Callidulinae

sottofamiglia di lepidotteri

Callidulinae Minet, 1990[1] è una sottofamiglia di lepidotteri appartenente alla famiglia Callidulidae, diffusa in Asia e Oceania con 38 specie.[2][3]

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Callidulinae
Callidula evander
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumProtostomia
PhylumArthropoda
SubphylumTracheata
SuperclasseHexapoda
ClasseInsecta
SottoclassePterygota
CoorteEndopterygota
SuperordineOligoneoptera
SezionePanorpoidea
OrdineLepidoptera
SottordineGlossata
InfraordineHeteroneura
DivisioneDitrysia
SuperfamigliaCalliduloidea
FamigliaCallidulidae
SottofamigliaCallidulinae
Minet, 1990
Generi

Etimologia

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Il nome della sottofamiglia si ottiene da quello del genere tipo Callidula Hübner, 1819,[4] a sua volta derivato dall'aggettivo latino callĭdŭlus (= abbastanza ingegnoso).[5]

Descrizione

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I membri di questa sottofamiglia sono falene eteroneure appartenenti ai Ditrysia, con taglia media o medio-grande, dalle abitudini principalmente diurne; l'aspetto generale è alquanto simile a quello dei Papilionoidea.[3][6]

Anche la posizione verticale delle ali a riposo ("a vela" anziché "a tetto", come di regola si osserva nelle falene) può far pensare immediatamente a una farfalla.[7]

Il capo può presentare dei "ciuffi" di scaglie piliformi.[3]

Gli occhi rivelano la presenza di minutissime setole interommatidiali; gli ocelli sono ridotti ma comunque presenti; i chaetosemata sono ben sviluppati, con piccole scaglie inframmezzate alle setole sensoriali.[3][6][7]

Nell'apparato boccale, i lobi piliferi sono sempre presenti, come pure la spirotromba, quest'ultima priva di scaglie e ben sviluppata.[7] I palpi mascellari sono ridotti. I palpi labiali sono trisegmentati, col II articolo di solito diritto o ascendente, mentre il III articolo è spesso diritto e termina con un organo di vom Rath ben definito.[3][6][7]

Le antenne sono filiformi o al massimo lievemente clavate, ma mai pettinate; negli esemplari essiccati, spesso l'apice è uncinato; il flagello è provvisto di scaglie sulla superficie dorsale, talvolta anche su quella ventrale ma solo nella parte prossimale; i sensilli tricoidei sono di lunghezza ridotta.[3][6][7]

 
Pterodecta felderi

Il processo ventrale della tegula non risulta mai appuntito, ma al contrario spesso è alquanto corto; gli anepisterni del mesotorace sono ben sviluppati. Il metascuto è di fatto diviso in due sezioni; la parte posteriore del metascutello è spesso sollevata, piatta e verticale.[3]

Nelle zampe, le tibie sono munite di spine, e quelle posteriori possono talvolta rivelare la presenza di ciuffi di scaglie androconiali; l'epifisi può essere ridotta oppure abbastanza allungata e la formula degli speroni tibiali è di norma 0-2-4 (spesso con gli speroni intermedi della zampa posteriore più corti di quelli apicali), ma può anche essere 0-2-3 oppure 0-2-2; nel tarso delle zampe anteriori, il IV tarsomero è munito sulla superficie ventrale di una coppia di robuste spine apicali, mentre il distitarso ne è privo, tranne in rari casi, in cui può reggere un gruppo di piccolissime spine; l'arolio è ben sviluppato e i pulvilli sono divisi; le unghie sono semplici, prive di dentellatura.[3][6][7]

Nel maschio manca un retinaculum sulla subcosta, mentre il frenulum è presente in entrambi i sessi,[3][7] ma è ridotto anche nelle specie in cui l'angolo omerale e più espanso; la spinarea è presente solo in Tetragonus.[3]

Le ali possono avere un certo numero di scaglie sparse a forma di spatola; nel maschio, si possono osservare frangiature costituite da lunghe scaglie piliformi situate nella pagina inferiore dell'ala anteriore, come nel caso di Comella.[3]

Nell'ala anteriore, R è libera; Rs2 ed Rs3 sono sempre unite, mentre Rs1 può essere libera o fusa con gli altri rami di Rs; Rs4 è sempre libera; M e CuA sono libere, con M2 posizionata nettamente più vicina a M3 che a M1; la nervatura radio-mediale (r-m) è lunga e sottile, a differenza di quanto riscontrabile nelle Griveaudiinae e nelle Pterothysaninae; CuP è sostituita da una piega; la cellula discale è aperta tra M1 ed M2; Sc+R è vicina oppure fusa con Rs al di là del punto di origine di M1; 1A+2A è priva di biforcazione alla base; 3A è di solito ben sviluppata.[3][6][7]

Nell'ala posteriore, spesso è osservabile una sorta di sperone omerale su Sc+R (talvolta molto ridotto), che può avvicinarsi o sfiorare Rs per un certo tratto, prima della fine della cellula discale; quest'ultima spesso risulta aperta ed M2 è più vicina ad M3 che ad M1; non si osserva CuP; 3A può essere ridotta oppure ben sviluppata.[3][6][7]

 
Tetragonus catamitus

Nell'addome non sono presenti organi timpanici; i bordi laterali del I tergite sono connessi anteriormente al II sternite attraverso uno sclerite tergosternale completo; il II sternite è spesso allungato, ma provvisto di brevi apodemi; i tergiti III-VI sono solitamente allargati; nel maschio, l'VIII sternite è ridotto a un paio di bastoncelli.[3]

Nell'apparato genitale maschile, il vinculum è talvolta provvisto di un saccus; le valve sono unite ventralmente rispetto alla juxta; non si osserva uno gnathos completo, mentre l'uncus appare ristretto nella parte distale, quasi a formare una sorta di uncino; l'edeago presenta un coecum penis, talvolta molto ridotto.[3]

Nel genitale femminile, la bursa copulatrix può essere semplice oppure provvista di svariati processi laterali; l'ostium bursae è situato proprio in prossimità del margine anteriore arcuato dell'VIII sternite; le apofisi sono alquanto pronunciate; l'ovopositore appare appiattito e quadrilobato.[3]

Nelle Callidulinae, l'uovo è di regola ellittico e lievemente appiattito.[3][6][7]

All'interno dei Callidulidae, le larve sono state descritte solo per questa sottofamiglia; le setole primarie sono ben distribuite, ma quelle secondarie sono assenti.[3][6][7][8]

Il capo è ipognato.[3][6][7]

Nel torace, lo scudo dorsale (pronoto) è ampio, con cinque paia di setole; nel protorace, le setole laterali L sono due,[3][6] mentre soltanto una setola subdorsale (SD2) è presente.[7]

Ad ogni lato del primo segmento addominale si nota una ghiandola posta al di sotto della setola L2. Nei segmenti A1-A7 le due setole L sono distanziate una dall'altra, mentre appaiono ravvicinate in A8.[3][6][7]

Cinque paia di corte pseudozampe sono presenti sui segmenti A3-A6 e A10, con uncini disposti a cerchio, in doppio ordine.[3][6][7]

La pupa è obtecta, con i segmenti A8-A10 fusi tra loro.[6]

I palpi mascellari sono talvolta esposti, mentre quelli labiali sono in gran parte nascosti; la spirotromba può essere allungata, come nel caso di Tetragonus e Pterodecta.[3][7]

Nel torace, i profemori non sono esposti, mentre il secondo paio di zampe si spinge caudalmente più avanti delle antenne. [3]

L'addome presenta solo due segmenti mobili;[3] sui segmenti A2-A4 si osservano dei calli ambulacrali.[7]

Il cremaster è costituito da una diecina di robuste setole ricurve.[3][7]

Biologia

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Gli adulti volano durante il giorno nel sottobosco, ma solo poche specie sono attratte dalla luce durante il crepuscolo.[6][7]

Ciclo biologico

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Dopo l'accoppiamento, le uova sono deposte singolarmente al margine delle foglie della pianta nutrice.[6][7][9]

Le giovani larve arrotolano una o più foglie, fissandole con filamenti sericei, creando un riparo all'interno del quale si accrescono fino a compiuta maturazione.[6][7][9]

L'impupamento avviene all'interno di questa struttura di protezione, da cui in seguito emergono gli adulti.[6][7][9]

Alimentazione

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Si dispone di poche informazioni riguardo alle piante nutrici per le specie delle Callidulinae, ma si ritiene che questi bruchi siano strettamente pteridofagi, ossia si alimentino esclusivamente di foglie di felce; Tschistjakov e Belyaev (1987) hanno riportato i generi Matteuccia Tod., 1866 (Onocleaceae) e Osmundastrum C. Presl, 1847 (Osmundaceae) tra le piante ospite di Pterodecta felderi.[3][6][7][8]

A Hong Kong è stata inoltre segnalata Pteridium aquilinum (L.) Kuhn, 1879 (felce aquilina, Dennstaedtiaceae) come pianta ospite di Tetragonus catamitus.[10]

Parassitoidismo

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Non sono stati riportati fenomeni di parassitoidismo ai danni di queste larve.[11]

Distribuzione e habitat

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Il taxon è presente in un areale esteso nelle ecozone indomalese e australasiana, con un limite occidentale rappresentato dall'India e dallo Sri Lanka, raggiungendo parte della Siberia meridionale e poi il Sud-est asiatico e l'Oceania settentrionale, fino alle Isole Salomone; la sottofamiglia non è presente in Australia.[3][6][7][12]

L'habitat è rappresentato dal sottobosco della foresta pluviale.[6][9]

Tassonomia

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Callidulinae Minet, 1990 - Nouv. Revue Entom. (N.S.) 6(4): 351-368[1] - genere tipo: Callidula Hübner, 1819 - Verz. Schmett.: 66.[4]

La sottofamiglia si compone di 4 generi e 38 specie, diffuse in Asia e Oceania:[2][3][6][12]

Sinonimi

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Non sono stati riportati sinonimi[3][6]

Filogenesi

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Qui sotto è mostrato un albero filogenetico, ricavato da quello proposto da Minet nel 1991,[16] che mostra i rapporti tra le sottofamiglie di Callidulidae, e quelli che intercorrono tra la famiglia stessa e gli altri gruppi di Macrolepidoptera:[3][7]


  Macrolepidoptera  

Axioidea

              Callidulidae  

Callidulinae

Griveaudiinae

Pterothysaninae

Hedyloidea

Hesperioidea

Papilionoidea

Drepanoidea

Geometroidea

    

Mimallonoidea

Bombycoidea

Lasiocampoidea

    

Noctuoidea

Alcune specie

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Conservazione

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Nessuna specie appartenente a questa sottofamiglia è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[17]

  1. ^ a b (FR) Minet, J., Nouvelles frontières, géographiques et taxonomiques, pour la famille des CaIlidulidae (Lepidoptera, Calliduloidea), in Nouvelle Revue d'Entomologie (N. S.), vol. 6, n. 4, Fontenay-sous-Bois, Association pour le soutien de la Nouvelle Revue d'Entomologie, 1990 [1989], pp. 351-368, ISSN 0374-9797 (WC · ACNP), OCLC 637361329.
  2. ^ a b (EN) Beccaloni G., Scoble M., Kitching I., Simonsen T., Robinson G., Pitkin B., Hine A. & Lyal C., Callidulidae, su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 18 marzo 2017.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae (EN) Minet, J., The Axioidea and Calliduloidea, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 257 - 261, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 18 marzo 2017.
  4. ^ a b c (DELA) Hübner, J., Verzeichniss bekannter Schmettlinge (PDF), Augusta, Verfasser zu Finden, 1819 [1816-1826], p. 66, ISBN non esistente, LCCN 08022995, OCLC 24336897. URL consultato il 18 marzo 2017.
  5. ^ Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 160, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w (EN) Scoble, M. J., 12. Higher Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 290-341, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y (EN) Holloway, J. D., Callidulidae, su The Moths of Borneo - Part 8, OCLC 439140985. URL consultato il 18 marzo 2017.
  8. ^ a b (JA) Tschistjakov, Yu. A.; Belyaev, E. A., The immature stages of Pterodecta felderi (Bremer) and systematic position of the family Callidulidae (Lepidoptera), in Tinea, 12 (suppl.), Tokyo, Japan Heterocerists' Society, 1987, pp. 285-289, ISSN 0493-3168 (WC · ACNP), OCLC 5172523335.
  9. ^ a b c d (EN) Barlow, H. S., An Introduction to the Moths of South East Asia, d'Abrera, B., Kuala Lumpur and Faringdon, U.K., The Malayan Nature Society and E.W. Classey, 1982, pp. x+305; 50 pls, ISBN 9780860960188, OCLC 252308130. URL consultato il 18 marzo 2017.
  10. ^ (EN) Robinson, G. S.; Ackery, P. R.; Kitching, I. J.; Beccaloni, G. W. & Hernández, L. M., Callidulidae, su HOSTS - A Database of the World's Lepidopteran Hostplants, Londra, NHM - Natural History Museum, 2010. URL consultato il 18 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2017).
  11. ^ (EN) Yu, D. S., Callidulidae, su Home of Ichneumonoidea, 28 aprile 2012. URL consultato il 18 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2017).
  12. ^ a b (EN) Common, I. F. B., Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. vi, 535, 32 con tavv. a colori, ISBN 9780522843262, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  13. ^ (DE) Pagenstecher, A., Callidulidae, bearbeitet von dr. Arnold Pagenstecher - Mit 19 abbildungen (PDF), collana Das Tierreich, Vol. 17, Berlino, R. Friedländer und Sohn, 1902, p. 21, DOI:10.5962/bhl.title.1237, ISBN non esistente, LCCN 06035713, OCLC 3623513. URL consultato il 18 marzo 2017.
  14. ^ (EN) Butler, A. G., On new Species of Heterocera from Japan (PDF), in Annals and magazine of natural history; zoology, botany, and geology, (4) 20, n. 119, Londra, Taylor & Francis, 1877, p. 399, ISSN 0374-5481 (WC · ACNP), LCCN 16024009, OCLC 1481361. URL consultato il 18 marzo 2017.
  15. ^ (DE) Geyer, C., Zuträge zur Sammlung exotischer Schmettlinge [sic]: bestehend in Bekundigung einzelner Fliegmuster neuer oder rarer nichteuropäischer Gattungen (PDF), Hübner, J., Vol. 4, Augusta, bey dem Verfasser zu finden, 1832 [1818-1837], p. 17, DOI:10.5962/bhl.title.12439, ISBN non esistente, OCLC 19807810. URL consultato il 18 marzo 2017.
  16. ^ (EN) Minet, J., Tentative reconstruction of the ditrysian phylogeny (Lepidoptera: Glossata) (abstract), in Entomologica scandinavica, vol. 22, n. 1, Stenstrup, Danimarca, Apollo Books, 1991, pp. 69-95, DOI:10.1163/187631291X00327, ISSN 1399-560X (WC · ACNP), LCCN 70020995, OCLC 5672447005. URL consultato il 15 marzo 2017.
  17. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 18 marzo 2017.

Bibliografia

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Pubblicazioni

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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