Andrea[1] (... – 1078) fu arcivescovo di Bari dal 1062 ad almeno il 1066, e probabilmente per un periodo più lungo.[2] Nel 1066 si recò a Costantinopoli, dove ad un certo punto si convertì al giudaismo.[2] Quindi fuggì nell'Egitto fatimide musulmano e vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1078[2].

Andrea di Bari
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
NatoXI secolo
DecedutoXI secolo
 
Questo frammento delle memorie di Obadiah il Proselito racconta la storia della conversione di Andrea al giudaismo

Biografia

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Andrea è attestato nei documenti ecclesiastici dell'arcivescovado di Bari, ma in modo molto sommario: la Anonymi Barensis Chronicon, cronaca barese dell'inizio del XII secolo che copre gli anni dall'855 al 1118,[3] menziona solo la sua elevazione ad arcivescovo nel 1062, il viaggio a Costantinopoli nel 1066 e la sua scomparsa nel 1078.[4]

Tuttavia, Obadiah il Proselito, un altro convertito all'ebraismo ed emigrato in Egitto circa una generazione dopo, fu commosso e ispirato dalla storia di Andrea e la registrò nelle sue memorie.[2] Questa autobiografia, nota come "Rotolo di Obadiah", è stata conservata nella Geniza del Cairo, una raccolta di circa 350 000 documenti accumulati nella sinagoga Ben Ezra del Vecchio Cairo, in Egitto, dal IX al XIX secolo, e da allora dispersi in biblioteche e collezioni di tutto il mondo.[2][5] Nel corso del XX secolo sono stati identificati quattordici frammenti del Rotolo, ora a Budapest, Cambridge e New York.[6] I frammenti della Collezione Kaufmann Genizah, nella Biblioteca dell'Accademia ungherese delle Scienze di Budapest,[7] furono scoperti dal direttore del Seminario rabbinico Alexander Scheiber che li pubblicò nel 1954.[8] In uno dei frammenti, Abdia racconta la storia di cui si parlava molto, quando Obdia ancora si chiamava Giovanni, giovane figlio di una nobiltà minore e che viveva con i genitori nella piccola città italiana di Oppido Lucano:[9]

«In quel tempo accadde all'arcivescovo Andrea, sommo sacerdote della città di Bari, che il Signore mise nel suo cuore l'amore per la Torah di Mosè. Abbandonò la sua terra, il suo sacerdozio e tutta la sua gloria e venne nella città di Costantinopoli, dove si circoncise la carne del prepuzio. Lì passarono su di lui sofferenze e difficoltà; si alzò e fuggì per la sua vita di fronte agli incirconcisi che cercavano di ucciderlo; ma il Signore Dio d'Israele lo salvò dalle loro mani in purezza. Molti salirono dietro di lui e, osservando le sue gesta, fecero come lui: anche loro entrarono nell'alleanza del Dio vivente.

Poi l'uomo andò nella metropoli d'Egitto e vi abitò fino al giorno della sua morte. Il nome del re d'Egitto a quei tempi era al-Mustansir e il nome del suo vezir era Badr al-Jamali.

La notizia dell'arcivescovo Andrea giunse a tutta la Lombardia, ai saggi della Grecia e ai saggi di Roma, che è il luogo del trono del regno di Edom. I saggi greci e tutti i saggi di Edom si vergognarono quando sentirono la notizia su di lui.»

Nel Medioevo, la conversione del clero cattolico all'ebraismo era praticamente sconosciuta e si conoscono solo due casi di alto profilo:

  • Dagli Annales Bertiniani apprendiamo che nell'838 il diacono franco Bodo si convertì all'ebraismo, fuggì dalla corte di Aquisgrana di Ludovico il Pio e si stabilì nella Spagna musulmana. Mentre era lì, intraprese un dibattito teologico con Álvaro di Cordova, ebreo convertito al cristianesimo (ci sono pervenute alcune delle lettere che si scambiarono).[10]
  • Nel De diversitate temporum, il cronista benedettino Adalberto di Metz riporta la storia di Wecelinus, un chierico al servizio del duca di Carinzia Corrado I, parente dell'imperatore dei Romani Enrico II il Santo. Nell'anno 1005 o 1006, Wecelinus si convertì, andò a vivere con gli ebrei di Magonza e polemizzò pubblicamente contro il cristianesimo; un breve scritto, conservato da Alpert, fece infuriare l'imperatore a tal punto da nominare un suo chierico di corte per confutarlo.[11] In particolare, solo pochi anni dopo, nel 1012, Enrico II espulse tutti gli ebrei dalla città di Magonza, anche se per un breve periodo.[12]
  1. ^ Nelle pubblicazioni più antiche può essere indicato come Andrea II, in quanto alcuni elenchi di arcivescovi riportano un precedente arcivescovo di nome Andrea (759-761), che in realtà è quasi certamente un'invenzione successiva. Potrebbe infatti trattarsi di un'invenzione dello storico settecentesco Alessandro Maria Calefati (cfr. Mazzeo 2008, p. 100).
  2. ^ a b c d e Golb 1987, pp. 10–11.
  3. ^ Jakub Kujawinski, "Anonymi Barensis Chronicon", from Encyclopedia of the Medieval Chronicle, Brill, 2010.
  4. ^ Holo 2005, p. 152, che cita: Prawer 1976, p. 115, che cita gli Anonymi Barensis Chronicon, pubblicati in: Muratori 1724, pp. 147–156. Le registrazioni degli anni in questione sono alle pagine 152–153: 1) "Mill. LXI. Ind. XIIII Mortuus est Nicolaus Archiepiscopus; & a quibusdam electus est Andreas" 2) "Mill. LXIIII. Ind. II. Fecit Andreas Sinodum in ipso Episcopio" 3) "Mill. LXVI. Ind. IV. Perrexit Andreas Archiepiscopus Constantinopl" 4) "Mill. LXXX. Ind. III. Et Urso Archiepiscopus intran".
  5. ^ (EN) Historic rivals join forces to save 1,000 years of Jewish history, su Bodleian Libraries, 8 febbraio 2013. URL consultato il 9 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2013).
  6. ^ Originale ebraico: Prawer 1976. Traduzione inglese: Golb 2004.
  7. ^ Due fogli, tre frammenti di testo separati: Collezione Kaufmann Genizah, Ms. 24 (ex 134), f. 1r-v, f. 2r, f. 2v.
  8. ^ Scheiber 1954, con fotografie, testo in ebraico e traduzione.
  9. ^ Golb 2004, pp. 1–2.
  10. ^ Riess 2005.
  11. ^ Golb 1987, pp. 4–5.
  12. ^ Frassetto 2007, p. 31.

Bibliografia

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