Favonio

vento caldo e secco che spira scendendo lungo declivi e pendii montani
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Il favonio[1][2] (detto anche Föhn[3], in tedesco [ˈføːn]) è un vento caldo e secco che può presentarsi, in differenti configurazioni bariche, su entrambi i versanti delle Alpi, degli Appennini e dei Pirenei.

Rappresentazione schematica della formazione del favonio.
Tipiche nubi dovute all'effetto del favonio in Svizzera.

Formazione

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Il favonio è un vento di caduta caldo e secco che si presenta quando una corrente d'aria, nel superare una catena montuosa, perde parte della propria umidità in precipitazioni (pioggia, neve o altro).[2] Quando la corrente sale verso l'alto l'aria si espande, raffreddandosi.[2] Se l'umidità in essa contenuta viene persa (sotto forma di nuvole e/o precipitazioni), l'aria, nel ricadere sul versante opposto arriva a valle con una temperatura più alta di quella di partenza.[2] Ciò dà origine a un vento caldo a volte tempestoso.[2]

A causa del calore latente emesso dalla condensazione dell'acqua l'aria si raffredda piuttosto lentamente lungo la salita (secondo il gradiente adiabatico saturo, cioè di −5 °C ogni 1000 m in ascesa). L'aria poi supera la cresta, scende verso il basso sul versante opposto sottovento e si scalda per effetto della compressione adiabatica (secondo il gradiente adiabatico secco, questa volta di circa 10 °C ogni 1000 m in discesa), diventando calda e secca e favorendo giornate soleggiate[4].

Per l'esattezza, il riscaldamento in gradi rispetto alla temperatura di partenza, è dato dalla differenza di quota (in migliaia di metri) dalla base delle nubi nel lato sopravento alla cresta, moltiplicato per 5, quindi se l'aria parte dalla pianura a 5 °C, salendo a 1000 m si condensa a −5 °C (calcolo: 5+(−10)×1; T iniziale + gradiente adiabatico secco × km) a 3000 m supera la cresta a −15 °C (calcolo: −5+(−5)×2; T iniziale + gradiente adiabatico saturo × km) e raggiunge la pianura al livello del mare dall'altro lato a 15 °C (calcolo: −15+(−10)×(−3); T iniziale + gradiente adiabatico secco × km).

 
Nubi da favonio sopra Ginevra (Svizzera).

Il nome favonio si riferisce in realtà solamente al vento caldo e secco discendente. Dal versante sopravento si ha lo Stau, creato dalle correnti umide ascendenti, che causano nubi, pioggia e neve.

Derivazione etimologica

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Favonio deriva dal latino Favōnius (da favēre, "far crescere"), nome con il quale i Romani chiamavano il vento di ponente (il greco zefiro). Anche Föhn ha lo stesso etimo, ma attraverso l'alto-tedesco antico phōnno[3]. Il nome italiano è comune nella Svizzera italiana[2] mentre il nome tedesco con le sue varianti di pronuncia è di uso comune nel Nord-Est. Nei testi stampati in Italia si usa anche il germanismo Föhn (scritto anche Foehn).

Diffusione e impatto sulle attività umane

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La maggior parte delle valli della regione alpina è percorsa dal favonio, che riscalda il clima e favorisce la vegetazione (frutticoltura, viticoltura, castagneti e pascoli alpini di alta quota), ma può anche causare un improvviso scioglimento delle nevi, forti piogge e inondazioni.[2] Ciò crea difficoltà a insediamenti e attività economiche e comporta ingenti lavori di arginatura e ripari contro le valanghe.[2] La ricerca medica ritiene che le variazioni di pressione che precedono l'arrivo del favonio possano essere all'origine di disturbi fisici e psichici noti da secoli.[2]

Svizzera

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Un tempo in Svizzera le tempeste dovute al favonio costituivano una minaccia per la navigazione, ad esempio lungo i laghi di Uri e Walenstadt, e ostacolavano i trasporti: i villaggi raggiungibili solo per via lacustre, come Sisikon e Quarten, erano costretti nella misura del possibile a mantenere una certa autarchia e si rese necessaria la costruzione di vie di comunicazione terrestri, come la Axenstrasse e strada del Kerenzerberg.[2] I diversi incendi provocati o alimentati dal favonio - ad esempio a Glarona, Altdorf e Meiringen - dal XV secolo portarono a creare norme e istituzioni di polizia edilizia e del fuoco.[2]

Austria

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Innsbruck, capoluogo del Tirolo austriaco, è chiamata anche la città del Föhn. Il Föhn è un fenomeno ventoso molto noto in città e spira dai quadranti meridionali, attraversando il passo del Brennero. Questo vento di caduta, caldo e secco, può manifestarsi in qualsiasi stagione, con maggiore frequenza in autunno. La velocità del vento può toccare nell'area urbana i 120 km/h (200 km/h sul Patscherkofel).

Venti analoghi

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Favonio e Föhn sono perlopiù usati in relazione alle regioni delle Alpi, degli Appennini e degli altri rilievi maggiori della penisola italiana e della Svizzera italiana con il significato di "vento di caduta", ma lo stesso fenomeno è presente in varie regioni del mondo dove ha assunto nomi diversi: in Argentina è noto come zonda, chinook sulle Montagne Rocciose, "vento del diavolo" nell'area della baia di San Francisco, "venti di Santa Ana" nella California del Sud, sharav o hamsin in Israele, hamsin in Arabia, Nor'wester a Christchurch, Nuova Zelanda e nelle pianure di Canterbury e halny nei Carpazi, in Francia meridionale, nella Valle del Rodano, Mistral (anche se quest'ultimo si riferisce soprattutto al nome francese del Maestrale, le Mistral).

Informazioni lessicali

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Dal termine Föhn, per effetto di un nome commerciale[3], deriva fon (anche scritto fohn o, impropriamente[5], phon), sinonimo di asciugacapelli.

Nella cultura popolare

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Nel film Phenomena di Dario Argento viene menzionato il Föhn: l’entomologo John McGregor descrive il vento caldo, dicendo che causa le valanghe, provoca il mal di testa o, se molto forte, la follia, ed è molto propizio per la fioritura e la schiusa delle uova degli insetti. Inoltre anche il titolo del film gioca sull’assonanza con la parola Föhn, oltre che sui poteri paranormali della protagonista Jennifer Connelly.

  1. ^ Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, vol. 5, UTET, 1967, p. 752.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Dizionario storico della Svizzera.
  3. ^ a b c Föhn, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Föhn, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ phon, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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