Udalrico Lichtenstein

principe vescovo di Trento

Udalrico Lichtenstein, o Liechtenstein (in tedesco: Ulrich von Liechtenstein; ... – 16 settembre 1505), è stato principe vescovo di Trento dal 1493 fino alla morte.

Udalrico Lichtenstein
vescovo della Chiesa cattolica
Udalrico Lichtenstein (a destra al centro) in una tela votiva conservata al museo diocesano tridentino, e prima esposta sopra al suo sepolcro nel duomo di Trento[1]
 
Incarichi ricopertiPrincipe vescovo di Trento (1493-1505)
 
Nominato vescovo20 agosto 1493[2]
Consacrato vescovo11 aprile 1496[2]
Deceduto16 settembre 1505[2]
 

Biografia

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Il sarcofago di Udalrico Lichtenstein nella cattedrale di San Vigilio

Udalrico Lichtenstein era membro di una famiglia nobile minore originaria di Laives presso Bolzano[3] (da non confondere con il casato di Liechtenstein da cui discendeva il suo predecessore Giorgio)[4].

Nel 1499 entrò in possesso di Castel Corno (il cui precedente proprietario, Matteo Castelbarco, era morto senza eredi), e lo infeudò a suo fratello Paolo, la cui famiglia ne mantenne il possesso sino al 1759[5].

Il suo stemma vescovile è affrescato all'interno del portico di palazzo Geremia[6].

Il sarcofago del vescovo si trova presso la parete occidentale del transetto sud del duomo di Trento e reca l'iscrizione: VDALRICVS · DE · LIECHTENSTEIN | INCLITVS · TRIDENTI · PRINCEPS | AC · PASTOR · OPTIMVS · HANC | SIBI · VIVENS PARAVIT · SEDEM · | IN · QVA · SPIRITVS · DVM · | SVPERNA · PETIT · MOLLITER | OSSA · QVIESCANT.[7]

  1. ^ La lunga storia della cattedrale di Trento, su Cattedrale di San Vigilio. URL consultato il 7 aprile 2023.
  2. ^ a b c (EN) Ulrich von Liechtenstein, su Catholic Hierarchy. URL consultato il 7 aprile 2023.
  3. ^ Martin Bitschnau, Burg und Adel in Tirol zwischen 1050 und 1300. Grundlagen zu ihrer Erforschung, Vienna, Österr. Akademie der Wissenschaften, 1983, p. 329-330.
  4. ^ Rogger, p. 94.
  5. ^ Castel Corno, su Castelli del Trentino. URL consultato il 7 aprile 2023.
  6. ^ Palazzo Geremia, su Trentino Cultura. URL consultato il 7 aprile 2023.
  7. ^ Obermair-Schedl, pp. 58-59.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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