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La Nuova Zelanda (in māori Aotearoa) è uno Stato insulare situato nel Pacifico sud-occidentale, quasi al centro dell'emisfero oceanico. È costituita da un gran numero di isole, circa 700, per lo più resti di una massa di terra più grande oggi sommersa dal mare. Le più grandi per dimensioni sono l'Isola del Sud (o Te Waipounamu) e l'Isola del Nord (o Te Ika-a-Māui), separate tra loro dallo Stretto di Cook. Dopo di esse viene l'isola di Stewart / Rakiura, situata a 30 km dalla punta dell'Isola del Sud, oltre lo Stretto di Foveaux. Tutte le altre isole sono notevolmente più piccole. Le tre isole maggiori si estendono per 1600 chilometri dai 35° ai 47° sud.[1] La Nuova Zelanda, con i suoi 268710 km², è il sesto paese insulare più grande del mondo.[2]

Il paesaggio della Nuova Zelanda varia dalle insenature simili a fiordi della regione sud-occidentale alle spiagge sabbiose del Far North subtropicale. L'Isola del Sud è dominata dalle Alpi meridionali, mentre un esteso altopiano vulcanico copre gran parte del centro dell'Isola del Nord. Di solito le temperature scendono al di sotto degli 0 °C e salgono sopra i 30 °C, pertanto il clima va da quello freddo e umido della costa occidentale dell'Isola del Sud a quello secco e continentale delle montagne a breve distanza da esse, fino a quello quasi subartico del profondo sud del Southland.

Circa due terzi del paese sono sfruttabili economicamente, il resto è montuoso. L'Isola del Nord è l'isola più popolosa, con i suoi 4 milioni di abitanti, e Auckland è di gran lunga la più grande area metropolitana del paese per popolazione e area urbana. L'Isola del Sud, pur essendo più grande, ospita solo poco più di 1,18 milioni di abitanti.

Il paese si trova circa 2000 chilometri a sud-est del continente australiano, situato al di là del Mare di Tasman, anche se il domonio straniero più vicino alle sue isole principali è l'isola Norfolk (Australia), circa 750 chilometri a nord-ovest. Altri gruppi insulari a nord sono la Nuova Caledonia, Tonga e le Figi. È la nazione più meridionale dell'Oceania. La relativa vicinanza della Nuova Zelanda all'Antartide ha reso l'Isola del Sud un importante punto di partenza per le spedizioni scientifiche dirette a questo continente.

Geografia fisica

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Generalità

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Carta fisica del paese.

La Nuova Zelanda si trova nell'Oceano Pacifico meridionale a 41°S 174°E, vicino al centro dell'emisfero oceanico.[3] È un paese lungo e stretto, che si estende per 1600 chilometri lungo il suo asse nord/nord-est con una larghezza massima di 400 chilometri.[4] La superficie di 267710 km² ne fa il sesto paese insulare del mondo.[2] La Nuova Zelanda è costituita da un gran numero di isole, circa 600.[5] Le isole le conferiscono 15134 chilometri di linea costiera e vaste risorse marine. La Nuova Zelanda rivendica la nona zona economica esclusiva più grande del mondo, che copre 4083744 km², un'area pari a oltre 15 volte quella della sua superficie terrestre.[6]

L'Isola del Sud è la più grande massa di terra della Nuova Zelanda ed è la dodicesima isola più grande del mondo. Essa è attraversata in tutta la sua lunghezza dalle Alpi meridionali. Sul lato orientale dell'isola si trovano le Canterbury Plains, mentre la West Coast è famosa per le coste accidentate, l'elevata piovosità, le vaste distese di bush originario (foresta) e i ghiacciai.[7]

L'Isola del Nord è la seconda isola per dimensioni e la quattordicesima più grande del mondo. È separata dall'Isola del Sud dallo Stretto di Cook, che nel punto più stretto misura 23 chilometri.[8][9] L'Isola del Nord è meno montuosa dell'Isola del Sud,[7] anche se una serie di strette catene montuose forma una cintura nella parte nord-orientale dell'isola che si eleva fino a 1700 metri. Gran parte della foresta sopravvissuta si trova propria su questa cintura, oltre che su altre aree montuose e colline ondulate.[10] Nell'Isola del Nord si trovano molte cime vulcaniche isolate.

Dopo le isole del Nord e del Sud, le cinque isole abitate più grandi sono l'isola di Stewart / Rakiura (30 chilometri a sud dell'Isola del Sud), Chatham Island (Wharekauri in māori o Rēkohu in moriori) (circa 800 chilometri a est dell'Isola del Sud),[11] Great Barrier Island (nel Golfo di Hauraki),[12] l'isola di d'Urville / Rangitoto ki te Tonga (nei Marlborough Sounds)[13] e Waiheke Island (a circa 22 chilometri dal centro di Auckland).[14]

Punti estremi

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I Forty-Fours visti da nord: l'isolotto più a sinistra è il punto più orientale della Nuova Zelanda.

La frase From Cape Reinga to The Bluff («da Capo Reinga al Bluff») viene spesso usata in Nuova Zelanda per riferirsi all'estensione dell'intero paese.[15] Capo Reinga / Te Rerenga Wairua è la punta nord-occidentale della penisola di Aupouri, all'estremità settentrionale dell'Isola del Nord. Bluff è il porto di Invercargill, situato vicino alla punta meridionale dell'Isola del Sud, al di sotto del 46° parallelo sud. Tuttavia, i punti estremi della Nuova Zelanda si trovano in realtà su isole esterne.[16]

I punti più a nord, sud, est e ovest sono i seguenti:[16]

Antipodi

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Agli antipodi della Nuova Zelanda vi sono certe zone di Atlantico settentrionale, penisola iberica e Marocco.

La Nuova Zelanda si trova in gran parte agli antipodi della penisola iberica.[17] La metà settentrionale dell'Isola del Sud corrisponde alla Galizia e al Portogallo settentrionale.[17] La maggior parte dell'Isola del Nord corrisponde alla Spagna centrale e meridionale, da Valladolid (che si trova proprio agli antipodi del punto più meridionale dell'Isola del Nord, Capo Palliser), attraverso Madrid e Toledo, fino a Cordova (direttamente agli antipodi di Hamilton), Lorca (agli antipodi di East Cape), Malaga (Capo Colville) e Gibilterra. Parti della Northland Peninsula sono agli antipodi del Marocco, con Whangārei quasi coincidente con Tangeri. Gli antipodi delle isole Chatham si trovano in Francia, appena a nord della città di Montpellier.[17] Le isole degli Antipodi furono chiamate così perché si riteneva che fossero agli antipodi rispetto alla Gran Bretagna; tuttavia, pur essendo la terra più vicina ai veri antipodi della Gran Bretagna, la loro posizione di 49°41′ S 178°48′ E è direttamente agli antipodi di un punto pochi chilometri a est di Cherbourg, sulla costa settentrionale della Francia.[18]

In Europa il termine «antipodi» viene spesso usato per riferirsi alla Nuova Zelanda e all'Australia (e talvolta ad altre aree del Pacifico meridionale).[19]

Geologia

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Topografia della Zealandia, il continente sommerso, e delle due placche tettoniche.

La Nuova Zelanda fa parte della Zealandia, un microcontinente grande quasi la metà dell'Australia che gradualmente si inabissò dopo essersi staccato dal supercontinente del Gondwana.[20] La Zealandia si estende per una distanza significativa a est, nell'Oceano Pacifico, e a sud, verso l'Antartide. A nord-ovest si estende fin quasi a toccare l'Australia. Questo continente sommerso è costellato da zone elevate che a volte formano delle isole. Alcune di queste, come le isole principali (del Nord e del Sud), l'isola di Stewart, la Nuova Caledonia e le isole Chatham, sono abitate. Altre isole più piccole costituiscono dei santuari ecologici il cui accesso è attentamente controllato.

 
Le insenature lungo le sponde settentrionali e occidentali del lago Taupō sono tipiche dei margini di una grande caldera vulcanica. La caldera che circondano si formò durante la colossale eruzione di Oruanui.

La massa terrestre della Nuova Zelanda si sollevò a causa della tettonica transpressiva tra la placca indo-australiana e la placca pacifica (che sono tuttora in collisione dando vita a processi di subduzione).[21] Questa è la causa dei numerosi terremoti che colpiscono la Nuova Zelanda.[22]

A est dell'Isola del Nord la placca pacifica scivola sotto la placca indo-australiana. A causa di questa subduzione l'Isola del Nord presenta diffusi fenomeni di vulcanismo, con molti grandi vulcani che eruttano piuttosto frequentemente. Ci sono anche diverse caldere molto grandi, la maggiore delle quali è quella occupata dal lago Taupō. Nel corso della storia il Taupō è stato il sito di eruzioni molto potenti, come l'eruzione di Oruanui, che circa 26500 anni fa espulse 1170 km³ di materiali e provocò il crollo verso il basso di un'area di diverse centinaia di chilometri quadrati, portando alla formazione del lago.[23] L'eruzione più recente ebbe luogo intorno al 180 d.C. e sembrerebbe essere correlata ai cieli rossi documentati dai cronisti romani e cinesi.[24] L'energia geotermica prodotta da quest'area vulcanica viene sfruttata in numerose centrali idrotermali.[25] Alcune località vulcaniche sono anche famose mete turistiche, come i geyser di Rotorua.[26]

Nell'Isola del Sud, invece, la direzione della subduzione è invertita: è la placca indo-australiana che scivola sotto quella pacifica. La transizione tra questi due tipi diversi di collisione continentale si verifica all'estremità settentrionale dell'Isola del Sud. Quest'area si sta tuttora sollevando e presenta molte faglie attive: qui i grandi terremoti sono frequenti. Il più potente della storia recente fu il terremoto di Wairarapa del 1855, di magnitudo 8,3. Questo terremoto sollevò in alcuni punti la superficie terrestre di più di 6 metri e provocò uno tsunami localizzato. Fortunatamente le vittime furono poche, data la scarsità di insediamenti nella regione. Nel 2013, l'area è stata colpita dal terremoto di Seddon, di magnitudo 6,5, che ha causato pochi danni e nessun ferito.[27] La capitale della Nuova Zelanda, Wellington, è situata proprio al centro di questa regione.[28]

La subduzione della placca indo-australiana determina un rapido sollevamento della parte centrale dell'Isola del Sud (circa 10 millimetri all'anno). Questo sollevamento ha creato le Alpi meridionali, che attraversano longitudinalmente l'isola, dividendo la stretta e umida fascia costiera occidentale dalle vaste e aride pianure orientali. Le precipitazioni orografiche che ne derivano consentono la produzione idroelettrica della maggior parte dell'elettricità della Nuova Zelanda.[29] Una quantità significativa del movimento tra le due placche è compensata dallo scorrimento laterale verso nord della placca indo-australiana rispetto a quella pacifica. Il confine tra le placche forma la cosiddetta «faglia alpina», lunga quasi 800 chilometri. Questa faglia va incontro a frutture di elevata intensità che hanno luogo in media ogni 330 anni circa, l'ultima delle quali ebbe luogo nel 1717 lungo 400 chilometri della sua lunghezza. Essa passa direttamente sotto molti insediamenti sulla costa occidentale dell'Isola del Sud e le scosse dovute a una frattura potrebbero interessare molte città e paesi in tutta l'isola.[30]

Il rapido sollevamento e gli alti tassi di erosione delle Alpi meridionali hanno esposto strati di scisto verde, compresa la gemma pounamu, generalmente nascosti dalla tipica facies di anfibolite. I geologi che visitano la West Coast possono accedere facilmente a rocce metamorfiche e miloniti associate alla faglia alpina e in alcuni punti possono stare a cavallo di una faglia lungo un confine di placca attivo.[31] Sull'Isola del Sud si trovano anche due importanti giacimenti auriferi nell'Otago e nella West Coast.[32]

 
Il Fiordland è dominato da anguste valli scavate dai ghiacciai.

A sud della Nuova Zelanda, la placca indo-australiana si insinua sotto la placca pacifica e questo sta iniziando a provocare fenomeni di vulcanismo di retroarco. I fenomeni di vulcanismo più recenti (geologicamente parlando) nell'Isola del Sud si verificarono proprio in questa regione, portando alla formazione delle isole Solander (meno di 2 milioni di anni fa).[33] Questa regione è dominata dall'aspro e relativamente incontaminato Fiordland, un'area di valli incise dai ghiacciai oggi sommerse dal mare con scarsi insediamenti umani.[34]

Montagne, vulcani e ghiacciai

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Montagne della Nuova Zelanda.
 
Aoraki / Mt Cook, as seen from Hooker Valley

L'Isola del Sud è molto più montuosa di quella del Nord, ma mostra meno manifestazioni di attività vulcanica recente. Nelle Alpi meridionali, che si estendono per 500 chilometri attraverso l'Isola del Sud, ci sono 18 vette che superano i 3000 metri.[35] Per trovare montagne relativamente vicine che presentino un'altezza superiore non bisogna recarsi in Australia, ma in Nuova Guinea e in Antartide. Oltre a picchi torreggianti, sulle Alpi meridionali si trovano enormi ghiacciai come il Franz Josef e il Fox.[36] La cima più alta del paese è l'Aoraki / Monte Cook, che attualmente è alto 3724 metri (fino al dicembre 1991, quando sulla vetta ebbe luogo una frana, raggiungeva i 3764 metri).[37] La seconda vetta del paese è il Monte Tasman, con un'altezza di 3497 metri.[38]

Gran parte dell'Isola del Nord è costituita da un altopiano vulcanico con vulcani, distese di lava e antichi crateri colmati da laghi. I tre vulcani più alti sono il Ruapehu (2797 metri), il Taranaki (2518 metri) e lo Ngauruhoe (2287 metri). Le principali eruzioni più recenti del Ruapehu hanno avuto tutte luogo a intervalli di circa 50 anni,[39] nel 1895, nel 1945 e nel 1995–1996. L'eruzione del 1886 del Tarawera, situato vicino a Rotorua, è stata la più grande e mortale tra quelle che hanno colpito la Nuova Zelanda negli ultimi 200 anni, facendo oltre 100 vittime.[40] Oltre a questo altopiano, una lunga catena di montagne, tra cui la Tararua e la Kaimanawa Range, attraversa l'Isola del Nord, da Wellington all'East Cape. [41]

Il versante inferiore delle montagne è ricoperto da foreste originarie. Al di sopra di queste, vi sono boscaglie e poi distese di erba tussock. Ancora più in alto, la tundra alpina è costituita da piante a cuscino e da distese di piante erbacee; molte di esse hanno fiori bianchi e gialli.[42]

Le Alpi meridionali viste dalla cima del monte Hamilton.
L'altopiano vulcanico dell'Isola del Nord, visto dalla Desert Road, con i suoi tre vulcanici attivi: Il Ruapehu, ammantato di neve (a sinistra), lo Ngauruhoe, di forma conica (al centro), e il Tongariro, a cupola larga (a destra).

I sistemi di grotte della Nuova Zelanda possono avere tre tipi di origine diversa: grotte create dall'erosione chimica da parte dell'acqua (carsismo), grotte di lava e grotte marine create dall'erosione delle onde. Pertanto, la distribuzione di calcare, marmo (calcare metamorfosato) e vulcani definisce la posizione delle grotte nel paese.[43] Le principali regioni dalla morfologia carsica sono il distretto di Waitomo[44] e la Takaka Hill nel distretto di Tasman. Altre località degne di nota sono la West Coast (Punakaiki), la Baia di Hawke e il Fiordland.[45]

Le grotte di lava (tunnel di lava) si formano di solito nelle colate di lava pāhoehoe, che sono meno viscose e generalmente formate dal basalto. Durante l'eruzione, lo strato esterno della colata lavica si indurisce, mentre l'interno rimane liquido; in seguito la lava liquida fuorisce, in quanto isolata dalla crosta indurita soprastante. Queste grotte si trovano dove hanno avuto luogo eruzioni basaltiche relativamente recenti, come nel campo vulcanico di Auckland, in particolare sull'isola di Rangitoto, a Mount Eden e sul Matukutūruru.[46]

La distribuzione delle grotte marine è più sporadica, in quanto la loro posizione e orientamento è dovuta alla debolezza del substrato roccioso. Dal momento che i sistemi di grotte impiegano molte migliaia di anni per svilupparsi, ora possono anche essere distanti dall'acqua che li ha scavati, sia a causa del cambiamento del livello del mare che del flusso delle acque sotterranee.[47] Se una grotta continua a crescere, può irrompere in superficie da qualche altra parte, diventando un arco naturale, come quelli vicino a Karamea (archi di Oparara).[48]

Fiumi e laghi

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Nonostante l'abbondanza delle precipitazioni, la forma stretta e allungata delle isole neozelandesi e la disposizione longitudinale dei rilievi fanno sì che i fiumi abbiano per lo più corsi ripidi, brevi e poco articolati. Soltanto nell'Isola del Nord, dove i rilievi sono meno elevati, più aperti e più variamente disposti, hanno potuto svilupparsi corsi d'acqua navigabili. I fiumi dell'Isola del Nord hanno generalmente portate costanti lungo tutto il corso dell'anno. Fra essi il più importante è il Waikato, che nasce dalle pendici del Ruapehu, nell'altopiano centrale, ed è il maggiore immissario del grande lago Taupō; uscito da quest'ultimo il fiume, dopo aver superato con rapide vari dislivelli, si getta, alla fine di un corso lungo 425 km, nel Mar di Tasman; navigabile nell'ultimo tratto, è però ostruito alla foce da una barra litorale.[49] Massimo affluente (di sinistra) è il Waipa, anch'esso parzialmente navigabile. Altri fiumi importanti sono, nell'Isola del Nord, il Whanganui e il Rangitīkei, che si gettano entrambi nello stretto di Cook, il Rangitaiki, che sfocia nella baia dell'Abbondanza, e il Waihou, che si immette nel Firth of Thames. Oltre il lago Taupō, che con i suoi 616 km² è il più grande bacino lacustre della Nuova Zelanda, altri minori bacini, perlopiù di origine vulcanica, si estendono al margine dell'altopiano centrale dell'isola; fra essi il Rotorua (79,8 km²), dalla tipica forma circolare, e il Tarawera.[50] Numerose sono le sorgenti termali, tutte legate all'intenso vulcanismo dell'isola.

 
Il Waikato nel punto in cui esce dal lago Taupō.

Nell'Isola del Sud la presenza di rilievi assai più elevati e di numerosi ghiacciai influisce sui regimi dei fiumi, le cui portate aumentano notevolmente in primavera con la fusione delle nevi. Data la vicinanza dei rilievi alle coste occidentali, i fiumi che a queste si dirigono hanno tutti corsi brevi e assai ripidi, eccetto nella sezione settentrionale, dove la displuviale si allontana dalla costa e il rilievo si fa meno compatto. Sulle coste occidentali si getta il fiume Buller, che raccoglie le acque di un vasto bacino prima di superare attraverso uno stretto passaggio la Paparoa Range. Altri fiumi nella parte settentrionale dell'isola si dirigono, invece, verso nord e si gettano nello stretto di Cook, come il Wairau e l'Awatere. Fra i fiumi ad andamento trasversale che discendono il versante orientale dell'isola sono da ricordare, da nord a sud, il Waimakariri, il Waiau, il Rakaia, il Waitaki e il Clutha. I due ultimi alimentano, con i loro rami sorgentiferi, i laghi, di origine glaciale, che si allineano all'interno della catena montuosa, con andamento trasversale a essa e limitati a valle da poderosi sbarramenti morenici: sono i laghi Tekapo (87 km²), Pukaki, Ōhau, Hāwea (141 km²), Wānaka (192 km²) e il Wakatipu (289 km²).[51]

A sud-ovest si stende, articolato in numerosi rami vallivi rivolti verso la costa, il più grande bacino dell'Isola del Sud, il Te Anau (344 km²).

Zone umide costiere

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Le zone umide ospitano grandi concentrazioni di fauna selvatica più di qualsiasi altro tipo di habitat. In Nuova Zelanda vi sono sei siti che coprono complessivamente quasi 551 km² inclusi nell'elenco delle zone umide di importanza internazionale (siti Ramsar), tra cui la zona umida di Whangamarino.[52]

Una recente ricerca globale di telerilevamento ha rilevato la presenza di 1191 km² di piane di marea, facendo della Nuova Zelanda il 29° paese del mondo in termini di superficie ricoperta da questo tipo di habitat.[53]

 
L'altopiano centrale in inverno.

I principali fattori geografici che influenzano il clima della Nuova Zelanda sono la latitudine temperata, con venti occidentali prevalenti, l'ambiente oceanico e le montagne, soprattutto le Alpi meridionali. Il clima è prevalentemente temperato, con temperature medie che vanno dagli 8 °C dell'Isola del Sud ai 16 °C dell'Isola del Nord.[54] Gennaio e febbraio sono i mesi più caldi, luglio il più freddo. Non ci sono grandi escursioni termiche, fatta eccezione per la parte centrale dell'Otago, ma il tempo può cambiare rapidamente e inaspettatamente. Nel Northland si riscontrano condizioni quasi subtropicali.[55]

La maggior parte delle zone di pianura del paese, quelle più popolate, ricevono tra i 600 e i 1600 mm di pioggia all'anno: i valori sono più elevati lungo la costa occidentale dell'Isola del Sud e più bassi sulla costa orientale dell'Isola del Sud e nei bacini interni, prevalentemente nelle Canterbury Plains e nel bacino dell'Otago centrale (circa 350 mm all'anno). Christchurch, che riceve 640 mm di pioggia all'anno, è la città più secca, mentre Hamilton è quella più umida, in quanto riceve una quantità più che doppia di pioggia (1325 mm), seguita da vicino da Auckland. Tuttavia, la zona di gran lunga più umida del paese è l'aspra regione del Fiordland, nel sud-ovest dell'Isola del Sud, che riceve tra 5000 e 8000 mm di pioggia all'anno, con un massimo di 15000 mm nelle valli isolate, tra i più alti valori registrati al mondo[56]

 
La Scorching Bay, a Wellington, in estate.

L'indice UV può raggiungere valori elevati o addirittura estremi nei periodi più caldi dell'anno nella parte settentrionale dell'Isola del Nord. Ciò è in parte dovuto agli scarsi livelli di inquinamento atmosferico rispetto a molti altri paesi e al numero elevato di ore di sole. La maggior parte della Nuova Zelanda, infatti, riceve oltre 2000 ore di sole all'anno. Le zone più soleggiate sono Nelson/Marlborough e la baia dell'Abbondanza, con 2400 ore all'anno.[57]

La tabella seguente elenca le temperature medie per i mesi più caldi e più freddi nelle sei città maggiori della Nuova Zelanda. Le città dell'Isola del Nord sono generalmente più calde a febbraio, quelle dell'Isola del Sud a gennaio.

Temperature medie giornaliere massime e minime delle sei città più grandi[58]
Città Gen/Feb (°C) Luglio (°C)
Auckland 23/16 14/7
Wellington 20/13 11/6
Christchurch 22/12 10/0
Hamilton 24/13 14/4
Tauranga 24/15 14/6
Dunedin 19/11 10/3

Il cambiamento climatico avrà, anche in Nuova Zelanda, impatti irreversibili: entro la fine del secolo si prevede che il paese sperimenterà precipitazioni più elevate, eventi meteorologici estremi più frequenti e temperature più elevate[59] Nel 2021, il Ministero dell'Ambiente ha stimato che la Nuova Zelanda produce appena lo 0,17% delle emissioni di gas serra totale del mondo. Tuttavia, su base pro capite, la Nuova Zelanda è un produttore più significativo, il sesto tra i Paesi dell'Allegato I, mentre in termini di emissioni lorde assolute è classificata come il 24° produttore.[60][61]

Geografia antropica

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Geografia politica

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La Nuova Zelanda non ha confini terrestri.[62] Tuttavia, la dipendenza di Ross, il territorio di cui rivendica il possesso in Antartide, confina teoricamente con il Territorio Antartico Australiano a ovest e con il territorio non rivendicato a est. La maggior parte degli altri paesi non riconosce rivendicazioni territoriali in Antartide.[63]

La Nuova Zelanda vera e propria è divisa amministrativamente in sedici regioni: sette nell'Isola del Sud e nove in quella del Nord.[64] I confini regionali hanno anche una certa corrispondenza con la geografia fisica, in quanto corrispondono in gran parte a bacini idrografici.[65] Tra le regioni, undici sono amministrate da autorità regionali (il livello più elevato delle autorità locali), mentre cinque sono autorità unitarie che uniscono le funzioni delle autorità regionali a quelle delle autorità territoriali (secondo livello più alto). Le autorità regionali si occupano per lo più della gestione delle risorse ambientali, della gestione del territorio, dei trasporti regionali, della biosicurezza e della gestione delle specie nocive. Le autorità territoriali amministrano la viabilità e le riserve locali, la gestione dei rifiuti, le autorizzazioni edilizie, gli aspetti relativi all'uso del suolo e alla suddivisione della gestione delle risorse e altre questioni locali.[65]

Le isole Chatham non sono una regione, ma il loro consiglio opera come regione ai sensi del Resource Management Act. C'è anche un certo numero di isole esterne non incluse nei confini regionali. Le Kermadec e le isole sub-antartiche sono abitate solo da un piccolo numero di dipendenti del Dipartimento di Conservazione.[66]

Geografia demografica

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La veduta aerea dell'area urbana di Auckland mostra la sua posizione nel golfo di Hauraki / Tīkapa Moana.

L'Isola del Sud ospita poco meno di un quarto della popolazione. Oltre i tre quarti della popolazione della Nuova Zelanda vivono nell'Isola del Nord, metà dei quali a nord del lago Rotorua,[67] e un terzo della popolazione totale vive nella regione di Auckland.[68] Quella di Auckland è anche la regione a crescita più elevata, pari al 51% dell'incremento demografico dell'intera Nuova Zelanda (nei due decenni fino al 2016).[69] La maggior parte degli abitanti originari, i Māori, vive nell'Isola del Nord (87%), anche se poco meno di un quarto (il 24%) vive ad Auckland. La Nuova Zelanda è un paese prevalentemente urbano: l'83,9% della popolazione vive in un'area urbana. Circa il 64,9% della popolazione vive nelle 20 principali aree urbane del paese (con una popolazione di 30000 abitanti o più) e il 43,7% nelle quattro città maggiori di Auckland, Christchurch, Wellington e Hamilton.[68] (Altre grandi aree urbane sono Tauranga, Dunedin e Palmerston North.) La densità di popolazione della Nuova Zelanda, di circa 19 abitanti per chilometro quadrato,[68] è tra le più basse al mondo.[70]

L'attuale popolazione della Nuova Zelanda è stata definita dall'origine degli immigrati e dal continuo processo di adattamento a una nuova terra, New Zealand's peoples have been defined by their immigrant origin, the ongoing process of adaptation to a new land, being changed and changing those who came before. This process has led to a distinct distribution of culture across New Zealand. Here language and religion are used as markers for the far richer concept of culture. These metrics unfortunately exclude the political rural-urban divide[71] and also the full effects of the Christchurch earthquakes on New Zealand's cultural distribution.[72][73]

I popoli della Nuova Zelanda sono stati definiti dalla loro origine immigrata, dal continuo processo di adattamento a una nuova terra, dal cambiamento e dal cambiamento di coloro che sono venuti prima. Questo processo ha portato a una distribuzione distinta della cultura in tutta la Nuova Zelanda. Qui la lingua e la religione sono usate come indicatori per il concetto molto più ricco di cultura. Queste metriche purtroppo escludono il divario politico rurale-urbano[72] e anche i pieni effetti dei terremoti di Christchurch sulla distribuzione culturale della Nuova Zelanda.

New Zealand's most widely spoken language is English (89.8%), however, language, dialect and accent varies spatially both within and between ethnic groups. The Māori language (3.5%)[62] is spoken more commonly in areas with large Māori populations (Gisborne, Bay of Plenty and Northland).[74] There are many sub dialects of Māori, the most pronounced division being between the northern and southern tribes.[75] While migration (typically from north to south) was constant throughout the 16–18th centuries, the south maintained a distinct culture largely due to lack of cultivation possible at that latitude. English is spoken with regional accents relating to the origin of immigrants; for example Scottish and English 19th century immigration in Southland and Canterbury respectively.[76][77] This has also occurred with more recent immigration, with a wide variety of accents being common in larger cities where immigrant groups have preferentially settled. These immigrant groups change location with time and accents fade over generations.[78][79]

A wide variety of other languages make up the remaining approximately 6 percent of New Zealanders—with Samoan, Hindi, French and various Chinese dialects being the most common.[62] These minority foreign languages are concentrated in the main cities, particularly Auckland where recent immigration groups have settled.[80]

Agricultural geography

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Agriculture in New Zealand.

A relatively small proportion of New Zealand's land is arable (1.76 percent), and permanent crops cover 0.27 percent of the land. 7 210 chilometri quadri (2 780 mi²) of the land is irrigated.[62] As the world's largest exporter of sheep, New Zealand's agricultural industry focuses primarily on pastoral farming, particularly dairy and beef, as well as lambs. Dairy, specifically, is the top export.[81] In addition to pastoral farming, fisherman harvest mussels, oysters and salmon, and horticulture farmers grow kiwifruit, as well as peaches, nectarines, etc.[82] New Zealand's distance from world markets and spatial variation in rainfall, elevation and soil quality have defined the geography of its agriculture industry.

As of 2007, almost 55 percent of New Zealand's total land area was being used for farming, which is standard compared to most developed countries. Three-fourths of it was pastoral land using for raising sheep, beef, deer, etc. The amount of farmland has decreased since 2002.[83]

New Zealand's isolated location has simultaneously led to fewer pests and an agriculture industry with a greater susceptibility to introduced diseases and pests.[84] A major concern for New Zealand farmers is the rapidly growing wild rabbit population. Wild rabbits have been an agricultural since their introduction to the country in the 1930s. They cause significant damage to farm lands: eating the grass, crops, and causing soil degradation. Many farmers are worried about their livelihoods and the effects that the rabbits will have on food supply and trade, as their numbers are quickly growing out of control. An illegal rabbit-killing virus called the rabbit haemorrhagic disease virus (RHDV) was released in 1997 by a group of vigilante farmers, and was very effective initially.[85] After twenty years, however, the rabbits became immune to it. A new strain of the virus was released in March 2018, a Korean form of the strain called the K5 virus, or RHDV1-K5. This virus was introduced with the goal of exterminating 40 percent of the rabbit population. The new virus works much faster than the last one, expected to kill rabbits within two to four days of exposure. The virus has become a subject of debate among animal rights activists, due to the inhumane manner in which it kills the rabbits. However, farmers unanimously seem to be very grateful for the release of the virus.[86]

 
Rural landscape close to Mt Ruapehu

Almost half of New Zealand's climate change emissions are generated by greenhouse gases, mainly methane and nitrous oxide, which come from farming and agriculture. Organisms that grow inside of grazing animals' stomachs turn New Zealand's grass into methane. The increase of carbon dioxide in the air helps the plants to grow faster, but the long-term effects of climate change threaten farmers with the likelihood of more frequent and severe floods and droughts.[87] Growers of kiwifruit, a major export in the horticulture industry of New Zealand, have experienced difficulties as a result of climate change. In the 2010s, warm winters did not provide the adequate cool temperatures needed for the flowering of kiwifruit, and this resulted in a reduction of the yield sizes. Droughts have also decreased apple production by causing sunburns and a lack of water available for irrigation. In contrast, the dairy industry has not been affected, and has actually adjusted well to the effects of climate change.[88]

Natural hazards

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Flooding is the most regular natural hazard.[89] New Zealand is swept by weather systems that bring heavy rain; settlements are usually close to hill-country areas which experience much higher rainfall than the lowlands due to the orographic effect. Mountain streams which feed the major rivers rise rapidly and frequently break their banks covering farms with water and silt.[90] Close monitoring, weather forecasting, stopbanks, dams, and reafforestation programmes in hill country have ameliorated the worst effects.[91]

New Zealand experiences around 14,000 earthquakes a year,[92] some in excess of magnitude 7 (M7). Since the 2010, several large (M7, M6.3, M6.4, M6.2) and shallow (all <7 km) earthquakes have occurred immediately beneath Christchurch.[93] These have resulted in 185 deaths, widespread destruction of buildings and significant liquefaction.[94] These earthquakes are releasing distributed stress in the Pacific plate from the ongoing collision with the Indo-Australian plate to the west and north of the city. Volcanic activity is most common on the central North Island Volcanic Plateau. Tsunamis affecting New Zealand are associated with the Pacific Ring of Fire.[95]

Droughts are not regular and occur mainly in Otago and the Canterbury Plains and less frequently over much of the North Island between January and April. Forest fires were rare in New Zealand before the arrival of humans.[96] During a designated summer season, lighting a fire in the open is banned on public conservation land.[97]

Environment and ecology

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Environment of New Zealand e Conservation in New Zealand.
 
Water pollution sign on the Waimakariri River

New Zealand's geographic isolation for 80 million years[98] and island biogeography has influenced evolution of the country's species of animals, fungi and plants. Physical isolation has not caused biological isolation, and this has resulted in a dynamic evolutionary ecology with examples of very distinctive plants and animals as well as populations of widespread species.[99][100] There has been long-distance dispersal of plant life between mainland Australia and New Zealand, despite the 2 000 km (1 200 mi) separation.[101] Evergreens such as the giant kauri and southern beech dominate the bush (native forests).[102] The country also has a diverse range of birds, several of which are flightless such as the kiwi (a national symbol), the kākāpō, the takahē and the weka,[103] and several species of penguins.[104] Around 30 bird species are currently listed as endangered or critically endangered.[105] Conservationists recognised that threatened bird populations could be saved on offshore islands, where, once predators were exterminated, bird life flourished again.[106]

Many bird species, including the giant moa, became extinct after the arrival of Polynesians, who brought dogs and rats, and Europeans, who introduced additional dog and rat species, as well as cats, pigs, ferrets, and weasels.[107] Native flora and fauna continue to be hard-hit by invasive species. New Zealand conservationists have pioneered several methods to help threatened wildlife recover, including island sanctuaries, pest control, wildlife translocation, fostering, and ecological restoration of islands and other selected areas.[108]

Massive deforestation occurred after humans arrived,[109] with around half the forest cover lost to fire after Polynesian settlement.[110] Much of the remaining forest fell after European settlement, being logged or cleared to make room for pastoral farming, leaving forest occupying only 23% of the land.[111] New Zealand had a 2019 Forest Landscape Integrity Index mean score of 7.12/10, ranking it 55th globally out of 172 countries.[112]

Pollution, particularly water pollution, is one of New Zealand's most significant environmental issues. Fresh water quality is under pressure from agriculture, hydropower, urban development, pest invasions and climate change,[113] although much of the country's household and industrial waste is now increasingly filtered and sometimes recycled.

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Protected areas

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Protected areas of New Zealand.

Some areas of land, the sea, rivers or lakes are protected by law, so their special plants, animals, landforms and other distinctive features are sheltered from harm. New Zealand has three World Heritage Sites,[114] 13 national parks, 34 marine reserves, and thousands of scenic, historic, recreation and other reserves.[115] The Department of Conservation is responsible for managing 8.5 million hectares of public land (approximately 30% of New Zealand's total land area).[116]

Environmental agreements

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New Zealand is party to several multilateral environmental agreements.[117] The major agreements are listed below.

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New Zealand's varied landscape has appeared in television shows, such as Xena: Warrior Princess. An increasing number of feature films have been shot on location in New Zealand for its scenery, including the Lord of the Rings trilogy.[118]

New Zealand is often mistakenly omitted from world maps due to the country's geographic isolation and its positioning on the extreme bottom-right in many map projections.[119][120][121]

See also

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References

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