Principato di Pavia

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Il Principato di Pavia fu una storica ripartizione territoriale della Lombardia, precursore dell'odierna Provincia di Pavia.

Principato di Pavia
Informazioni generali
Nome completoContea di Pavia
(fino al 1499)
CapoluogoPavia
Dipendente da Ducato di Milano
Regno di Spagna (dal 1535)
Suddiviso in4 territori[1]
Amministrazione
Forma amministrativaPrincipato
Organi deliberativiCongregazione generale
Evoluzione storica
Inizio13 ottobre 1396
CausaDiploma imperiale
Fine1786
CausaSuddivisione della Lombardia austriaca in province
Preceduto da Succeduto da
Contado di Pavia Provincia di Pavia
Cartografia
Contado di Pavia
Informazioni generali
CapoluogoPavia
Dipendente da Signoria di Milano
Amministrazione
Forma amministrativaContea
Evoluzione storica
Inizio13 novembre 1359
CausaAssedio di Pavia
Preceduto da Succeduto da
Comune di Pavia Contea di Pavia

In età romana, il territorio del municipium di Ticinum (l'antica Pavia) non si spingeva a sud del Po e comprendeva sia il Pavese sia gran parte dell'attuale Lomellina, confini che furono poi ripresi, almeno dall'alto medioevo, dalla diocesi di Pavia[2]. Verosimilmente, intorno all'VIII secolo, alcune comunità dell'Oltrepò, quali Arena Po, Montù Beccaria, Montalto Pavese, Mornico Losana e Portalbera entrarono a far parte del distretto di Pavia, allora capitale del regno longobardo. Inoltre, tra l'VIII e il XI secolo, diversi importanti enti ecclesiastici pavesi di fondazione regia, quali i monasteri di San Pietro in Ciel d'Oro, Santa Maria Teodote e San Felice, ampliarono i loro possessi in Oltrepò, favorendo così espansionismo pavese a sud del Po[3].

in età carolingia il territorio di Pavia fu diviso tra comitato di Pavia, capitale del regno d'Italia, e comitato di Lomello, poi riunificati nel X secolo[2]. Nel XII secolo Pavia, rimasta fedelmente ghibellina, ottenne, grazie al diploma rilasciato dall'imperatore Federico I l'8 agosto del 1164, il controllo di gran parte dell'attuale Oltrepò e ulteriori amplimaneti territoriali nel Pavese e in Lomellina. I successivi diplomi concessi dagli imperatori Enrico VI nel 1191 e Federico II nel 1219, 1220 e 1232, estesero l'area controllata da Pavia a nuove località nella fascia collinare, in Lomellina e nella pianura tra Pavia e Milano, mentre altri insediamenti, come Robbio, vennero conquistati dai Pavesi nel 1202 durante una guerra contro Vercelli[4].

Pavia (nel XIV retta dai Beccaria) fu oggetto delle mire viscontee per lungo tempo, e con Galeazzo II Visconti gli attacchi si fecero fortemente risoluti tanto che dopo un fallito assedio nel 1356, la città cadde definitivamente con un secondo assedio nel 1359[5].

L’importanza e il prestigio del centro urbano, antica capitale del regno longobardo e del regno d'Italia, fece si che dopo la conquista, Galeazzo II Visconti decise di trasferire la propria residenza e la sua corte da Milano a Pavia, nel castello Visconteo. Successivamente, il figlio Gian Galeazzo Visconti, che continuava a risidere a Pavia, nel 1395 ottenne dall'imperatore Venceslao il titolo di duca di Milano, seguito, nel 1396, da un secondo diploma con il quale veniva legittimato un sistema successorio basato sulla primogenitura maschile e Pavia era elevata a Contea, lasciando così all'erede al trono, il titolo di conte di Pavia[6]. Nello stesso diploma veniva anche descritto lo stemma della nuova conteaː uno scudo bipartito con a sinistra il biscione visconteo e a destra tre aquile imperiali sovrapposte[7]. Nello stesso anno, Gian Galeazzo, ricalcando le incoronazioni regie altomedievali, si fece intronizzare conte di Pavia nella basilica di San Michele Maggiore[8]. La duplice sede della corte tra Milano e Pavia, attribuiva a quest’ultima un ruolo distinto, una identità forte e prestigiosa all’interno del dominio e rispetto alle altre città, a scapito della centralità milanese[7].

Il 12 giugno del 1499 la contea, passata con Milano agli Sforza, ebbe dall'imperatore Massimiliano la qualifica di Principato, che lo poneva al secondo posto dopo il Milanese tra le province sforzesche[9]. Il titolo di principe di Pavia sostituiva così quello di conte di Pavia che, dal 1396, era riservato all'erede al trono nel ducato di Milano. Nel 1535 passò con Milano alla Spagna. Nel 1564 il governo spagnolo, riconosciuta l'iniquità dei privilegi fiscali dei cittadini pavesi rispetto ai rurali, promosse la costituzione di congregazioni con la finalità principale di distribuire equamente tra le comunità il carico fiscale. Le congregazioni ebbero più in generale funzioni di coordinamento amministrativo e rappresentanza delle istanze locali di fronte al potere centrale. Non erano elette direttamente dalla popolazione, ma formate dai rappresentanti dei comuni principali; erano quattro, una per ognuna delle zone in cui era diviso il Principato; al di sopra si poneva la Congregazione generale del Principato, formata da 21 rappresentanti (7 per l'Oltrepò, 7 per la Lomellina, 4 per la Campagna Sottana e 3 per la Campagna Soprana), da cui era eletta una giunta formata da cinque sindaci, i quattro a capo delle congregazioni locali e il Sindaco generale. Nel secolo XVII la congregazione della Lomellina si staccò da quella generale del Principato; quest'ultima ebbe 24 delegati (12 per l'Oltrepò e 6 per ciascuna delle Campagne pavesi), e altrettanti ne ebbe la Congregazione della Lomellina.

Il Principato di Pavia non aveva esattamente la stessa estensione dell'attuale Provincia. Comprendeva le seguenti zone:

Non comprendeva invece

Nel XVIII secolo avvenne lo smembramento del territorio pavese: nel 1707 la Lomellina, e nel 1744 l'Oltrepò con il Siccomario furono annessi al Piemonte, cui fu ceduto anche il Vigevanasco. La Lomellina, il Vigevanasco e l'Oltrepò Pavese divennero province piemontesi con capoluoghi rispettivamente Mortara, Vigevano, Voghera e Bobbio. La provincia di Lomellina aveva però perso Valenza, Bassignana e cinque piccole terre lungo il Tanaro, unite ad Alessandria. A Pavia rimase un piccolo territorio, appartenente alla Lombardia austriaca, col nome di Principato prima e di Provincia dal 1786. Nel periodo napoleonico (1797 - 1814) l'unione del territorio pavese non venne ripristinata. È significativo come, essendo stato richiesto agli abitanti dell'Oltrepò con un referendum a quale territorio volessero essere uniti, e avendo essi risposto che volevano tornare con Pavia, la loro volontà sia stata semplicemente ignorata dal governo francese. La divisione pertanto continuò: Pavia con le Campagne fu annessa al Dipartimento d'Olona, la Lomellina e il Siccomario al Dipartimento dell'Agogna, che furono parte della Repubblica Italiana e del Regno d'Italia; l'Oltrepò, aggregato prima al Dipartimento di Marengo (Alessandria) e poi al Dipartimento di Genova, fece parte della Repubblica e poi Impero Francese. I confini furono rettificati, e fatti coincidere con linee naturali (in particolar modo il Po divenne confine di Stato: così l'Oltrepò perse Mezzana Bigli ma acquistò Bastida Pancarana)[4].

  1. ^ Rimasti 3 dopo il 1713 per la perdita della Lomellina nel trattato di Utrecht e 2 dopo il 1748 per la perdita dell'Oltrepò nel trattato di Aquisgrana.
  2. ^ a b Fabio Romanoni, Insediamenti di età longobarda in Lomellina tra Ticino, Sesia e Po, in Longobardi 569- 2019. 1450º anniversario della presenza longobarda tra Ticino, Sesia e Po, a cura di Giovanni Borroni, Guido Cazzani, Gabriele Bocciolini, Vigevano, 2020, 1º gennaio 2020. URL consultato il 6 giugno 2024.
  3. ^ Aldo A. Setia, Dall'alto Medioevo alla prima età sveva, in Ettore Cau, Paolo Paoletti e Aldo A. Settia (a cura di), Storia di Voghera, vol. 1, Voghera, Edo-Edizioni Oltrepò, 2003, pp. 128-149, ISBN 978-8887855203.
  4. ^ a b Principato di Pavia, sec. XIV - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su www.lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 5 giugno 2024.
  5. ^ Fabio Romanoni, "Come i Visconti asediaro Pavia". Assedi e operazioni militari intorno a Pavia dal 1356 al 1359, in "Reti Medievali- Rivista", VIII (2007).. URL consultato il 5 giugno 2024.
  6. ^ GIAN GALEAZZO Visconti, duca di Milano - Treccani, su Treccani. URL consultato il 5 giugno 2024.
  7. ^ a b Maria Nadia Covini, Pavia dai Beccaria ai Visconti-Sforza. Metamorfosi di una città, in Le subordinazioni delle città comunali a poteri maggiori in Italia dagli inizi del secolo XIV all’ancien régime. Risultati scientifici della ricerca, a cura di M. Davide, CERM, Trieste 2014, pp. 46-67. URL consultato il 5 giugno 2024.
  8. ^ Piero Majocchi, Piero Majocchi, Pavia città regia. Storia e memoria di una capitale altomedievale, Roma, Viella, 2008.. URL consultato il 5 giugno 2024.
  9. ^ Comune di Pavia | Archivio Storico Civico Pavia, su archiviostoricocivicopavia.archimista.com. URL consultato il 5 giugno 2024.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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