Le voci di qualità (per brevità, VdQ) sono voci che hanno dimostrato di essere di buona qualità, soprattutto in termini di affidabilità dei contenuti, ma che non raggiungono ancora (o è improbabile che possano raggiungere) una qualità pari a quella delle voci in vetrina.
Per essere considerata "di qualità", una voce deve rispettare dei precisi criteri: essere ben scritta, accurata, adeguatamente approfondita, neutrale, stabile e corredata, ove possibile, da immagini o altri file multimediali significativi e dotati di appropriate licenze d'uso.
Oltre a quanto già sottolineato, la caratteristica basilare delle "voci di qualità", al di là di ogni misura in termini di quantità e di kilobyte, è quella di essere perfettamente verificabili, in quanto dotate di fonti di ineccepibile qualità a supporto delle informazioni riportate; ciò significa che anche voci non estremamente lunghe, purché riportino un'informazione corretta ed esauriente, possono ambire al riconoscimento di "voce di qualità". Se, da un lato, le "voci di qualità" non sono esaustive come le voci da vetrina, esse non devono però omettere alcun aspetto rilevante dell'argomento.
Una stella argentata nella parte in alto a destra della voce indica che quella voce è attualmente riconosciuta "di qualità"; un'altra piccola stella argentata nell'elenco degli interlink indica che quella voce è "di qualità" in un'altra lingua (per l'elenco completo, è possibile consultare la pagina Wikipedia:Voci di qualità in altre lingue).
La procedura per far diventare o per rimuovere una voce "di qualità" è, dal maggio 2013, la stessa di quelle segnalate per la vetrina: saranno i singoli partecipanti alla discussione e alla successiva valutazione a stabilire, cercando di raggiungere un ampio consenso, se la voce rispetta i criteri per diventare di qualità o meno. La segnalazione per l'inserimento è attivabile da chiunque sia in possesso dei requisiti di voto sugli utenti, quella per la rimozione da chiunque possieda i requisiti di voto sulle pagine.
Le istruzioni per proporre che ad una voce venga attribuita o tolta la stella d'argento sono in questa pagina.
Attualmente, delle 1 882 745voci di Wikipedia, 523 sono considerate di qualità: ciò significa che lo 0,028%, o in altri termini una voce ogni 3 600, si trova in questa lista. Altre 559 sono in vetrina.
Il Radioso maggio fu il periodo subito precedente l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, corrispondente al mese di maggio 1915. Durante tale periodo, si susseguirono in tutto il paese manifestazioni e scioperi che vedevano contrapposti due schieramenti: gli "interventisti" da una parte, che premevano per l'ingresso dell'Italia in guerra, e i "neutralisti" dall'altra, che al contrario speravano di tenere fuori il Paese dal conflitto. Questo periodo fu definito enfaticamente dai sostenitori dell'intervento come «radiose giornate» di maggio, mentre furono ribattezzate dagli oppositori come «sud americane giornate di maggio», per accentuare il carattere facinoroso e intimidatorio che ebbero gli interventisti.
Nonostante la diatriba tra i due schieramenti durasse ormai da quasi un anno, solo nel mese di maggio si ebbe una vera e propria escalation di avvenimenti che portarono in piena luce le contrapposte dinamiche delle forze popolari che si erano affermate in Italia durante il periodo di neutralità. Ad innescare gli eventi fu la crisi politica esplosa il 9 maggio 1915, giorno in cui Giovanni Giolitti si recò a Roma per prendere le redini della maggioranza parlamentare neutralista, cosa che imbaldanzì i deputati del medesimo orientamento, che erano la maggioranza, e scompaginò i piani dell'allora presidente del ConsiglioAntonio Salandra e del re Vittorio Emanuele, gettando nello sconcerto le file degli interventisti. Salandra, convinto interventista, si era già legato con le forze dell'Intesa con un patto segreto che obbligava l'Italia a intervenire in guerra entro un mese dalla firma del patto stesso, ma Giolitti, che aveva la fiducia della maggioranza dei deputati della Camera, aveva tecnicamente anche il potere di revocare il patto. Solo l'imponente campagna editoriale e propagandistica, spinta dagli interessi economici di alcune grandi imprese interessate alle commesse militari, dai movimenti nazionalistici e dalla maggior parte della élite intellettuale della nazione, poté sovvertire il volere della maggioranza neutralista italiana, consentendo al governo Salandra di ratificare il patto e dare inizio il 24 maggio all'avventura bellica dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Il maggio 1915 è considerato uno dei momenti più importanti della storia italiana, sia perché in quel mese vi fu l'ingresso in guerra, sia perché la storiografia individua in questo nodo storico una svolta nella lotta politica del paese, dove la violenza caratterizzò la deriva politica, antidemocratica e antiparlamentare portata avanti dalla destra, che avrebbe profondamente determinato il corso successivo degli eventi. In quelle settimane la piazza - luogo in cui la sinistra aveva solitamente ampio campo - divenne scena per le manifestazioni della destra nazionalista, la quale prese campo con lo scatenamento di istinti aggressivi in contrapposizione a un presunto nemico interno indicato in tutti coloro che si opponevano alla guerra. Violente manifestazioni interventiste si scatenarono in tutto il paese, espressione di una tensione febbrile che sembrava simile a quella che ad agosto 1914 aveva caratterizzato l'intervento in guerra degli altri paesi europei, ma con significative differenze: l'interventismo italiano era minoritario nella popolazione e l'ingresso in guerra non fu espressione di quella unità nazionale che unì le forze politiche nei vari paesi europei (la cosiddetta "unione sacra"), ma «una costruzione forzosa in direzione di un progetto eversivo mirante a sovvertire l'ordine esistente per una "più grande Italia"». Come scrisse lo storico Antonio Gibelli: «[...] si può discutere se l'azione eversiva dei nazionalisti possa considerarsi un "colpo di Stato", come i neutralisti lo definirono: se da un punto di vista formale nella decisione la legalità fu mantenuta, nondimeno essa portava già chiarissima l'impronta di una sconfitta del sistema parlamentare in quanto tale ed era una prova fatale della sua fragilità».
Nel 1531, nella casa di John Fisher, due persone morirono e numerose altre si sentirono male dopo aver mangiato un porridge. Colui che lo aveva preparato, ovvero Roose, venne accusato di aver avvelenato l'alimento. Il movente non venne mai del tutto chiarito, ma si pensò che egli avesse tentato di uccidere il suo padrone John Fisher e, proprio per tale ragione, venne condannato a morte.
Il caso di Roose acquisì sin da subito un'enorme notorietà. Al crimine s'interessò lo stesso reEnrico VIII, il quale emanò un provvedimento che correlava il reato di avvelenamento all'alto tradimento e ne puniva i responsabili con l'esecuzione pubblica per bollitura a morte in un calderone. Richard Roose fu il primo ad essere sottoposto a questo procedimento secondo il nuovo decreto, che verrà abrogato già nel 1547 sotto il regno di Edoardo VI d'Inghilterra, in quanto ritenuto estremamente crudele.
A posteriori sono state fatte molte teorie e speculazioni sul reale andamento dei fatti del 1531. Secondo alcuni, Roose tentò di avvelenare il vescovo Fisher per conto dei suoi nemici, come ad esempio la futura regina Anna Bolena e la sua famiglia, oppure lo stesso sovrano Enrico VIII. Secondo altri, egli era innocente e fu ingiustamente condannato a morte per coprire i crimini di altre persone mai identificate. La vicenda di Roose andò a collocarsi nella complessa situazione politica interna dell'Inghilterra pre-anglicana e fu probabilmente conseguenza del conflitto tra il vescovo Fisher ed Enrico VIII.
Il Waratah fu un piroscafobritannico, appartenente alla Blue Anchor Line. In servizio dal novembre 1908 al luglio 1909, avrebbe dovuto effettuare regolare collegamento tra Europa e Australia, con scalo in Sudafrica. All'epoca della sua messa in servizio era la nave più grande, lussuosa e moderna della Blue Anchor Line (pur essendo sprovvista di radio).
Durante il suo secondo viaggio nel luglio 1909, il Waratah partì da Durban diretto a Città del Capo. Tuttavia il piroscafo, avvistato più volte tra il 27 e il 28 luglio al largo delle coste sudafricane (ma solo un'occasione venne confermata), scomparve senza lasciare traccia coi suoi 211 passeggeri e membri dell'equipaggio. Dopo alcuni giorni di attesa venne lanciata una vasta operazione di ricerca, ma né il Waratah né chi vi era a bordo furono mai ritrovati, così come nessun relitto o altro resto della nave. La conseguente inchiesta non riuscì a far luce sull'accaduto, e il caso rimase di fatto irrisolto. La scomparsa del Waratah causò il fallimento della Blue Anchor Line, che andò in liquidazione l'anno successivo.
Esistono varie teorie sul destino finale della nave, che non è mai stato definitivamente chiarito. Date le condizioni meteorologiche proibitive riscontrate in quel periodo lungo le coste del Sudafrica, è stato ipotizzato che il Waratah si sia capovolto a causa di un'onda anomala. Un'altra dinamica teorizza che si sia ribaltato, a causa dei problemi di stabilità già evidenziati durante il suo servizio oppure per problemi relativi al posizionamento del carico. Altre teorie, come un'avaria o una deflagrazione, paiono meno probabili.
Dalla sua scomparsa nel 1909 numerosi tentativi di ritrovarne il relitto, molti dei quali condotti dall'associazione National Underwater & Marine Agency, non hanno portato alcun risultato. La scomparsa della nave, dopo la quale la presenza della radio sulle imbarcazioni divenne obbligatoria, rappresenta quindi uno dei più grandi misteri della storia della navigazione e uno dei peggiori disastri navali nella storia australiana.
Il lago di Montedoglio (chiamato anche invaso di Montedoglio) è un bacino artificiale sito nella parte nordorientale della provincia di Arezzo. È il lago più esteso della Toscana.
Elemento di spicco del paesaggio odierno della regione della Valtiberina, fu progettato nei primi anni 1970 e costruito a partire dal decennio successivo sbarrando il corso del fiume Tevere. Si trova sotto i centri abitati di Baldignano e Madonnuccia, quest'ultimo villaggio di fondazione edificato tra gli anni 1970-80 del XX secolo per accogliere gli abitanti della pianura che sarebbe stata invasa dalle acque. In sua prossimità si trovano alcune aree protette, ricavate dove un tempo si praticavano lavori estrattivo-industriali e oggi in parte risanate.
La diga di Montedoglio serve a mantenere il lago gestendone il flusso d'acqua, che rifornisce, oltre la Valtiberina limitrofa, anche buona parte della provincia di Arezzo e, per la vicinanza del confine con l'Umbria, la zona di Città di Castello e del lago Trasimeno. Il lago si è formato di recente, nei primi anni 1990, quindi il suo fondale si sta ancora stabilizzando; nel 2010 ci fu un crollo parziale della diga, tuttavia presto riparato senza particolari conseguenze.
Durante il suo secondo mandato, si ritrovò a fare i conti con aggressive speculazioni politico-finanziarie da parte dei coloni nei territori oltre la frontiera americana. Nel 1795 fu quindi coinvolto nello scandalo dello Yazoo, una grande frode politico-finanziaria sulla compravendita di terreni non ancora ufficialmente compresi negli Stati Uniti, malaffare di cui è ritenuto ancora oggi uno dei principali responsabili. Lo scandalo, che causò fortissime reazioni negative nell'opinione pubblica statunitense, vide la fine della sua carriera politica e la dissoluzione del Partito Federalista in Georgia. Tentò in seguito di diventare governatore del Mississippi, ma senza successo a causa della propria impopolarità.
Rimasto comunque uomo fidato dell'amministrazione statunitense, in previsione della guerra anglo-americana nel 1810 fu inviato in Florida come agente segreto, costituendovi una vasta rete di spie e simpatizzanti alla causa indipendentista. Guidò quindi un'insurrezione locale contro il Regno Unito e la Spagna, che tuttavia fu interrotta per motivi di opportunità politica per ordine del presidente James Madison, e Mathews stesso morì prima di poterlo convincere a proseguirla.
Per diritto europeo dell'età contemporanea si intende la storia dell'esperienza giuridica dell'Europa che va dalla fine dell'età moderna, solitamente fatta coincidere con la Rivoluzione francese (1789-1799), ai giorni contemporanei, un periodo che parte della storiografia tradizionale indica come età contemporanea. Oltre che per le guerre, l'età napoleonica è ricordata per l'introduzione nel 1804 del codice civile dei francesi, fortemente voluto dallo stesso imperatore. Esso rappresentò un vero spartiacque nella storia del diritto, proponendosi come una fonte normativa che, di fatto, cancellava l'enorme impianto di diritto comune sedimentatosi nei secoli e modificando anche il ruolo dei giuristi, i quali erano divenuti essenzialmente degli esegeti. L'idea del codice si diffuse un po' in tutta Europa, suscitando approvazioni o reticenze. In particolare, in Germania vi fu un'accesa disputa iniziata da Friedrich Carl von Savigny, le cui tesi addotte contrarie alla codificazione porteranno poi alla nascita della cosiddetta scuola storica del diritto, ricordata anche per la prima concettualizzazione del "negozio giuridico". Nonostante ciò, sia pur soltanto nel 1900, anche l'impero tedesco si doterà di un suo codice (il Bürgerliches Gesetzbuch) grazie all'opera dei giuristi pandettisti.
Le profonde trasformazioni sociali del XIX secolo influirono sullo sviluppo del diritto, portando agli inizi del secolo successivo all'introduzione del diritto del lavoro, mentre il progresso tecnologico risultò alla base della nascita del positivismo giuridico, il quale proponeva di adottare un approccio scientifico alla materia giuridica. La riflessione dei positivisti sulla centralità della norma giuridica dette inizio al movimento del normativismo, di cui il celebre giurista Hans Kelsen ne fu il maggiore interprete. Diverse furono anche le correnti che si opposero al positivismo, in particolare quelle neokantiane e neohegeliane che si rifacevano al giusnaturalismo, l'istituzionalismo di Santi Romano e Maurice Hauriou, la giurisprudenza degli interessi di Rudolf von Jhering. La prima metà del XX secolo fu contraddistinta altresì dall'affermazione di alcuni regimi totalitari, responsabili di aver reso il diritto lo strumento per raggiungere i propri scopi senza alcuna mediazione, con esiti decisamente tragici.
Come risposta all'esperienza passata, il secondo dopoguerra è stato definito da Norberto Bobbio come "l'età dei diritti", in quanto si fece strada l'idea che alcuni principi basilari inerenti ai diritti umani fossero imprescindibili e non sopprimibili nemmeno attraverso le leggi; le nuove costituzioni scritte in quegli anni seguirono proprio questo approccio. Inoltre, accanto ai più tradizionali diritti se ne aggiunsero di nuovi, come quelli della salute, di opinione, di sicurezza sociale, di suffragio universale, di uguaglianza sostanziale, di lavoro; comparvero pure i diritti degli animali e dell'ambiente. A partire dagli anni 1960, il mondo occidentale assistette ad una profonda trasformazione nel diritto di famiglia e, in particolare, a una piena affermazione dello status giuridico della donna. La globalizzazione ha portato a pensare il diritto non più confinato entro i limiti politici di uno Stato. Molti schemi di contratti commerciali di matrice statunitense hanno fatto la loro comparsa in gran parte degli ordinamenti di tutto il globo, mentre organismi sovranazionali e internazionali hanno guadagnato sempre più peso specifico. Il velocissimo progresso tecnologico vissuto a partire dagli ultimi decenni del Novecento nel campo dell'informatica, delle medicina e delle biotecnologie ha aperto questioni etiche a cui il diritto è e sarà sempre più pienamente coinvolto.