abbreviato in Carbosarda o nella sigla MCS) fu un'azienda statale attiva nel settore minerario e metallurgico.

Società mineraria carbonifera sarda o Carbosarda
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1933
Chiusura1992
Settoreminerario
Prodotticarbone

La costituzione

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Bacino carbonifero del Sulcis.

Carbosarda fu costituita dal governo nel 1933 rilevando da imprenditori privati tutte le concessioni minerarie per l'estrazione del carbone in Sardegna, soprattutto quelle della Società anonima miniere di Bacu Abis. In piena autarchia, grazie ai numerosi e notevoli investimenti finanziari effettuati dal governo nel settore carbonifero sardo per conseguire l'autosufficienza energetica, la Carbosarda aprì nuove miniere che si aggiungevano a quelle ereditate dalle concessioni private. Gli anni che precedettero la seconda guerra mondiale furono quelli di massima attività per le miniere di carbone sarde: la produzione toccò nel 1940 il massimo storico di 1.300.000 tonnellate, e gli occupati di Carbosarda passarono dai 400 del 1934 ai 15.000 del 1939[1].

Produzione di carbone e manodopera con la gestione A.Ca.I. (1935-1954)

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La seguente tabella delle produzioni carbonifere riguarda il periodo di gestione (1935-1954) dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I., (Azienda Carboni Italiani), iniziato nel mese di luglio del 1935 per concludersi nel 1954, anno in cui l'A.Ca.I.cessò l'attività.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1935 75.000[2] - 77.550[3]- 77.555 (Terras Collu: 4.600[3]; Bacu Abis: 72.955[3])[4] - 77.564[5] - 130.506[6] 1.060 operai[7][8]
1936 160.972 (Terras Collu: 3.554[3]; Bacu Abis: 157.418[3])[3][4][5][9] - 183.000[7] - 210.179[6] 1.340 operai[7][8] - 1.433 operai[10]
1937 306.736[3] (Terras Collu: 8.615[3]; Bacu Abis: 254.992[3]; Caput Acquas: 9.324[3]; Sirai: 32.391[3]; Cortoghiana: 1.414[3]) - 307.239[4][5][9] - 307.240[11] - 341.788[7] - 370.239[3] - 388.286[6] 4.747 operai[10] - 5.822 operai[7][8]
1938 450.000[3] (Terras Collu: 15.000[3]; Bacu Abis: 200.000[3]; Caput Acquas: 45.000[3]; Sirai: 160.000[3]; Cortoghiana: 30.000[3]) - 465.172[9] - 465.770[11] - 465.772[3][4][5] - 542.691[7] - 637.375[6] 6.614 operai[10] - 9.180 operai[7][8]
1939 855.086[7] - 911.279[3][4][9][11][12] - 1.168.650[6] 13.447 operai[7][8] - 14.965 operai[10]
1940 1.226.158[6] - 1.295.779[4][9][11][12] - 1.345.920[7] 12.320 operai[12] - 12.650 operai[7][8] - 15.801 operai[10]
1941 1.164.639[12] - 1.200.900[4][5][9][12] - 1.200.920[13] 10.140 (10.280) operai[12] - 10.280 operai[10] - 11.330 operai (presenti: 8.000)[7][8]
1942 1.135.762[12] - 1.153.230[5][9][12] 8.000 operai[7][8] - 9.908 operai[12] (9.653 operai[10][12])
1943 297.750[12] - 317.218[5][9][12] 2.808 operai[10] - 3.910 (1.408) operai[12] - 4.305 operai[14]
1944 375.814[12] - 418.809[5][9][12] 4.029 (5.864) operai[12] - 4.500 operai[10] - 6.800 operai[15]
1945 677.995[5][9][16] 11.000 operai[10][16]
1946 1.021.271[5][9][16] 15.500 operai[10] - 15.521 operai[16]
1947 1.186.283[16] - 1.199.283[5][9] 17.200 operai[10][16]
1948 861.713[5][10][17] - 864.713[16] 14.437[16] - 14.500 operai[10]
1949 1.014.144[5][9][17] - 1.024.000[16] 12.000 operai[10] - 12.176 operai[16]
1950 950.609[5][9][17][18] 10.900 operai[10]
1951 1.071.358[5][9][18] 10.300 operai[10]
1952 997.000[5] - 997.001[18] - 1.048.680[9] 9.934 operai[10]
1953 1.057.180[5][9] 8.749 operai[10]
1954 1.010.000[9] - 1.010.033[5] 7.629 operai[10]

Il dopoguerra

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Ma già negli anni '50, con il ritorno ad un mercato aperto, il carbone del Sulcis subiva la concorrenza del più economico petrolio e lo sfruttamento dei giacimenti si rivelò anti-economico. La produzione iniziò a ridursi progressivamente rispetto a quelli che erano stati i livelli pre-bellici, e per creare un nuovo sbocco alla produzione delle miniere fu affidata alla Carbosarda la realizzazione di una grande centrale termoelettrica alimentata dal carbone del Sulcis. Nel 1962 però, con la nazionalizzazione dell'industria elettrica, la Carbosarda conferì i suoi impianti (centrale e miniere) all'Enel; i minatori invece furono trasferiti all'ENEL solo nel 1965, dopo una lunga vertenza sindacale per avere diritto al più vantaggioso contratto dell'industria elettrica. La Carbosarda come società passo invece sotto il controllo dell'EFIM, l'Ente partecipazioni e finanziamento industrie manifatturiere.

Produzione di carbone e manodopera con la gestione Carbosarda (1954-1962)

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La gestione Carbosarda, o MCS, iniziò nel 1954 con la cessione dell'attività dell'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani) e terminò nel 1962 quando le concessioni minerarie furono cedute all'ente elettrico, Enel.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1954 1.010.033[9] - 1.010.033[5] 7.629 operai[10][19] - 9.810 addetti[19]
1955 1.086.697[5][9] 6.512 operai[10][19] - 7.512 addetti[19]
1956 1.022.290[5] - 1.023.060[9] - 1.023.090[20] 5.622 operai[10] - 5.623 operai[19] - 6.843 addetti[19]
1957 966.659[20] - 966.929[9] - 966.976[5] - 967.000[21] 5.366 operai[10] - 5.979 addetti[19]
1958 679.722[5] - 679.753[9] - 680.000[21] - 680.193[20] 3.801 addetti[19] - 4.289 operai[10]
1959 706.934[5][9] - 707.000[21] - 707.477[22] 3.261 operai[10] - 3.689 addetti[19]
1960 717.099[5][9] - 717.144[22][23] 3.151 operai[10] - 3.630 addetti[19]
1961 717.572[22][23][24] - 717.597[5][9] 2.915 operai[10]
1962 676.005[5][9] - 676.267[23][24] 2.593 operai[9]

Il periodo EFIM

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Carbosarda investì gli indennizzi ricevuti dall'ENEL nella realizzazione del polo integrato dell'alluminio nell'area di Portovesme. Nel 1973 l'EFIM acquisì la SAVA (Società alluminio veneto, stabilimenti di Porto Marghera, Fusina, Nembro e Mori), comparto metallurgico della Montedison, diventando l'unica azienda italiana operante nel settore; la Carbosarda si trasformò in una finanziaria che fungeva da subholding per il settore dell'alluminio. Pur tra chiusure di stabilimenti e periodi di forti perdite che richiesero ulteriori esborsi per lo stato, il comparto alluminio dell'EFIM, riunito sotto la Carbosarda, sopravvisse fino agli anni '90, quando fu smembrato e privatizzato. Carbosarda seguì le sorti della controllante EFIM, messa in liquidazione nel 1992.

Produzione di carbone e manodopera con la gestione E.N.E.L. (1962-1976)

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Il periodo di gestione Enel, che aveva rilevato le concessioni minerarie dalla MCS o Carbosarda nel 1962, era stato caratterizzato dal blocco dell'attività estrattiva, ritenuta anti-economica dall'ente elettrico. Le proteste dei minatori ed il rischio di aggravare la situazione occupazionale del Sulcis scongiurarono la chiusura definitiva delle miniere.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1962 676.005[5][9] - 676.267[23][24][25] 2.593 operai[10]
1963 571.425[24][25][26] - 572.040[5][9] 2.066 operai[10]
1964 461.985[5][9] - 462.162[25][26][27] 1.658 operai[10]
1965 383.444[5][9] - 383.870[26][27] 1.071 operai[10]
1966 417.802[9][27] 1.109 operai[10]
1967 410.408[28] - 559.000[9] 1.496 operai[10]
1968 365.131[28][29] - 436.000[9] 1.414 operai[10]
1969 302.690[28][29] - 384.000[9] 1.320 operai[10]
1970 295.482[29][30] - 356.000[9] 1.210 operai[10]
1971 256.269[30] - 319.000[9] 1.117 operai[10]
1972 151.210[30] - 102.000[9] 838 operai[10]
1973 4.827[31] 476 operai[10]
1974 3.681[31][32] 408 operai[10]
1975 2.055[32][33] 359 operai[10]
1976 1.340[32][33] 360 operai[10]
  1. ^ Sotacarbo, Progetto Integrato Miniera Centrale-parte seconda, revisione 1 del 28 maggio 2004
  2. ^ Calendario Atlante De Agostini 1940 XVIII, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1939, pag. 66
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Edizioni Della Torre, Cagliari 1981, pag. 129
  4. ^ a b c d e f g Ministero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1941 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1946, pag. 86
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae Istituto Centrale di Statistica, Sommario di Statistiche Storiche dell'Italia 1861 - 1965, Roma 1968 - pag. 74
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  7. ^ a b c d e f g h i j k l m Fonte: A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani)
  8. ^ a b c d e f g h Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 138
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, TABELLA I pag. 211
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  11. ^ a b c d Ministero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1940 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1945, pag. 728
  12. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 71
  13. ^ Calendario Atlante De Agostini 1945 / 1946, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1945, pag. 102
  14. ^ Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 37
  15. ^ Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 38
  16. ^ a b c d e f g h i j Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 79
  17. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1952, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1951, pag. 82
  18. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1954, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1953, pag. 75
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  21. ^ a b c Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 102
  22. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1963, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 novembre 1962, pag. 75
  23. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1964, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 novembre 1963, pag. 80
  24. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1965, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 novembre 1964, pag. 79
  25. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1966, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 27 novembre 1965, pag. 88
  26. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1967, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 ottobre 1966, pag. 88
  27. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1968, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 ottobre 1967, pag. 91
  28. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1971, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 10 dicembre 1970, pagg. 88-89
  29. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1972, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 ottobre 1971, pag. 89
  30. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1974, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 29 settembre 1973, pag. 89
  31. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1977, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1976, pag. 97
  32. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1978, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1977, pag. 96
  33. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1979, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1978, pag. 96

Voci correlate

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