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Storia dell'Inter: versione originaria

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Riporto qui la Storia dell'Inter dal 1908 al 1966, così come l'avevo scritta originariamente. Apporto qui eventuali correzioni.

Obiettivi:

  • Raggiungere il 2007 entro il 2007.
  • Utilizzare il più possibile di questo testo per le voci storiche dell'Inter (e la voce principale).


Fonti:

  • Archivio storico Inter
  • Almanacco Illustrato del Calcio 2005 Panini
  • "Calciatori - La raccolta completa degli album Panini" (La Gazzetta dello Sport)
  • "Almanacco Illustrato del Calcio - La cronistoria dei campionati" (La Gazzetta dello Sport)


L'Internazionale nasce il 9 marzo 1908, nel ristorante milanese "L'orologio". Soci fondatori sono 43 dissidenti del Milan, la cui volontà è di allargare la partecipazione agli atleti stranieri. Colori ufficiali il nero e l'azzurro, impiegati dal pittore Giorgio Muggiani nel dipingere lo stemma. Tratto caratteristico è, appunto, la presenza di calciatori non italiani: primo capitano sarà, infatti, lo svizzero Marktl. A soli 2 anni dalla nascita, arriva il primo scudetto: in finale viene sconfitta la Pro Vercelli (che, in segno di protesta verso la Federazione, schierò una formazione di ragazzini) per 10-3. Protagonisti del successo il portiere Campelli e il centrocampista Fossati. Bisognerà attendere 10 anni per vedere il secondo titolo, vinto stavolta ai danni del Livorno (3-2): stelle della squadra lo svizzero Aebi (detto "la Signorina"), Agradi, Conti e Cevenini. Soltanto un anno più tardi, la squadra rischia la retrocessione per l'ultimo posto ma viene salvata dalla riforma dei campionati. Il 1928 segna il cambio della denominazione, voluto dal fascismo: dalla fusione con l'U.S. Milanese nasce l'Ambrosiana (che dal 1932 sarà Ambrosiana-Inter). Nella stagione 1929-30, i nerazzurri si aggiudicano il primo Campionato a girone unico: elemento chiave il giovane Meazza, autore di 31 reti in 33 presenze. Gli anni successivi, pur senza trionfi, vedono la nascita della rivalità con la Juventus che porta a casa 5 scudetti. L'Inter torna protagonista nel biennio 1938-1940, vincendo altri 2 Campionati e 1 Coppa Italia: attorno al solito Meazza si ritagliano spazi importanti Rivolta, Baloncieri e Frossi (ala nota per giocare con gli occhiali). Conclusa la guerra, nell'autunno 1945 la società può riprendere il suo nome.

Lontana dai vertici per quasi un decennio, nel 1953 l'Inter torna a vincere lo scudetto sotto la guida di Foni: l'anno dopo arriva, per la prima volta, il bis (coronata da uno storico 6-0 casalingo sulla Juventus). Il club può ora contare su Ghezzi, Nyers, Lorenzi e Skoglund. Nel 1955 si apre una nuova era, con la presidenza rilevata dal petroliere Angelo Moratti. Il suo sogno, quello di una squadra capace di ottenere successi e spettacolo, pare destinato a rimanere una chimera: nemmeno la vena prolifica di Angelillo (capocannoniere con 33 gol nel 1958-59) spinge l'Inter più in alto del terzo posto. La svolta arriva nel 1960, con l'ingaggio in panchina del "Mago" Herrera: il torneo 1960-61 vede un'Inter in testa per lunghi tratti, ma beffata dalla Juventus nel finale (complice anche l'annullamento della partita di Torino e la sconfitta di Catania). Nel 1963, al terzo tentativo, i nerazzurri fanno centro: malgrado una partenza stentata, crescono alla distanza andando a vincere lo scudetto davanti ai bianconeri. L'undici interista conta già: Sarti, Burgnich, Facchetti, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Suàrez e Corso. Dodici mesi più tardi, entra in bacheca la Coppa dei Campioni vinta ai danni del Real Madrid (steso da una doppietta di Mazzola) mentre sfugge lo scudetto, andato al Bologna nello spareggio, al culmine di un'annata intrisa di veleni e polemiche. Il 1965 è l'anno d'oro che vede l'Inter imporsi in Campionato, ripetersi in coppa e trionfare in Coppa Intercontinentale (vinta già l'anno prima): è invece datata 1966 la stella per il decimo titolo nazionale. La "Grande Inter" (così chiamata da stampa e tifosi) conosce il suo epilogo nella stagione 1966-67, in cui perde nel giro di una settimana la Coppa (sconfitta dal Celtic) e lo scudetto (superata, per un punto, dai piemontesi). Nella primavera 1968, Moratti cede la società ad Ivanoe Fraizzoli che nel 1971 può brindare: l'Inter, composta ancora di reduci degli anni '60 e rinforzata da promesse quali Vieri e Boninsegna, va a prendersi l'undicesimo tricolore dopo una rimonta sul Milan. Nel 1972 torna così in Europa, perdendo la finale contro l'Ajax del "calcio totale". È il canto del cigno: nel lustro che segue l'Inter scende a livelli di mediocrità, con l'unico acuto della finale di Coppa Italia nel 1977 (persa nel derby meneghino).

Dal 1977 al 1982 siede in panchina Bersellini: leader in campo sono invece Bordon, Baresi, Beccalossi, Oriali, Muraro e Altobelli. Arriva così lo scudetto del 1980, dopo un torneo dominato per intero, cui si aggiungono 2 coppe nazionali (1978 e 1982). È il marzo 1984 quando la presidenza conosce un altro cambio, con l'arrivo di Pellegrini. L'Inter, ormai entrata di diritto nell'élite del calcio italiano, non riesce però ad arricchire il proprio palmarès nonostante l'acquisto del tedesco Rummenigge: in Europa è spesso fermata dal Real Madrid, con cui si instaura una vera rivalità a livello continentale. Il 1986 è segnato dall'arrivo del plurititolato Trapattoni, che nel 1989 porta a Milano uno scudetto da record: l'Inter totalizza 58 punti in 34 giornate, primato in Campionato per le edizioni a 18 squadre. Punti di forza il portiere Zenga, i tedeschi Brehme e Matthäus, lo "zio" Bergomi, Ferri e il bomber Serena. In quello stesso anno giunge la prima Supercoppa italiana, mentre nel 1991 c'è gloria anche in Coppa UEFA (con le reti decisive di un terzo tedesco, Klinsmann). Il trionfo europeo viene replicato nel 1994, stavolta con il contributo di Bergkamp e Sosa. Coincide con l'ultima gioia per Pellegrini, che dal 1995 è sostituito da Massimo Moratti: la fine del millennio segna un'altra luce, con la terza affermazione in UEFA nel 1998. Guidata da Simoni in panchina e da Zamorano, Pagliuca e Ronaldo in campo, l'Inter va vicina allo scudetto: vince però la Juventus, in una stagione ricordata per le polemiche arbitrali. Ciò segna anche l'inizio di un periodo di digiuno per i milanesi, che pur rinnovando sogni ed ambizioni ad ogni stagione non incamerano alcun trofeo: a poco o nulla servono gli arrivi di giocatori come Baggio, Vieri, Peruzzi, Di Biagio, Seedorf. L'Inter conosce annate sostanzialmente deludenti, sia pur con alcuni acuti sotto la guida di Cúper che in 2 anni (2001-02 e 2002-03) sale sul podio del campionato (perdendo, nel primo caso, lo scudetto negli ultimi 90') e disputa altrettante semifinali europee. Nel 2004 Moratti, preda delle delusioni, abbandona l'incarico a favore di Facchetti: l'estate del medesimo anno segna l'arrivo di Mancini, il quale aprirà un ciclo vincente.

La Beneamata torna al successo, facendo proprie 2 Coppe Italia ed altrettante Supercoppe. Lo scoppio di Calciopoli, tuttavia, modifica anche gli equilibri della Serie A: il declassamento della Juventus e la penalizzazione del Milan, che avevano preceduto l'Inter nel Campionato 2005-06, consegnano alla squadra il suo 13º scudetto. La formazione, composta quasi esclusivamente da stranieri (eccezion fatta per il portiere di riserva Toldo e il difensore Materazzi), conta nomi del calibro di Júlio César, Cordoba, Samuel, Javier Zanetti, Luís Figo, Stanković, Cambiasso, Adriano e Cruz cui si aggiungono Vieira, Maicon, Crespo e Ibrahimović. È un'Inter che non gioca un calcio spettacolare ma che in campo mostra una strapotere fisico e mentale: arrivano così le vittorie in Campionato nel 2007 (con 17 partite vinte di fila, che fruttano 51 dei 97 punti totali, a fronte di una sola sconfitta) e 2008 (anno del centenario, con l'Inter che festeggia all'ultima giornata sopravanzando di un punto la Roma). Risale proprio a questi anni l'inizio del dualismo con i capitolini, i quali dal canto loro sconfiggono i nerazzurri in 2 finali consecutive di coppa. Nonostante il dominio sulla scena nazionale, in Europa la squadra continua a fallire: si spiega così l'esonero di Mancini, che cade a pochi giorni dal trionfo. A prendere il suo posto viene chiamato il portoghese Mourinho, che fornisce subito risposte positive: l'Inter si prende un'altra Supercoppa e un nuovo scudetto, trascinata ancora da Ibrahimović. Nell'estate 2009, la cessione dello svedese al Barcellona è controbilanciata dall'arrivo di Eto'o: il camerunense va a rafforzare un organico già competitivo che ora può sfoggiare anche Milito e Sneijder. La stagione 2009-10 segna un'impresa storica con la conquista contemporanea di Campionato, Coppa Italia e Champions League (a 45 anni di distanza dall'ultima affermazione): è la prima "tripletta" di una squadra italiana. L'anno solare è completato da altri 2 trofei, la Supercoppa e il Mondiale per club: seppur con un morale già ai massimi livelli, nel 2010-11 viene vinta nuovamente la Coppa Italia.

Sarà l'ultimo lampo di un ciclo giunto ormai alla conclusione, ma anche l'inizio di una sorta di declino. Le stagioni seguenti vedono un ridimensionamento degli obiettivi, con la squadra che fatica addirittura a qualificarsi per le coppe continentali. Tutto ciò nonostante le ampie disponibilità economiche, dovute all'arrivo del nuovo presidente, l'indonesiano Thohir: neanche l'ingaggio di un tecnico affermato quale Mazzarri e il ritorno di Mancini contribuiscono a ridare mordente all'Inter, la cui proprietà nel 2016 viene rilevata da un gruppo commerciale asiatico.