De Tomaso Vallelunga

autovettura prodotta dalla De Tomaso

La Vallelunga è un'autovettura prodotta dalla De Tomaso dal 1964 al 1968. Il nome del modello derivava dall'autodromo di Vallelunga, dove la De Tomaso spesso collaudava le proprie autovetture da corsa fino ad allora realizzate[1].

De Tomaso Vallelunga
Descrizione generale
CostruttoreItalia (bandiera) De Tomaso
Tipo principaleCoupé
Altre versioniSpider (one-off)
Produzionedal 1964 al 1968
Sostituita daDe Tomaso Mangusta
Esemplari prodotti54[senza fonte]
Altre caratteristiche
Dimensioni e massa
Lunghezza3900 mm
Larghezza1550 mm
Altezza1200 mm
Passo2315 mm
Massa726 kg
Altro
AssemblaggioGhia
StileCarrozzeria Fissore
Giorgetto Giugiaro
Altre erediSport 1000 Fantuzzi Spyder (da competizione)

La Vallelunga apparteneva alla categoria delle vetture sport e venne presentata come concept car al salone dell'automobile di Torino del 1964[2], dopo che un primo esemplare in versione spider (rimasto unico) era stato realizzato nel 1962 e presentato nell'edizione del 1963[1][3]. Inizialmente la De Tomaso era intenzionata a vendere il progetto della Vallelunga a qualche altro gruppo automobilistico, in primis alla Ford[2]. Nessuna casa automobilistica però era interessata all'acquisto, quindi la De Tomaso decise di realizzare la vettura a proprie spese. La produzione del modello fu poi assegnata alla Ghia[4]. Il design fu invece opera della carrozzeria Fissore[4].

In totale furono realizzati 53 esemplari[4] di Vallelunga (59 se si considerano anche i prototipi e il già citato esemplare one-off in versione spider del 1963). La Vallelunga fu prodotta fino al 1968 e venne sostituita dalla ben più prestazionale De Tomaso Mangusta. Quest'ultima, utilizzava un telaio che derivava da quello della Vallelunga, sebbene riprogettato per far fronte a una potenza più che doppia. Le esperienze telaistiche maturate con la Vallelunga furono poi travasate anche nella successiva Sport 1000 Fantuzzi Spyder da competizione[1][5].

Caratteristiche tecniche

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Vista laterale di una De Tomaso Vallelunga

La Vallelunga aveva installato un motore a quattro cilindri in linea Ford da 1.592 cm³ di cilindrata. Questo propulsore derivava da quello installato sulla Ford Cortina[2] ed erogava 104 CV di potenza a 6.200 giri al minuto[4]. Il motore era montato centralmente, mentre la trazione era posteriore. Il cambio, montato a sbalzo posteriormente oltre il differenziale (configurazione detta transaxle) derivava da quello installato sul Volkswagen Maggiolino[6] mentre gli ingranaggi erano della Hewland[4]. Il cambio era manuale e in un primo momento aveva quattro rapporti, per poi passare rapidamente ad un cinque rapporti[1].

Il telaio era in acciaio stampato ed aveva una struttura a trave centrale, con motore e cambio con funzioni portanti[1]. Le sospensioni erano a doppi bracci oscillanti e molle elicoidali[2] ed erano gli stessi montati sulle De Tomaso di Formula 3 dell'epoca[1]. Molti componenti del modello erano realizzati in alluminio, mentre il corpo vettura era in vetroresina[4]. I freni erano a disco[6].

  1. ^ a b c d e f Malcolm Mackay
  2. ^ a b c d Lawrence, 1997.
  3. ^ (EN) Vallelunga Fissore Spyder, su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 21 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2013).
  4. ^ a b c d e f (EN) Giancarlo Rosetti, De Tomaso Vallelunga Just the beginning for Alexjandro, su europeancarweb.com, European Car Magazine. URL consultato il 15 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2013).
  5. ^ (EN) 1966 Vallelunga Fantuzzi Spyder (Sport 1000), su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 21 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2008).
  6. ^ a b Road & Track, 1991, pag. 109.

Bibliografia

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  • (EN) Mike Lawrence, A to Z of Sports Cars 1945-1990, Bay View Books, 1997, ISBN 1-87097-981-8.
  • (EN) John Lamm, Salon: 1967 De Tomaso Vallelunga, in Road & Track, vol. 43, n. 1, settembre 1991, pp. pagg. 106–109.
  • (EN) Malcolm Mackay, Profile: De Tomaso Vallelunga - Mid-engined champion?, in Classic and Performance Car, ottobre 2009. URL consultato il 19 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2014).

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