Concilio di Costantinopoli (536)
Il concilio di Costantinopoli del 536 fu una riunione di vescovi dell'impero bizantino, convocati nella capitale imperiale dal patriarca Mena di Costantinopoli. Malgrado l'esiguità del numero dei presenti, ebbe un «carattere ecumenico», poiché, eccetto Alessandria, tutti gli altri patriarcati furono rappresentati.[1]
Contesto storico
modificaDopo il concilio di Calcedonia del 451, la Chiesa cristiana era divisa tra i sostenitori della fede calcedonese delle due nature, umana e divina, in Gesù, e i sostenitori dell'unica natura in Cristo, quella divina, incarnata nell'umanità di Gesù (monofisismo). Un primo tentativo di conciliare le parti, sintetizzato nell'Enotico dell'imperatore Zenone (482), peggiorò la situazione, poiché fu all'origine del cosiddetto scisma acaciano, che divise la Chiesa di Roma da quella di Costantinopoli fino al 519.
In questo contesto, il partito anticalcedoniano si rafforzò ed ebbe la meglio in alcune parti dell'impero, in particolare nei patriarcati di Antiochia e di Alessandria. In quest'ultima sede, dal 482 non si ebbero più vescovi calcedoniani, fino all'elezione di Paolo nel 536. La sede di Antiochia invece rimase sostanzialmente fedele a Calcedonia, fino all'avvento di Severo nel 512: tuttavia tra i ranghi dell'episcopato antiocheno diversi furono i vescovi che sostennero la causa monofisita, tra cui Pietro di Apamea e, più tardi, Giacomo Baradeo di Edessa. La predicazione anticalcedonese, opera soprattutto dei monaci, contribuì a rafforzare il monofisismo nelle popolazioni.
Nel 527 Giustiniano succedette allo zio Giustino sul trono imperiale. Fin dall'inizio cercò si conciliare le parti in lotta per riportare l'unità religiosa nell'impero. Il suo impegno fu tuttavia contrastato da membri della casa reale, tra cui la stessa moglie, Teodora, simpatizzante del monofisismo. Questo facilitò l'arrivo a Costantinopoli di Severo di Antiochia, a cui fu permesso di lasciare l'esilio dove si trovava. Inoltre, nel mese di giugno del 535 moriva il patriarca Epifanio e al suo posto fu eletto Antimo, metropolita di Trebisonda, che ben presto manifestò le sue simpatie per la causa monofisita.
Nel febbraio del 536 papa Agapito I arrivò a Costantinopoli, inviato dal re dei Goti Teodato, per convincere Giustiniano ad abbandonare i suoi propositi di conquistare l'Italia. Il vescovo di Roma si rifiutò di concedere la comunione al patriarca Antimo, perché era stato eletto in seguito al trasferimento da una sede vescovile a un'altra, cosa che all'epoca era vietata. Inoltre ottenne la sua deposizione a causa delle sue tendenze monofisite. Dopo aver proceduto all'elezione di un nuovo patriarca, il monaco Mena, che consacrò personalmente, convinse l'imperatore a convocare un concilio per giudicare l'ortodossia e l'operatore dell'ex patriarca, e per condannare gli oppositori della fede calcedonese.[2]
Svolgimento del concilio
modificaGli atti conciliari sono stati conservati nella loro interezza. Infatti, essi furono inviati al patriarca Pietro di Gerusalemme e letti durante il concilio patriarcale convocato da Pietro il 19 luglio 536. Gli atti di quest'ultima riunione, che contengono gli atti del concilio costantinopolitano, sono conservati nella Collectio Sabbaitica, pubblicata in edizione critica da Eduard Schwartz nel 1940.[1]
Il concilio di aprì il 2 maggio alla presenza di 64 prelati o rappresentanti di vescovi.[3] Le assisi si tennero nel portico della chiesa di Santa Maria, presso la cattedrale patriarcale. Fin dalla prima seduta, furono presenti numerosi preti della capitale e monaci provenienti da tutte le parti dell'impero[4] Durante la prima sessione furono letti diversi documenti, nei quali si configurarono le accuse nei confronti di Antimo di Costantinopoli.[5] Al termine della riunione, il patriarca Mena costituì un gruppo di 7 persone, tra cui Bosporio di Neocesarea, Acacio di Pessinonte e Zaccaria di Mitilene, incaricato di cercare Antimo e di intimargli di presentarsi entro tre giorni, per giustificare il suo comportamento e verificare la sua ortodossia.
Il 6 maggio, il concilio si riunì in seconda sessione. Furono sentiti i membri della delegazione inviata a cercare Antimo, che riferirono che l'ex patriarca non era reperibile. Mena allora costituì un secondo gruppo di vescovi e preti, che dovevano notificare a Antimo l'obbligo di presentarsi entro tre giorni. Il 10 maggio, giorno della terza sessione, Antimo era ancora introvabile. Furono concessi altri dieci giorni all'ex patriarca per farsi trovare e presentarsi al concilio. Il 21 maggio, Teagene di Sinnada, Bacco di Antiochia di Pisidia, Cristoforo di Porfireone[6] e gli altri membri della delegazione dovettero riferire nuovamente che Antimo era stato cercato in tutti i luoghi più reconditi della capitale, ma non era stato trovato.[7] Ci furono diversi interventi, tra cui quello di Ipazio di Efeso, che domandavano a gran voce la condanna di Antimo, la sua deposizione e la sua degradazione allo stato laicale. Seguì infine il discorso del patriarca Mena, che condannava definitivamente Antimo: questa condanna fu sottoscritta da 76 degli aventi diritto.[8]
L'ultima sessione si svolse il 4 giugno. Durante la seduta furono letti molti documenti che miravano a dimostrare l'eresia monofisita di cui si erano macchiati Severo di Antiochia, il vescovo Pietro di Apamea e il monaco Zoora.[9] Ci furono poi diversi interventi dei presenti, che chiedevano la condanna di tutti i sostenitori del monofisismo. Infine intervenne il patriarca Mena, che sentenziò la condanna di Severo, Pietro e Zoora, che furono scomunicati. La sentenza fu sottoscritta da 93 degli aventi diritto.[10]
Giustiniano I confermò le decisioni conciliari e la sua costituzione fu annessa agli atti.[11]
Partecipanti
modificaGli atti conciliari riportano 7 liste di vescovi: 5 sono gli elenchi dei presenti alle 5 sessioni conciliari; 2 sono le liste delle sottoscrizioni alle condanne approvate nella quarta e nella quinta seduta.[12] L'elenco più lungo, 93 sottoscrizioni, è l'ultimo, quello delle firme apposte alla condanna di Severo di Antiochia, Pietro di Apamea e Zoora.[13]
Il confronto fra queste liste porta ad almeno 103 il numero delle sedi rappresentate al concilio. Il patriarcato di Roma fu presente con due diaconi della diocesi romana e cinque vescovi: Sabino di Canosa, Epifanio di Eclano, Asterio di Salerno, Leone di Nola e Rustico di Fiesole. Il diacono Sabino rappresentò Pietro di Gerusalemme, mentre il sacerdote Magno e il diacono Eraclio rappresentarono il patriarca Efrem di Antiochia. Il patriarcato di Alessandria, la cui sede era disputata da due vescovi monofisiti, non fu rappresentato da nessuno, e nessuno dei vescovi egiziani fu presente a Costantinopoli.
Al concilio presero parte anche alcuni vescovi che provenivano dai confini dell'impero o da regni vassalli: si tratta di Giovanni di Bosporo (Crimea), Domeziano di Zichia, Eusebio di Persarmenia e Ciriaco della Sofene (alta Mesopotamia).[14]
Il seguente elenco è quello delle sottoscrizioni dell'ultima sessione, il 4 giugno 536, nell'ordine riportato dalla Collectio Sabbaitica[10], a cui si aggiungono, a partire dal nº 91, i nomi dei vescovi che non apposero la loro firma, ma che tuttavia furono presenti al concilio e che sono documentati dalle altre liste.
- Mena di Costantinopoli
- Sabino di Canosa
- Epifanio di Eclano
- Asterio di Salerno
- Leone di Nola
- Rustico di Fiesole
- Teofane diacono della Chiesa di Roma
- Pelagio diacono della Chiesa di Roma
- Ipazio di Efeso
- Costantino di Eraclea
- Eusebio di Cizico
- Talassio di Nicomedia
- Anastasio di Nicea
- Fotino di Calcedonia
- Aussenzio di Sebastea di Armenia
- Teodolo di Iconio
- Teagene di Sinnada
- Bacco di Antiochia di Pisidia
- Mamas di Melitene
- Ilariano di Perge
- Bosporio di Neocesarea del Ponto
- Paolo di Tiana
- Acacio di Pessinonte
- Conone di Side
- Epicteto di Claudiopoli
- Procopio di Gangra
- Pietro di Giustiniana
- Marco di Apamea di Bitinia
- Edisto di Cio
- Giovanni di Bosporo
- Teodoro di Gortina
- Giacinto di Mileto
- Talassio di Berito
- Megas di Berea
- Eterio di Mariamme
- Domeziano di Zichia
- Calloa di Smirne
- Archelao di Corico
- Cristoforo di Porfireone
- Alessandro di Barcuso
- Eustazio di Tiberiopoli
- Anastasio di Jotapa
- Domno di Massimianopoli
- Pelagio di Parnasso
- Giovanni di Zoara
- Epifanio di Eraclea
- Abramo di Crazia
- Alessandro di Colonia
- Eugenio di Tio
- Epitincano di Germa
- Andrea di Panio o Teodosiopoli
- Eusebio di Paleopoli)
- Asterio di Amastri
- Teodoro di Gordo
- Mattia di Cime
- Giovanni di Podalia
- Giovanni di Mideo
- Paolo di Stettorio
- Andrea di Pelte
- Teodoro di Mero
- Leonzio di Elenopoli
- Mena di Eudossiade
- Giovanni di Cesarea
- Giovanni di Traianopoli di Frigia
- Stratonico Siedra
- Ciriaco di Teodosiopoli di Frigia Pacaziana
- Flaviano di Cotenna
- Pietro di Amblada
- Eustazio di Tlos
- Teodoro di Case
- Elladio di Panemotico
- Teodoto di Eurea di Epiro
- Macedonio di Bruzo
- Zosimo di Antandro
- Teodoreto di Alinda
- Licinio di Patara
- Paolo di Enoanda
- Pantaleone di Giuliopoli
- Ciriaco di Sofene
- Martirio di Barata
- Dionisio di EEucarpia
- Epifanio di Pitane
- Marcello di Anea
- Trifone di Colbasa
- Magno in rappresentanza del patriarca di Antiochia
- Eraclio in rappresentanza del patriarca di Antiochia
- Sabino in rappresentanza del patriarca di Gerusalemme
- Paolo di Nasso
- Menas di Scarpanto
- Teodoro di Paro
- Giovanni di Gabala[15]
- Davide di Circesio[15]
- Cassisa di Belabitene[16]
- Stefano in rappresentanza di Soterico di Cesarea[15]
- Gaiano in rappresentanza di Elpidio di Ancira[15]
- Dionisio in rappresentanza di Fozio di Corinto[15]
- Callinico in rappresentanza di Fozio di Corinto[15]
- Zaccaria di Mitilene[17]
- Timoteo di Berrea[18]
- Andrea di Amizone[17]
- Elia di Adriani[17]
- Macedonio di Bria[19]
- Armonio di Callipoli[17]
- Longino di Orestiadis[20]
- Alessandro di Eluza[20]
- Eusebio di Karanon di Persarmenia[21]
Note
modifica- ^ a b (FR) Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3, p. 41.
- ^ (FR) J. P. Kirsch, v. Agapet I, pape, «Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques», vol. I, Paris, 1912, col. 889.
- ^ (EL, LA) , Collectio Sabbaitica, pp. 126-127.
- ^ (FR) Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Tome II/2, p. 1146.
- ^ (FR) Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Tome II/2, pp. 1146-1149.
- ^ (FR) Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3, p. 187.
- ^ (FR) Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Tome II/2, pp. 1149-1150.
- ^ (EL, LA) , Collectio Sabbaitica, pp. 182-186.
- ^ (FR) Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Tome II/2, pp. 1150-1153.
- ^ a b (EL, LA) , Collectio Sabbaitica, pp. 113-119.
- ^ (EL, LA) , Collectio Sabbaitica, pp. 119-123.
- ^ (EL, LA) , Collectio Sabbaitica, pp. 126-127 (prima sessione), pp. 154-156 (seconda sessione), pp. 161-163 (terza sessione), pp. 169-171 e 182-186 (quarta sessione), pp. 27-29 e 113-119 (quinta sessione).
- ^ I nomi in realtà sono 90, poiché tre prelati firmarono in siriaco e nella copia degli atti, che sono in greco, i loro nomi furono omessi. Collectio Sabbaitica, pp. 116 (nn. 40-41) e 117 (nº 63).
- ^ (FR) Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3, pp. 41-42.
- ^ a b c d e f Menzionato in tutte le liste di presenza alle cinque sessioni conciliari, ma assente in entrambe le sottoscrizioni di condanna.
- ^ Vescovo presente unicamente nella lista dei partecipanti all'ultima sessione conciliare.
- ^ a b c d Vescovo presente nelle liste dei partecipanti alle prime quattro sessioni conciliari, ma assente all'ultima sessione.
- ^ Vescovo presente nelle liste dei partecipanti alle prime tre sessioni conciliari.
- ^ Vescovo presente nelle liste dei partecipanti alla prima, alla terza e alla quarta sessione conciliare.
- ^ a b Vescovo presente nelle liste dei partecipanti alla terza e quarta sessione conciliare.
- ^ Questo vescovo è presente unicamente nella lista dei partecipanti all'ultima sessione conciliare.
Bibliografia
modifica- (EL, LA) Collectio Sabbaitica contra acephalos et origeniastas destinata. Insunt acta synodorum Constantinopolitanae et Hierosolymitanae A. 536, edidit Eduardus Schwartz, «Acta Conciliorum Oecumenicorum», Tomus III, Berolini, 1940
- (FR) Karl Josef von Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Nouvelle traduction française faite sur la deuxième édition allemande par Dom H. Leclercq, Tome II, deuxième partie, Paris, 1908, pp. 1142-1154
- (FR) Sylvain Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris, 2008